Red Forest's War

Series Finale Season 2

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    :Endymion:
    Confidavo che Pandia fosse riuscita a farsi credere dalle Guerriere e portarle lì, ma sperare non era nelle mie corde. Ero un fine stratega, ma anche un abile cavaliere, motivo per cui avevo intuito nello strano comportamento accondiscendente di Hybris e nelle parole sibilline di Wiseman che ormai il tempo era finito. Tuttavia mostrarmi a loro agitato o nervoso non era una mossa saggia seppur sapevo che la mia libertà e la mia vita avevano le ore contante, motivo per cui con passo deciso e fiero raggiunsi la cella di Selene ed aprendone la porta invitarla ad uscire.
    Vidi lo sbigottimento sul suo viso, chissà se figlio solo di quella mia azione oppure anche del globo di ricordi che le avevo lasciato. Tenni la curiosità per me e semplicemente la incitai a seguirmi.
    "Confido che tua sorella riesca a portare qui le tue amiche, ma fino ad allora siamo soli... Wiseman ed Hybris sono complici... hanno capito ormai che li ho traditi e conoscendo Wiseman starà prendendo provvedimenti..." che poteva essere, anche grazie il potere di Hybris, sigillare quel palazzo di ghiaccio per impedire a noi di andar via e alle Guerriere di entrare e se così fosse stato Wiseman avrebbe posto fine alla nostra vita e poi a quella di Pandia dopo averla costretta a richiamare Nemesi.
    Condivisi con Selene le mie preoccupazioni e i miei dubbi, mentre camminavamo veloci per i corridoi labirintici di quell'immenso e desolato luogo. Mio unico desiderio era portarla fuori prima che fosse troppo tardi. Tuttavia mentre camminavamo veloci improvvisamente sentì la forza oscura vibrare nel mio corpo segno che essa era nell'aria e questo voleva solo dire che Hybris era nei paraggi.
    "Stanno sigillando tutto... dobbiamo uscire..." sibilai deciso e senza perdere tempo presi per mano Selene, il nostro primo vero contatto fisico, e correndo la condussi verso una delle uscite secondarie, la più vicina che avevamo, ma prima che potessi fare un solo altro passo una forte scarica di energia oscura mi colpì al petto facendomi voltare all'indietro per parecchi metri interrompendo il contatto che con Selene avevo. Hybris era forte, ma non più forte di me ed appena la vidi creare una lama di pura energia oscura e direzionarla verso Selene io non persi tempo ed usando la mia di energia aprì un portale che in una frazione di secondo mi fece uscire di fronte a Selene, mentre la lama trapassava la mia spalla.
    "Sei forte Hybris, ma non più di me..." esclamai ed ignorando il dolore la colpì a mio volta battendola sul tempo. Non l'avevo battuta, le avevo solo dato un colpo forte, ma più usavo il mio potere e più mi indebolivo perchè era egli stesso a darmi forza e considerando che la ferita me ne toglieva, usarla per i miei poteri mi debilitava enormemente...
    "VATTENE! La tratterrò per permetterti di uscire..." sibilai dolorante verso Selene con tutta quella freddezza e fermezza che tanto aveva ferito Hybris, ma se le mie urla così taglienti e quasi iraconde verso di lei erano sempre dispregiative, in quel caso, tra le pieghe della mia voce c'era altro... c'era amore...


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/10/2018, 16:40
     
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    Il globo dei pensieri... dopo che Endymion se ne era andato dalla mia cella, lasciandomelo come un pegno di qualcosa che ancora non capivo bene come andasse interpretata, lo fissai a lungo. Quando la porta si era chiusa per l'ennesima volta, la forza di volontà che mi aveva sorretta si sciolse, ed io scivolai sul pavimento.
    Avevo ottenuto risposte alle domande che mi avevano assillato a lungo, e anche se mi aveva rincuorato sapere che le Guerriere e gli Assassini erano sopravvissuti alla missione che io avevo comandato in maniera così spregiudicata, sapere del pericolo in cui si trovava Pandia mi faceva sentire straziata in due. Più che sincero affetto per lei, avvertivo forte il legame di sangue che ci univa, e saperla in pericolo di vita mi faceva mordere le labbra dalla preoccupazione.

    E poi c'era lui, il Re Nero... sentivo che questo nome non collimava più con l'idea che avevo di lui, l'idea di un avversario oscuro e minaccioso.
    Mi avvicinai, prendendo lentamente in mano il globo. Sapevo che dentro vi avrei trovato non una, ma tante verità... sarei stata sommersa dalla vita di Endymion, e non sarei più stata la stessa.
    Avrei voluto fuggire lontana, ma il mio senso del dovere mi trattenne: ad un gesto così importante, così coraggioso da parte sua, non avrei potuto mostrarmi da meno.
    Una volta letto, i ricordi si sarebbero dissolti come se il globo che li tratteneva si fosse frantumato. Con un respiro profondo, mi immersi nei vortici interni della sfera.
    (...)
    Da quanto tempo stavo fissando il mio riflesso? Non dovevano essere passati tanti minuti, perché la lettura dei ricordi era un'esperienza che dilatava la percezione del tempo.
    Io avevo vissuto una vita, la sua, nel giro di pochi battiti di cuore. In pochi attimi, avevo appreso tutto il dolore, la tristezza, la rabbia, l'odio che avevano riempito quasi tutta la sua esistenza.
    L'aridità e la durezza che avevano segnato ogni suo rapporto umano, la fredda determinazione che dirigeva ogni suo pensiero, ogni sua azione.
    L'unica parola che risuonava nella sua mente, nei suoi sogni, da quando era stato esiliato e reso orfano, da mio padre, era la vendetta. Nei confronti di chi lo aveva privato di ciò che gli spettava per diritto di nascita, ma non solo. L'odio ed il risentimento si erano concentrati su di me, naturalmente, anche dopo che Eris aveva distrutto l'Impero e la mia vita.
    In fondo, lo capivo. Nonostante tutto, io indossavo un titolo che non mi apparteneva.
    Se non avessi visto dentro i suoi ricordi, ero certa che non avrei mai creduto a ciò che era davvero accaduto centinaia di anni fa.
    Le mani che reggevano il globo erano ormai vuote. Le guardai stranita, come se non fossero le mie.

