PRESENT DAY #2018: Alaska

Season 2

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    Avevo aspettato così a lungo il giorno che sarei giunto su quel pianeta, il giorno in cui riuniti i Cristalli avrei messo apposto le cose ed invece tutto era sfumato facendomi risvegliare senza più nulla. Uno sguardo freddo, quello che da sempre mi contraddistingueva, nascosto dietro lacrime mai versate che nascondevano i miei più profondi sentimenti sotto la pelle.
    Un dolore che bruciava da dentro, che mi avvelevano il cuore e mi uccideva facendomi sentire perso e solo. In quella nuova fortezza tra i ghiacci non c'era giorno che non ripensavo a quegli ultimi avvenimenti, quelli che prima mi avevano fatto credere di aver perso tutto ciò per cui avevo aspettato in quei lunghi millenni e che poi mi avevano fatto vedere tutto da un'altra prospettiva.
    Fermo immodibile con le mani dietro la schiena osservavo Selene così come facevo spesso da che era divenuta nostra "ospite". Il giorno dell'esplosione l'avevo trovata tra le macerie ferita e priva di sensi ed immediatamente avevo deciso di prenderla per farne una nostra prigioniera. In un primo momento pensavo di farle subire la mia stessa sorte, quella di un tormento di chi aveva perso ogni suo diritti legittimo, ma con il passare dei giorni qualcosa era mutato. La stanza in cui era tenuta era ben lontana dall'essere considerata una cella perchè era finemente decorata con quella stessa classe che meritava ed io amavo. Il Cristallo d'Argento era sparito dal suo collo ed all'interno di quella camera non possedeva poteri. Spesso passavo del tempo con lei in quel luogo, lei che lungamente mi aveva fatto resistenza e che io rispondevo al suo silenzio o alla sua diffidenza lasciandola sola o rimanendo in sua compagnia senza proferire una parola magari leggendo un libro o semplicemente fissando il paesaggio all'infuori della sua finestra.
    Wiseman pensava fosse saggio tenerla lì per tenere le Guerriere allo sbaraglio senza loro leader ed al momento giusto donarle la morte esemplare che meritava, dall'altra Hybris la sopportava appena e non mancava occasione che non volesse ucciderla nel sonno o avvelenandolo il cibo, cosa che non accadeva solo perchè io la controllavo giorno e notte ormai stanco dei suoi isterismi e delle sue accuse verso Selene per la morte del fratello.
    Non avevo una spiegazione sul perchè tutto era cambiato così improvvisamente complicandolo, ma ero sempre meno certo dell'odio che nei suoi confronti provavo. Per anni mi ero creato un immagine di lei, nella mia mente, molto diversa dalla donne d'onore e composta che mi ero trovato di fronte. Era intelligente, brillante ed estremamente diplomatica. Sapeva gestire i suoi impulsi, controllare le sue emozioni e nascondere le sue fragilità tutte doti che ammiravo e che Hybris non aveva mai posseduto.
    Fu come se improvvisamente capì che non eravamo altri che due estranei che ci eravamo trovati a danzare sotto lo stesso destino, nemici giurati più per storia che per realtà che l'universo aveva cospirato di far incontrare nel meno inaspettato dei modi.
    La notte si era fatta giorno, ma la luna rimase sulle nostre teste come segno imprescindibile del nostro diritto di nascita e ben presto anche l'odio si fece qualcos'altro portandomi a soppesare con estrema delicatezza quale fosse realmente il giusto ed lo sbagliato in quella storia.
    Ci stavo pensando anche in quel momento quando seduto sulla poltrona posta accanto al suo letto la osservavo, avevo deciso di tenere le distanze in quei lunghi due mesi. Apparentemente accettavo le scelte di Wiseman, il cambiamento di strategia, la presenza di Pandia, come quella di Selene come prigioniera, ma la verità è che questa era l'idea che gli altri si erano fatti. Io semplicemente ero rimasto chiuso nel mio riserbo senza svelare le mie intenzioni, quelle che giorno dopo giorno prendevano sempre più forma ed avrei esternato al momento opportuno.
    Sicuro che anche quella notte il sonno di Selene sarebbe stato sicuro da eventuali attacchi uscì dalla sua camera non sorprendendomi di trovare Hybris ad aspettarmi. Un'Hybris più intollerante del solito, più nervosa e gelosa.
    "E' ridicolo che tu debba difenderla da me..."
    "Selene non ha bisogno di nessuno per difendersi, nè dei suoi poteri e tanto meno di me..." esclamai freddamente fissando mia moglie. Le mani ben giunte dietro la schiena.
    "Se avessi ragione non passeresti così tanto tempo con lei... Wiseman ci ha messo in disparte tiene lei come trofeo ed usa la sorella come suo segugio... dovremmo reagire... ucciderle e mostrare a Wiseman chi comanda... quel vecchio ha comandato fin troppo in questi anni..."
    Osservai Hybris pensieroso prima di voltarmi verso la stanza di Selene, la stessa cui attraverso la speciale parete di cui era fatta noi potevamo guardare lei, ma lei non poteva vedere all'esterno. Fu a quel gesto che Hybris scattò e prendendomi il mento con due dita costrinse il mio sguardo a lei.
    "IO sono tua moglie... guarda ME... SOLO me..."


