Nanda Parbat: Lara's Bedroom

Season 3

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    Annarita
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    Casa. Ecco la parola che riecheggiava nella mia mente da quando ero tornato. Non credevo fosse davvero possibile, ma in quei mesi passati lontano da Nanda Parbat avevo scoperto quanto mi era mancata questa affascinante fortezza nascosta. Nonostante odiassi creare legami profondi, perché temevo che – prima o poi – sarebbero stati distrutti, non potevo fare a meno di sospirare di sollievo, mentre il mio sguardo si perdeva oltre la balconata e il profilo delle altre imponenti costruzioni. I miei piedi nudi ciondolavano nel vuoto, al di là della balaustra di una camera che avevo imparato a conoscere meglio della mia. Il torace e le spalle, anch’essi coperti esclusivamente da intricati tribali rituali, si beavano della leggera brezza notturna. Fumavo una sigaretta solitaria e lasciavo che il fumo – a tratti – avvolgesse il mio viso come un alone quasi mistico. Liberai un’altra boccata di fumo e lasciai che i pensieri vagassero senza freni.
    Tornare a casa mi aveva imposto un’analisi della mia vita, a cui raramente mi sarei abbandonato se non fosse stato che – un po’… o forse tanto? – ero cambiato. Sì, perché Nanda Parbat non era l’unico legame profondo che avevo instaurato negli ultimi tempi.
    Lara. Ecco il secondo nome che prese a riecheggiare nella mia mente, questa volta strappandomi molto più che un sospiro di sollievo. Non sapevo cosa stesse accadendo tra di noi, o forse non ero ancora pronto a dare un nome a quel qualcosa, ciò nonostante il tempo trascorso insieme in Russia ci aveva davvero… cambiati, fortificati… uniti? Temevo di chiedere a lei cosa ne pensasse di tutto ciò, ma in fondo non potevo negare quello che sentivo quando le stavo accanto.
    L’avevo sorretta nei momenti più terribili della sua vita: aveva subito un atroce tradimento, aveva viaggiato per i continenti alla ricerca di se stessa, aveva analizzato il suo luogo di origine per cercare di spiegare gli arcani del suo passato. Ed io? L’avevo tenuta per mano, aiutandola quando credeva che non ce l’avrebbe fatta, quando il terrore del fallimento bussava alla sua porta minacciando la sua disfatta. La realtà era che a me non fregava un bel niente di cosa avrebbe trovato in quelle lande desolate e gelide, a me interessava solo ed esclusivamente che fosse finalmente libera, libera dalle pieghe infette di un passato distorto. Ci era riuscita? Non ne ero del tutto sicuro, ma non avrei smesso di tenerla per mano. Non credevo che avrei mai potuto pensare a un qualcosa che si avvicinava pericolosamente a una promessa. Una promessa eterna.
    Scossi il capo con forza, gettando il mozzicone ormai annerito della mia sigaretta nel vuoto sotto di me. Osservai ancora quel rifugio, che mi ero finalmente deciso a chiamare casa, pensando che Lara ed io non eravamo gli unici ad essere cambiati… mi sembrava di essere tornato in un’altra epoca. Gli Assassini stavano rinascendo dalle proprie ceneri grazie a personaggi illustri che erano letteralmente risorti dalle proprie ceneri. Le Guerriere, tutte o quasi, avevano perso i loro poteri e tentavano di vivere una vita normale. E vie - la mia sorellina certo, ma anche forse tra le aliene più potenti – era diventata un’Assassina al mio pari, che ero un misero umano! Athena, la più saggia, lottava per ritrovare un’informazione perduta dalla sua memoria; un’informazione talmente importante dalla quale molto probabilmente dipendeva il destino di qualche pianeta! E doveva essere davvero disperata se era arrivata a chiedere aiuto a me! Che strano paradosso stavamo vivendo tutti noi?!
    Un brivido mi percorse la schiena, uno strano presentimento si era insinuato tra i miei rocamboleschi pensieri… pensieri e brivido che mi decisi a scacciare! Non era da me rimuginare così a lungo, mi piaceva affrontare le cose appena accadevano e odiavo dovermi perdere nei meandri delle possibilità infinite.
    Al diavolo! Quando il futuro si deciderà a presentarci il conto saremo qui ad accoglierlo!
    Sbuffai e mi misi in piedi sul cornicione della balconata. Alzai le braccia verso il cielo e mi stiracchiai, burlandomi dell’altezza spaventosa che mi occhieggiava curiosa. Poi ritornai dentro la stanza, a passo felpato, non volevo che Lara si svegliasse… o forse sì? Mi fermai un attimo ad osservarla: il profilo dal piglio sempre deciso era adesso rilassato; i capelli lasciati sciolti – sapeva che era una cosa che mi faceva impazzire! – erano sparpagliati sul cuscino, mentre qualche ciocca le copriva il viso; la linea del collo, di solito tesa durante la veglia, adesso era delicata e morbida… Forse fu per l’innocenza che scorsi in quei tratti, forse perché la distanza che ci separava stava diventando troppo dolorosa, forse perché volevo ricordare quale fragranza avesse la sua pelle, mi avvicinai ulteriormente e lasciai un bacio nell’incavo del collo. Spostai le ciocche di cappelli ribelli e baciai le palpebre chiuse e prede del sonno. Inspirai il suo odore genuino, senza artefici, e capii che stringevo tra le braccia la vera Lara, quella spoglia delle barriere issate a furia di combattere contro orde di nemici. Quella Lara che mi stava insegnando cosa significava sacrificarsi per una persona cara. Quella Lara che aveva abbattuto le mie di difese come fossero fatte di zucchero filato…


