Present Day #2019: Toronto's Roads

Season 3

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,694
    Reputation
    +1,386
    Location
    Mandalore

    Status
    :Pandia:
    Per definizione una Guerriera o Sailor Senshi è una "prescelta" che nasce con un tipo particolare di Star Seed: il Sailor Crystal. Erano questi a donare ad ognuna di essa i propri poteri, lo stesso che nasceva nel Galaxy Culdron al centro dell'Universo. Ogni "seme" nasce su una stella diventandone la Guerriera Guardiana era così che ne esisteva una per ogni pianeta esistente, tutti tranne la Terra.
    Da quando ero sulla Luna il mio nuovo ruolo di Principessa e membro della Famiglia Reale mi aveva imposto molte lezioni e non solo di buone educazione ed etichetta, ma anche di storia e magia oltre che un addestramento per disciplinare il fisico, la mente e lo spirito.
    Era stata la mia devozione e le mie capacità a far decidere a Selene di insignirmi del titolo di Guerriera... non possedevo un Sailor Crystal, i miei poteri derivavano solo dal fatto che mia madre fosse una strega, ma Selene aveva cambiato le cose. Aveva scisso il suo Sailor Crystal condividendolo con me e siccome lei da Imperatrice non poteva più ricoprire attivamente il ruolo di Guerriera della Luna aveva insignito me di tale incarico.
    Mi occupavo quindi come Principessa di servire il regno, ma anche al fianco di Toth di gestire l'esercito e le sfide sul campo.
    Inutile dire che in quel tempo il rapporto tra me e Selene si era cementificato rendendoci indivisibili, mentre anche con Endymion si era legato un legame forte. Eravamo una famiglia e come tale sia io che lui ci sentivamo in dovere di star accanto a Selene in qualcosa che... coinvolgeva in prima persona, oltretutto, anche noi e le sorti dell'universo intero.
    "Non riesco a credere che finalmente lo rivedrai... Ma era giunto il momento. Il vostro amore ha resistito alla distanza, ora deve dare prova di forza al ritrovarsi..." esclamò Cerere che con il suo solito fare materno trasognate e gentile già pregustava il mio reincontro con Ezio.
    "Non vado sulla Terra solo per questo, lo sai!"
    "Anche per quello, dai non puoi dire che rivederlo non ti emoziona, ma Pandia ha ragione... la sua è una missione ben più mirata. Athena stessa te l'ha data no?" Partenope come al suo solito era dolce, ma svampita. Infatti al uso pronunciare il nome di Athena tutta la guardammo come a sgridarla.
    "Shhh! Vuoi che qualcuno ci senta? Endymion sa solo che vado per dar man forte Selene e così è, ma... in modo un po' diverso da come si immagina!"
    "Molto diverso! Non so se sia una buona idea non mettere a conoscenza almeno l'Imperatore delle tue intenzioni, ma è anche vero che se Athena ti ha chiesto di fare voto di silenzio... Comunque non preoccuparti, penseremo noi a tutto!" mi fece notare Iuventas che come sempre stringeva tra le mani un calice di ambrosia intenta a berne il prelibato nettare.
    "Sì ragazze confido in voi ed in Toth. Devo mostrare a mia sorella anche anche il mio gruppo di Guerriere è all'altezza del suo!" dissi orgogliosa.
    "E lo saremo! Ci hai recuperato su pezzi di roccia che si possono definire più asteroidi che pianeti, ma facendo parte della fascia principale di asteroidi del sistema solare e nate con il Sailor Crystal siamo devote alla salvaguardia di questo sistema tanto quanto le nostre precedentrici..." esclamò fiera e combattiva Vesta non tradendo il suo spirito familiare.
    Il dado era tratto e dopo aver salutato coloro che ormai erano a tutti gli effetti le mie compagne oltre che amiche e sorelle, mi diressi da Endymion dove con la forza del Cristallo che aveva al collo mi aprì un passaggio verso la Terra.
    Tornarci dopo quello che per me erano anni fu strabiliante, quanto lo era sentirmi diversa dalla ragazzina ribelle che l'aveva lasciata. Ormai ero una donna, una giovane donna che nonostante i pretendenti e la tentazione era rimasta fedele a chi, lettera dopo lettera, si era trasformato in qualcosa di ben più forte di un semplice amante di ventura.
    Era stato ad Ezio che avevo dato appuntamento in un hotel del centro, ero arrivata a notte fonda ed avrei aspettato il giorno successivo per agire, ciò voleva dire che potevo concedermi una notta per me. Per noi. E forse per qualcosa di più...


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 26/9/2019, 19:23
     
    Top
    .
  2.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Ezio:
    Ancora quel sorriso. Fermai la mano col rasoio a mezz'aria, per osservare il mio riflesso allo specchio.
    Se invecchiare fosse stata una cosa che il mio corpo poteva fare, avrei detto che ero riuscito ad invertire il processo, e non solo a fermarlo: sembravo davvero più giovane, da quando inquietudine e preoccupazioni avevano smesso di incupirmi i tratti.
    Per troppo tempo mi ero negato un simile vezzo, riservandolo ai frangenti in cui era una necessità, una comoda risorsa per affascinare e sviare sospetti durante le mie missioni. Negli ultimi mesi aveva cominciato a riapparire sul mio viso, in momenti inaspettati.
    Federico lo aveva subito notato, e aveva anche immaginato correttamente il motivo: ”Qualche nuova conquista, non è vero?”
    Ripresi a radermi. Quella mattina avevo deciso che la barba sottile e curata che portavo da molto mi era venuta a noia. Avevo quasi finito il mio lavoro, poi sarei sceso dabbasso, dove avrei incontrato gli altri abitanti della nostra villa.
    Mentre mi ripulivo le guance e il mento dagli ultimi residui di sapone, riflettevo.
    A che punto era il nostro rapporto? Me lo ero chiesto abbastanza sovente in questi mesi di semplici scambi epistolari. Avevo quasi più parlato di lei con mio fratello (odiavo quando riusciva a capire tutto solamente osservandomi) che con lei. Non ci eravamo scambiati alcun tipo di impegno. I nostri sentimenti vivevano a dispetto della lontananza, e della mancanza fisica...
    Sulle scale Emilio, il custode, mi diede il buongiorno e mi annunciò che la colazione era pronta nella sala da pranzo. Lui e la sua famiglia erano le uniche persone a conoscere la verità su di me e su Claudia al di fuori della Confraternita. Per Federico, invece, avevamo preferito non scendere troppo nei particolari del suo arrivo.
    ”Stai partendo di nuovo?”
    Claudia usciva dallo studio con una tazza di caffè in mano; davvero poco era cambiato rispetto a secoli prima: aveva sostituito il pesante registro con un sottile computer, e sembrava prediligere passare la maggior parte del suo tempo nello studio del siniscalco tanto quanto lo detestava fare in passato.
    Ormai nella sua voce non c'era più il tono di rimprovero che mi riservava una volta, solo la perplessità di non aver previsto questo avvenimento.
    E come avrebbe potuto? La avevo bandita dalla mia testa, con minacce neanche tanto velate, appena avevo scoperto questa sua nuova capacità di leggere la mente altrui come libri aperti.
    ”Devo tornare a Nanda Parbat, ho un appuntamento importante in giornata”
    Il che corrispondeva a verità, almeno in parte. Fortuna che Federico in quei giorni non era a Monteriggioni: lui non aveva bisogno di poteri soprannaturali per capire fin dove arrivavo a raccontare dei miei impegni, e quando invece le mie faccende diventavano solo ed esclusivamente mie.
    Raggiunsi Nanda Parbat con la moto in meno di un'ora, ma questa era una tappa, non la mia destinazione.
    Cercai Altair solo per informarlo del mio passaggio, e mentre percorrevo i corridoi, una volta molto silenziosi, mi rallegrai di quanto ora fossero animati. Se prima l'apparenza quasi da sacro tempio in abbandono del Covo mi comunicava sempre una fitta di tristezza, ora avvertivo la nuova linfa vitale che l'avvento di Bayek aveva portato; lungi dal sentirmi minacciato nel mio ruolo di comando, ero soddisfatto che la Confraternita stesse ritrovando compattezza e scopo.
    Volevo trattenermi il minimo indispensabile, guidato da una fretta giustificabile, ma non riuscii a liberarmi per diverse ore dalle incombenze della mia posizione.
    Arrivai a Toronto che era già sera. Trovai facilmente l'albergo in centro città che mi aveva indicato Pandia nella sua lettera. Caotico al punto giusto per poter superare inosservato il portiere all'entrata e gli impiegati alla reception.
    Ma lei dove era? Mi concentrai per vagliare i presenti e rintracciare quella luminosità particolare che le apparteneva, ma poi sentii degli occhi posati su di me.
    Uno sguardo intenso, seducente, ammaliante. Sorrisi per la seconda volta, quel giorno.
     