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 15/9/2018, 15:59
     
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    Endymion si liberò dalla mia stretta con un gesto stizzito tenendo con ira il mio polso ben saldo, prima di lasciarlo infastidito ed allontanarsi. Era questo che riuscivo ad elemosinare, gli unici contatti che potevo sperare di aver con mio marito era quando litigavamo e lui usava la sua forza per rimettermi al mio posto. Qualcosa che un tempo mi bastava, che prendevo come rari momenti di intimità, ma che adesso non significavano più nulla. Ero stanca. Stanca di essere ignorata da lui, da non essere considerata.
    "Dobbiamo trovare il Cristallo d'Argento e tornare a casa... Ma non accadrà fin tanto non entreremo lì dentro ed approfitteremo della sua assenza di poteri per torturarla... Lascia fare me e canterà prima del sorgere del sole" ma Endymion non mi guardava. Era fermo con le mani dietro la schiena e fissava la "sua" prigioniera, mentre io urlavo contro un muro di gomma.
    "Non ha la minima idea di dove sia... il Cristallo d'Argento è scomparso al suo collo per protezione... non ricomparirà fin quando non saprà che la sua Imperatrice sia al sicuro..." mi rispose con quella calma che odiavo e che ultimamente trovavo ancor meno sopportabile.
    "E quindi? Stiamo qui a non far nulla? Vuoi rimirare il tuo trofeo? Bene allora fallo mentre la uccido sotto i tuoi occhi!" soffiai inviperita al suo orecchi mentre a grandi passi mi avviavo verso la porta della sua stanza, ero già con una mano sul pomello quando mi sentì improvvisamente sbalzata all'indietro. Fu un volo di parecchi metri che mi fece schiantare contro la parete di ghiaccio opposta. Colpì la schiena e poi ricaddi a terra indolenzita, ma più irosa di prima quando alzando lo sguardo fissavo quello di ghiaccio di mio marito.
    "Hai messo una protezione? Contro di me?"
    "Contro tutti ad essere sincero, nessuno oltre me può entrare... Ti chiedi come? Non è stato difficile convincere Pandia a proteggere sua sorella..." e me lo diceva così, imponente sopra di me con un sorriso beffardo sul viso. Era appena accennato, nessuno lo avrebbe notato, non chi lo conosceva.
    Da parte mia non potei fare altro che rimettermi in piedi ed andarmene perchè non ero intenzionata ad essere umiliata oltre, era il momento di reagire fu così che senza indugi mi diressi nella Stanza della Guerra invocando Wiseman. Più nessuno mi avrebbe ignorato, tanto meno lui.
