Present Day #2017: Toronto's Roads

Season 1

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  1. Blackthorns
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    « Non fai per me, non perdere tempo a chiamarmi di nuovo. »
    Lo dissi senza battere ciglio, senza neppure provare a mostrarmi gentile, o indulgente, dopo aver tamburellato per l'ultima volta con le unghie laccate di rosso sul tavolo del locale — mi piaceva il suono, tutto lì —, per poi alzarmi dalla sedia con un movimento fluido, elegante nella sua fermezza e rapidità. Kyle, quello, non se l'era proprio aspettato; non tanto il rifiuto, quanto la freddezza con la quale lo stavo liquidando, il disinteresse per i suoi sentimenti, lo si capiva chiaramente dal modo in cui mi guardava, con le labbra dischiuse, incapaci di proferire parola, e lo sguardo smarrito e confuso.
    Povero, povero Kyle, non avevo avuto grandissime aspettative fin dall'inizio, a dire la verità, ma un po' — come sempre, del resto — ci avevo sperato, mi ero detta 'magari durerà per qualche mese'. Avevo deciso di uscirci solo perchè mi piacevano quei suoi occhi grandi e dolci color caramello e i riccioli castani che gli cadevano sulla fronte, i lineamenti piacevoli alla vista e, perchè no, anche gli addominali che avevo visto solo sul suo profilo Instagram, niente di più, quindi certamente averlo scaricato non mi rattristava.
    Mi infastidiva, piuttosto. Non sopportavo il fatto che ogni ragazzo con il quale tentavo di uscire mi annoiasse a morte dopo poco tempo, nella maggior parte dei casi, o non avesse altre qualità oltre al bell'aspetto negli altri, dal momento che si dava il caso stessi cercando in tutti i modi di vivere una relazione normale , con un ragazzo normale, che non fosse una specie di monaco guerriero. Erano loro il problema, ne ero fermamente, nella maniera più assoluta convinta, la colpa era tutta di quei tipi che non sapevano mantenere la mia attenzione abbastanza a lungo, non mia, che non vedevo il punto fosse che l'unico uomo per me fosse, e sarebbe sempre stato, Altair — o meglio lo vedevo, ma cercavo di ignorare quella consapevolezza. Avevo bisogno di una pausa da tutto il dramma che ciò portava.

    ( . . . ) Sbuffai, noia e frustrazione mescolate insieme in un unico respiro, prima di controllare con lo specchietto che trucco e capelli fossero apposto e soltanto dopo essermene accertata continuare a camminare, ad allontanarmi sempre di più dal locale e dalla delusione al suo interno, fino ad incrociare una figura familiare, la quale non vedo da moltissimo tempo — cento cinquant'anni, per l'esattezza. Mi bloccai sui miei passi, incredula ed al contempo piacevolmente sorpresa, nel riconoscere Nike, seduta ai piedi di una scalinata, con una rivista di qualche tipo in mano e dovetti, naturalmente, far finta di non sapere esattamente chi fosse, sebbene mi costasse più di quanto fossi disposta ad ammettere, avvicinandomi a lei con un piccolo sorriso.
    « Hai bisogno di una mano? »


    Edited by Señora Acero¸ - 1/10/2017, 20:59
     
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    La cosa che più mi dispiaceva di tutta quella situazione era che Jacob aveva letto quella mia scelta come una decisione contro di lui e non per me. Dopo il mio compleanno non ero riuscita a smettere di pensare che quello che stavo vivendo non erano solo strani pensieri e sogni, ma qualcosa di molto di più... Consideravo Nanda Parbat la mia casa, lo era diventata dopo la mia vita a Londra, ma ultimamente sembrava andarmi stretta. Necessitavo un tempo sabbatico fuori dalla Confraternita, seppur non avrei smesso di farne parte, in cui poter iniziare un percorso di scoperta di me stessa. Ecco perchè adesso mi trovavo per le vie trafficate e rumorose di Toronto con un giornale in mano e una penna nella ricerca disperata di un appartamento.
    Ammetto che non pensavo fosse così dura, ma soprattutto così stressante. Gente che chiedeva un sacco di soldi per posti letto ridicoli o appartamenti che erano per lo più tuguri. Va bene che avevo imparato a vivere nella semplicità, ma tra minimalismo e catapecchie c'era un vero e proprio abisso...
    In quel periodo dell'anno a Toronto, nonostante la primavera, il clima non era ancora al suo massimo del calore, ma se questo per la gente significava andar in giro con giacche di pelle o piumini io ero in un semplice e leggerissimo top estivo. Dopotutto per me quelle temperature erano già insopportabili, io che mi trovavo a mio agio nei ghiacci e nelle temperature più rigide... ecco quella era una delle tante cose che in quell'ultimo periodo mi aveva sollevato mille perplessità.
    Sbuffai e abbassai il giornale un po' sconfitta, tutti quelli che avevo cerchiato in rosso si erano dimostrati dei fallimenti e pensare di dover iniziare da capo la ricerca mi stava già mandando fuori di testa. Tuttavia fu in quel momento che una forte scarica elettrica mi attraverso il corpo, quando il mio sguardo incontrò quello di una ragazza. Bellissima. Sorridente. Solare. Un'estranea che mi pareva di conoscere da tutta una vita...
    "Ehm... no... io... cioè sì... sto cercando un appartamento in affitto, ma questa è una città di ladri!" mi sfogai senza l'intenzione di prendermela con lei e tanto meno di tediarli con i miei problemi.
    "Mah credo sia normale... e grazie comunque per l'interesse..." osservai un po' stranita dal suo interessamento sincero. Quella mattina mi ero passate di fronte un centinaio di persone e notando quanto fossero perse nel loro mondo con le cuffiette alle orecchie oppure lo sguardo sul loro smartphone, ero convinta che avrei potuto anche morire sotto i loro occhi e tutto sarebbe passato inosservato.
    Eppure, seppur non sapevo spiegarlo, sapevo per certo che quella ragazza era diversa... totalmente...
     
