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Blackthorns.
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Era sera inoltrata, ormai, ed approfittai di un momento di tranquillità per avvicinare il viso alla spalla di Altair e sfiorarla, scherzosamente, con il naso. Posai il calice di vino sul tavolo solo per poter avvicinare, poi, le labbra al suo orecchio. Le labbra già curvate in un sorriso a metà tra il divertito e il malizioso, una di quelle pieghe, insomma, che Altair avrebbe dovuto riconoscere, ormai, piuttosto bene.
« La notte è nostra — sai cosa significa questo, amore mio? » appoggiai quasi la bocca al lobo del suo orecchio, per non dare più alcun dubbio, circa le mie intenzioni tutt'altro che innocenti. « Che possiamo usare il tempo che ci rimane fino all'alba come più ci aggrada. Sempre tu non stia avendo ripensamenti, ovviamente. »
Sempre con quel sorriso malandrino sul viso, guidai una sua mano fino a farla posare sulla mia gamba, fasciata soltanto fino a qualche centimetro sopra il ginocchio da un vestito leggero, che richiamava i colori di Venere, dunque ocra tenue e avorio venato di azzurro. Poi risi, portato il capo all'indietro. Una risata cristallina, gioiosa, nel bel mezzo di un matrimonio affatto convenzionale, per gli standard di quel pianeta. Non lo avrei voluto in nessun'altra maniera, neppure nella più perfetta e sontuosa cerimonia terrestre, organizzata nei minimi dettagli dai più famosi wedding planner mondiali.
Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 20/11/2018, 09:21. -
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Io e Maria ci eravamo amati tanto, ma non si poteva certo dire che il matrimonio tradizionale islamico fosse romantico. In definitiva io e lei avevamo semplicemente espresso di fronte a due testimoni, rigorosamente maschi, il desiderio di vivere come marito e moglie. In seguito ci eravamo sposati civilmente e poi nella casa dei suoi genotori ci eravamo sposati dopo che io avevo versato una cifra considerevole per poterlo fare, un donativo nuziale che adesso a distanza di anni mi suonava come una compravendita.
Alla fine suo padre ci sposò ed il giorno seguente, una volta consumato il matrimonio, si tenne il ricevimento nuzionale con un tripudio di colori, musiche e canti.
Oggi quel ricordo appariva sfumato ed anche triste di fronte alla totalità dell'amore che invece legava me ed Aphrodite ed ad una cerimonia ugualmente esagerata, ma anche diversamente vera. Io non stavo comprando mia moglie, io la stavo scegliendo e lei non aveva chiesto il permesso a nessuno per accettare di essere mia.
Sorrisi apertamente alla malizia mai celata di Aphrodite ed intrecciando la mia mano con la sua ci alzammo solo per scivolare silenziosi lontani dalla festa, nella suite che avevamo preso per quei giorni.
Entrammo in camera che ci stavamo baciando con trasporto ed impeto, quando chiudendo la porta le feci poggiare la schiena contro, mentre una mia mano era già scivolata dal suo volto al suo collo, fin sopra la spalla e poiù verso il suo fianco per giungere alla sua gamba che cercai alzandole un poco l'abito che indossava. Mi allontanai quel tanto per prenderla per mano e guidarla verso il letto dove sedendomi la bloccai dal nuovo bacio che stava per darmi dopo essersi seduta sulle mie gambe.
La fermai e la guardai, lo feci in silenzio, spostandole i capelli biondi adornati a festa dal viso perdendomi nella pozza profonda dei suoi occhi e fu lì che all'improvviso mi prese un magone allo stomaco, che quasi mi tolse l'aria dai polmoni. Eravamo ad un passo dall'unirci e quello mi aveva fatto rendere conto di molte cose.
"Perdonami..." sussurrai a fatica, con un filo di voce caldo e basso che la fece tremare rendendola rigida come un fuso.
"Perdonami tanto... hai passato la tua vita ad aspettarmi... una vita infinitamente lunga... a vedermi con un'altra donna... a vedermi creare una famiglia... sei stata spettatrice della mia felicità... in disparte... non mi hai mai chiesto nulla... hai aspettato... aspettato così tanto che ad un certo punto qualsiasi persona si sarebbe stancata... non ti sei costruita una vita, una famiglia tua... non sapevi nemmeno che io sarei diventato immortale... all'epoca non lo ero... hai semplicemente rinunciato a me per non costringermi a rinunciare alla mia vita... lo hai fatto con la certezza di perdermi... ed io egoista ti ho permesso di farlo... quanto? Quanto tempo sei stata sola? Per quanto tempo per colpa mia hai rinunciato all'Amore? All'essenza stessa della tua vita? Eppure oggi sei qua, bellissima ed innamorata a scegliermi... a volermi per sempre tuo nonostante tutto quello che IO ti ho fatto... come fai mh? Come fai essere così buona?... Perdonami... Perdonami tanto amore mio...". -
Blackthorns.