    "Endymion è perso... non abbiamo più tempo... affida a me la missione..."
    "Tu cerchi vendetta mia cara Hybris, non ti interessa la missione" esclamò l'entità con la sua voce profonda ed spiritica, così spaventosa ed irreale da entrare nella mente di chi l'ascoltava e scavarne i più oscuri segreti e i più profondi dolori. Digrignai i denti voltando il capo quando la sua adorata Dark Lady ricompariva in una nube di fumo nero, rinchiusa nella sua teca di cristallo quella in cui Wiseman la teneva tutto il tempo incosciente scavando nella sua mente, rinchiudendola nei suoi incubi e lasciando che il Cristallo Nero si cibasse di lei.
    "E chi merita portarla avanti? Mh? Lei?" chiesi con tono di sfida indicando la ragazzina e piegando il capo da un lato.
    "Il Cristallo Nero sta germogliando in lei... non capisci Hybris? Lei può richiamare ed usare il Cristallo d'Argento... quando sarà pronta lo farà e creerà il nostro nuovo mondo... una nuova realtà in cui non esiste nè futuro nè passato, solo un infinito presente in cui tutto ciò che vogliamo esisterà..."
    Con le braccia conserte osservai Pandia e poi Wiseman, quanto potevo essermi sbagliata su di lui?
    "Tu non hai mai voluto ricreare l'Impero Galattico nè rimettere Endymion al suo posto... volevi solo creare la Foresta Rossa..." esclami ridendo maliziosa. Wiseman aveva appena scoperto le sue carte. Ma potevo biasimarlo? Non conoscevo la sua storia, ma sapevo che un tempo era un uomo che aveva vissuto troppo per mantenere la sua umanità, un essenza che sopravviveva solo attraverso i ricordi in cui si rifugiava, ma quanto sarebbe stato bello renderli eterni? O semplicemente cambiare quello che in questa vita non ci piaceva, per qualcosa di migliore? Un presente infinito in cui essere felici?
    "Pensavo fosse solo una leggenda..." mormorai rimembrando quella fiaba della buonanotte che si narrava su Haumea.
    "Non lo è Hybris... con i due Cristalli è possibile... dimmi non è forse ciò che anche tu vuoi? Un presente infinito di felicità? Uno in cui tutto potrebbe andare come sempre hai voluto... uno in cui Endymion ti veda, ti ami e ti rispetti... una dove sei tu fautrice della tua felicità..."
    Quelle parole mi pregustarono una gioia che già sentivo di scorrermi nelle vene. Avremmo cancellato dall'esistenza le Guerriere, tutto... Riscrivere ogni cosa... Mi sentì improvvisamente rinvigorita da nuova forza, capivo ora tutte le mosse di Wiseman ed ero disposta ad aiutarlo. Avremmo usato Pandia ed avremmo portato la Foresta Rossa.
     
