Nanda Parbat: Palace

Season 2

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Voglio essere una macchia colorata in mezzo al grigiume della realtà

    Group
    Member
    Posts
    129
    Reputation
    +258
    Location
    Firenze

    Status
    :Lara:
    Il fatto che ormai non mi sorprendevo più di nulla mi faceva capire più che mai quanto la mia vita fosse diventata strana e decisamente anticonvenzionale.
    Dopo aver assisitito al risveglio di antiche divinità giapponesi -ed esercito di morti viventi annessi- e alla lotta disperata per l'immortalità potevo tranquillamente dire di aver visto di tutto... e invece no.
    Oggi avevo assistito a un duro scontro fra... alieni? Non sapevo ancora come definirli da quanto ero sconvolta ed elettrizzata. Quando accettai la ​missione di Adrian mai e poi mai avrei pensato di assistere a cose del genere.
    Vedere come questi Assassini hanno tentato di aiutare con ogni mezzo a loro disposizione​, persino rischiando la vita,​ le Guerriere contro quei due esseri oscuri aveva creato in me strani pensieri.
    Perché gli alleati della Trinity avrebbero dovuto rischiare la vita in uno scontro del genere? Per proteggere il Cristallo di cui parlavano? Sicuramente. Da quello che avevo capito questo Cristallo apparteneva alle Guerriere e, di conseguenza, in quanto loro alleate, anche agli Assassini. Ma allora perché quest'ultimi non avevano consegnato il gioiello alla Trinity? O perché ancora non lo avevano usato? Sembrava un oggetto potente. Avrebbero potuto fare di tutto, eppure sembravano intenzionati a custodirlo e basta.
    Anche semplicemente guardando i vari membri della Confraternita e le Guerriere mai e poi mai avrei detto che fossero persone malvagie, meschine o corrotte. ​Non avevano la stessa avidità, la stessa follia, lo stesso piacere nel far del male agli altri che avevo visto negli occhi di chiunque avesse a che fare con la Trinity.​ Non erano gli sguardi di assassini spietati bramosi di sangue.​ Sinceramente non riuscivo ad immaginarmi nessuno di loro come un bastardo senza cuore. Anche se diversi per carattere e temperamento, si vedeva lontano un miglio che erano brave persone.
    C'era qualcosa che non tornava...
    O questi Assassini erano degli attori fenomenali, o Adrian mi aveva mentito, e se fosse stato così: perché?
    No, non poteva essere così. C'era sicuramente un'altra spiegazione.​
    Era un amico di mio padre e lui non era uno sprovveduto, si sceglieva sempre con cura le persone di cui si circondava e in cui riponeva la sua fiducia. Ed Adrian e la sua famiglia erano fra queste.
    E' stato lui che mi ha aiutata dopo la morte di mio padre... mia madre era troppo distrutta per farlo.
    Lui mi ha ridato le certezze che avevo perso, mi ha insegnato tutto quello che sapeva sulla Trinity e mi ha mostrato come diventare più forte per poterla distruggere. Lui e sua figlia Ophelia erano come una seconda famiglia per me. No, non mi avrebbero mai ingannata.
    Però ci doveva essere per forza qualcosa di sbagliato.
    Gli Assassini non erano quei mostri di cui mi avevano parlato. Non riuscivo nemmeno ad associarli alla Trinity. Erano agli antipodi in quanto a valori, modo di pensare ed agire... anzi, a dirla tutta mi rispecchiavo in loro.
    Mi sentivo tremendamente in sintonia con loro, in particolare con Jacob. L'avevo già notato quando l'ho conosciuto, anche se in quel momento avevo pensato fosse soltanto una casualità. Invece tutte le volte seguenti in cui ci eravamo visti quella sensazione si era ripresentata con insistenza. Anche ora, mentre Altair si allontanava dopo la nostra conversazione, il mio sguardo era tornato automaticamente su Jacob, che sorpresi ad osservarmi. Mi sorrise, e istintivamente io a lui.
    Sicuramente sarei andata in fondo a questa storia. Odiavo lasciare le cose in sospeso.
    I dubbi e l'incertezza mi stavano uccidendo, però di una cosa ero certa: l'unico modo per far chiarezza in tutta questa faccenda era diventare un'Assassina e per farlo mi sarei impegnata come mai prima d'ora. Ero decisa e determinata più che mai a scoprire la verità e soprattutto a farla pagare ai veri assassini di mio padre. E chiunque sia stato sicuramente avrebbe pagato un conto molto, molto salato.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/4/2018, 18:55
     