    Top
    .
  3.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,694
    Reputation
    +1,386
    Location
    Mandalore

    Status
    :Pandia:
    Ero arrivata in hotel nel tardo pomeriggio, il tempo indispensabile per prendere una stanza, per pagarla (avevo trasformato alcuni dei denari lunari in moneta terrestre) e starci qualche ora. Ero uscita a fare shopping, non potevo certo andare in giro con gli abiti che indossavo sulla Luna e poi una volta in stanza avevo rivisto i dettagli di quella che sarebbe stata la mia missione. Avevo messo tutto via nei cassetti della scrivania ed ero scesa in reception in attesa di Ezio.
    Era mia intenzione ovviamente parlargli nel dettaglio di ciò che mi aveva portato lì, ma non prima di esserci goduta il nostro meritato ritrovarci. Ne avevo già parlato con le mie amiche e loro avevano capito benissimo la mia necessità di non vivere più attivamente solo sulla Luna, conoscevo le mie responsabilità e le avrei portate avanti, ma lo avrei fatto senza rinunciare ai miei di sogni.
    Ci avevo messo tempo per capirlo, per non sentirmi in colpa, ma avevo compreso che rendermi felice voleva dire rendermi più capace di assolvere ai miei doveri. A nessun regno avrebbe giovato una Principessa triste incapace di concentrarsi. Cerere mi aveva immediatamente appoggiata, considerando quanto fosse romantica, ed anche Partenope, sempre con la testa tra le nuvole. Più critiche Iuventas e Vesta per poi ritrovare nel mio ragionamento una logica che capivano ed accettavano.
    Quando i nostri sguardo si incrociarono io alzai una mano in segno di saluto con una malizia non più velata o inconsapevole, ma molto più matura e voluta. La mia pelle appariva più eterea ed argentata di quanto riguardasse, questo per via delle radiazioni lunari, così da far apparire i miei capelli ancora più scuri, corvini e gli occhi ancora più profondi. Le labbra erano truccate di rosso come le scarpe a decoltè che indossavo con uno stiletto su cui camminavo perfettamente. Indosso un trench nero molto elegante chiuso con una cinta in vita.
    "Auditore... ancora più sexy di quanto ricordassi..." dissi a mezza voce, le mani in tasca ed il capo piegato da un lato. Mi mantenni seria per un momento e poi ridacchia con lui in bilico tra l'imbarazzo e l'eccitazione del rivederci.
    Con il capo gli feci cenno di seguirmi ed in silenzio salimmo in ascensore fino all'ottavo piano prima di entrare nella suite che avevo riservato.
    "Non ho parole per esprimere la gioia che ho nel tornare, ho cercato ogni momento possibile in questi 13 anni e mezzo, ma ahimè non ne ho trovati... devo dire che è stato un periodo che mi ha permesso di crescere e comprendere molte cose come... come il fatto di amarti e di non desiderare nessun altro uomo al mio fianco che non sia tu..." gli dissi quelle cose ancora appoggiata alla porta della stanza che avevo appena chiuso. Le mani dietro la schiena e lo sguardo greve.
    Volevo dirglielo perchè forse per lui era poco tempo, ma per me erano tanti anni che mi spingevano in gola e non glielo avevo ma scritto perchè volevo dirglielo guardandolo in faccia. Dirgli che avevo rifiutato ogni pretendente, ogni possibile corteggiatore per lui... perchè volevo che solo lui mi toccasse e mi amasse... certo molto gli avevo confidato nelle lettere, ma ero sicura che sentirselo dire dalla mia voce era diverso anche perchè... non volevo che la passione che da lì a poco sarebbe esplosa sarebbe stata solo una fiamma passeggera...
    Sorrisi mordendomi un labbro e finalmente portandomi le mani alla cita del trench la slacciai rivelando che al di sotto indossavo solo una lingerie di pizzo, fine, elegante, sexy e di rosso acceso.
    Camminai felina verso di lui e gli portai le mani tra i capelli...
    "Mi sei mancato come l'aria che respiro... ti amo Ezio Auditore... ed ho aspettato tanto per potertelo finalmente dire guardandoti dritto negli occhi..."
     