    Infine, erano arrivati gli ultimi due mesi. Vedere ciò che era nato in lui, lentamente, senza che quasi se ne rendesse conto. Accorgermi io, a mia volta, di come avevo risposto involontariamente alle sue attenzioni, alle sue gentilezze, spesso silenziose e discrete. Vedere attraverso i suoi occhi come la mia diffidenza si era lentamente stemperata, come nel mio sguardo ogni giorno crescesse l'attenzione nei suoi confronti.
    Non potevo negare a me stessa che il sentimento che provavo era lo stesso che provava lui per me.

    La porta si aprì che ero ancora immobile ed impreparata.
    Capii subito l'urgenza nei suoi gesti, nel suo parlare.
    Era arrivato il momento della resa dei conti.
    Eppure, non ero ansiosa come prima di ogni scontro. Ci sarebbe stato Endymion al mio fianco, contro ogni logica ed ogni previsione. Il mio cuore batteva forte e stabile nel centro del mio petto. Era una sensazione inusuale per me, trovarmi nei lacci di vicende d'amore: di solito erano le mie sorelle ad esserne coinvolte, ed io avevo sempre osservato queste faccende dal di fuori, come la sicurezza che mai avrebbero riguardato me.

    Prima di avviarci, Endymion tirò fuori da una tasca e mi porse l'Anello Imperiale. Lo aveva custodito segretamente, ed ora intendeva... ”...restituirlo alla legittima proprietaria, o quantomeno alla persona che ha maggior diritto di portarlo...”
    Lo fissai nei suoi occhi chiari, annuendo leggermente. Non riuscivo a trovare le parole ma forse, come lui mi aveva detto solo poche ore prima, alle volte queste sono inutili.
    (...)
    Lo scontro iniziò improvvisamente, mentre ci trovavamo a pochi passi dalla salvezza. Se fossimo riusciti a uscire dal palazzo, avremmo avuto maggiori possibilità di affrontare Hybris e Wiseman. I nostri poteri si sarebbero equivalsi, ma all'interno del palazzo eravamo in territorio ostile: il luogo era controllato dall'energia oscura del consigliere fantasma, e imprigionarci dentro era il modo più ovvio per toglierci ogni speranza di poterli sconfiggere.
    "VATTENE! La tratterrò per permetterti di uscire..."
    Scossi la testa, determinata quanto lui: ”NO! Non ti lascerò qui a combattere una battaglia che è anche mia. Non potrei mai... abbandonarti!”
    Notai con la coda dell'occhio che Hyrbis si era rialzata da terra, sul viso un'espressione tremenda, che conteneva tutto l'odio possibile.
    Feci appena in tempo ad evocare uno scudo di luce per proteggere Endymion e me dal suo attacco, ma l'energia che consumai era troppa, troppa per poterla combattere e vincerla come era avvenuto la volta precedente in cui ci eravamo scontrate, a Nanda Parbat...


    Edited by Illiana - 23/9/2018, 20:06
     
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    Stava andando tutto secondo i piani.
    A breve la mocciosetta sarebbe stata in grado di richiamare il Cristallo d'Argento. la Foresta Rossa sarebbe diventata realtà e finalmente avrei potuto vivere la vita che sognavo da sempre. Un luogo dove sono io a decidere, niente passato nè futuro, solo un presente finalmente felice insieme a Endymion.
    Era questo che pensavo quando percepii qualcosa di strano. Un'energia molto forte che si stava muovendo rapidamente verso una delle uscite del palazzo.
    Mi morsi il labbro per la frustrazione. Sapevo già chi era.
    Partii a passo spedito e deciso, la rabbia che cresceva dentro di me passo dopo passo.
    Ecco cosa stava tramando! Si era preso una "cotta" per quella svampita ed ora voleva scappare insieme a lei.
    È completamente impazzito. Quella maledetta Imperatrice da quattro soldi gli ha fatto il lavaggio del cervello. Fra poco lo farò io a lei... aprendole la testa in due!
    Con un gesto stizzito della mano aprii un portale che mi portò proprio alla fine del corridoio che avevano appena imboccato. La scena che mi ritrovai davanti mi fece imbestialire.
    Stavano correndo insieme, mano nella mano, lui davanti a condurla verso l'uscita.
    Lui non mi ha mai tenuto così per mano.
    Lasciai fluire tutta la mia furia e il mio dolore nel fulmine oscuro che lanciai contro Endymion, provando uno strano piacere nel vederlo scaraventarsi contro il suolo svariati metri indietro. Portai lo sguardo su Selene, una povera pecorella smarrita senza poteri e protezione. Le sorrisi amabilmente prima di creare una lama di energia oscura e scagliargliela contro. Pregustavo già la sua dipartita quando Endymion si teletrasportò davanti a lei, ferendosi al suo posto, e mi colpì talmente forte da togliermi il fiato.
    Ero a terra dolorante mentre quei due interpretavano una sorta di tragedia teatrale da quattro soldi. Il solo vedere Endymion comportarsi a quel modo con lei mi faceva ribollire il sangue.
    "Disgustoso..." sibilai fra i denti mentre mi rialzavo. "Avete finito di fare i piccioncini innamorati?!" urlai mentre li attaccavo nuovamente e con più potenza di prima, mentre Selene tentava di attutire il colpo con uno scudo che ovviamente andò in frantumi.
    "La senti, Imperatrice? La disfatta che incombe su te e tutte le tue amichette? Vederti così, a terra e dolorante, mi fa sentire bene. Ovviamente sarò ancora più felice quando farai poof. Scomparirai, verrai cancellata come non fossi mai esistita. Nessuno si ricorderà di te, erede di una stirpe di ladri e traditori. Un po' mi dispiace, perchè non potrò darti una morte lenta e dolorosa, ma anche così va bene. Almeno il MIO Endymion tornerà come prima. Senza la tua maledetta influenza starà finalmente con me. Ma perchè aspettare? Tanto la tua sorellina dovrebbe ormai essere già in grado di richiamare a se il Cristallo d'Argento, no?"
    Non mi ci volle molto per connettermi con la mocciosa e richiamarla.
    Un attimo dopo era già apparsa accanto a me. Stavo già pregustando il momento della vittoria, il momento in cui tutto sarebbe andato per il verso giusto, quando qualcuno mi colpì alle spalle. Con una nube nera, uguale a quella da cui era uscita Pandia, era comparsa una delle fastidiose Guerriere.
    "Che diavolo significa?!"
     
