Rogers Farmhouse

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    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:53
     
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    Non c'era niente di più bello che passare del tempo alla fattoria. Era appena fuori città e ogni volta che potevo ci andavo perchè mi faceva bene. Era appartenuta ai miei genitori e una delle prime cose che avevo fatto dopo essere stato risvegliato era stato proprio acquistarla. Era come tornare a casa. Alle mie origini, alla terra, alla semplicità e all'amore che mi bastava starci per sentirlo avvolgermi.
    Viverci quindi mi permetteva davvero di smettere le vesti di Captain America ed essere semplicemente Steve.
    Però il lavoro era lavoro e io non sapevo farne a meno e così nonostante l'ora ormai tarda non facevo altro che ripassare dei file e dei rapporti al punto che quasi non mi accorsi che qualcuno stava bussando alla porta. Quando lo feci arricciai il naso voltandomi verso l'ora e rimanendo confuso: chi poteva essere?
    Abbandonai quindi tutti i fogli sul tavolino basso di fronte al divano e alzandomi camminai a piedi nudi sul parquet fino a giungere alla cucina, la stanza in cui vi era la porta di ingresso.
    Sharon? chiesi sorpreso di vederla lì. Mi sembrava di essere stato chiaro con lei e non avevo voglia di dover discutere nuovamente, non dopo che avevo messo in chiaro che non le avrei permesso di dare addosso a Jean, non ora che tra me e lei si stava costruendo qualcosa di importante.
    Puoi stare tranquillo, sono qui solo per lavoro! Posso entrare? vidi i rapporti che aveva in mano e così facendomi da parte la feci entrare.
    Era in borghese con solo un paio di jeans e un bomber che nascondeva un maglione accollato al di sotto. Io dal canto mio ero in pantaloni della tuta e t-shirt in perfetto stato realx da casa.
    Mi ero quasi dimenticata come fosse vederti senza divisa...
    Hai detto che eri qui per lavoro... la ripresi immediatamente prima che sfociassimo nuovamente sul solito tasto. E lo misi in chiaro in virtù sia della sua esclamazione che della bottiglia di vino che aveva in mano.
    Ed è vero e questa... è solo una proposta di pace...


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:53
     
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  3. vampir3lla
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    La Confraternita è stata ricostuita cominciai appena Steve mi permise di entrare nella sua cucina. Mi era sempre piaciuta la casa di Steve: era accogliente, benevola, CALDA. Era una casa in cui avrei voluto vivere, circondata dai miei figli e dalla mia discendenza. Invece ero relegata in uno squallido e anonimo appartamento, in centro città. Finchè lo SHIELD non mi avrebbe detto quale sarebbe stata la mia prossima abitazione. E' ora di fare qualcosa, non è più possibile tollerare una situazione del genere. I livelli alti cominciano a lamentarsi delle nostre inefficienze, e il fatto che questa organizzazione sia rinata ha inalberato parecchie persone. E io ne ho dovuto subire le lamentele. Devi arrestare Magneto il più in fretta possibile, prima che la situazione possa degenerare.
    Tolsi alcuni fogli dalla borsa e li lasciai cadere sul tavolo di fronte a lui. Mi sistemai meglio sulla sedia in attesa che li sfogliasse. A tal proposito devo dirti qualcosa che non ti piacerà. O forse sì, se mi lascerai parlare fino a quando non avrò terminato il mio discorso.Presi un bel respiro. Mentre eri in missione abbiamo tentato una prima azione per bloccare Magneto. E' vero, avremmo dovuto aspettarti, in fondo sei tu quello che lo conosce meglio e sa come agire contro la sua Confraternita ma eravamo veramente esasperati: i suoi scagnozzi continuano a sabotare i comitati di benvenuto dei nuovi mutanti rendendo i nuovi equilibri politici piuttosto precari. Avevamo terribilmente bisogno che la cose tornassero alla tranquillità e abbiamo ideato un piano. Un piano che coinvolgeva Jean.
    Sta bene! lo anticipai, con una punta di esasperazione. Il rischio era calcolato e devo dire che si è comportato molto meglio di quello che avevamo preventivato. Credo che la sua guarigione sia quasi conclusa. Comunque la missione non ha sortito l'effetto sperato e i piani alti mi han mandato qui per elaborare una strategia con te per chiuderla una volta per tutte.Ah, e la vogliono prima di subito. Se non fosse per il fattore tempo non ti avrei disturbato così tardi.
    Mi sporsi verso di lui, cercando di interpretare il suo sguardo. Cosa ne dici? Birretta e tattiche fino a prima mattina? buttai lì, cercando di non sembrare eccessivamente una gatta morta.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:58
     