    Top
    .
  4.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Ezio:
    Prendemmo l'ascensore per salire nella sua camera. Un ascensore tutto specchi e luci bianche, come il resto dell'albergo.
    Mi infastidì il fatto che ci fossero altri clienti, che non potessimo neanche sfiorarci in presenza di estranei. Per tutta la salita, ci scambiammo sguardi complici e infuocati giocando con i riflessi degli specchi.
    Una volta nel corridoio, tentai di afferrarle la mano, ma lei si liberò abilmente, affrettando il passo verso una delle tante porte davanti a noi. La spessa moquette bianca annullava ogni rumore, e lei sembrò quasi prendere il volo.
    Aveva qualcosa in mente, e il solo pensiero mi bastò per far battere più forte il cuore, per far arrivare il sangue con un impeto maggiore in ogni più piccola parte del mio corpo.
    Era cambiata, Pandia, era cambiata ancora una volta da quando la avevo conosciuta. Era sempre lei, eppure diversa. Era diventata una giovane ammaliatrice, ora ben consapevole delle sue qualità, che amava farsi desiderare. Ed io, non chiedevo altro che di seguire il suo desiderio.
    La sua camera era ampia ed elegante, dai toni chiari, con spessi tappeti e una profusione di cuscini sparsi sul letto e sul pavimento, con le luci basse che rendevano l'insieme sofisticato ed accogliente al contempo.
    Attesi in silenzio che parlasse, anche se le mie intenzioni erano molto diverse. Non credevo che le parole avrebbero contribuito in maniera migliore ad esprimere la felicità nel ritrovarsi meglio dei nostri corpi, ma attesi.
    "Mi sei mancato come l'aria che respiro... ti amo Ezio Auditore... ed ho aspettato tanto per potertelo finalmente dire guardandoti dritto negli occhi..."
    Respirai a fondo. Forse lei aveva ragione: per quanto le parole, per iscritto, avessero una natura più permanente, pronunciarle ad alta voce, con la persona davanti, poteva essere un modo molto più importante ed enfatico per un impegno ed una confessione così sentita.
    ”Mi sento l'uomo più fortunato dell'universo, perché una creatura meravigliosa come sei tu mi ha donato il suo cuore.”
    Appoggiai le labbra sulle sue, per respirare il suo respiro. Era così dolce che desideravo solo perdermi dentro le sensazioni che stavo provando. Le mie mani volevano solo toccare il suo corpo, e tutto il mio essere era teso verso di lei.
    Prima che ogni parola venisse cancellata dal desiderio che stava montando, le mormorai a fior di labbra: ”Non voglio mai più separarmi da te. Non so ancora cosa dovrò inventarmi, ma troverò il modo di poterti stringere ogni giorno tra le mie braccia, perché solo vicino a te posso trovare quella felicità che cerco da tutta la vita!”
    (…)
    Il sole non era ancora sorto, mancavano pochi minuti all'alba ma già la luce grigia arrivava fino al letto, rischiarando altri particolari della stanza.
    I nostri vestiti, abbandonati a terra, tracciavano quasi un sentiero di ricordi di quello che era successo la sera prima.
    Vicino alla porta giaceva il suo impermeabile, poi la mia camicia bianca, le scarpe, i pantaloni e, sui cuscini ai piedi del letto, la sua biancheria. Ogni pezzo mi portava un ricordo in maniera vivida: la sua pelle perfetta, la sua bocca, il suo profumo. I miei pensieri si soffermavano sul suo viso, sulla sua espressione di piacere intenso, sui brividi che la attraversavano quando la toccavo.
    Di solito non mi interessava rivivere i mie incontri d'amore, ero sempre concentrato sul successivo che avrei avuto, ma questo era stato diverso da tutto il resto.
    Per ore avevamo lasciato che la passione accumulata per troppo tempo si sfogasse. I nostri corpi si erano cercati con passione, con desiderio e brama travolgente, poi con dolcezza, lentezza, assaporando ogni gesto.
    Dopo, ci eravamo addormentati nudi, abbracciati, sazi, in mezzo alle lenzuola di seta bianche.
    Pandia stava dormendo sul mio petto, il suo respiro leggero e regolare era un suono che avevo desiderato a lungo udire. Amavo osservarla mentre dormiva, era la prima volta che passavamo insieme la notte, che ci svegliavamo insieme.
    Non volevo più rinunciare a questi momenti, lo avevo confessato e non mi pentivo di essermi reso vulnerabile ai suoi occhi.
    La strinsi a me. Volevo svegliarla, volevo approfittare dei pochi momenti che ancora ci rimanevano prima che, insieme ai vestiti, indossassimo nuovamente i nostri ruoli e le nostre responsabilità.
    ”Buongiorno, amore mio” Le scostai i capelli dal viso, con dolcezza. Risi sommessamente. ”Lo sai, è da quando mi sono innamorato di te che aspetto di dirtelo...”
    Non le diedi il tempo di rispondere. Il mio desiderio si era fatto nuovamente urgente, ed il mio corpo voleva il suo...
     
    Top
    .
  5.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,694
    Reputation
    +1,386
    Location
    Mandalore

    Status
    :Pandia:
    Fare l'amore con Ezio era un'emozione che andava oltre a qualsiasi altra cosa che in vita mia avrei potuto provare. Avevo vissuto per anni con il solo ricordo della nostra prima volta, ma non aveva niente a che fare con la notte che avevamo appena passato, piena di una consapevolezza maggiore di chi eravamo e di cosa volevamo.
    La mia innata resistenza, dovuta alla mia natura aliena, mi rendeva poi un'amante che difficilmente si stancava, sempre pronta a donare nuove intense sensazioni di piacere con una cura ai particolari che perfino io mi stupivo di avere.
    La mattina arrivò radiosa e serena, mentre ascoltando le sue parole quando svegliandomi dolcemente, sorrisi libandomi del sapore che aveva pronta a donarmi ancora completamente e totalmente a lui.
    Facemmo nuovamente l'amore per poi ritrovarci poco tempo poco ancora nel letto nonostante il sole alto, lui era supino ed io seduta su di lui ero piegata verso la sua schiena. Il mio seno nudo gliela accarezzava, mentre le mani le passavo leggere sulle spalle e le braccia muscolose, mentre con le labbra lo deliziavo con baci sparsi dalla base del collo fino all'incavo dello stesso.
    "Quindi hai preso il posto di Selene?" mi chiese dopo che da mezz'oretta avevamo preso a parlare aggiornandoci di cose di cui già avevamo parlato sommariamente nelle lettere, ma trovando che fosse necessario confrontarci a voce.
    "Immagino dunque che le tue responsabilità siano aumentate..."
    "Un po'! Essere la Principessa dell'Impero e una Guerriera è un impiego a tempo pieno, ma... mia sorella ed Endymion insistano che io mi prenda un altro impegno importante: diventare una moglie devota e fedele..." a quelle mie parole lo sentì irrigidirsi ed io ridacchia massaggiandogli maggiormente le spalle e baciandolo più sensualmente.
    "Tranquillo non ti chiedo di sposarmi, ma... sicuramente è anche mio desiderio impegnarmi ed io voglio farlo con te..." gli bisbigliai all'orecchio, prima di scivolare da lui e sedendomi al suo lato vedendolo mettersi su un fianco poggiando il volto su una mano.
    "So che mi hai sempre chiesto di tenere questo nascosto, ma non lo voglio più fare! Ho già parlato con le mie amiche ed anche grazie a loro ho capito che posso assecondare la mia felicità senza venir meno a tutti gli impegni che ho..."
    Lo vidi felice quanto perplesso.
    "Con le tue amiche mh? Quindi già la nostra storia non è così segreta..."
    "Mi fido di loro ciecamente. Sapevi che Ares ha una sorella? Si sono riunite da poco e lei è anche una delle mie compagne oltre che amiche, lei possiede la capacità di aprire passaggi attraverso gli specchi... ciò vuol dire che potrei anche vivere qui con te sulla Terra e raggiungere la Luna in un batter d'occhio o al contrario potresti passare piccoli periodi con me a corte e tornare sulla Terra ogni volta che vuoi e come vuoi... insomma le possibilità esistono, serve solo la nostra volontà..." gli dissi accarezzandogli il viso prima di avvicinarmi e baciarlo, ma prima che finissimo nuovamente preda dei nostri istinti cercai di darmi una calmata e staccandomi a malincuore mi alzai. Ero completamente nuda e così recuperai la sua camicia che indossai allcciando i bottoni prima di avvicinarmi all'elegante tavolo della suite da cui dal cassetto tirai fuori una mappa che gli mostrai. Corrugò la fronte una volte che raggiunsi il letto: era la piantina della Loggia Hamilton.
    "Con le mie compagne non ho parlato solo di noi, ma anche del motivo per cui sono qui... ovviamente vederti, ma anche questo..." gli dissi indicandogli la mappa.
    "Non dovrei farne parola con nessuno, tanto meno con qualcuno così vicino a mia sorella, ma... ti amo, voglio essere la tua compagna di vita e come tale non voglio avere segreti con te..."
    "Come hai fatto ad avere questa piantina?" mi chiese sconvolto. Indubbiamente ottenerla risultava difficile se non impossibile.
    "Me l'ha data Athena... lei mi ha ingaggiato per questa missione, ma mi ha detto di farla in modalità stealth... Endymion sa che sono qui per aiutare Selene, ma mia sorella non ha idea che sono sulla Terra... mi paleserò a lei, ma non prima di aver rubato i Frutti dell'Eden dalla Loggia ed averli portati a Persephone..." esclami tutto d'un fiato vedendolo sempre più perplesso.
    Sulla piantina c'era perfino indicata la stanza segreta in cui erano custoditi i Frutti. Non sapevo come Athena avesse avuto quelle informazioni o la mappa, ma avevo la sensazione che l'avesse disegnata lei, nè tanto meno il motivo di quella strana missione. La mia reazione era stata quella di Ezio alle sue parole, ma mi fidavo. Se lei mi diceva che non poteva spiegarmi il perchè, ma tutto aveva un senso per lo scopo ultimo in quella guerra, mi fidavo.
    "Spero vorrai accompagnarmi..." conclusi con un fil di voce ed uno sguardo quasi implorante, tanto dolce e gentile, quanto terribilmente ammaliatore.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 1/10/2019, 16:29
     