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    Tutta quella storia, dovevo ammetterlo, ci aveva colte impreparate. Già una volta in passato avevamo perso Selene e purtroppo era stata la volta in cui si era decretata la fine del nostro mondo come le conoscevamo, motivo per cui non potei non ricollegare quella stessa sensazione al presente. Per ovvie motivi tutta la questione aveva fatto sì che il mio matrimonio con Altair venisse messo da parte e tra le altre cose la ricerca disperata della nostra leader, con conseguente nulla di fatto di ogni nostra indagine, aveva portato ad una tensione che mai avrei voluto avere con l'uomo che amavo. Era una guerra di noi Guerriere non degli Assassini e seppur sempre ci avevano aiutato e continuavano a farlo essere in perenne conflitto con Altair non aiutava, tanto che quei mesi segnarono anche un nostro temporaneo distacco.
    Mi faceva male più di quanto fossi pronta ad ammettere, perchè se fossimo già stati sposati sicuramente quella situazione mi avrebbe danneggiato anche fisicamente, tuttavia non avevo tempo per pensare a me non quando io e le altre parevamo allo sbando e contro un nemico impossibile da sconfiggere. La sorpresa dunque fu immane quando un giorno dal nulla Pandia ci venne a cercare. Avevamo saputo anche della sua cattura e del suo essere passata al male, ma non conoscevamo tutti i retroscena della prigionia che aveva dovuto subire fu dunque superficiale ed egoista da parte nostra attaccarla nel momento stesso in cui ci venne a cercare.
    Eravamo lì tutte tese come corde di violino che quando ci apparve davanti il nostro primo pensiero fu scaricarle addosso tutta la nostra frustrazione, dare a lei la colpa della sparizione di Selene e del fracasso delle nostre vite, fu solo quando cadde a terra sciogliendosi in un mare di lacrime che ci rendemmo conto di quanto eravamo stato cieche...
    Usò tutte le sue energie per portarci ad Alaska a quell'agognato bersaglio che mai eravamo riuscite a localizzare, ma quando la nube di fumo nero scomparve Pandia era stremata. Non era lei ad aver il controllo su sè stessa e i suoi poteri ed ogni volta che cercava di prenderne il sopravvento veniva punita con dolori lancinanti, per questo proposi di seguirla solo io all'interno... non potevamo mettere a rischio la sua vita per trasportarci nuovamente tutte... ero convinta che la mia catena di luce avrebbe potuto contrastare le vibrazioni dell'energia oscura manipolata da Hybris e che Pandia diceva sentire vibrare intorno a lei con una barriera che stava venendo alzata. Fu strano per me e tutte le mie compagne indossare dopo così tanti anni le nostre divise da Guerriere, portare le effigi di Venere e sentirmi di averle tradite. Fu solo quando mi trovai dentro la struttura di ghiaccio che ebbi un secondo solo per guardarmi intorno, capire dove fossi e poi notare Hybris di fronte a me e a darmi le spalle Selene, per fortuna tutta intera ed Endymion di cui con mia somma confusione lei se ne prendeva cura mentre accucciata a terra premeva sulla ferita sul suo braccio.
    Pandia al mio lato era stremata ed io non avevo tempo da perdere, non quando Hybris fece per attaccarmi ed io sperai che l'allenamento fatto fosse servito a bloccarla. Emanai con la mano un fascio di luce che vanificò la sua scarica, mentre caricando la mia catena con la stessa energia la scagliai contro la parte ove la fitta rete di energia oscura di dissolse... era un flebile spiraglio, uno che speravo che Ares dall'altra parte avrebbe visto e l'avrebbe portata ad agire prima che fosse troppo tardi...


    Il piano d'attacco era stato messo insieme in una manciata di minuti, nemmeno un'ora era passata da quando Pandia era comparsa nel loft a quando ci eravamo ritrovate in quel luogo. La ragazza ci aveva raccontato sommariamente e tra i singhiozzi cosa fosse successo in quei mesi di assenza sua di Selene e si era interrotta solo quando aveva percepito Wiseman chiamarla avvisandoci che il tempo era poco ed avremmo dovuto agire in fretta.
    In base alle informazioni che lei ci aveva fornito anche sulle difese del palazzo io ed Athena, come i bei vecchi tempi andati, studiammo una strategia semplice, ma speravamo efficace.
    Le effigi di Marte brillavano sulla mia uniforme incandescente, la stessa che il più delle volte dovevo mettere da parte per non dare nell'occhio seppur per tutte noi era sempre un orgoglio indossarla anche per la forma maggiore che ci dava.
    In quel lungo tempo di insuccesso nella ricerca di Selene mi ero sentita persa ed inutile, due sensazioni che non provavo da molto tempo, da quando Marte era andata perduta... era come risentirmi quella ragazzina che per la prima volta era giunta su quel pianeta... ricordo che all'epoca ero stata per un lungo periodo in Egitto libandomi di ciò che era rimasto della cultura egizia per ritrovare in quell'antica colonia di Marte un po' di casa... Le piramidi, il deserto ed il sole mi illudevano di essere a casa, come stare tra la mia gente in quanto la maggior parte dei rifugiati avevano deciso di insediarsi lì, ma era una chimera che presto scomparve...
    Da molto non provavo quella sensazione, la nostalgia di casa, la nostalgia degli usi e tradizioni della mia terra e non sapevo se questo era dettato da tutta quella situazione, dalla scomparsa di Selene, dal nostro allontanamento dagli Assassini oppure dal mio sentire di aver perso definitivamente Shay... ma volevo tornare a casa...
    Con quei pensieri ero giunta lì ancora sotto shock per la notizia dell'arrivo della Foresta Rossa, ma in cuor mio quasi affascinata dalla prospettiva. Se fosse giunta avrei potuto vivere il mio sogno. Senza tempo a segnare la fine o l'inizio di qualcosa avrei potuto riavere la mia Marte, la mia famiglia, la mia vita... sapevo che fosse estremamente egoista come pensiero, ma quando il piano ebbe successo e vidi la breccia nella cortina di ghiaccio ove la rete di energia oscura era scomparsa per un attimo esitai...
    Avrei potuto non creare quell'apertura, io e le altre saremmo rimaste fuori, Wiseman avrebbe agito e la Foresta Rossa sarebbe arrivata, ma ero disposta a mettere la mia felicità di fronte a ciò che era giusto? Di fronte alla vita di Pandia?
    Fu la mano di Athena sulla mia spalla destra e quella di Nike sulla mia spalla sinistra a ricordarmelo. No non ne valeva la pena. E così alzando le mani di fronte a me e ponendo i palmi al cielo aspettai che diventassero incandescenti e quando due grandi palle di fuoco si formarono le scagliai con tutta la mia potenza contro la cortina di ghiaccio che si sciolse... il passaggio era aperto...
     