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    Ricordavo bene gli ultimi istanti prima che le esplosioni facessero crollare il soffitto dell'astronave addosso a noi... in certi frangenti il mio dono non si manifestava con immagini, ma con una voce perentoria, che mi irrompeva nella testa, difficile da ignorare anche se lo avessi voluto.
    Avevo imparato ad ascoltarla senza indugio, cosciente che quelle occasioni fossero critiche: avevo ubbidito, ovviamente. Raccogliendo le mani a coppa sul Cristallo d'Argento, lo inviai lontano da quel luogo, in un posto sicuro dove sapevo che sarebbe stato protetto fino alla fine dei tempi.
    Poi, la sala dove eravamo venne invasa dal fuoco e dalla polvere, lastre pesanti e macerie ci seppellirono in pochi secondi.
    Fu tutto così veloce che non ebbi neanche modo di provare alcun sentimento, che fosse rimpianto o nostalgia, o formulare un pensiero a mo' di commiato da chi mi aveva sostenuto, guidato, aiutato, nel corso della mia esistenza.
    Ero certa che sarei morta: o schiacciata dal crollo, o giustiziata da chi, tra i componenti del Black Moon, mi avesse trovata ancora incosciente.
    Quello che non mi aspettavo era di risvegliarmi, per di più in una stanza piena di comodità, che ricordava quelle a nostra disposizione a Nanda Parbat.
    Per qualche secondo, il sollievo fu tanto forte che mi impedì di respirare: ero salva? Chi mi aveva salvato? Notai alcune fasciature sul corpo.
    Con fatica mi alzai dal letto, dirigendomi alla porta, gettando un'occhiata al riflesso che mi veniva rimandato dagli enormi specchi su ogni parete: ero pallida, ma a parte l'andatura un po' claudicante per una ferita alla gamba, non avevo altri rimasugli del tremendo scontro a cui avevo partecipato. Anzi, i miei salvatori si erano anche premurati di sostituirmi gli abiti stracciati: indossavo una veste lunga e leggera, bianca, fatta di veli impalpabili e vaporosi.
    Poggiando la mano sulla maniglia, l'amara sorpresa. Picchiai sulla porta sbarrata per ore, senza ottenere alcuna risposta.

    Da quel momento a quando un essere vivente mise piede nella mia prigione avevo però riacquistato il controllo di me stessa. Questo mi aveva permesso di rendermi conto che purtroppo la stanza in cui mi avevano confinato aveva le stesse caratteristiche della nostra Stanza di Contenimento.
    Senza poteri, era come se fossi sorda e cieca. Decisi che sarei stata anche muta.
    Entrò un uomo alto e biondo che mi fissò con uno sguardo intenso e carico ma senza proferire alcuna parola. Si accomodò su una delle poltrone che arredavano la stanza, e lì rimase per qualche tempo, senza muovere un muscolo, come se io neanche esistessi. Poi, di punto in bianco, si alzò, esibendosi in un piccolo inchino a mo' di saluto.
    I primi giorni trascorsero così: il tempo che il Re Nero passava con me era sempre più lungo, ma niente era cambiato dalla sua prima visita. Non avevo ancora sentito la sua voce, nè lui la mia.

    Avevo riflettuto a lungo: il mio timore iniziale, che mi avrebbero ucciso seduta stante, non aveva alcuna logica. Se così fosse stato non si sarebbero disturbati a curarmi.
    Ero convinta che quello sarebbe comunque stato il mio destino, ma mi avrebbero ucciso solo dopo avergli consegnato il Cristallo d'Argento. Solo con la mia volontà, infatti, questo avrebbe manifestato la sua presenza. Ed io non avrei mai permesso che questo accadesse.
    Forte di questo, mostravo la massima tranquillità e serenità, senza lasciarmi innervosire dalla presenza di quell'uomo che, con il passare dei giorni, divenne così familiare che quasi aspettavo con attesa il suo arrivo, anche se questo non voleva dire nulla.
    Per passare il tempo, guardavo fuori dall'ampia vetrata di cui era dotata la mia prigione: una splendida vista su una landa innevata, dominata dall'alto. L'astronave (o forse non era neanche più quello, il luogo in cui ci trovavamo) era situata su una posizione sopraelevata, a strapiombo sulla pianura.
    Mi domandavo spesso che destino avessero avuto le mie compagne, mia sorella Pandia, i nostri alleati. Sovente le peggiori paure si facevano strada in me, dato che con il passare dei giorni i miei nemici (o comunque solo il loro Re, dato che era l'unica persona che vedevo) non sembravano mostrare il minimo segno di preoccupazione, di nervosismo, o di ansia.
    Mi concedevo di dare segni di questa mia sofferenza solo quando ero da sola, tormentandomi le mani e misurando la cella a passi nervosi, ma stranamente, le mie notti, a differenza di quanto succedeva nel passato, trascorrevano tranquille, non funestate da incubi o da visioni ricorrenti.