    Top
    .
  6.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Ezio:
    La mappa della Loggia Hamilton... la mappa del quartier generale dei Templari!
    Per quanti anni avevo cercato di procurarmi queste informazioni, e il loro ottenimento era quasi diventato un'ossessione?
    Violare la loro base, sottrarre i loro segreti, recuperare i Frutti dell'Eden e, addirittura, trovare le loro scorte della fonte di Lazzaro, per eliminare ogni vantaggio che avevano su di noi. Indebolirli per infliggere loro il colpo di grazia.
    Ottenere alla fine, dopo secoli di lotta e di sacrifici, lo scopo per cui era nata la Confraternita: rendere il mondo libero da una mentalità di controllo e oppressione, salvare le donne e gli uomini di ogni luogo della Terra dalla schiavitù.
    Ero stato una volta in precedenza alla Loggia, ma in quel caso c'erano altre emergenze da risolvere, dato che era in corso la guerra del Cristallo, e l'unica cosa che dovevo fare era salvare i miei compagni: mi ricordavo una serie di sale immense, austere, che avevo attraversato di corsa scortato da quel doppiogiochista di Cormac.
    In quei momenti, la mia mente era focalizzata sul pericolo che incombeva su di noi, e non c'era stato lo spazio né l'opportunità di pensare ad altro. Ma questa volta, potevamo pianificare la nostra missione nei minimi particolari, sfruttare il momento adeguato, addentrarci silenziosamente fino ad arrivare a colpire il nostro nemico al cuore.
    Immerso in questi pensieri, sentii a malapena la richiesta di Pandia:
    "Spero vorrai accompagnarmi..."
    La mia risposta fu immediata, non avevo bisogno di rifletterci neppure un secondo: ”Ma certo! Dammi solo modo di recuperare la mia lama celata!”
    Non avevo altro in testa da quando avevo scoperto l'esistenza di quella planimetria: per nulla al mondo mi sarei fatto scappare l'opportunità di mettere piede nella tana dei nostri nemici di sempre, e per farlo stavo mettendo a tacere un bel po' di interrogativi che, invece, avrei dovuto ascoltare: per quanto fossi ancora un Mentore, a capo della Gilda di Firenze, era mio obbligo informare anche gli altri Mentori, dato che il nostro obiettivo erano niente di meno che i Frutti dell'Eden.
    Però, visto che Athena aveva richiesto la massima segretezza, questo non sarebbe stato possibile.
    E c'era un'altra voce nella mia testa che tentava di farsi sentire: come era riuscita Athena ad ottenere una simile informazione? I miei vecchi dubbi sul ruolo delle Guerriere all'interno della nostra alleanza, che avevo cercato di sopire, si stavano risvegliando, inevitabilmente.
    Come ne era venuta a conoscenza? Quali fonti aveva sfruttato? Forse Connor, che si era riavvicinato al padre, il capo dei Templari, aveva passato a lei quelle informazioni preziose?
    Addentai una fetta di pane abbrustolito dal vassoio della colazione in camera che ci era appena stato portato, mentre nel contempo mi infilavo i pantaloni, sbrigativo.
    Mi rivolsi a Pandia, con tono secco: ”Dammi un'ora, poi scendi in strada ad aspettarmi. Mi procurerò un casco per te e raggiungeremo la Loggia con la mia moto!”
    Colsi la sua occhiata quasi con stupore: un misto di perplessità e forse anche di delusione.
    Probabilmente non si era aspettata la mia reazione spiccia e risoluta, ed io non avevo per nulla previsto, né conteggiato, la sua.
    Mi fermai e scossi la testa, quasi per giustificarmi.
    Non era questa una delle tante prove a cui sarebbe stato sottoposto il nostro rapporto? Il dover bilanciare e soppesare le nostre reazioni, il dover continuamente rivedere le nostre priorità per non lasciare dei pezzi di noi indietro?
    Non capivo perché fosse così importante, ai suoi occhi, voler gridare al mondo intero il nostro amore, dato che questo avrebbe solo comportato nuovi ostacoli da superare. Ma non volevo affrontare in questo momento l'argomento, già troppe tensioni si annunciavano all'orizzonte.
    Così, mi avvicinai lentamente a lei, abbracciandola e posandole un bacio sulle labbra a mò di saluto.
    ”Tra un'ora, d'accordo?”
     
    Top
    .
  7.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,694
    Reputation
    +1,386
    Location
    Mandalore