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  4. Jemma Simmons
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    Presi i rapporti che Sharon aveva in mano e mi stava porgendo dandogli una veloce occhiata prima di poggiarli sul bancone della cucina ove al suo opposto Sharon vi si era già accomodata su uno degli sgabwlli.
    Osservai la bottiglia di vino posata su esso e alzai appena un sopracciglio alla sua proposta di berci una birra, probabilmente pensando dalla mia reazione che non avevo apprezzato il vino.
    Ti ricordi vero che l'acool non ha alcun effetto su di me vero?
    Capitano lei è di poca fede lo sa? Steve ti conosco meglio di chiunque altro, dimentichi? E poi per chi mi hai preso eh? Pensavo solo potesse rendere il lavoro più piacevole! sorrisi, sì lo feci perchè dopotutto era da molto che non vedevo quella Sharon. La mia Sharon. Quella che non conosceva vendetta, rabbia e che viveva perennemente con le unghie affilate. Che finalmente avesse messo da parte quella sciocca gelosia e aveva accettato la mia proposta di essere solo amici? Volevo crederci e per quello decisi di aprire il vino e versando una coppa per me e una per lei prendendo posto di fronte a lei.
    L'ascoltai quindi senza parlare almeno finché non parlo di Jean e la mia attenzione scattò a livelli massimi. Non riuscivo a capacitarmene, o almeno pensare razionalmente a quello che mi stava dicendo e a quello che stavo leggendo, visto che avevo ripreso in mano i rapporti! Avevano coinvolto Jean in quella che poteva essere una missione mortale!? La conoscevo, sapevo che probabilmente era stata lei stessa a proporsi, ma non riuscivo a fare a meno di preoccuparmi.
    Guardai quindi Sharon con occhi sbarrati mentre cercava di rassicurarmi e mi passai una mano sul volto, a voler trascinare via una stanchezza apparente e sbuffai profondamente prima di decidermi a parlare.
    Ok, iniziamo a pensare alla Confraternita, tramite quella poi potremo riuscire ad arrivare a Magneto, non riesco a credere che sia riuscito in tutto questo senza che nessuno se ne accorgesse, senza che Charles se ne accorgesse... e quello mi preoccupava per davvero.
    Conoscevo il Professore, lo rispettavo e con lui avevamo progettato quel gruppo misto di X-Men e Avengers, al cui comando c'era Jean, e che a quanto pare era sulle tracce della Confraternita in collaborazione con lo SHIELD.
    Pensai che se non fosse stato per la questione della Confraternita era anche una bella notizia, visto che dopo la guerra che c'era stata tra le fazioni adesso tutte avevano messo da parte i dissapori e stavano lavorando insieme.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:53
     
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  5. vampir3lla
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    Vino? Per questa volta di mi accontenterò mi ripetei fra me e me, mentre Steve me ne versava un bicchiere.
    Era facile fare le ore piccole con lui: qualsiasi cosa facesse mi coinvolgeva completamente, si trattasse di una missione suicida o di un lavoro di routine. Utilizzando le ultime tecnologie SHIELD e il mio pc indagammo sugli spostamenti di Magneto degli ultimi mesi e cercammo di capire dove questo si potesse nascondere; mettemmo in ordine tutti le informazioni che avevamo su di lui e catalogammo le risorse disponibili; riuscimmo pure a discutere - civilmente, per fortuna - su quale squadra mandare a supporto della nostra strategia: ovviamente lui propendeva per Coulson, ma la sua unità non mi sembrava ancora pronta per poter gestire una missione del genere.
    Steve, capisco tu quanto sia affezionata a quell'uomo, ma vorrei ricordarti che non sappiamo ancora quanto si sia ripreso dopo la sua...disavventura. Misi la mano sul suo braccio. L'alcool stava facendo effetto e mi sentivo estremamente rilassata. Lascia che decida Fury, piuttosto. Accenna la cosa e io non ti salterò al collo per questo, sebbene non darò parere favorevole qualora il capo me lo chiederà.
    Mi alzai dalla sedia e feci per raccogliere le mie carte. Credo di aver finito qui, per oggi. Guardai lo schermo del cellulare, erano le quattro di mattina. Suppongo verrai convocato domani pomeriggio per eventuali chiarimenti. Farò mandare una mezzo dallo SHIELD a tempo debito.
    Steve cominciò ad aiutarmi e a risistemare la cucina, quando io lo bloccai, vicino al lavello. A meno che tu non voglia che io rimanga qui. Non trovi che sia un po' tardi per me lasciare questa casa? O forse è troppo presto...
    Misi le mani sopra il suo petto e mi appoggiai su di lui con tutto il corpo, un po' per avere un minimo di stabilità, considerando che cominciavo ad avere dei leggeri giramenti di testa, un po' perchè ero sicura che finalmente avrebbe ceduto.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:58
     