    Un giorno (quante settimane avevo già passato in quel luogo?), nel tentativo di scoprire qualcosa che mi avrebbe permesso di risolvere alcune delle domande più urgenti che avevo, cominciai a parlare con il mio visitatore.
    Lo avevo sorpreso molto spesso a fissarmi, come se mi stesse studiando e valutando. Non c'era odio nel suo sguardo, non quantomeno negli ultimi giorni. Era come se si stesse domandando quale fosse la mossa migliore da fare nel gioco pericoloso che stavamo conducendo.
    Decisi di avvantaggiarmi su di lui sfruttando i suoi dubbi, per fargli capire che potevano esserci altre strade per risolvere la situazione.
    Passarono altre settimane. Nonostante in alcune occasioni avessimo parlato in maniera civile, quasi amabile, lui era comunque molto attento a non concedermi informazioni in quello che diceva, ed io mi stavo ancora domandando quale fossero stati i destini di tutti i miei cari.

    Quel giorno, buona parte della tempo era già trascorso senza che lui venisse a trovarmi, cosa molto strana.
    Quel giorno, pur non potendo contare sui miei poteri, avvertivo una sensazione di urgenza e di frustrazione che non riuscivo a controllare, e che andava aumentando: quanto dovevo ancora aspettare prima di conoscere i loro piani?
    Perché continuavano a portare avanti quella messa in scena, e non cercavano di ottenere il Cristallo con metodi più diretti? Quella pazza della Regina Nera non avrebbe esitato a sottopormi ad umiliazioni e torture per ottenere il Cristallo e per vendicarsi della morte di suo fratello, ma non avevo avuto più nessuna notizia sua... Poteva essere morta anche lei...
    La verità era che non riuscivo a far coincidere la pazzia di Hybris con la solenne tranquillità del suo consorte, ecco quello che mi stava facendo innervosire.
    Quando finalmente la porta si aprì, un assurdo senso di sollievo mi invase.
    Mi alzai in piedi, affrontando accigliata Endymion. Anche sul suo viso, nonostante di solito mascherasse abilmente ogni pensiero ed ogni emozione, vidi le tracce di qualche travaglio, e decisi che forse quella era una fortuna, per riuscire ad ottenere da lui una reazione più sincera che non la fredda gentilezza con cui mi aveva sempre trattato.
    ”Temevo che oggi non avreste trovato il tempo per venire a visitarmi... Lo zenit del sole è già trascorso da parecchio...”