    Status
    :Pandia:
    "Non lo so, forse mi faccio troppi problemi... io non sono così..." bofonchiai alquanto infastidita dal mio stesso comportamento mentre davanti allo specchio mi stavo dando gli ultimi aggiustamenti per incontrare poi Ezio giù in strada.
    "Carina tu non ti fai troppi problemi, tu sei donna ed il signorino è semplicemente un uomo, questo spiega tutto!" disse Iuventas che seduta con i piedi sulla toletta della sua stanza mi guardava attraverso lo specchio versandosi dell'altra ambrosia.
    "Gli ho anche detto la tua idea dello specchio e... niente... niente il vuoto cosmico... nemmeno un "ci penserò!" esclami infastidita, mentre mi sistemavo i capelli troppo nervosa per ottenere il risultato desiderato.
    "Pandia io non voglio essere disfattista, ma... è chiaro che lui non vuole quello che vuoi tu. E' un uomo di mondo, tu stessa me lo hai detto... oggi sei il suo sogno impossibile, il desiderio nascosto, ma... domani ne troverà un altro e tu perderai tutto il tuo fascino!"
    "Ti avevo chiamata per tirarmi su di morale!" le feci notare sbattendo la spazzola sulla toletta fuori di me. I capelli non si mettevano in piega ed io mi stavo innervosendo. Iuventas lo notò e poggiando la coppa da un lato e mettendo i piedi giù dal tavolo, vi mise i gomiti per potersi sporgere meglio verso di me.
    "Ehi io sono sincera! Ti stai incaponendo esattamente come mia sorella, oh quello Shay... ha fatto quella stronzata perchè non c'ero io altrimenti... oh ma un giorno di questi vengo sulla Terra e giuro che lo smonto, un osso per volta... e..." Iuventas si stava perdendo nei suoi soliti pensieri di vendetta mentre io schioccando le dita di fronte allo specchio la invitai con lo sguardo a tornare sul tema. Su di me.
    "Ok sì... stavo dicendo... Lascia perdere! LASCIA PERDERE! Divertiti certo, ma poi pensa seriamente alla proposta di Toth! Lui è pazzo di te, lo sai. Fate una coppia perfetta. Lavorare benissimo insieme. Avete sintonia e tua sorella lo adora. Pandia dico sul serio... pensaci... tu meriti un uomo che voglio urlare alle stelle che ti ama e che vuole stare con te e Toth lo ha già fatto ampiamente, ma tu insisti con uno che invece vuole tenerti in un angolo... avete passione, ve lo concedo, ma è amore?"
    Avrei voluto rimanere ancora con Iuventas, ma il tempo era tiranno e dopo essermi legata i capelli in una coda alta la salutai uscendo dalla stanza. Per tutto il percorso dalla stanza alla moto sentivo le parole di Iuventas rimbombarmi in testa e colpirmi più di quanto avrei voluto. Mi erano entrate dentro e mi fermai seriamente a prenderle in considerazione più di quanto consciamente avrei voluto, ero così sovrappensiero che quando Ezio mi porse il casco rimase interdetto nel vedermi metterci un po' a prenderlo in mano.
    "Tutto bene?" mi chiese preoccupato probabilmente dal fatto che quel mio atteggiamento avrebbe potuto efficiare la missione.
    "Assolutamente!" risposi fintamente indossando il casco e salendo in moto dietro di lui.
    Rimasi in silenzio per tutto il tragitto fin quando arrivati a destinazione mi trovai a dargli le spalle osservando la Loggia in lontananza.
    "Ti ricordo che questa è la MIA missione e tu sei solo un ospite. Se una volta dentro vorrai ficcanasare in giro fallo pure, ma non far saltare la nostra copertura... i Frutti dell'Eden sono miei!" esclami voltandomi verso di lui e mettendo le cose in chiaro. Iuventas su una cosa aveva ragione, avevo sbagliato a dargli così tanto e subito.
    "La cartina della Loggia è tua... puoi tenerla e con gli Assassini farne ciò che vuoi!" conclusi, prima di schiacciare il piccolo pulsante di quello che sembrava un orologio al mio polso. Da quando l'Impero era rinato Selene aveva fatto notare la necessità di una Guerriera di mimetizzarsi e così ora non andavamo più in giro già con le nostre divise, ma bensì questi erano racchiusi con una nanotecnologia uraniana in un bracciale che bastava attivare affinché le stesse ci "vestissero". Era stata la Contessa Gea a progettarle.
    Ci trovavamo su un collo alle spalle del Parco Alto dovevamo attraversarlo tutto senza farci vedere, impresa assai difficile considerando il numero di Templari che vi passeggiavano o vi facevano la guardia ed arrivare alla Galleria dei Passi Perduti, da lì superare la Sala delle Arti e di Diana e da lì uscire verso l'Allea Centrale, superare il canale d'Ercole e giungere ai resti del Tempietto di Diana, trovare l'ingresso, prendere i Frutti ed andarcene.
    "Ti aspetto alla Torre del Belvedere!" esclami senza dargli il tempo di rispondere. Avevamo studiato che quello era l'accesso migliore, ma c'era il parco da superare, bé problema suo. Io usai la Pietra di Luna che portavo al dito e grazie ad essa manipolai la gravità, cosa che mi permise di volare fino alla meta. Una volta lì usai sempre la Pietra di Luna per modificare nuovamente la gravità e questa volta schiacciare l'uomo che era di vedetta a terra. Una volta al suo fianco lo colpì con un pugno e lo legai e poi mi godetti lo spettacolo. Certo avrei potuto portare Ezio con me, ma preferivo osservarlo dalla cima della torre e vedere in quanto tempo e che in modo mi avrebbe raggiunto.
     
    Top
    .
  8.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Ezio:
    Fissai per qualche attimo il punto in cui avevo perso di vista la sua figura, scomparsa in lontananza oltre l'ampio parco della Loggia, diretta ad una torretta costruita in un angolo dell'edificio centrale.
    Ripensai alle raccomandazioni che mi aveva rivolto prima di volare via: "Ti ricordo che questa è la MIA missione e tu sei solo un ospite. Se una volta dentro vorrai ficcanasare in giro fallo pure, ma non far saltare la nostra copertura... i Frutti dell'Eden sono miei!"
    Come può preoccuparsi del mio comportamento in azione? Del fatto che possa violare una delle tre regole del Credo, di non compromettere la Confraternita? E per di più, io non andrò a “ficcanasare”, ma a raccogliere informazioni preziose...
    I suoi dubbi sulle mie capacità mi infastidivano, ma non mi avrebbero portato a strafare per dimostrarle il contrario. Avevo centinaia di anni di missioni sulle spalle, e non sarei caduto in una trappola così sciocca come l'amor proprio, soprattutto quando in gioco c'era una posta così alta.
    Respirai più volte a fondo, per concentrarmi sul piano e per scacciare via i pensieri fastidiosi.
    Studiai le ronde di guardia nei giardini cercando i varchi che si aprivano nei percorsi di sorveglianza dei numerosi Templari.
    Anche se all'esterno appariva come un imponente palazzo in stile classico, la verità ben celata era che si trattava di una fortezza, quasi inespugnabile.
    Avrei dovuto attraversare l'ampio giardino all'italiana sfruttando la copertura delle siepi, muovendomi silenzioso e con una perfetta scelta dei tempi. Non era un compito facile, ma riuscii ad evitare ogni tranello in cui sarebbe caduto facilmente qualsiasi Assassino con meno allenamento ed esperienza del sottoscritto.
    Fui costretto a neutralizzare solo una guardia che mi sbarrava il percorso senza alcuna possibilità di aggirarla. Arrivai dietro all'uomo silenzioso come un serpente, lo sorpresi afferrandolo per il collo e coprendogli la bocca per evitare che urlasse, mettendo in allarme i suoi compagni. La lama celata scattò, attraversandogli la base del cranio e regalandogli una morte inconsapevole e talmente improvvisa che i suoi occhi rimasero sbarrati e fissi dalla sorpresa.
    Mentre lo adagiavo, compii il rito che per secoli ogni Assassino aveva continuato a rispettare; gli passai una mano sul viso per chiuderglieli, mormorando: ”Requiescat in pace!”
    Lo nascosi tra i cespugli, e proseguii verso il punto di incontro con Pandia. Alzai lo sguardo verso la Torre per controllare l'ultima parte della strada. Ero sicuro di averla individuata tra gli archi che reggevano la cupola, un lieve riflesso della sua armatura la rivelò solo al mio occhio attento.
    Una goccia di sudore mi scivolò dalla tempia: la tensione stava aumentando, ma ero fiducioso che sarei riuscito a mantenere ogni aspetto sotto controllo, anche se lei, più che considerarmi un alleato, mi vedeva come un ospite a cui dover fare da balia.
    Pochi minuti dopo, appoggiavo la schiena al muro del palazzo in una zona d'ombra, scrutando la situazione del parco. Era ancora tutto tranquillo, come da previsione.
    Mi aspettava una scalata di qualche piano, la parte che più si adattava alle mie abilità fisiche. Le pietre e gli stucchi in rilievo della facciata mi facilitarono notevolmente il compito.
    Quando raggiunsi la cima, Pandia aveva già forzato la porta che conduceva all'interno. Mi accertai che stesse bene, che non avesse conseguenze dello scontro con il Templare di guardia.
    Era forse apprensione per lei?
    Dovevo ammettere che la era, anche se questo sentimento aveva quasi dell'assurdo, considerando le sue qualità sovrumane. Non riuscivo ad evitare di provare timore per la sua incolumità, ma lo dovevo tenere comunque sotto controllo, se non volevo che la missione ne risentisse.
    Feci una smorfia soddisfatta. Era arrivato il momento più atteso, quello di entrare nel vivo della nostra prima missione insieme.