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    Non detti il peso che dovevo dare a quella mano di Sharon, forse perchè non era nella mia natura essere malizioso e semplicemente pensai che anche sotto a quelle parole non ve ne fosse.
    Era indubbio che nonostante sapessi che lei poteva cavarsela benissimo anche da sola, l'idea di lasciarla andare a solo due ore dell'alba mi sembrava ingiusto e meschino dopo aver lavorato così duramente.
    Potresti fermarti qui... dissi quindi con innocenza e sorridendole stringendole forte le sue mani tra le mie.
    Non smetterai mai di essere una, se non l'unica, migliore amica che potrei mai avere e io non smetterò di tenere a te così tanto. Quindi potresti restare. Questa fattoria è grande. La camera degli ospiti è tua. Potremmo così riposare qualche ora e poi fare colazione insieme e dopo tornare in città insieme!
    Le proposi davvero con tutta l'innocenza del caso, senza velare quella proposta di doppi fini o di chissà quali scopi. Perchè ero più che sicuro che ormai le cose tra me e lei fossero totalmente chiarificate.
    Così fu in effetti, se non fosse che improvvisamente in mattinata ebbi come la sensazioni... non so seppur ero ancora in dormiveglia, era come se non mi sentissi solo e infatti feci in tempo a voltarmi che chi mi era al fianco parve porsi su di me, ma ciò che me ne dette la conferma fu sentire le sue labbra morbide sul mio collo.
    Per un momento, un solo momento percepì una sorta di piacere, ma poi il dubbio di cosa fosse mi assalì e così stringendole le spalle l'allontanai mentre io sgranavo gli occhi.
    S-Sharon... c-cosa fai? era ovvio cosa stesse facendo e mi diedi dello stolto due secondi dopo averglielo chiesto, mi morsi un labbro e mi accorsi solo in quel momento che aveva indosso solo una mia t-shirt.
    Imprecai tra me e me e tentai di distogliere lo sguardo da lei.
    Sharon ti prego, te ne prego... alzati e rivestiti...


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:52
     
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  7. vampir3lla
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    Mi alzai di scatto, tirandomi dietro la mia biancheria.
    Sai una cosa? dissi, digrignando i denti. Credo che ti sia scongelato male il cervello, quando ti hanno tirato fuori dai ghiacci. Mi infilai jeans e maglione, poi lasciai la camera sbattendo la porta il più ferocemente possibile.
    Tornai in cucina e presi le mie cose, ancora piena di rabbia. Rovesciai pure i bicchieri che la sera prima Steve aveva appoggiato sul lavello per farli asciugare.
    Come aveva potuto? Di nuovo, per giunta???
    Scattai verso la macchina parcheggiata al di fuori della tenuta di Steve. Nel frattempo lui mi aveva raggiunta e mi guardava dal portico. Indossava ancora il pigiama e non si era neanche preso la briga di mettersi le ciabatte per rincorrermi.
    Solo rapporto di lavoro, Rogers, solo UN RAPPORTO DI LAVORO! gli urlai, isterica. Cercai ferocemente le chiavi nella mia borsetta, senza darmi la pena di guardarlo. D'ora in poi sarà così, PER SEMPRE. Siamo pur sempre dalla stessa parte no? A meno che le cose siano cambiate, a meno che Jean ti abbia fatto diventare cieco oltre che IDIOTA e ti abbia fatto passare dall'altra parte... gli lanciai dietro, cattiva. Chi lo sa? Solo il tempo potrà saperlo. Ci si vede sull'Eliveivolo, AGENTE.
    Detto questo salii sulla mia auto, pronta per partire.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:57
     