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    Selene era stata lì, per tutto quel tempo sotto i nostri occhi... avevano scandagliato in lungo e largo quella maledetta landa e nonostante tutto non avevamo trovato nulla... ora sapevamo che era perchè quel posto era stato celato ai nostri occhi, ma faceva comunque male... Era la sensazione di essere diventate troppo Terrestri in quei lunghi anni e così aver perso la nostra identità, ciò che ci rendeva Guerriere.
    Con indosso le effigi di Giove mi sentivo rinvigorita non solo nel mio ruolo di Guerriera, di guardiana di Giove, ma anche di Giudice Supremo.. era per me il massimo orgoglio. Ricordarmi di chi ero.
    Era strano che in quei mesi di assenza della nostra sorella, di confusione e di incertezza avevamo però ritrovato noi stesse.
    Intorno a me avevo visto le relazioni di tutte le mie compagne incrinarsi e purtroppo anche la mia non era stata immune da ciò. Avevo allontanato Edward e non perchè non lo amassi, ma solo perchè in quel momento necessitavo una concentrazione che sapevo di non avere. Ne avevo parlato con lui spiegandogli il mio stato d'animo, la mia necessità di ritrovare il mio equilibrio e fu inutile dire che la conversazione si trasformò ben presto in una furiosa litigata. Era così umano sotto quel punto di vista, sia lui che Jacob. Quella necessità di esserci sempre e comunque, l'incapacità di capire che il mio non volerli non era una mancanza di affetto o amore, ma la necessità di concentrarmi. Su Giove le relazioni erano così fredde e complesse che in quei mesi ero stata una gioviana quanto non lo ero stata per tutta la mia vita. Non me ne ero nemmeno resa conto, era solo successo ed adesso il terrore di averli feriti mi uccideva, ma avevo speranza che una volta che tutto sarebbe finito avrei avuto modo di chiarirmi loro, di ricordare ad entrambi quanto li amassi.
    Una volta che Ares aveva aperto la breccia nel ghiaccio e ci trovammo all'interno della fortezza venimmo immediatamente attaccate da Hybris che sembrava sull'orlo di una crisi isterica, tuttavia io ed Aphrodite ci eravamo allenate duramente per non farci più cogliere impreparate come già molte volte era successo e quando lei ci attaccò questa volta non mi trovò impreparata, azi feci dei suoi fulmini nera la mia forza. I nostri fulmini saettavano pericolosi in una danza che fece crollare parti della struttura, mentre Ares era già corsa da Selene ed Endymion e con il suo fuoco aveva cicatrizzato la sua ferita. Aphrodite mi dava manforte, mentre Athena cercava di aiutare Pandia.
    Hybris non si diede per vinta ed attaccò con ancora più forza rendendomi quasi impossibile resisterle, infatti era solo grazie alla luce potente di Venere che unita ai miei fulmini gli dava la forza di resistere ai quegli attacchi.
    Era chiaro che saremmo dovuto uscire in fretta, ma fu proprio mentre il piccolo gruppo alle nostre spalle si mosse per farlo che il ghiaccio si richiuse davanti ai loro occhi ed una spessa rete di energia oscura ne impedì il suo scioglimento.
    Anche Pandia sparì dall'abbraccio di Athena, che la stava aiutando a camminare, in una nuvola nera accanto a Wiseman che aveva fatto la sua comparsa... i giochi erano fatti, non avevamo potenza di fuoco contro di lui... fu un istante che la sua energia oscura si scagliò contro di noi e non venimmo sconfitte solo per la prontezza della mia sorella mercuriana che aveva alzato una spessa lastra di ghiaccio come scudo, tuttavia non sarebbe resistita a lungo come le nostre possibilità di vittoria. Avevamo solo un piano ed era appena andato in fumo. Fu in quell'istante che per un solo secondo pensai a come avrei potuto perdere per sempre Jacob ed Edward senza che loro sapessero quanto tenevo loro, certo nella Foresta Rossa avremmo potuto stare insieme per sempre, sempre felici e liberi da qualsiasi dolore, ma non era l'infinita gioia che cercavo quanto più la complessità dell'amore...