    Edited by Illiana - 3/10/2019, 13:27
     
    Top
    .
  9.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,694
    Reputation
    +1,386
    Location
    Mandalore

    Status
    :Pandia:
    All'arrivo di Ezio non dissi nulla, a differenza di quanto credeva non ero infantile, solo una donna leggermente ferita dalla sua insensibilità che non sottovalutata la sua secolare esperienza, anzi, ma metteva solo in chiaro le cose. Speravo che si ricordasse che se non fosse stato per me lui nemmeno si avvicinava ad avere un tesoro prezioso come quello tra le mani... ma lasciamo perdere.
    Scendere la scala a chiocciola della Torre del Belvedere non era stato difficile in quanto priva di incontri spiacevoli, ma il difficile arrivava adesso: attraversare il Corridoio dei Passi Perduti. Una hall spettacolare con il suo pavimento a scacchi e gli stucchi bianchi resi ancora più belli dalla luce che entrava dalle finestre, ma ahimè totalmente e completamente scoperto. Non c'era niente per nascondersi, per arrampicarsi, per mimetizzarsi... niente...
    "Non posso nemmeno rendermi intangibile e passare lungo uno dei muri perimetrali... è tutto finestre!" bofonchiai sottovoce tra me e me, mentre entrambi nascosti ancora dietro la spessa porta di legno della torre pensavamo al da farsi.
    "Dobbiamo mimetizzarci... non c'è altro modo..."
    "E come pensi di fare?"
    "Non ti piacerà..." mormorò poco prima che entrambi ci trovammo a camminare lungo la grande hall.
    "Hai ragione! Non mi piace!" dissi alquanto frustrata sottovoce al mio compagno.
    Ezio aveva recuperato il mantello Templare dalla guardia che avevo messo ko sulla torre e grazie ad essa si era coperto, si era versato addosso la piccola fiaschetta che aveva sempre dietro e con la testa bassa ed un braccio intorno alle mie spalle barcollava poco stabile. Sarebbe apparso così come un Templare, ubriaco fradicio ed in compagnia di una prostituta: io.
    I naniti uraniani mi permettevano di indossare qualsiasi cosa non solo la mia divisa e così mi "costruì" addosso un abbigliamento credibile, prima di sciogliermi i capelli e ravvivarli con una mano. Il mio viso non era familiare e dunque speravamo avrebbe reso più facile attirare le attenzioni su di me e non il mio compagno.
    Tutto sembrava andare per il meglio quando a metà corridoio la voce stizzita di un uomo ci bloccò.
    "Ehi voi! Fermi là!" ordinò prima di raggiungerci a grandi passi. Ezio abbassò ulteriormente il capo ed io tirai fuori il mio miglior sorriso.
    "Non sono ammessi estranei qui!"
    "Tesoro io non so nemmeno dove mi trovo... questo non mi ha pagata, l'ho solo riportato indietro per aver quello che mi spetta!" esclami più sfacciatamente che potevo parlando con la bocca aperta ed il fare annoiato.
    "Cadetto in camera tua! ORA! Penserò io a questa gentil donzella!"
    Ezio si irrigidì, ma era un'occasione d'oro. Non gli stava prestando attenzioni, ciò vuol dire che poteva tranquillamente andarsene e superare il corridoio, mentre io avrei trovato un altro modo e così prima che lui potesse fare o dire qualsiasi cosa lo avevo già mollato per prendere sotto braccio il Templare che mi trovavo di fronte. Probabilmente più alto di grado visto come aveva trattato Ezio.
    "Carino a darmi della gentil donzella, sì andiamo. Voglio solo i miei soldi e poi me ne vado!"
    "Si si ci penso io..." disse quello sbrigativo ed alquanto infastidito sfuggendo dalla mia presa ma facendomi segno di seguirlo dalla parte opposto da dove avrebbe dovuto andare Ezio che invece tentennò rimanendo fermo mentre con lo sguardo mi ero voltata per intimargli di continuare.
    "Cadetto non mi ha sentito? VIA! In camera sua! Si faccia una doccia e quando sarà presentabile mi raggiunga nel mio ufficio!" lo ragguardò severo e poi girando i tacchi proseguì per la sua strada con me al suo seguito.
     