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  8. Lahey
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    Si trattava di lavoro, in un certo senso, ma non potei reprimere il sorriso che mi attraversò il volto come una brezza lieve e calda, raggiungendo anche i miei occhi e illuminandoli, al pensiero di essere diretta a casa di Steve. Sollevai una mano fino a portarmela al volto, alla guancia leggermente più calda del normale e non avevo bisogno di uno specchio per vederla cosparsa di un barlume di rossore. Era da tempo che il solo pensare a qualcuno, al fatto che presto lo avrei rivisto, non mi faceva un simile effetto e, sebbene potesse sembrare un po' sciocco o irrazionale, era una bella sensazione, quella che mi aveva riempito il cuore senza preavviso, o un reale motivo. La chiamata da parte di Sharon era arrivata del tutto inaspettata, quella mattina, ma mi ero comunque affrettata a rendermi presentabile.. ero comunque una persona decisamente mattiniera e quello mi aveva facilitato le cose. C'era qualcosa, nell'oziare in un letto fino a tardi, che non mi aveva mai attratta, mi aveva sempre fatta sentire come se stessi perdendo del tempo prezioso non facendo niente. Non ero ossessionata dal lavoro o cose simili, ma sicuramente mi piaceva rendermi utile al prossimo, fare qualcosa di concreto quando mi era possibile.
    Vedendo la fattoria da lontano, un altro sorriso spontaneo affiorò sulle mie labbra. Era un ambiente immerso nel dolce abbraccio della natura, e quello era abbastanza per accendere un sorriso sul mio volto, inoltre emanava una tranquillità accogliente, come un rifugio sicuro nel quale mi era impossibile non sentirmi a mio agio. Del resto ero nata in una piccola cittadina con più vegetazione che edifici e pensavo che allontanarsi dall'affanno della città fosse doveroso, ogni tanto. Per un attimo ebbi il timore di essere in ritardo, ma un rapido controllo all'orologio che portavo al polso mi rassicurò di non esserlo affatto, dal momento che ero addirittura in anticipo di una decina di minuti. La scena che mi si presentò davanti agli occhi non appena fui abbastanza vicina alla casa, mi fece bloccare sui miei passi, mentre una strana sensazione minacciava di togliermi l'aria dai polmoni. Non ne avevo il diritto, lo sapevo. Non avevo il diritto di sentirmi ferita, o arrabbiata. Per quel motivo non esternai il mio disagio in alcun modo, se non in una tensione nelle spalle di cui prima non c'era alcuna traccia, non permisi in alcun modo ai miei occhi di inumidirsi, ricacciando con violenza quella sensazione dolorosa quanto più a fondo potei. Io e Steve, del resto, non stavamo insieme, non potevo davvero pensare di avere qualsiasi tipo di pretesa per quanto riguardava la sua vita privata. Senza contare che quella non era una persona qualunque.. era Sharon, lei sarebbe sempre stata importante, avrebbe sempre avuto un posto nel suo cuore, e chi ero io per essere gelosa?
    Nonostante non avrei dovuto, non riuscivo a non sentirmi in quel modo, come se fossi sull'orlo delle lacrime, lacrime invisibili che non sarebbero uscite. Non sapevo nemmeno dare un nome a quella sensazione. Mi avvicinai a Steve, con un passo leggermente incerto e mi strinsi le mani in grembo, prima di sollevare lo sguardo sul suo volto, più lentamente di quanto non avessi mai fatto prima. Feci un altro passo, poi mi portai una ciocca di capelli rossi dietro un orecchio, che quella mattina avevo lasciato sciolti a sfiorarmi delicatamente le spalle, come facevo spesso quando ero nervosa o in imbarazzo.
    "Sharon mi ha chiamato, dicendomi di recarmi qui.." - cominciai a spiegare, anticipando una sua eventuale domanda in merito alla mia presenza senza ombra di dubbio inaspettata - Mi ha detto che aveva delle informazioni, ma.."
    Mi morsi il labbro inferiore e smisi di parlare, lasciando la frase in sospeso e distogliendo lo sguardo dal suo volto, terribilmente in imbarazzo.
    "Ma posso andare via, se è quello che preferisci." mi costrinsi a terminare la frase.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:54
     