    La gravidanza proseguiva lenta ed inesorabile. 4 mesi che mi avevano già fatto spuntare una piccola curva sul ventre, una che ogni volta mi straniva e non solo perchè noi mercuriane non conoscevamo la gravidanza, ma anche perchè il mio corpo magro e slanciato non era mai stato tanto soffice e tondo. Era in parte come sentirsi non detentrice del mio corpo, come se una forza estranea mi muovesse negli istinti e nei pensieri... un'esperienza nuova in parte traumatica se non fosse stato per l'amore e la dolcezza di Connor che mi stava accompagnano in quel viaggio con premura ed affetto. Ma anche noi avevamo avuto la nostra separazione, meno dura di quelle delle mei sorelle, ma comunque amare. Non avrei mai voluto allontanarlo in un momento tanto delicato e nemmeno lui avrebbe voluto farlo, ma concordò sulla mia scelta di concentrarmi unicamente sulla ricerca di Selene seppur non approvasse il mio passare troppo tempo sui libri. A sui dire mi stavo sfinendo, ed era vero, e quello non faceva bene al bambino. Io lo rassicuravo, ma in realtà gli avevo mentito come avevo mentito alle mie sorelle. La spossatezza, le nausee, il dolore, gli svenimenti... avevo in silenzio tenuto tutto per me. Quel cambiamento fisico non mi stava solo traumatizzando emotivamente, ma anche fisicamente. Le donne mercuriane non erano mai state gravide e da quanto sapevo era la prima, dunque nonostante potessi esserlo non toglieva che ero un'eccezione avvenuta in millenni di storia. Il mio corpo non era abituato e stava reagendo male seppur ad ogni calcio del feto o sua dimostrazione di esserci mi ricordavano che ne valeva la pena.
    Fu proprio quel lavorar duro che mi rendeva ancora più inquieta, perchè a cosa era servito tutto quel tempo se non aveva portato a nulla? Era a questo che pensavo al centro della battaglia, sostenendo la barriera di ghiaccio. Come avevo fatto a non trovar quel luogo? Ad non esserne in grado?
    Scuotevo il capo arrabbiata contro me stessa, mentre un'altra inquitudine si fece strada, quella legata al mio bambino. Non avrei mai voluto che nascesse in un luogo senza tempo nè spazio. Dove non sarebbe mai cresciuto, dove non avrebbe mai viaggiato e non avrebbe mai fatto le sue esperienze. Non riuscivo ad immaginarlo e non desideravo si avverasse, ma ogni mio pensiero o delle altre fu nullo di fronte alla realtà.
    Pandia esausta galleggiava a mezz'aria accanto a Wiseman che imprimendole una mano sulla fronte richiamo l'energia del Cristallo Nero che lentamente uccise la poca volontà che le era rimasta, così come Hybris sorridente ci guardava tronfia della loro vittoria e della nostra sconfitta.
    Caddi a terra in ginocchio, mentre la barriera di ghiaccio cadeva con me, le effiggi di Mercurio mi rubarono una lacrima, mentre con le mani mi accarezzavo il ventre.
    Avrei voluto raccontargli di Mercurio, di fargli conoscere le tradizioni del popolo di suo padre... avrei voluto un finale diverso, uno in cui non aspiravo alla vittoria del bene, ma quanto meno del libero arbitrio...
     
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    In quei brevi istanti in cui sentivo la mia coscienza, la mia volontà e la mia vita scivolare via l'unica cosa a cui riuscivo a pensare era come tutta quella storia una cosa positiva l'aveva fatta: mi aveva fatto conoscere Ezio. Fu chiudendo gli occhi che lo rividi di fronte ai miei occhi, mentre con la memoria disegnavo i suoi lineamenti e mi libavo del suo profumo.
    Era quello l'amore? Era buffo pensare che gli era fuggita per tutta la mia vita, lo avevo respinto spaventata ed adesso che ne avevo saggiato il sapore ed avevo scoperto quanto bello e sconvolgente potesse essere, non lo avrei mai provato.
    I miei occhi piangevano lacrime nere, così come erano i miei occhi quando li riaprì, sentivo che pian piano anche i ricordi sfumavano non stava rimanendo niente a cui aggrapparmi, fin tanto il mio sguardo spaventato a morte non incontrò quello di Selene.
    Era mia sorella. La mia famiglia. Eppure da che ero arrivata non avevamo fatto altro che odiarci e respingerci. Quanto tempo perso? Tempo. Quello che non sarebbe più esistito. Quello che io non avevo.
    Wiseman si era insediato nella mia mente e con la sua voce inumana e sibillina mi continuava a ripetere di richiamare a me il Cristallo d'Argento e nonostante io non volessi farlo le mie mani si mossero da sole alzandosi di fronte a me e posizionandosi a coppa lo vidi lì materializzarsi. Brillante e luminoso. La sua luce contrastava con l'oscurità che emanavo tanto che ben presto le due forze iniziarono a danzare insieme. I seidr di Nemesi ed Ecate iniziarono a danzare sopra la mia testa, il Prior Incantatio si era formato e ben presto il paradosso avrebbe portato la Foresta Rossa senza lasciar spazio di vittoria e di sconfitta per nessuno.
    Fu in quell'ultimo attimo di lucidità, in quell'ultima scintilla di vita che guardando Selene cercai la forza per parlare. Non volevo morire. Avevo ancora così tante cose da fare, da dire e da provare e la certezza che non ci sarei riuscita mi dilanavia.
    "Avrei voluto litigare per un paio di scarpe... magari anche sul coprifuoco la sera..." la mia voce sorprese tutti, sopratutto Wiseman ed Hybris che credevano ormai di avermi spezzato. Il Prior Incantatio si stava estendendo e grandi nubi e fulmini rossi iniziarono ad addensarsi su di noi, sulla fortezza di ghiaccio e via via su tutta l'Alaska.
    "Sono stata una pessima sorella... lo so... ma ti prego, in questo mio ultimo momento... considerarmi tale... perchè non voglio morire da sola..." lo dissi singhiozzando, come una bambina in preda al terrore più puro.
    Le nubi ed i fulmini si allargarono su tutto il continente americano, le persone erano a naso in sù ed i TG erano impazziti.
    "Perdonami sorella mia... perdonami..." mormorai in quell'ultimo soffio di vita e poi di me rimase solo il corpo, mentre ormai la Foresta Rossa incombeva...