    Top
    .
  10.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Ezio:
    Continuai la mia sceneggiata fino a raggiungere il capo opposto del corridoio. Solo arrivato alla porta mi girai per controllare se altri occhi stavano seguendo la scena, ma no, per nostra fortuna la zona era deserta. Pandia e il Templare erano spariti oltre una delle finestre che davano sui giardini, quindi ero da solo e avevamo scampato il primo pericolo.
    Non mi sarei attardato ad aspettare lei, questi erano già gli accordi che avevamo stabilito prima di partire: ognuno di noi sarebbe andato avanti, salvo poi ritrovarsi in determinati punti durante il percorso per arrivare al nostro obiettivo, ed il prossimo era superata la Sala di Diana.
    Lei avrebbe saputo cavarsela sicuramente bene, visto le sorprendenti doti di attrice e i riflessi rapidissimi che aveva appena dimostrato di possedere.
    Entrai nella sala successiva, quella che era chiamata Sala delle Arti: studiando la planimetria sapevo che si trattava di un punto di passaggio, un collegamento tra le varie zone della Loggia.
    Difatti, la stanza era ampia ma non elegantemente decorata come la hall, con il pavimento in legno chiaro, il soffitto non ampio quanto il precedente e scarsamente arredata, tolti alcuni divani confinati vicino ai muri per non intralciare il passo.
    Da una porta alla mia sinistra entrarono due persone, entrambe con mantelli simili a quello che ancora indossavo io, anche se i loro erano arricchiti da fregi dorati che ricordavano gradi militari.
    Mi tenni alla larga da loro, simulando un contegno rispettoso e cercando al contempo di evitare che l'odore di alcool che ancora impregnava il tessuto del mio mantello non giungesse alle loro narici.
    Solo uno dei due diede segno di avermi visto, rivolgendomi un breve cenno del capo: ”Che il Padre della Comprensione ci guidi, Fratello”
    Mi nascosi ancora di più all'ombra del cappuccio, rispondendo a mezza voce al suo saluto con le stesse parole. Attesi che sparissero oltre la porta che avevo appena attraversato.
    Dovevo dirigermi a sinistra per arrivare alla Sala di Diana, per raggiungere il punto di incontro e la parte di giardini chiamata Allea Centrale, ma decisi che avevo spazio e tempo per allungare la mia ispezione, prima.
    Mi concentrai sulla vista d'Aquila per poter riconoscere, tra le numerose porte che avevo davanti, quella che avrebbe potuto essere interessante per trovare altri segreti qui custoditi. D'improvviso il mondo perse i suoi colori diurni, per rivelare le tracce luminose dei percorsi energetici lasciati dai passaggi di tutte le persone che attraversavano quei luoghi. Mi diressi verso una porta che mostrava come fosse utilizzata solo da poche persone; poteva essere uno sgabuzzino, un magazzino, o un altro locale poco interessante, ma decisi di scommettere sulla mia buona sorte.
    Il fatto che fosse chiusa a chiave mi fece ben sperare ed infatti, una volta forzata la serratura, mi ritrovai in una piccola biblioteca. Una stanza dove non si vedevano i muri, tutti coperti da librerie di legno scuro piene di libri, e dove l'illuminazione era data da un fuoco che ardeva nel caminetto, piuttosto che dalla luce che filtrava dalle finestre coperte da pesanti tendaggi. In una nicchia su misura, una vecchia pendola ancora funzionante segnava lo scorrere del tempo.
    Chiusi la porta con molta attenzione. Mi avvicinai agli scaffali, scorrendo lo sguardo sui libri perfettamente allineati e senza un grammo di polvere sopra. Sgranai gli occhi dalla sorpresa, quando lessi alcuni dei dorsi incisi con lettere dorate. In quella stanza si trovavano prime edizioni introvabili, incunaboli quattrocenteschi ed altri esemplari unici che avrebbe fatto la gioia di numerosi studiosi e collezionisti; una piccola fortuna fatta di carta, pergamene e pelli.
    Arrivai a controllare l'ultimo scaffale, quello che era più vicino a due poltrone imponenti, in velluto giallo; i volumi che conteneva avevano un aspetto così particolare che subito i miei sospetti si destarono: erano numerosi, diverse decine, rilegati in pelle, senza alcuna scritta sul dorso, tutti molto simili tra loro tolto le tracce del tempo di livelli diversi, come se alcuni fossero molto vecchi e altri più recenti.
    Ne presi uno a caso per sfogliarlo: una grafia elegante riempiva le pagine spesse, in cui venivano riportate minuziose informazioni e riflessioni intime. Un diario. La mia presa sul libro aumentò, quando capii di aver tra le mani il diario di Haytham Kenway.
    Strinsi le labbra per la soddisfazione: in quello scaffale erano contenute le memorie del maggiore dei nostri nemici, il gran Maestro dei Templari. Feci scorrere lo sguardo in maniera febbrile fino in fondo alla collezione, cercando i tomi più recenti, sicuramente più interessanti e ricchi di indicazioni utili per noi. Allungai la mano verso quello che mi pareva più promettente e... mi bloccai.
    Non c'era stata nessuna alterazione nella stanza, nessun rumore, nessuno spostamento d'aria, eppure... sapevo che ero in pericolo.
    Mi nascosi immediatamente dietro una delle poltrone, in attesa, tutti i miei sensi all'erta. Passarono secondi interminabili ma poi, la serratura scattò dolcemente, e la porta della biblioteca si aprì per fare entrare qualcuno.
    Muovendomi in maniera impercettibile, cercai di spiare oltre il bordo del mio nascondiglio.
    Sulla soglia si trovava una figura minuta dall'aspetto molto particolare, con occhi intensi su un viso pallido dai tratti delicati e giovani, quasi femminili. I capelli argentati mi diedero l'indizio decisivo per capire la sua identità, ed il sangue mi si gelò nelle vene.
    ”Madre?”
    Atlas Kenway chiuse la porta e fece alcuni passi, fermandosi al centro del tappeto che copriva quasi l'intero pavimento. Fissava il fuoco pensieroso, come se cercasse di afferrare qualcosa che non lo convincesse del tutto.
    Ero un fascio di nervi, e sentivo il sudore scendere copiosamente giù per la spina dorsale. Non mi sarei fatto vedere, non avrei attirato tutti i templari addosso a me, questo è certo, ma non sarebbe stato quello il mio maggior problema.
    Ora non era più nella mia portata visiva, ma sapevo che il ragazzino a meno di cinque passi da me aveva risvegliato mio fratello Federico, morto da secoli, per ottenere un esito che ancora noi Assassini non eravamo riusciti a decifrare. Rispettavo e temevo al contempo il potere che aveva utilizzato, che era stato in grado di controllare. E sapevo anche che, se quel potere lo avesse rivolto su di me, io sarei stato perduto.
    Lo sentii mormorare tra sé e sé. Cercava sua madre, quindi?
    ”E' molto strano, di solito vieni qui a quest'ora del giorno...”
    Fece ancora alcuni passi verso il fuoco.
    Cercai di respirare senza emettere suono, pronto ad agire se se ne fosse dimostrata la necessità. La mia fidata lama era pronta, con il meccanismo in tensione, al limite dello scatto. Se avessi dovuto, avrei potuto raggiungerlo per colpirlo senza fare neppure un passo.
    Avevo la bocca che pareva piena di sabbia, e i muscoli della mandibola mi dolevano per il troppo tempo in cui avevo stretto i denti. Non volevo uno scontro il cui esito sarebbe stato troppo incerto.
    Il ticchettio della pendola era quasi un avviso doloroso che, ad ogni secondo che passava, il rischio che sarei stato scoperto andava aumentando pericolosamente. Decisi: avrei contato fino a dieci, poi sarei passato all'azione, sfruttando la sorpresa che poteva darmi un vantaggio su di lui.
    Uno... due... tre, quattro, cinque... sei...
    Udii i suoi passi allontanarsi, attutiti dal tappeto. La porta aprirsi e richiudersi.
    Rilassai i muscoli delle spalle e delle braccia, che erano diventati un blocco unico di pietra.
    Non uscii subito da dietro la poltrona, ma attesi cinque minuti, poi altri cinque, per essere ancora più certo che non ci fosse una trappola pronta per me.
    Infine mi alzai, con circospezione, dando un'occhiata lenta alla biblioteca.
    Dovevo proseguire con la mia missione. Aprii il volume che avevo individuato in precedenza, quello che recava all'inizio di ogni brano le date più recenti, e strappai le ultime pagine scritte, mettendole al sicuro nella tasca interna del mio giubbotto.
    Poi uscii dalla biblioteca, ricominciando a respirare.
     
    Top
    .
  11.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,694
    Reputation
    +1,386
    Location
    Mandalore