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    Nel giro di pochi attimi quella folle situazione era degenerata rovinosamente: Sharon aveva preso ad urlare, raccattando con rabbia le sue cose mano a mano che attraversava la casa per avvicinarsi alla porta, ed io le ero dietro, seguendola passo dopo passo quasi come se avessi dovuto braccarla, per cercare di parlare. Non avrei saputo dire quante volte avevo cercato di farlo, ormai: che fosse con toni accesi, con rabbia, con rassegnazione o soltanto sincero dispiacere ed anche un po' di amarezza, avevo perso il conto di tutte le occasioni in cui avevo cercato di chiarire con lei, per farle comprendere come stavano le cose adesso, sì, ma anche per cercare di recuperare quel rapporto di amicizia e di rispetto reciproco che avevamo sempre avuto, anche in nome del legame e dei sentimenti che univano me e sua nonna. Ma c'era stato poco da fare, e quella volta non era diverso: Sharon continuava ad urlare, istericamente, che Jean mi aveva fatto impazzire, che ero un idiota e che mi ero fatto fregare, ed io continuavo a cercare di parlarle e di calmarla, con scarsi risultati. Non volevo che andasse via in quelle condizioni - sapevo quanto fosse impulsiva e quanto la rabbia e la gelosia rischiassero di accecarla completamente, con risultati spesso ai limiti della tragicità -, ma non potevo fare molto per trattenerla, nè potevo rischiare che fraintendesse per l'ennesima volta. Perchè era quello che stava facendo, probabilmente di sua spontanea volontà: fraintedeva le mie parole ed i miei gesti, stravolgeva le mie offerte di pace e rivoltava le situazioni a modo suo. Mi sembrava di giocare, con lei. Mi stava facendo giocare ad un gioco senza regole e senza possibilità di vittoria, nè per me, nè per lei.
    - Sharon... - tentai, seguendola all'esterno della casa, senza neanche preoccuparmi delle condizioni in cui ero. Lei aveva fatto in tempo a rivestirsi, anche se i capelli sfatti e la camicia all'esterno dei pantaloni erano la prova evidente del fatto che pochi attimi prima anche lei si trovava in un letto e senza vestiti, mentre io ero corso fuori a piedi nudi, con indosso soltanto i pantaloni del pigiama ed una tshirt a mezze maniche. Più l'espressione desolata, combattuta e sfinita che avevo ogni volta che parlavo con lei.
    - Non potresti rallentare un attimo? Non volevo... non ho mai voluto... aspetta! SHARON! - urlai, facendo ancora qualche passo sull'erba umida. Ma Sharon era già salita in auto e stava mettendo in moto, e feci in tempo soltanto a pronunciare un'ultima volta il suo nome, per poi alzare e riabbassare le braccia in segno di sconfitta, prima che un'altra persona facesse capolino in quella scena piuttosto patetica. Jean.
    - Oh, ciao Jean... no, va bene, immagino che... - farfugliai, seguendo con lo sguardo l'auto di Sharon che sfrecciava in lontananza, sinceramente preoccupato per lei. Un attimo dopo, però, i miei occhi si abbassarono di scatto sul viso di Jean, mentre le mie mani raggiunsero il mio petto e presero a scorrere fino all'orlo della maglietta che indossavo: mi resi conto dello stato in cui ero, e dello stato in cui era Sharon un attimo prima che sfrecciasse via in auto, e dell'assurdità di quella situazione...
    - No, non andartene! - mi affrettai a dire, allungando una mano verso di lei ed afferrandole delicatamente un polso, quasi involontariamente, nella foga ingenua di spiegarmi e chiarire le cose. - Sharon ed io... non è, insomma... come sembra -, e con quello il premio "frase più patetica da dire in un momento del genere" lo avrei vinto di sicuro.
    - Abbiamo discusso, di nuovo. E come al solito si è arrabbiata, ha perso il controllo ed è andata via in quel modo... -


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:52
     
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  10. Lahey
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    Avevo già iniziato a voltarmi per tornare sui miei passi, per allontanarmi da lui e da casa sua, senza dare peso al fatto che non sapevo se ciò mi avrebbe fatta sentire meglio o meno. Le sue dita sul mio polso, inaspettate, mi fermarono, impedendo al mio corpo di dargli le spalle, giusto in tempo. Mi voltai lentamente, quasi non riuscissi a credere che mi avesse appena intimato di non andare via. Un bocciolo di speranza cominciò a crescere nei recessi più intimi del mio cuore, non potei impedire ad esso di mettere le sue, seppur esili, radici in profondità. Forse mi ero sbagliata, in qualche modo.. forse avevo male interpretato una scena di cui non conoscevo tutti i dettagli - anche se quelli che avevo potuto vedere parevano decisamente semplici da interpretare -, ma non potevo lasciare che quel piccolo "forse" fosse il mio unico appiglio. No, lo guardai negli occhi chiari come non ero riuscita a fare prima, incoraggiata probabilmente dal fatto che poco prima mi avesse fermata, senza muovere il braccio per liberarlo dalla sua presa gentile e determinata al tempo stesso. Lo guardai e aspettai le sue parole, con in viso un'espressione più calma di quanto mi sarei aspettata dopo il turbinio di emozioni che mi aveva attraversata soltanto pochi minuti prima. Sorrisi in modo dolce, con una punta di imbarazzo e, più che altro, di una sorta di rimprovero nei miei confronti. Non avrei dovuto dare per scontata una cosa del genere, soprattutto non quando si trattava di Steve, a dispetto di quanto potessero sembrare evidenti i dettagli.
    "Scusami tanto, Steve. Io.. non avrei dovuto fraintendere la situazione in questo modo, sono mortificata." feci, abbassando un po' il volto, stringendomi nel maglione bianco che indossavo.
    "Oltretutto sono arrivata qui senza il minimo preavviso, avrei dovuto per lo meno avvisarti della mia visita.. ma pensavo che Sharon te ne avesse parlato." mi morsi piano la lingua, per impedirmi di scusarmi con lui per l'ennesima volta, anche se probabilmente me lo avrebbe letto in faccia.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:54
     