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  3. Blackthorns
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    Ora, volevo fosse ben chiaro; non facevo quel genere di cose — che altro non era se non mostrarsi gentile — con tutti, ero pur sempre Aphrodite, ma lei non era una persona comune, con la quale avrei potuto semplicemente tirare avanti, del tutto incurante delle sue sorti; era Nike, era mia amica, anche se lei sembrava proprio non avere idea di chi io fossi, non ancora. Fu solo grazie a quel 'non ancora' che mantenni il sorriso sulle labbra, alla convinzione che, presto o tardi, avrebbe ricordato chi era realmente. Speravo, tuttavia, fosse più presto che tardi, dal momento che aspettare pazientemente non era decisamente il mio forte.
    Mi sedetti accanto a lei, quindi, a questa ragazza che credeva fossi una sconosciuta e si aspettava, molto probabilmente, mi comportassi da tale, ovvero che dicessi qualche frase di circostanza e poi me ne andassi, come se non l'avessi vista affatto, come se fosse stata soltanto un sassolino lungo il mio cammino. Diedi uno sguardo alle pagine piene di appartamenti che stava guardando, poi, arricciando il naso per poi scuotere la testa,
    nel vedere i prezzi, prevedibilmente, alti e spesso esagerati, per niente corrispondenti al valore effettivo del locale.
    « Trovare un appartamento decente ad un buon prezzo è un'impresa, tesoro. »
    Sospirai, riprendendo a guardare lei, con uno sguardo che si fece pensieroso, mentre un'idea prendeva sempre più piede nella mia mente. Forse azzardata, sì, ma — di nuovo — non ero mai stata troppo paziente ed aspettare che le nostre strade si incontrassero nuovamente, per caso, non mi piaceva per niente.
    « E, senza offesa, ma non credo tu ti possa permettere quei prezzi.. » rivolsi un cenno della mano alla rivista che teneva ancora in mano, prima di continuare, « ma è la tua giornata fortunata; divido l'appartamento con altre ragazze e c'è un posto libero. E' tuo, se lo vuoi. »


    Edited by Señora Acero¸ - 10/4/2017, 18:22
     
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    Doveva essere il mio giorno fortunato, pensai. D'altro canto come poteva essere altrimenti? Quella ragazza che mi si era fermata di fronte non mi pareva di una che prendesse a cuore ogni disperata in cerca di un luogo ove vivere. Dunque... sì... mi lasciò un attimo allibita e confusa.
    "Wow sei sempre così simpatica con tutti?" chiesi pungente come ero solita essere, non mi piacevano le persone che usavano quel tono con me e così nonostante la sua gentile proposta la ringraziai sinceramente per l'attenzione che mi aveva dato, ma preferì di gran lunga declinare l'invito e congedarmi.
    Quello che successe fu che girai tutto il pomeriggio per la città, non tanto per cercare ancora casa, più che altro per schiarirmi le idee. Odiavo che Jacob avesse preso quella mia decisione come se fosse contro di lui e non per me. Odiavo ancor di più che ci eravamo congedati dopo una litigata che si era conclusa con lui che se ne era andato e con io come sempre a sfogarmi con Edward che ormai sembrava essere divenuto un'esperto nel raccogliere i cocci dei miei pensieri o del mio cuore e rimetterli insieme.
    Mi ero sempre trovata bene con lui dalla prima volta che l'avevo conosciuto una volta arrivata nella Confraternita, era come se già lo conoscessi e lui mi aveva sempre trattato diversamente da tutti gli altri. Lo faceva in quel suo modo genuino e verace che ci aveva sintonizzato immediatamente sullo stesso canale. Ennesima mia scelta che Jacob non aveva condiviso.
    Diedi un calcio a una lattina che incontrai lungo il cammino e sospirai alzando lo sguardo al cielo. Ero stata grata ai Gran Mestri Ezio e Altair di darmi quell'occasione, quella possibilità di allontanarmi dalla Confraternita, ma solo in quel momento mi resi davvero conto che senza Nanda Parbat ero persa...
    Ripensai al mio incontro con la ragazza poche ore prima, nella tasca stropicciato ancora il foglietto su cui era scarabocchiato l'indirizzo. Lo presi e dopo un'occhiata fugace, pensai che dopotutto era un punto d'inizio e non potevo rinnegarlo.
    Detto fatto. Mi trovai di fronte all'edificio che corrispondeva all'indirizzo non poco confusa, era decisamente centrale e lussuoso e mi chiedevo se avrei avuto i soldi per un luogo così. Idea che si cementificò quando entrai nella hall e dopo aver annunciato la mia presenza al portiere fece una telefonata per poi dirmi che potevo seguirlo. Lì mi fece entrare nell'ascensore e girando una chiave digitò il tasto con scritto su "S" e poi mi lasciò salire da sola, quando le porte si aprirono mi trovai direttamente all'interno del loft. Enorme. Spazioso. Moderno e con una vista a 180° su Toronto...
    "Dubito mi potrò permettere anche questo posto..." bofonchiai tra me e me aspettando che qualcuno mi accogliesse...
     
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3 replies since 2/4/2017, 21:43   134 views
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