    Edited by KillerCreed - 29/9/2019, 21:15
     
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    Ero una donna, non ero una santa, così diceva una canzone di cui sinceramente non mi ricordavo neppure il titolo. Tuttavia questo non aveva mai significato per me concedermi a storie d'amore. Qualche avventura qui e lì, ma avevo sviluppato l'incapacità ad impegnarmi per via del mio desiderio continuo di scoperta, dalla necessità di viaggiare e sopratutto di combattere i miei demoni personali, cercare la verità e dare un senso alla mia vita.
    Solo ora mi rendevo conto di quanto tempo avevo perso alla Trinity tempo che sentivo che aveva ripreso tra le mani quando avevo trovato una ragione di vita ed uno scopo con gli Assassini. Diventare una di loro voleva dire perseguire i miei ideali e permettimi un percorso di avventura, studio e ricerca che faceva parte di me, ma al contempo essere utile con il prossimo senza dimenticare la mia vita personale. In confronto a Jacob ero una bambina, un'allieva alle prime armi che lui stava allenando sul campo come Assassina e nella vita privata come donna. Sì perchè lui mi aveva fatto scoprire questo lato di me, un lato che c'era. Che aveva fatto perdere la testa a chissà quanti uomini, ma che io non avevo mai visto e tanto meno usato per me stessa o per i miei scopi.
    Anche Jacob era maturato da quando lo avevo conosciuto ed il tempo passato in Russia, sulle tracce della mia storia, ci aveva fatto crescere come compagni d'armi e come compagni di vita. Non osavo ancora definirci una coppia o semplicemente definirci in qualche modo, ma senza dubbio sentivo che con lui avevo trovato una completezza che credevo irraggiungibile.
    Il bacio leggere di Jacob e la sua vicinanza mi fecero aprire lentamente gli occhi tanto che quando questo accadde lo presi alla sprovvista quando, accarezzando le mie labbra con le sue, le trattenni in un bacio che di casto aveva ben poco.
    "Welcome home..." sussurrai prima di lasciarmi andare in un sorriso impastato, ma rilassato.
    La mia stanza era ancora sottosopra: bagagli, libri, documenti... molte cose che avevo portato a casa dalla Russia, studi di mio padre che ero decisa a seguire e comprendere con il benestare di Claudia. Jacob mi stava dando una mano così come lo stava facendo con Athena tornata sulla Terra come tutte le altre Guerriere tranne Selene e Pandia. Con quest'ultima ci sentivamo grazie allo specchietto di comunicazione che mi aveva lasciato ed avevo trovato in lei un'amica solidale, leale e sincera. Molte cose erano cambiate dalla nostra partenza e perfino la Confraternita non ne era rimasta fuori con Bayek, redivivo e primo Assassino (quasi una leggenda per molti nei compagni), nuovo Mentore. Certo lo erano ancora Altair ed Ezio ma era come se con lui adesso la "Santa Trinità" fosse completa. La Mente: Altair. Il Corpo: Ezio. Lo Spirito: Bayek. Lui aveva portato quel lato mistico, spirituale e dell'anima della Confraternita ricordandoci perchè fosse nata. Risvegliando le coscienze, la fede in ogni suo singolo membro e portando molto della sua cultura Medjay che arricchì ognuno di loro.
    "Sai che pensavo che forse la tua idea sull'Area 51 della Trinity potrebbe essere una buona pista... forse lì troveremo i Talismani..." sussurrai guardandolo e nel mentre giocherellando con i suoi capelli ribelli, accarezzandogli il volto e disegnando il profilo dei suoi muscoli.
    I Talismani era una delle ricerche su cui mio padre più si era imputato, ne era venuto a conoscenza al villaggio dei Discendenti. Mia madre gliene aveva parlato, ma mai era riuscito ad andare oltre alla leggenda a scoprire dove questi fantomatiche reliquie fossero. Claudia, come Jacob (ndr. il leader dei Discendenti), era arrivata a credere che non esistessero. Templari, Trinity, Massoneria... tutti per secoli li avevano cercati e mai nessuno li aveva trovati.
    Jacob mi guardò confuso e poi scoppiò a ridere quasi offeso.
    "Cioè fammi capire signorina, fare l'amore con me ti fa pensare al lavoro? Pensavo di ispirare altro..." bofonchiò seducente risalendo con la mano una delle gambe nude che erano sfuggite al lenzuolo.
    "Guarda che è un complimento! Mi ispiri colpi di genio... normalmente nessuno tranne la sottoscritta, semplicemente brillante, ci riesce..." risposi con il chiaro intento di stuzzicarlo e ci riuscì scoppiando a ridere e stringerlo a me per baciarlo con trasporto avvinghiandomi nuovamente con le gambe ai suoi fianchi.
     