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    Per una brevissima manciata di secondi - che però a me parvero interminabili -, il panico che Jean potesse aver frainteso praticamente tutto si impossessò di me e mi rese difficile cercare di darle delle spiegazioni migliori di quelle che avevo borbottato pochi attimi prima. Per fortuna, però, la sua espressione si distese ed il suo sguardo si addolcì, ed un lieve ma bellissimo sorriso le increspò le labbra. Sembrò che volesse scusarsi con quei piccoli, quasi impercettibili cambiamenti nel volto, anche se non aveva ragioni per farlo. Quello che aveva visto era effettivamente bizzarro e fraintendibile, ed anzi, probabilmente a scusarmi sarei dovuto essere io, per essermi cacciato per l'ennesima volta in una situazione simile con Sharon, sebbene ormai avessi dovuto dare per scontato che sarebbe finita in un modo del genere, dati i precedenti.
    - Perchè non entri? Effettivamente ci sono delle cose di cui devo parlarti, e voglio anche poterti dare una spiegazione migliore di quella di poco fa... - feci, lasciandole finalmente andare il braccio, anche se con lentezza estrema. Sorrisi, speranzoso.
    Avrei innanzitutto dovuto spiegarle perchè Sharon si trovava a casa mia a quell'ora del mattino, e perchè, soprattutto, era in quelle condizioni - capelli arruffati, vestiti indossati frettolosamente e più o meno a caso. E lo feci, dopo averla invitata ad accomodarsi all'interno, raccontandole della visita di Sharon della sera prima e della mia preoccupazione a lasciarla andare a quell'ora così tarda. Perchè tenevo a lei, e questo Jean meritava di saperlo, ma come avrei tenuto ad una sorella. Provavo nei suoi confronti quell'affetto così intimo e puro che, nonostante Sharon avesse fatto letteralmente di tutto per farmi perdere la pazienza e desiderare di chiudere definitivamente con lei, non riuscivo comunque a voltarle le spalle e dimenticarla e basta. La volevo nella mia vita, solo... non nel modo in cui lei pretendeva.
    - ... e poi è corsa via in quel modo, e mi auguro soltanto che non si lasci prendere di nuovo dall'irrazionalità e non commetta qualche altra pazzia. - conclusi, accomodandomi sul divano su cui era seduta Jean.
    - Comunque, il motivo per cui Sharon era qui ieri sera effettivamente ti riguarda, ed è di questo che avevo intenzione di parlarti poco fa... -


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:52
     
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  12. Lahey
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    Scrutai il suo volto per qualche attimo, prima di entrare, in cerca del minimo segno di offesa per le mie parole. Il non averne trovato nessuno, mi permise di spogliarmi di quel velo di imbarazzo che mi era rimasto impigliato addosso. Mi sedetti compostamente sul divano, ma non in maniera rigida come se fossi nervosa - come effettivamente ero stata prima, fuori dalla porta - e ascoltai con attenzione le parole di Steve, la spiegazione per ciò che avevo visto. Capivo che Steve non potesse e non volesse tagliare fuori Sharon dalla sua vita, non gli avrei mai e poi mai chiesto una cosa simile, in quanto era ancora una persona importante per lui e nessuno poteva negare quanto tenesse a lei. In fondo, comprendevo anche la sua situazione; voleva bene a Sharon, non le avrebbe mai augurato alcun male, faceva ancora parte della sua vita.. ma non poteva più ricambiare i suoi sentimenti, come invece lei avrebbe voluto. Mi ricordava qualcosa di alquanto familiare, perciò sapevo bene come ci si potesse sentire, sebbene la situazione non fosse esattamente la stessa. Ci sarebbe voluto del tempo, ma forse anche Sharon poteva riuscire a lasciarsi tutto quello alle spalle, ad andare avanti, magari con l'aiuto di qualcuno.
    Allungai la mano verso la sua, stringendola in quello che speravo fosse un gesto rassicurante e gli rivolsi un sorriso caldo, percependo la sincera apprensione nella sua voce. Steve era sempre così pieno di affetto, anche in simili circostanze, che anche solo vederne uno spiraglio mi scaldava un poco il cuore, e Dio solo sapeva quanto esso ne avesse bisogno. Gli lasciai la mano dopo un po', adagiandola nuovamente sul divano, mentre le sue parole catturavano ancora la mia attenzione. Gli feci cenno di continuare e, mano a mano che andava avanti con il discorso, la linea delle mie sopracciglia si inarcò leggermente. Si trattava di un argomento delicato, certamente della massima importanza, con il quale avevo avuto esperienza di recente.
    "Cosa hai intenzione di fare?" gli chiesi, seriamente, guardandolo negli occhi.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:55
     