    Ce cos'era la Foresta Rossa se non la morte della libertà? A differenza della maggior parte degli esseri viventi avevo sempre avuto gran rispetto per la morte, senza temerla perchè era la rappresentanza che tutto doveva aver una fine. Sempre. La bellezza era proprio nel sapere che l'esistenza era effimera perchè era ciò che ci spingeva a vivere e a fare le nostre scelte. Non ero per il "vissero per sempre felici e contenti" perchè la felicità come la tristezza non doveva e non poteva essere per sempre. Un cerchio era perfetto perchè si chiudeva.
    Fu a tutto quello che pensavo mentre a terra vedevo intorno a me la desolazione delle Guerriere, avevo fatto un passo indietro ed in piede vedevo come si erano arrese, come soccombevano di fronte a quella triste realtà incapaci di trovare la chiusura necessaria a risolvere tutto. Fu improvvisamente come conoscere il motivo della mia esistenza, darle un significato ed onorarlo quando creando un portarle di materia oscura mi ritrovai ad apparire alle spalle di Pandia e prima che chiunque potesse reagire assorbire da lei tutta la materia oscura per salvarla dalla morte e mentre cadeva a terra esanime, ma viva e recuperai anche il Cristallo d'Argento dalle sue mani. L'energia che mi correva tra le vene era immensa tanto da rendermi un Dio, un Celestiale... ma solo il mio immenso controllo e posatezza mi permise di controllarla. Il potere dava alla testa, per fortuna che non ero mai stato un tipo istintivo perchè fu la mia freddezza che mi permise di convogliarlo contro Wiseman ed Hybris e frantumarli nell'oscurità da cui loro stessi erano nati. Farlo aveva fatto crollare le difese del Palazzo di Ghaccio e permettere alle Guerriere di scappare, ma non sarebbe servito a nulla se prima non avrei fermato la Foresta Rossa.
    Mi voltai verso Selene e fu mentre la guardavo negli occhi che fu costretto ad osservare le mie mani, il bagliore diveniva sempre più forte, presto sarei imploso e quando sarebbe successo sarei stato il Bing Bang che avrebbe condannato il cosmo ad un'eternità di niente.
    Non persi tempo ed avvicinandomi veloce a Selene le porsi il Cristallo d'Argento, non parlai, non ce n'era bisogno ed in quella situazione più che mai. Lei sapeva cosa fare. Sapeva che se avesse richiamato Nemesi l'avrebbe staccata da Ecate, avrebbe creato una lama di luce per uccidermi e con la mia morte prima della mia implosione avrei fermato tutto quello. La Foresta Rossa sarebbe scomparsa, perchè dopotutto non poteva esistere senza i due Cristalli ed io ormai ero puro Cristallo Nero.
    La vidi piangere ed allungando un dito asciugai una sua lacrima, accarezzando la sua gota ed accarezzando la sua pelle con il mio sguardo soave... era profondo e ricolmo di rispetto ed amore...
    Solo un cenno del capo ed un sorriso sereno per lei. La mia Imperatrice. La mia Selene.
     
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    "Perdonami sorella mia... perdonami..." Singhiozzavo. Le lacrime bruciavano sulle mie guance come su quelle di mia sorella. Le sue parole avevano colpito in profondità lo strato di ghiaccio che avevo sempre mantenuto nel mio cuore per lei. La avevo sempre trattata come un individuo a me subalterno, di cui mi sarei semplicemente dovuta prendere cura. Non avevo mai cercato di volerle davvero bene, di vedere la persona che lei era, di considerarla per quello. Ne provavo un dolore orribile.
    Anche se non avrei saputo cosa fare, né se Wiseman o Hybris me lo avrebbero permesso, feci per correre verso di lei, per farla sentire meno perduta e sola in quegli ultimi istanti, ma una presa decisa al braccio mi fermò.
    Mi girai: Endymion mi stava trattenendo, il suo sguardo che come sempre sembrava vedere oltre alla realtà circostante.
    ”E' mia sorella! Devo stare con lei, ha bisogno di me...” Cercai di colpirlo debolmente: non ero davvero arrabbiata con lui, ma cercavo un modo per sfogare un minimo del dolore che provavo.
    Tentai di svincolarmi, ma lui mi impose di guardarlo. Il suo sguardo sempre freddo, in quell'istante si caricò di un'intensità che rividi pochi momenti più tardi, anche se con contenuti diversi.
    ”Per separare i due Cristalli, l'unico modo è uccidere il corpo prima che lo uccidano loro, non c'è altro modo e anche tu lo sai...”
    Strinse ancora di più il mio braccio, abbassando la voce, addolcendo il tono: ”Pandia non morirà!”
    Mi fissò ancora un attimo, per accertarsi che avessi compreso le sue parole, poi scomparve per riapparire vicino a mia sorella.
    Fu tutto così veloce, così agghiacciante...
    L'orrore stava minacciando di sopraffarmi. Sapevo cosa fare, ma non volevo accettarlo. Non volevo affrontare quella prova.
    Il mio grido fu coperto dal boato del colpo che distrusse, come fossero fantocci di legno e stoffa, i nostri nemici.
    Come per magia, quando Endymion venne verso di me, capii con estrema chiarezza il quadro d'insieme delle cose.
    In un attimo, le mie visioni, tutte quelle che mi avevano ossessionato negli ultimi anni, ebbero un senso chiaro e limpido.
    Come se scoprissi improvvisamente di saper leggere un libro in una lingua che fino ad allora non conoscevo, capii che Endymion era la persona che avevo aspettato per tutta la mia vita, a cui ero destinata da sempre. Il suo viso aveva aleggiato nei miei sogni e nelle mie visioni da sempre, anche se non avevo voluto ricordare. Che la sua storia era intrecciata alla mia prima ancora che io nascessi.
    Che ogni mia azione era fatta per portarmi in questo luogo, in questo istante. Che niente era stato fatto e detto invano.
    Ucciderò il portatore del Cristallo Nero!
    Giuramenti che avevano un peso, che andavano onorati. Ma soprattutto, che imboccavano una strada già tracciata.
    In particolar modo, diedi un senso ad una visione che spesso avevo avuto, ma che avevo sempre creduto fosse solo il manifestarsi delle mie paure: in mezzo ad una stanza distrutta, ciò che rimaneva dopo una luce accecante erano i Cristalli, quello Argento e quello Nero. Solo quelli, nulla più.
    Avevo capito tutto. Ero pronta?
    Endymion mi sfiorò la guancia, e mi guardò con tanto amore che ad un tratto non ebbi più paura. Avrei fatto quello che sapevo di dover fare, ma prima...
    Lo abbracciai, e lo baciai. Il nostro primo e ultimo bacio. Per qualche istante, mi parve che al mondo non esistessimo altro che noi due, che tutto fosse completo e perfetto, come in quel singolo istante.
    Ma il tempo, che ancora stava scorrendo, andava esaurendosi.
    Lui mi sussurrò sulle labbra: ”Devi farlo, Selene, o sarà troppo tardi...”
    Lo guardai negli occhi, attraverso le lacrime. Il suo sorriso nascondeva una tensione crescente, lo sforzo immenso che stava compiendo per mantenere per i secondi necessari il controllo su quel potere inconcepibile.
    Mi decisi, e agii senza prestare attenzione ai miei sentimenti.
    Posai la mano sul suo cuore e lo trapassai con una lama di energia. Endymion vacillò, ma non emise un suono. Il suo viso non cambiò espressione.
    Esistevano solo i suoi occhi per me.
    Provò a spingermi via, ma io scossi la testa, abbracciandolo.
    Non potrei mai... abbandonarti!
    La luce, quella che c'era nelle mie visioni, si manifestò come un lampo, ma invece di scomparire, crebbe di intensità. Nel contempo, il dolore cominciò a crescere nel mio corpo, sempre più forte, sempre più insostenibile. Era un calore immenso, simile a quello di una fornace. Stavo bruciando da dentro.
    L'esplosione che annientava il potere oscuro. Percepivo la presenza di Nemesi come un bagliore argenteo, e quella di Ecate come un lampo oscuro, distinte.
    Questo significava che eravamo riusciti nel nostro obiettivo. La Foresta Rossa non sarebbe mai stata una realtà. Il tempo avrebbe continuato a scorrere e la vita delle persone non si sarebbe trasformata in un disco rotto, in un ciclo sempre uguale che si ripeteva all'infinito.
    La libertà ed il libero arbitrio, tanto caro ai nostri alleati, sarebbe ancora stata una prerogativa di chi aveva il coraggio di cercare la verità.
    Con le nostre azioni, Endymion ed io avevamo salvato non solo il nostro popolo, ma anche il pianeta Terra. Ma qui finivano anche le nostre responsabilità. Qualcun'altro avrebbe raccolto le mie, Pandia, probabilmente. Era giovane, ma ci sarebbero state le guerriere a seguirla e a supportarla.
    Il dolore aveva raggiunto ogni fibra del mio corpo; mi irrigidii per provare a sopportarlo e per non ridurmi ad un grumo di tormento.
    Non abbassai mai lo sguardo dal suo, il colore dei suoi occhi era l'ultima cosa che volevo vedere, tutto quello che aveva importanza.
    Vidi negli occhi del mio amato passare prima lo sconcerto, poi la comprensione e l'accettazione di tutto. Aveva capito, senza bisogno di leggere il mio globo dei pensieri, quello che provavo per lui. Aveva capito che, come avevo giurato, non lo avrei mai lasciato.
    Mi abbracciò, ed io mi abbandonai a lui, mi abbandonai al dolore e all'oscurità come fossero delle amiche.
    La mia vita stava finendo, ed io cominciavo a non sentire più il male.
    Non sentivo più nulla, se non la felicità di trovarmi tra le sue braccia.
    Endymion era il mio compagno, ed il mio destino sarebbe stato lo stesso suo.
     