    Edited by Illiana - 13/9/2018, 21:48
     
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    Un sorriso iperturbabile, e quasi impossibile da scorgere, mi si dipinse sul viso nel momento in cui feci la comparsa nella sua stanza. Le mani dietro la schiena ed il mio solito atteggiamento elegante ed algido.
    Non lo avrei mai esposto ad alta voce, ma mi deliziava che l'Imperatrice aspettasse le mie visite, anche perchè questo mi faceva comprendere che il momento era giunto.
    Lei mi stava affrontando di fronte a me decisa ed impavida ed io dopo averle gettato un'occhiata cortese la superai per prendere posto su una delle due poltrone poste nella stanza indicandole quella vuota in segno di invito.
    Selene ci mise un po' ad accettarlo, ma frustrata dal mio opprimente silenzio alla fine lo fece, indugiando con lo sguardo e la postura sul voler delle risposte o uno scontro se necessario.
    "Le parole sono sovravalutate... sopratutto quando uno sguardo, un gesto o un espressione involontaria dice molto di più..." le dissi mentre osservai le sue mani strette in grembo che un secondo dopo si sciolsero, mentre lei -la vedevo- era già pronta a replicare, tuttavia fui abile a batterla sul tempo.
    "Che cosa sai in merito alla Foresta Rosa?" le chiesi accavallando le gambe e vedendola sorpresa di tale domanda, forse si aspettava tutt'altro tipo di conversazione.
    "Che è una favola della buonanotte..." concluse lei semplicemente, quasi trovasse quella domanda ovvia oltre che totalmente fuori luogo. Non pertinente.
    "Una favola che rendeva i nostri sonni tranquilli e felici... dopotutto era bello addormentarsi immaginando di essere in essa... un luogo ove eravamo fautori della nostra felicità... dove il tempo non esiste... dove chi abbiamo perso persiste al nostro fianco ed ogni nostro desiderio prende vita..." quelle mie parole parverlo metterla a disagio e capirne il motivo fu semplice.
    "Ma io non l'ho mai sognata e sai perchè?" le chiesi improvvisamente, mentre in un gesto lento, ma suadente, scivolavo in avanti, sul bordo della poltrona e verso di lei. Vicini come non lo eravamo mai stati. Non la toccavo, ma il sguardo chiaro pareva accarezzare la sua pelle diafana.
    "Perchè voglio essere io fautore del mio destino, delle mie scelte. Chi ho perso vive qui..." sussurrai picchiettandomi il petto lì dove era celato il cuore "... non in un luogo inesistente fatto di emozioni fittizie... la bellezza delle cose si cela nella loro inesorabile fine..."
    Conclusi respirando profondamente il suo profumo di estate e di rugiada, prima di sorriderle un poco più apertamente prima di tornare a sedermi nuovamente sulla poltrona in modo più consono e più composto.
    "Per anni sono stata alimentato dall'odio... ogni giorno come un incubo perpetuo mi veniva raccontato il modo in cui tuo padre uccise i miei genitori, in cui mi esiliò ed in cui fui costretto a divenire Re del Niente... sono stato alimentato con l'immagine di quella cugina che brillava alla luce della Luna rubandomi il destino che mi era stato predetto... ma l'odio non è dopotutto anch'essa una forma d'amore?" le chiesi in modo retorico, mentre voltando il capo verso la sua ampia vetrata osservai la luce potente che da essa entrata, quella del primo pomeriggio meno forte dell'estate, ma ancora persistente.
    "Il mio unico desiderio è sempre e solo stato quello di ricreare la casa che ci è stata distrutta e non dall'ineluttabilità del tempo o di una catastrofe naturale, ma ordita da nemici antichi... Non è mai stato mio desiderio riportare in vita i defunti, ma ridare speranza ai vivi..." conclusi tornando a specchiarmi nei suoi occhi così profondi, così solitari e tristi come i miei.
    "Pensavo di voler far tutto questo ponendomi al centro del potere, al posto che mi spettava cancellandoti dall'esistenza... tu e le tue Guerriere, ma forse non siete state voi a mantenere viva la speranza per tutti questi millenni? Le colpe dei padri non devono ricadere sui figli, una frase fatta che ho compreso solo la prima volta che il mio sguardo ha incontrato il tuo..."
    La voce si perse in un alito caldo che divenne sempre più basso e profondo, mentre inginocchiandomi di fronte a lei alzavo una mano e con il dito leggero accarezzavo la sua gota, setosa ed arrossata.
    "Ti ho tenuta qui non come prigioniera, ma per proteggerti... e proteggere il Cristallo d'Argento. Wiseman vuole portare la Foresta Rossa e ci riuscirà se li avrà entrambi... ma non temere il tuo tempo qui è giunto al termine..."
    Pandia non aveva deviato il suo percorso per caso, io avevo interferito per permetterle di raggiungere le Guerriere. Non era facile, ma ero certo che sarebbe riuscita a portare lì ed allora riunite alla loro leader avrebbero potuto lavorare per fermare Wiseman ed il suo folle piano.
     