    Top
    .
  2.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,700
    Reputation
    +1,396
    Location
    Mandalore

    Status
    :Connor:
    Vedere Jacob che mi sbraitava contro percè lo avevo colpito in testa mi fece sorridere perchè mi dava la sensazione di sentire che tutto era apposto, che anche quella volta l'avevamo scampata. Arno era più pacato, un sorriso appena accennato e l'assicurazione che tutto andava bene. Due reazioni molto diverse che in egual modo mi ringraziavano di non aver permesso, nuovamente, a qualcuno di controllarli... mi ero stupito in effetti di come io ero riuscito a liberarmi da quella morsa e perfino Athena, a cui lo aveva raccontato, era rimasta colpita... Lei era diversa negli ultimi giorni, non sapevo come spiegarlo, ma sembrava brillare di una luce diversa e perfino le sue forme di per sè morbide e delicate, apparivano più piene e femminili. Non glielo avevo detto, ma glielo avevo fatto percepire, mentre lei arrossendo si adagiava contro il mio corpo caldo e si donava a me...
    C'era dunque quella strana quiete apparente che era stata interrotta da una tempesta improvvisa, tanto violenta quanto passeggera. Non potevo dirmi di sentirmi tranquillo, ma sicuramente tutto ciò mi stava portando a vedere le mie priorità qualcosa che, per una volta nella vita, non potevo rimandare.
    Forse per quello toccando comn una mano sul braccio ad Edward, passando tra i letti d'infermeria dei nostri compagni, lo invitai con un gesto del capo a seguirci solo per uscire da quella stanza ed una volta soli nel corridoio trovarci faccia a faccia.
    Chi ci vedeva dubitava in un nostro rapporto familiare, dopotutto solo chi sapeva che ne avevamo uno ne aveva la certezza, per tutti gli altri eravamo compagni d'armi e nulla più. Era difficile da spiegare, ma da quando gli eventi con il suo corso irregolare e strano ci avevano fatto incontrare non eravamo mai riusciti a creare un vero rapporto nonno/nipote forse perchè faticavamo vederci come tali o forse ancora perchè Haytham era un argomento scottante per entrambi. Se da una parte c'ero io che nonostante l'oggettiva repulsione dettata dalle sue scelte sbagliate ne riconoscevo un affetto sincero ed un orgoglio oggettivo, dall'altra c'era Edward che aveva semplicemente rimosso l'informazione che fosse suo figlio. Parlava con affetto di Tessa e seppur di Haytham sapevo possedesse ricordi profondi della sua infanzia per lui era per l'appunto quello: un bambino morto troppo presto. Non riusciva a sovrapporre all'Haytham bambino ed all'Haytham uomo la stessa persona.
    Era però il nostro carattere taciturno e schivo a caratterizzarci. Nonostante nessuno dei due fosse solito a gesti di affetto o parole dall'altrettanto peso entrambi avevamo mostrato in più occasioni il legame sanguineo che sentivamo ed eravamo fieri di avere. Avevamo tenuto lunghe chiacchierate sulle nostre vite, ma sopratutto avevamo appreso l'uno dall'altro nozioni di vita quanto di combattimento. Ci eravamo sempre stati pronti a dare la vita l'uno per l'altro e lo avevo voluto affianco nei momenti più importanti della mia esistenza, come quando sposandomi con Athena lo avevo voluto come testimone.
    Ma era ora che ciò di cui non avevamo mai parlato, di ciò che avevamo sempre ignorato, venisse a galla e lo affrontassimo.
    "Il fatidico momento è arrivo mh?" mi chiese con un braccio appoggiato al muro ed un ghigno che cercava di nascondere tutto il suo disagio.
    "Lo abbiamo rimandato per secoli, ma considerati gli eventi non possiamo più farlo..."
    "Perchè? Perchè potremmo morire? Mi sembra che questo sia un piccolo problema che abbiamo spesso..."
    Il suo essere sarcastico non mi smosse dalla mia posizione ferma. Braccia incrociate al petto e sguardo serio fisso nel suo.
    "Perchè questa volta sia noi che i Templari ci troviamo nella mira degli stessi nemici... Edward so che non vuoi sentirlo dire, ma Haytham ha avuto un figlio... e per quanto tu possa fingere che lui esiste non può rinnegarti di pensare che hai un nipote... uno che ha bisogno di te, quanto di me... Non posso e non voglio ignorare la sua esistenza... ho bisogno di conoscere Atlas, ho bisogno di saperlo al sicuro... e per farlo ho bisogno di te... perchè è la nostra famiglia per l'amor del cielo e per quanto disfunzionali possiamo essere, siamo Kenway ed è l'ora che lo affrontiamo!"
     