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    Cristina
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    La luce emanata da quel luogo era rossa, come un tramonto senza fine... riconoscevo nel profilo del paesaggio e delle case il suolo lunare così come il palazzo imperiale... Quando lo avevo lasciato ero poco più che un bambino, ma non avevo mai cancellato dalla memoria la bellezza e l'eleganza di quel luogo.
    Sulla grande terrazza osservavo intorno a me la bellezza intatta dell'Impero così come ancora lo ricordavo seppur avvolto da un silenzio quasi assordante.
    Avevo fatto la cosa giusta eppure la Foresta Rossa mi aveva inghiottito ed ora mi ritrovavo lì a vivere in eterno nel mio sogno più grande uno che sapevo mai sarebbe potuto tornare...
    "Ne sei sicuro?" una voce, quasi un eco mi arrivò alle spalle costringendomi a voltarmi e fu lì che la vidi: Ecate. Si ergeva di fronte a me in tutta la sua bellezza, con i lunghi capelli neri che lischi le arrivavano la cinta formata da una semplice corda d'oro che le stringeva addosso l'abito scuro drappeggiato. I suoi occhi scuri come la notte mi osservavano con malizia e forza.
    "Sono stata in te ricordi? E tu mio Imperatore sei stato l'unico capace di domarmi..." ad ogni sua parola la sua immagine traballò di fronte ai miei occhi via via avvicinandosi fintanto non la ebbi ad un soffio dal mio viso.
    "Nessuno ne era mai stato in grado..."
    "Come mai nessuno lo era stato con me, ma l'Imperatrice ha tutta la mia lealtà e la mia fiducia..." un'altra voce si aggiunse a quella di Ecate, anch'essa incorporea. Apparteneva a Nemesi che identica ad Ecate differiva solo per i capelli argentei, gli occhi azzurri e la veste bianca. Ora erano una di fianco all'altra, di fronte a me e tenendosi per mano mi guardavano.
    "Non so quanto questo conti... siamo tutti intrappolati nella Foresta Rossa, qui non esiste nè tempo nè fine, siamo destinati al nulla..."
    "O al tutto" risposero in coro
    Cercavo ancora di capire le loro parole quando si dissolsero perchè tra esse mi apparve la figura di Selene, una che credevo un miraggio o il desiderio mio avverato, ma ricordai gli ultimi istanti quelli in cui lei si era sacrificata, che l'avevano costretta in quella prigione... con me...
    "Notte e Giorno. Oscurità e Luce. Ecate e Nemesi. Tu ed Io" pronunciò quelle parole con una note vibrata quasi incerta quando avanzando si guardava intorno con gli occhi ricolmi di lacrime, la sua emozione forse era maggiore della mia. Rivedere la Luna ed il resto delle Colonie intatte, vive... come se Kaos non fosse mai giunto. Era fasciata in una lunga veste bianca, semplice ed eterea... mentre io ero avvolto in un completo anch'esso bianco, di quelli che ero solito portare, ma con un lungo mantello nero.
    "Anche tu le hai viste? I-Io non capisco... è forse un sogno questo?" mi chiese venendomi vicino, quando io prendendole la mano la intrecciai alla mia facendomi più vicino, poggiando l'altra mia mano sul suo fianco ed unendo il mio calore al suo.
    "Potrebbe... non so cosa siamo... non so cosa siamo diventati, ma siamo qui... dove ogni cosa vogliamo appare eterna e bellissima..." le dissi con una nota amara nella voce non prima però che Ecate alle mie spalle e Nemesi a quelle di Selene ci toccarono il capo con le loro mani e tutta la loro essenza scorse in noi, la nostra vita si congiunse e corse veloce in un'intera esistenza insieme, una nella quali la forza dei Cristalli si fuse in un'unico più equilibrato e stabile dei due separati. Un unione eterna che si suggellò con l'apparire di due mezzelune al nostro collo che unite formavano la luna piena... la sua più brillante, la mia più oscura.
    Fu allora capì che la Foresta Rossa doveva sì crearsi, ma per noi, per permetterci di unirci e creare un nuovo mondo, il nostro. Uno in cui far rinasce dalle proprie ceneri il nostro Impero questa volta in modo più giusto e saggio.
    Quando riaprì gli occhi Selene non ero più sulla grande terrazza, ma nella camera da letto imperiale. Mi guardai intorno preoccupato di cercare Selene con lo sguardo e la trovai dandomi le spalle. Tesa aveva le mani poggiate ad una delle colonne del baldacchino quando io avvicinandomi le feci scivolare una mano sul ventre, mentre con l'altra le spostai i capelli dal collo che presi a baciare con lentezza calcolata per assaporare la sua pelle e percepire il battito accelerato del suo cuore.
     