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    Allontanai lentamente la sua mano dal mio viso, ma sorrisi nel farlo, perché il mio gesto non sembrasse un rifiuto.
    Ero confusa: non mi aspettavo il tono confidenziale e quasi intimo che stava assumendo il nostro incontro. Pur continuando a nascondermi delle cose, lui si era comunque lasciato andare, come mai prima di allora, nel raccontarmi i suoi obiettivi, nel raccontarmi di sè.
    Aveva cercato nei miei confronti una vicinanza, non solo fisica, che si era ben guardato dall'avere fino al giorno prima.

    Aveva parlato di odio e di amore. Aveva accennato ad una versione della storia nel passaggio di potere tra suo padre ed il mio. Se anche avevo accettato il fatto, non sarei mai riuscita a credere alla crudeltà e alla sete di potere di cui Hyperion veniva tacciato. Lì mi ero irrigidita. Come si permetteva costui di dare del traditore a mio padre? Lo faceva in maniera disinvolta, come se stesse raccontando dei fatti ormai assodati, oggettivi, noti e riconosciuti da tutti.
    Ma non era così per me. Io non ero la figlia del mostro che veniva dipinto.
    Inoltre, era arrivato ad umiliarmi ulteriormente, riconoscendomi il ruolo di aver tenuto viva la fiamma della speranza nel popolo imperiale, senza alcun altra guida dopo la distruzione perpetuata da Eris. Nell'attesa, così come era sottinteso, che gli tenessi il posto al caldo per quando lui fosse tornato a reclamare ciò che credeva suo.
    Forse, a suo modo, stava chiedendomi un'alleanza. Lui sembrava sottintendere questo, senza però lasciare intuire quali sarebbero state le condizioni.

    Involontariamente, notavo alcuni particolari della sua persona. Mentre si girava a guardare il panorama fuori dalla vetrata, il suo profilo quasi perfetto si stagliava sullo sfondo come se fosse una statua greca, così simile a quello dei miei, dei suoi familiari. Il suo aspetto, sempre così elegante, il suo modo di inclinare lievemente la testa, il suo sguardo. Tutto mi colpiva al cuore. Non era semplicemente la vaga somiglianza che vi scorgevo, era molto di più.
    La visione che avevo avuto di lui, durante il mio ultimo confronto con Eris, imperturbabile nella tempesta, mi martellava mio malgrado dietro agli occhi. Io che lo aspettavo, che lo accoglievo.
    Non poteva essere così.
    Non doveva essere così.

    Mentre lui parlava, la mia vita stava andando in frantumi, silenziosamente.
    Sbattei le palpebre alcune volte, per evitare che le lacrime scendessero giù. Intanto, sorridevo.
    Avevo ancora un ruolo, in tutto questo. Pandia mi aveva messo di fronte alla stessa scelta, ed io avevo preso una decisione, che intendevo mantenere.
    Avrei protetto quello che comunque consideravo il mio popolo. Ero disposta ad andare incontro ad ogni sacrificio mi venisse richiesto.
    Mi imposi di respirare con regolarità; sul petto avvertivo un'oppressione che me lo impediva, stavo quasi smettendo di respirare e la vista aveva cominciato a rabbuiarsi, come se stessi perdendo i sensi.
    L'ultima cosa che volevo era mostrargli la mia debolezza.
    ”Wiseman non deve creare la Foresta Rossa né nessun altro incubo del genere. Farò quanto è in mio potere per impedirlo, e per mantenere l'equilibrio che esiste nell'Universo...”
    Lo avevo giurato, i due Cristalli non sarebbero mai stati in mano ad una sola persona. Avevo anche giurato che avrei ucciso il portatore del Cristallo Nero se avesse cercato di riunirli...

    Deglutii, poi distolsi lo sguardo dai suoi occhi, a fatica. Era assurdo, che li trovassi un luogo sicuro in cui rifugiarmi, quando era proprio l'esistenza di Endymion la maggior fonte di minaccia per me.
    ”Vi ringrazio..." Mi interruppi.
    Mi accorsi all'improvviso del fatto che con lui avevo sempre usato una formula di alta cortesia, così come in uso nella cerchia reale, mentre lui si rivolgeva a me come se fossi una persona qualsiasi. Anche questo doveva finire; presi una decisione, facendo un passo in una direzione che non sapevo bene dove mi avrebbe condotta.
    Mi umettai le labbra, e ripresi: ”Ti ringrazio per la sincerità, e per la protezione che mi hai fornito. Ma ho bisogno di sapere... dove sono le mie sorelle? Sono anche loro prigioniere?”