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« Non pensare al passato, non adesso. Abbiamo sofferto entrambi.. non lo negare, so che è così, non ti addossare colpe che non hai, per favore. Io.. non sono buona, Altair, non così tanto come pensi tu —— per lunghi anni ho trattato gli esseri umani alla stregua di oggetti da utilizzare e poi scartare, belli, ma privi di valore reale, passioni effimere da dimenticare dopo appena qualche giorno. Non sono stata affatto buona, in questi anni. Sono stata superficiale e anche egoista, nel badare alla bellezza, ma non ai sentimenti altrui. Non devi chiedermi alcun perdono.. ciò che è davvero importante è il nostro essere insieme, l'esserci ritrovati. »
Dalla posizione in cui mi trovavo, seduta sulle sue gambe, abbassare il mio volto per raggiungere il suo e posarvi le labbra fu semplice. Prima trovai la sua fronte, poi una tempia, l'incavo sotto l'occhio, lo zigomo e, infine, la bocca, in un bacio dolce e leggero, poco più che accennato. Gli sorrisi, nel raddrizzare la testa per poter tornare a guardarlo. Lo amavo e lui amava me, non contava nient'altro, solo quella spensieratezza che avvertivo, tiepida e rassicurante, avvolgermi per intero.. -
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La veste che elegante le fasciava il corpo scivolò con estrema lentezza ed eleganza dovuto al desiderio di Aphrodite di farmi impazzire lentamente, mentre la sua pelle diafana e le sue forme perfette si scoprivano per rivelarmi ciò che già conoscevo, ma non avevo mai smesso di amare ed ammirare.
Lei era oggettivamente bella, da quello che mi aveva raccontato ogni venusiano lo era, una caratteristica fondamentale per la loro società basata sull'estetica e la perfezione. Per un semplice umano come me lei appariva quasi irreale, come una Venere di Botticelli che aveva preso vita e sinuosa era uscita dal dipinto solo per raggiungermi. Non c'era niente in lei che non fosse impeccabile dalle perfette proporzione, alla morbidezza della sua pelle, al profumo o al suo modo di apparire. Aphrodite superava qualsiasi dipinto o statua o affresco che di lei avevano fatto...
Ogni volta rimanevo imbambolato di fronte a sua cotanta maestosità e silenzioso come in quel momento la veneravo, era il caso di dirlo perchè tale parola era nata da lei... dalla sua leggenda e mito...
Aphrodite sapeva come ammaliarmi, sapeva come ammaliare qualsiasi uomo, ma l'amore che aveva deciso di dare intenso e puro era solo mio. Fu così che finalmente scoperta dalla sua veste si presentò di fronte a me in una lingerie che oltre a lasciare ben poco all'immaginazione esaltava la sua femminilità e sensualità la stessa con la quale camminando verso di me si abbassò suademente e posandomi un dito sotto il mento iniziò a baciarmi lenta e maliziosa, mentre il suo corpo sfilava sul mio. A cavalcioni su di me sentì ben presto la sua pelle sotto le mie dita che correva su di lei incapace di desiderarla, di stringermela addosso...
Altrettanto esperte le sue dita affusolate presero a slacciare i bottoni della kamiz che indossavo e che non avrei saputo dire di che materiale fosse, essendo l'abito tradizionale venusiano matrimoniale maschile, ma era estremamente morbida seppur all'apparenza appariva rigida con collo alla coreane. Al di sopra vi erano ricami preziosi avorio, ma ben presto tutta la loro eleganza sparì quando cadendo a terra rimasi a torso nudo con la mia promessa tra le braccia.
La stavo ancora stringendo quando voltandomi la portai con me sul letto alle nostre spalle per poterle fare adagiare la schiena al materasso, mentre io in gincchio tra le sue gambe gliene presi prima una e slacciando la giarrettiera lentamente le feci scorrere via un autoreggente, operazione che eseguì anche con l'altra gamba prima di iniziare a posarle piccoli baci... prima sul dorso del piede, poi sulla caviglia, poi sul ginocchio, l'interno coscia, il basso ventre, il ventre piatto, l'incavo dei seni, il collo, il mento e finalmente la sua bocca...
Sentivo l'eccitazione crescere fin tanto qualcosa di inaspettato accadde. Aphrodite mi aveva spiegato con dovizia di particolari che l'unione con un venusiano comportava un legame eterno come due persone con un solo cuore, un solo cervello ed una sola anima, ma non capì cosa significava realmente fino a quel momento quando il piacere che mi invase fu quasi difficile da gestire.
Percepivo ovviamente le sue mani su di me, ma anche le sue sensazioni quando io la toccavo. Era come vivere sia la mia di emozione nei suoi confronti, ma anche la sua nei miei. Era percepire esattamente cosa provasse per me, la sua eccitazione e perfino le mie stesse carezze che su di lei eseguivo...
Mi allontanai quel tanto da lei non per respingerla e nemmeno per voler smettere tutto ciò, ma solo per cercare di gestirlo perchè era così forte, intenso e bellissimo che mi sopraffaceva.
"Mi avevi parlato della condivisione del tutto, ma questo... wow... è... è... non credo esistano parole per esprimerlo..."
Dissi come una maratoneta dopo una lunga corsa con il fiato corto e la voce bassa e roca, ma in quel momento non era certo dovuta allo sforzo o alla fatica, quanto più ad un'eccitazione tale che mi confondeva..