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    Il calore sprigionato dalla sua mano sulla mia parve estendersi a tutto il mio braccio e poi ancora oltre, fin dentro al petto. Lo sentii quasi solleticarmi dall'interno, e mi fu impossibile trattenere un lieve sorriso, che spacciai per una risposta a quello che lei mi stava rivolgendo in quel momento.
    Quando quel contatto finì tornai quasi brutalmente alla realtà, congiungengo entrambe le mani ed iniziando a torturarle. Non ne ero sicuro. Non ero sicuro di cosa fare, perchè l'amicizia con Charles mi suggeriva discrezione, ma il mio dovere verso gli Avengers e lo SHIELD e, a dire il vero, la sicurezza di tutta la popolazione, mi imponeva di agire, con o senza il suo consenso e appoggio.
    - Rispetto Charles probabilmente come non ho mai rispettato nessun altro uomo prima d'ora, ma effettivamente la situazione non è più sotto il suo controllo. La Confraternita si è riunita sotto il suo naso, e Magneto è ormai tornato in gioco. Dobbiamo fare assolutamente qualcosa. - risposi, gettando la schiena all'indietro fino a poggiarla allo schienale di quel divano. Non avevo dormito molto quella notte, considerando che io e Sharon eravamo rimasti svegli fino all'alba a formulare svariati piani d'attacco, e che quando poi entrambi avevamo deciso di riposare, lei mi era piombata nel letto e tutto il resto. Oltretutto ero preoccupato non soltanto per lei, che si era allontanata in quello stato, ma anche per Charles, la cui autorità avrei dovuto mettere in discussione di lì a poche ore. Sospirai, chiudendo gli occhi per un attimo, poi li riaprii e mi voltai nuovamente verso Jean, con un accenno di sorriso ad incresparmi le labbra.
    - Sai, il fatto che tu sia qui anche in veste non ufficiale, oltre che in quella di collega, è importante per me. Potrebbe sembrare una cosa da poco, ma è liberatorio poter parlare anche di quello che mi preoccupa, oltre che di quello che intendo fare e di come intendo agire... - feci. I nostri occhi si erano intrecciati già da alcuni istanti ormai, e forse fu quel contatto così intimo a far uscire le successive parole dalle mie labbra. Perchè per l'imbarazzo che provavo a parlarne, probabilmente in un'altra situazione, anche se soltanto poco più formale e composta, non sarei mai riuscito ad introdurre quel discorso.
    - Noi non... non abbiamo più parlato di... insomma, di quello che c'è tra di noi da quella sera in Accademia... e per quanto mi riguarda, le cose che mi hai sentito dire e che poi ti ho confermato, valgono ancora... anzi, probabilmente valgono persino di più... - farfugliai, incerto ed imbarazzato, abbassando lo sguardo come un ragazzino alle prime armi. Cosa che, per certi versi, ero davvero.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:52
     
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  14. Lahey
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    Nonostante tutto ciò che mi legava ancora a Charles, il nostro lungo rapporto di amicizia e di reciproco rispetto, non potevo che dare ragione a Steve. Indugiare oltre sarebbe potuto essere pericoloso, specialmente per le persone si sarebbero potute trovare coinvolte. Era nell'interesse di tutti noi proteggere le persone da minacce come quella che attualmente rappresentava Magneto e la sua Confraternita.
    "Qualsiasi cosa deciderai di fare, confido che sarà quella giusta. Io sarò con te, hai il mio totale appoggio.. lo sai." affermai nella più completa sincerità, senza alcuna traccia di dubbio nella voce o sul volto.
    Un altro sorriso affiorò sulle mie labbra, curvandole delicatamente verso l'alto. Parlare con Steve, o semplicemente godere della sua presenza era.. sorprendentemente facile e piacevole in un modo strano che portava a galla emozioni sopite da tempo, che erano diventate sempre più forti e innegabili, risvegliandosi dal loro torpore per la prima volta dopo anni. Non appena iniziò a farfugliare mi venne di nuovo voglia di stringergli la mano nella mia, ma decisi che non era il caso di mandarlo ulteriormente in agitazione e mi limitai ad ascoltarlo, con un ampio sorriso che già sentivo prendere forma sulle mie labbra, uno di quelli che sospettavo si sarebbe sparso per tutto il volto, fino agli occhi.
    Portai la mia mano appena sotto la sua guancia, alzandogli lentamente il volto perchè potesse vedere il mio viso, illuminato da quel sorriso che avevo percepito sbocciare fin da prima. Cercai i suoi occhi, prima di sporgermi verso di lui senza la più piccola esitazione e poggiare le mie labbra sulle sue, dolcemente, con la mano ancora sulla sua pelle. Lo avevo baciato, improvvisamente, senza alcun motivo preciso, se non quello di assecondare il ritmo del mio cuore, che tanto aveva desiderato quel contatto. Sfiorai le sue labbra un'ultima volta, prima di ritornare a perdermi nel blu dei suoi occhi, senza tuttavia allontanarmi molto da lui. Non potevo, non ci riuscivo, il tiepido calore del suo corpo era come una calamita.
    "Nemmeno i miei sentimenti nei tuoi confronti si sono mitigati. Sono qui, più forti e chiari di prima, e la tua sola presenza basta ad agitarli come una tempesta." mormorai, spostando la mia mano sul suo collo in una presa lieve, appena accennata. Perché non vi era malizia in ciò che avevo fatto, solo l'espressione della dolcezza e dell'amore che nutrivo per Steve.
    Era lui, lo sapevo con una certezza disarmante, l'uomo a cui ero pronta a donare completamente il mio cuore.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:55
     