    Edited by Illiana - 15/9/2018, 15:26
     
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    Rimasi immobile osservando il suo gentile scostarsi, il suo rifuggire dal mio tocco... non che potessi realmente aspettarmi niente di diverso in quanto anche io non capivo fino in fondo quel desiderio che mi spingeva. Quello che mi faceva essere protettivo nei suo confronti, che mi spingevano a cercare un contatto con la sua pelle e con il suo sguardo... o che semplicemente mi portavano ad essere attratto da lei, come un pianeta con la sua orbita.
    "Le altre Guerriere sono al sicuro, come i tuoi amici umani..." conclusi con semplicità facendo un gran passo indietro e dandole lo spazio e l'aria di cui aveva certamente bisogno.
    "L'unica persona in pericolo attualmente è Pandia... Wiseman sta facendo germogliare il Cristallo Nero in lei, ciò vuol dire che giorno dopo giorno è sempre meno Pandia... presto non rimarrà più nulla di lei e quando sarà pronta verrà sacrificata per creare la Foresta Rossa..." non era certo mia intenzione mostrarmi emozionalmente freddo verso quella triste fine, ma da ciò che avevo compreso non c'era un reale rapporto tra lei e la sua sorellastra.
    "Se può consolarti Pandia lo sa... ne è conscia per questo mi sta aiutando... ora deve essere dalle tue compagne... le porterà qui ed insieme sconfiggerete Wiseman... Pandia è pronta a richiamare il Cristallo d'Argento e darti la possibilità di ricreare l'Impero Galattico e le 8 Colonie... è pronta a morire per far rinascere la nostra, la sua casa..."
    Lo dicevo profondamente colpito perchè ammiravo chi metteva la causa prima di sè stesso e dei propri desideri, chi rinunciava alla propria felicità pur di darla a molti altri.
    Conclusi deciso ad andarmene, mi sembrava chiaro che la nostra conversazione fosse giunta al termine, ma quando ormai le stavo dando le spalle mi fermai di fronte alla porta, incerto se compiere quel passo. Osservai la parete ghiacciata e specchiata di fronte a me ed alla fine mi voltai a mezzo busto, guardando Selene di sottecchi.
    "Non desidero rubarti il ruolo se è quello che temi... a prescindere da qualsiasi diritto di nascita sei tu la nostra... la mia Imperatrice..." semza aggiungere altro mi voltai, ma prima di andarmene aprì il palmo e su di esso si formò una sfera nera ed elettrica. Chiusi gli occhi e poggiando un dito sulla tempia mi concentrai fin tanto un filo argenteo non iniziò a fluttuare fuori dalla stessa e poi lentamente lo accompagnai fino alla sfera oscura che iniziò ad animarsi di immagini confuse. Ero sicura che Selene avesse capito cosa avevo fatto. Era un usanza della Luna che compievano gli sposi la prima notte di nozze, ognuno donava all'altro i ricordi della sua esistenza intera affinché non ci fossero segreti nè pesi che non sarebbero potuti essere portati insieme. Era darsi con totale sincerità ed onestà all'altro...
    Appoggiai la sfera sull'elegante cassettiera posta vicino alla porta ed uscì. Lì Selene aveva tutta la mia vita a portata di mano ed io gliela stavo offrendo senza chiederle nulla in cambio. Mi sottomettevo a lei come umile servitore ed alleato. Avrebbe scoperto la verità che tanto faticava ad accettare, ma in egual modo avrebbe avuto in mano tutte le informazioni necessarie per distruggermi.
     
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