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    Le nostre percezioni erano amplificate, in maniera anormale; ci spostavamo attraverso lo spazio solo utilizzando il pensiero: nonostante i dubbi e le domande che avremmo dovuto risolvere, fu facile ignorarle in quel momento.
    La stanza da letto imperiale... non so perché scelsi proprio quella... forse così volevo sancire qualcosa di più che non il semplice desiderio che avevo di lui... anche se questo era talmente forte da farmi tremare.
    Le sue mani su di me suscitavano sensazioni che non avevo mai provato, non avevo mai creduto di volere...
    Mi girai verso di lui, mi presi la sua bocca, mentre i nostri corpi si toccavano per la prima volta. Sotto gli abiti, la sua pelle era liscia e perfetta come quella di una statua. Mi sollevò senza sforzo, e mi adagiò sul letto.
    Quando ci unimmo, avvenne qualcosa che non avrei mai potuto credere: la nostra unione non fu solo una questione fisica, ma mentale e spirituale.
    Il piacere carnale venne esaltato dalla profonda comunione che si creò tra di noi.
    Era come se la nostre coscienze si fossero unite in una sola, e così i nostri sensi: spesso non capii se ero io ad accarezzare la sua schiena, o se era la mia mano a stringere la mia coscia, o la sua... se la mia bocca lo stava baciando, o stava percorrendo ogni centimetro del mio corpo....
    Sentivo la sua presenza nella mia mente, nei miei ricordi, nei miei sentimenti. Non sarebbe stato necessario donargli il mio globo dei pensieri, perché stavamo già condividendo tutto, ogni cosa, eravamo un solo essere, in due corpi...
    Mi abbandonai con tutta me stessa, senza riserve, senza paure.
    (...)
    Endymion si era appena addormentato. I nostri corpi nudi erano vicini, le gambe allacciate, mentre lo osservavo riposare, le mani posate sul suo petto liscio.
    Questo era quello che succedeva ogni notte... sempre che potessimo dire che il tempo che avevamo passato in questo luogo all'apparenza meraviglioso fosse davvero suddiviso in giorni, in anni, in decenni... ormai avevo perso il conto di quanto tempo avevamo passato in questa prigione dorata. Mi domandai se il concetto stesso del fluire avesse mai avuto significato, in una dimensione dove non esisteva lo scorrere del tempo e la dimensione dello spazio.
    Mi alzai, presi una veste da camera e mi diressi verso il balcone della nostra stanza. Da lì, una scala di marmo portava al giardino privato, uno dei luoghi che amavo di più, in cui mi rifugiavo per pensare, per cercare di interpretare quello che era accaduto.
    Attraversai il labirinto di siepi basse, e raggiunsi un piccolo spiazzo al centro, dove mi sedetti sulla panca piena di cuscini.
    Sospirai. Anche se ero grata di quello che avevo ricevuto, del tempo passato con Endymion, del fatto di aver potuto vivere quell'amore che avevo rischiato di perdere appena trovato, le domande continuavano a riproporsi nella mia mente.
    Osservavo il cielo stellato, visibile comunque attraverso luce distorta dalla Foresta Rossa.
    In quegli anni, avevamo esplorato più volte l'Impero, nella speranza di ricevere risposte, ma quello che invece avevamo trovato sulle varie Colonie, su Marte, su Giove, su Venere, era sempre la stessa situazione: nessuna traccia della distruzione di Kaos, ogni cosa si trovava nel suo massimo splendore, i luoghi erano intatti e abitabili come una volta, ma noi eravamo gli unici esseri viventi.
    Una desolazione ben diversa, quindi, regnava su tutto.
    Era come trovarsi in una fotografia.
    All'improvviso, mi portai una mano alla bocca, stupita. Cosa avevo appena visto?
    Udii nel contempo uno scricchiolio di ghiaia, ma non mi girai e subito dopo, Endymion si sedette dietro di me, circondandomi con un suo abbraccio. Mi appoggiai a lui, languida, mentre la mano scostava il tessuto leggero sulle mie gambe.
    ”Se continuo a non trovarti accanto a me quando mi sveglio, potrei cominciare ad avere dei dubbi...”
    Sorrisi.
    ”Non immagini cosa ho appena visto... una stella cadente!”
    ”Mmmmm... e così hai espresso un desiderio? Posso sapere quale è?”
    Mi voltai verso di lui, mordendomi le labbra mentre lo guardavo maliziosa: ”I desideri sono segreti, non lo sai?”
    Sorrisi: ”Comunque con te è inutile, prima o poi lo verresti a sapere, quindi...”
    Passò qualche secondo, prima che mi decidessi a rispondere. Lasciai che un pizzico di malinconia mi trasparisse sul viso:”Vorrei sapere se c'è un modo per tornare alla realtà... Perché ci deve essere...”
    Mi appoggiai maggiormente a lui, avvertivo il suo torace muscoloso attraverso l'abito leggero; non ero stanca di lui, né del suo corpo, ma sentivo che questa situazione doveva concludersi, che dovevamo tornare da chi ci aspettava, o che magari soffriva terribilmente, credendoci morti.
     
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