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    Ogni indizio che avevamo portava al fatto che doveva far apparire che Magik fosse a capo della nuova Confraternita dei Mutanti, ma io non riuscivo a crederci ed ero lieto che Jean la pensansse come me. Era come se sapessi che dietro a tutto ciò ci fosse Erik e sapevo che le indagini ci avrebbero solo portato alla conferma che Magik era sì un membro della stessa, ma non il campo.
    Solo che io e Jean potevamo avere sospetti ed indizi, niente di abbastanza forte che ci permetteva di muoverci, perchè farlo senza le spalle coperte voleva dire dare ancora il tempo a Magneto di coprire le sue tracce e farla franca.
    Cosa ci restava allora? Nient'altro che continuare ad indagare e tutti e due farlo all'infuori dai nostri rispettivi gruppi di appartenenza e perfino da quello che insieme avevamo creato e alle spalle di Charles, per quanto questo facesse impazzire Jean.
    Ma tutto ciò portò a delle conferme, portò a delle risposte e tra le quali un passo falso della Confraternita legato all'ultimo attacco supposto di Magik contro Charles e la rediviva Raven. Jean non sapeva il perchè del loro viaggio e di quell'evento, ma da quello che le aveva riportato Charles aveva capito che Magik poteva tutto, ma non un attacco telepatico al punto di metterlo ko e ripensando a ciò ripensò anche a come lei era stata ingannata solo poco tempo prima e sapeva che solo una telepate esisteva che poteva mettere in difficoltà loro due: Emma Froste.
    Jean era convinta che seguirla ci avrebbe portato ad Erik e io ero rimasto colpito da lei, avevo scoperto molto altro. Il bello di tutte quelle indagini segrete era che passava le sue giornate, e molto spesso le notti, alla fattoria al punto che averla intorno era diventata una routine stupenda.
    Quella mattina ero appena sceso in cucina e lei stava preparando una colazione e tutto mi sembrava così normale, così familiare che i miei occhi si era immaginati una vita intera in quel modo. Una vita vera per me che non fosse solo dietro alle missione di Captain America. Un luogo ove tornare, una donna da cui tornare, una casa...
    La raggiunsi le spalle e cingendole la vita le posai un bacio sul collo Potrei abituarmi a tutto questo... le sussurrai pensando che starle vicino diventava sempre più difficile. Ero un uomo di altri tempi e averla lì aveva creato una parentesi tutta nostra, un'estrazione dalla realtà, ma questo non toglieva che non avevo mai osato andare oltre. Le avevo dato la mia camera e io mi ero trasferito in una degli ospiti.
    Però se continui a cucinare in questo modo nemmeno il siero del super soldato mi salverà... ironizzai pensando che tra colazioni, pranzi e cene non avevo mai mangiato così tanto e così bene. Quando si voltò le accarezzai il volto e intrappolai le sue labbra tra le mie.
    Sai solo una donna sapeva prendermi così alla gola... mia madre... ed ero sicura di averle fatto il miglior complimenti del mondo.
    Quel tempo non ci era servito solo per le indagini, ma anche per conoscerci e lei aveva scoperto tanto non su Captain America, ma su Steve... quello Steven prima del siero, il vero Steven, quello che non era mai morto dentro di me.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/11/2018, 19:52
     
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