    Top
    .
  3.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Edward:
    Odiavo dover affrontare quella conversazione con Connor. Eppure, come aveva sottolineato lui, era una questione da risolvere.
    Ormai avevo imparato a conoscere quel ragazzone così serio che per i legami di sangue che ci univano avrei dovuto chiamare nipote: era già da qualche tempo che sembrava avere un rospo in gola da sputare, e probabilmente la battaglia molto movimentata che avevamo appena combattuto lo aveva fatto decidere in tal senso.
    La debolezza più grande che entrambi possedevamo era rappresentata dall'anello mancante nella nostra famiglia disfunzionale.
    Haytham.
    Quanta amarezza mi portava il suo nome alla memoria. Era un argomento di cui non volevo parlare, non volevo parlarne con nessuno, non volevo neanche doverci ragionare io stesso.
    L'amara realtà era che se a me mancava un figlio, e a lui mancava un padre si trattava di una mia esclusiva colpa. Avevo deciso di lasciare la scorreria e di dedicarmi ad una vita borghese all'onor del mondo credendo così di poter dare un futuro migliore ai miei figli, però i miei buoni propositi erano durati pochi, pochissimi mesi.
    La vita tranquilla non faceva per me, ed in breve ero diventato una belva in gabbia. Per venire a patti con il mio bisogno di adrenalina continuo mi assentavo senza preavviso per giorni interi, partivo per missioni infinite, pericolose, e mi curavo poco di loro.
    In questa maniera avevo allontanato Haytham. Il bambino dolce e sensibile aveva velocemente lasciato il posto ad un ragazzino rabbioso e diffidente.
    Non sapevo in quale fase della sua vita si fosse avvicinato alle idee e all'ordine dei Templari, ma una cosa era certa: io non ero lì con lui, ad intercettare i suoi dubbi e la sua solitudine. Chi aveva mancato ero io. Seppi successivamente dei suoi progressi all'interno della gerarchia templare, fino ad arrivare al livello più alto, il ruolo di Gran Maestro.
    E dentro al mio cuore, provavo un orgoglio infinito per il lavoro che aveva svolto, per i risultati che aveva conseguito. Era riuscito a primeggiare in ciò che si era posto come obiettivo. Questo era una dei pochi tratti caratteriali che aveva in comune con me: l'ambizione, e la determinatezza necessaria per vincere. Anche se così facendo aveva dovuto tagliare i ponti con noi.
    Non mi illudevo che conservasse ancora dei buoni sentimenti per me, io per primo non lo avrei fatto. Ma non ero il tipo da rotolarmi nell'autocommiserazione.
    Eravamo uomini, perdio. Ognuno di noi aveva scelto la sua strada, e l'aveva percorsa fino in fondo, accettando i sacrifici nelle nostre scelte. Eravamo Kenway. Questo non avrebbe mai potuto negarlo.
    Guardai pensieroso Connor: lui, al contrario di me, era sempre alla ricerca della sua famiglia perduta. Sospettavo anche che in qualche modo fosse in contatto con suo padre, e quello che mi stava raccontando, della nascita del suo fratellastro, probabilmente era una conferma.
    Per conto mio, se per secoli la situazione era rimasta così, irrisolta, tale avrebbe potuto rimanere fino alla fine dei tempi. Per lui no.
    ”Cosa vorresti che facessimo? Ci presentiamo alla porta di casa loro carichi di regali per il nuovo nato? Magari un cavallo a dondolo, oppure una lama celata giocattolo...”
    Connor mi guardò serio. Quello che non aveva mai posseduto era il senso dell'umorismo. Gli mancava anche la capacità di rilassarsi e di godersi la vita, se è per questo... più di una volta avevo cercato di coinvolgerlo nelle baldorie in cui amavo ficcarmi, ma lui aveva sempre declinato l'invito, con gentilezza ed una vena di fastidio ben nascosta.
    Lo fissai con la stessa serietà, sconfitto dalla sua ostinazione. Va bene, tuffiamoci in questa melma e cerchiamo di attraversarla...
    ”D'accordo!” Sbottai alla fine. ”Per quanto riguarda Haytham, non posso garantirti nulla, ma ti aiuterò a trovare tuo fratello...”
     
    Top
    .
17 replies since 2/4/2018, 12:07   351 views
  Share  
.