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    Annarita
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    Lara aveva il potere di annebbiarmi la mente, il corpo e… tutto il resto: questo era certo! Pensare, accanto a lei, diventava sempre più difficile, tanto da farmi venire il dubbio di non essermi rincitrullito completamente negli ultimi mesi. Eppure, mentre la baciavo e assaporavo la sua bocca, sapevo che c'era di più, molto di più. Ciò che ci univa andava oltre la mera attrazione fisica, che non mancava di sicuro, ma non era – stranamente nel mio caso! – il movente principale. E poi? Mi faceva ridere, strano ma vero! L’avevo conosciuta come una ragazza seriosa, un po' inibita, lontana da tutto quanto poteva rappresentare “una distrazione” dal suo “modus vivendi”. Invece, l'avevo scoperta ironica, sensuale… e inconsapevole di quanto lo fosse. Mi ero ripromesso che gliel'avrei ricordato ogni dolce, magnetico, divertente attimo della nostra vita. Già, perché che avremmo passato il resto delle nostre vite assieme cominciava a diventare una certezza.
    Le accarezzai piano la pelle nuda delle gambe ormai libere dal lenzuolo, mentre i miei denti le mordicchiavano il labbro inferiore, strappandole un piccolissimo gemito.
    "Comunque sì, se proprio dobbiamo parlare di 'lavoro' in un momento simile, credo proprio che dovremmo provare… Abbiamo seguito ogni indizio, ogni iscrizione, ogni fonte e tutti i luoghi in cui siamo stati si sono rivelati dei buchi nell’acqua…"
    Le mie mani risalirono le sue dolci curve, sfiorandola come se fosse la prima volta e, in fondo, era come se lo fosse. Quando la toccavo mi sembrava di scoprire sempre un lato diverso, un centimetro più morbido, un piccolo neo invisibile ma sensibile al tatto. Scoprivo un dettaglio di Lara a me sconosciuto e questo mi riempiva di smania, perché la mia mente e il mio corpo bramavano di conoscerla “tutta”.
    “A questo punto, se le fonti sono corrette e là dove abbiamo cercato non c'era nulla, è logico pensare che ‘qualcuno’ sia arrivato prima di noi! Chi potrebbe essere se non la Trinity, un’organizzazione che di questi manufatti ne fa incetta come patatine fritte?!”
    Lara rise di gusto e io mi lasciai trasportare da quel suono argenteo, quasi angelico. Sì, dannazione, i miei neuroni – e non solo loro! – avevano bisogno di una doccia gelata per riprendersi dallo shock. Le presi il viso tra le mani, lasciando che il mio torace si plasmasse al suo corpo più minuto ma non per questo meno scattante del mio. Con i pollici accarezzai le sue gote arrossate da tante emozioni che non ero tanto bravo a leggere… poi la baciai di nuovo, questa volta senza fretta, permettendo ai nostri respiri di fondersi e alla mia lingua di solleticare la sua. I miei muscoli si tesero per il desiderio di averla, ma ancora una volta comandai il mio corpo di attendere, di godere di quel momento unico che mai sarebbe tornato indietro. Il vecchio Jacob non ci avrebbe pensato su due volte prima di possederla e raggiungere il piacere; tuttavia, il nuovo Jacob aveva capito che c'erano tanti tipi di piacere e tutti meritavano di essere vissuti.
    Oh, come sono diventato saggio! mi beffeggiai senza ritegno, non erano certo da me certi pensieri, infatti badavo bene di non “pensare ad alta voce” a tal proposito! Avevo deciso che avrei lasciato una chance al futuro, chissà cosa ci avrebbe riservato.


    Edited by KillerCreed - 29/9/2019, 21:15
     
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