    Status
    :Pandia:
    Fui lieta che Ezio poté continuare senza problemi, meno lo fui per il Templare che mi scortò nel suo ufficio con il chiaro intento di uccidermi per assicurarsi che non potessi svelare a nessuno l'ubicazione della Loggia, non convito al 100% che io fossi "solo" una prostituta. Fu così che nel momento stesso che mi puntò la pistola contro e mi sparò mi bastò alzare una mano, nella quale avevo appena fatto spuntare una lama di luce, per deviare il proiettile che si andò a ficcare nel legno alle mie spalle.
    L'uomo sgranò gli occhi terrorizzato ben capendo di trovarsi di fronte qualcuno da capacità superiori alla norma e mentre le mie vesti cambiavano rivelando la mia suits da Guerriera quello corse verso la scrivania nell'intento di premere quello che immaginavo fosse un "campanello d'allarme", peccato che non ci arrivò perchè la stessa lama di luce che avevo usato poco prima l'avevo lanciata contro il suo arto. La mano fu immediatamente bloccata sulla scrivania prima che giungesse al pulsante, la lama lo passava da parte a parte tenendogliela ferma. Urlò e quello mi preoccupò motivo per cui avvicinandomi al suo collo feci comparire un'altra lama nella mano e così a simulare una lama celata lo uccisi.
    Sentì immediatamente dei passi dietro la porta e mentre io scomparivo oltre il muro, usando l'intangibilità, le lame di luce scomparivano nel momento stesso in cui tre cadetti entravano nell'ufficio. Ero ancora "bloccata" nel muro mentre guardandoli concitati e sull'attenti ringraziai la loro impulsività e voglia di fare. Volevano risolvere la situazione da soli, trovare l'intruso e così vantarsi con il Gran Maestro delle loro capacità, cosa che per me voleva dire metterli a tacere ed evitare che nella Loggia suonasse un allarme intruso.
    Mi stavo muovendo nel muro con fare circospetto, avevo raggiunto i cadetti di spalle e quello più vicino al muro lo attirai nello stesso passandomi un braccio intorno al collo ed una sulla blocca. Lo portai nella stanza accanto ed usai la Pietra di Luna per renderlo inerme mentre perdeva i sensi e cadendomi tra le braccia lo adagiai su una poltrona.
    Tornai nel muro notando come i due si erano accorti della mancanza del loro compagno e senza perdere ulteriore tempo causai nell'intera stanza un cambio di gravità che lo schiacciò violentemente al suolo, solo allora mostrai la mia presenza e prima che potessero parlare avevo già mosso le mani contro di loro lanciando due lame di luce nella loro schiena.
    Tirai un sospiro di sollievo e senza perdere tempo cercai di raggiungere Ezio al punto d'incontro ben conscia che ben presto quei cadaveri sarebbero stati trovati e la nostra presenza rilevata.
    La Sala di Diana era di forma rettangolare, ricchissima di stucchi e rappresentazioni allegoriche tutte incentrate sulla caccia, in quel momento era vuota se non fosse stato per la presenza di Ezio.
    "Abbiamo poco tempo... fra un po' sapremo che siamo qui..." gli bisbigliai sbrigativa mentre posizionandoci ai lati della porta finestra, uno da un lato ed una dall'altro, guardammo verso il giardino.
    Davanti a noi il Giardino dei Fiori, la Fontana di Ercole, l'Allea Centrale con il Canale di Ercole e sul fondo il Tempietto di Diana: la nostra meta.
    "Possiamo raggiungere il canale e fare lo stesso a nuoto sfruttando l'acqua per nasconderci, ma dobbiamo prima passare questo pezzo... non c'è nessuno è vero, ma siamo scoperti..." notai bisbigliando al mio compagno, prima che una fitta alla tempia mi fece strizzare gli occhi per il dolore.
    Avevo la brutta sensazione che Eris o quel demonietto di suo figlio avessero percepito la mia presenza o per lo meno quella di un Eterno e questo mi preoccupò. Dovevo cercare di nascondere la mia aura, sì ma come? Un flash back improvviso mi colse.
    "Stai migliorando, finalmente la ragazzina impulsiva che mi hanno dato da addestrare sta diventando una donna che pensa lucidamente" mi sfotto Toth con il suo solito modo di fare tutto d'un pezzo, serio e compito che però nascondevano una simpatia e dolcezza che spesso anche lui si stupiva di possedere.
    "Stai dicendo che l'allieva ha suparato il maestro?" chiesi furbamente raggiungendolo. Entrambi avevamo preso un asciugamano per asciugarci il sudore. Lui era a petto nudo e guardandomi rise.
    "Non esagerare!" mi ammonì prima di farsi improvvisamente serio "Pandia, ormai sei pronta. Tu e le altre siete pronte per giurare da Guerriere dunque sei pronta per la mia ultima lezione..."
    Il suo tono serio mi preoccupò ma assentendo lo guardai curiosa ed a tratti spaventata.
    "I Deviati sono segugi... secondo te come hanno fatto a sopravvivere nonostante il loro numero esiguo?" Bè è facile, riconoscendo il nemico. Noi non possiamo percepirli, ma loro sì. L'aura di un Eterno è forte e radiosa, spicca su quella di qualsiasi altra razza, ma c'è un modo per mimetizzarla..."
    "Come?" chiesi curiosa facendo un passo verso di lì, seppur quello che mi mostrò mi lasciò senza fiato. Corsi al suo fianco per soccorrerlo, ma lui mi rassicurò.
    "La debolezza! Sì debole Pandia e la tua luce si affievolirà, si nasconderà dietro tutte le altre auree e sarai al sicuro..."

    Riaprì gli occhi tremando, mentre respirando affannosamente cercai il coraggio per fare quello che dovevo. Una lama di luce comparve nella mia mano e prima che Ezio potesse dire o fare qualcosa me la ficcai nel ventre. Mi assicurai che la ferita non fosse mortale, che non colpisse organi interni, ma fosse profonda abbastanza da rendermi debole non troppo per l'esito della missione, ma abbastanza per affievolire la mia aura e nascondersi dietro quella di Ezio.
    La lama si dissolse facendo però sì che la sua luce cicatrizzasse la ferita affinché non sanguinasse.
    Respiravo affannosamente mordendomi le labbra per ingoiare il dolore, ma felice di aver limitato i danni per il momento.
    "N-Non possiamo fare altrimenti... c-corriamo... c-corriamo e ci buttiamo nel canale!" esclamai guardando negli occhi il mio compagno.

     
    Top
    .
  12.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Ezio:
    La trattenni per un braccio, giusto prima che attraversasse la finestra e si trovasse allo scoperto e vulnerabile.
    Questa missione si stava rivelando una delle più difficili in assoluto. Non che mi fossi aspettato il contrario, dato che si trattava sempre e comunque di infiltrarsi nella base dei nostri nemici, ma in sordina, nella parte di me che custodiva le emozioni, quella parte che zittivo per privilegiare la lucidità e la prontezza di riflessi che ottenevo solo se non lasciavo che troppi pensieri mi confondessero, aveva cominciato a formarsi una brutta sensazione.
    Era un pensiero fosco, molto legato all'istinto di sopravvivenza.
    Nessun piano è perfetto, anche se viene preparato in maniera ossessiva, pensando e curando ogni minimo particolare. L'imprevisto è sempre dietro l'angolo, e un errore di valutazione può capitare anche ai migliori.
    Se non fossi stato così ostinato, a questo punto avrei già proposto di sospendere la nostra missione.
    Gettai uno sguardo al piccolo santuario alla fine del giardino, così lontano eppure, mai come ora così vicino. Una volta raggiunto, ero ottimista che saremmo riusciti a trovare velocemente l'accesso al luogo dove erano custoditi i Frutti, eludendo gli allarmi che erano stati installati, senza ombra di dubbio.
    Eppure, questa sensazione, come un temporale ancora lontano che rende l'orizzonte livido, stava crescendo dentro di me, mi imponeva di ascoltarla.
    Stavamo sfidando ben più che un esercito ben addestrato di uomini, rischiavamo invece di dover affrontare quel ragazzino terrificante, spaventoso per via dell'aura che emanava, e che avevo avvertito nettamente io stesso, quando era stato a pochi centimetri di distanza da me.
    Rafforzai la presa sul braccio di Pandia, spostando la mia attenzione sul suo viso. La sua espressione era contratta, nel tentativo di dominare il dolore della ferita che si era inflitta. Corrugai la fronte, mentre un altro sentimento si intrometteva nella confusione che sentivo già nella mia testa.
    Quale era stata la mia maggior preoccupazione quando stavamo pianificando la sortita? Quale era il timore più grande, che non volevo considerare ma che tornava e ritornava a presentarsi? La paura che Pandia venisse ferita, ed io non potessi fare nulla per aiutarla. A quel pensiero, se ne aggiungeva sempre un altro: l'amore può renderti debole.
    Mi umettai le labbra, assunsi un tono deciso che non mostrasse i dubbi che mi stavano mordendo l'anima: ”Non se ne parla. Due persone che corrono per poi buttarsi in acqua? Tanto vale che suoniamo noi stessi la campana d'allarme!”
    Accennai un sorriso, quando la vidi mordere il freno: ”E allora? Hai un'altra proposta che mi piacerà poco?”
    ”Sono un Assassino, e sai quale è la seconda regola che ho giurato di rispettare? Nasconditi in piena vista. Raggiungeremo il Tempio di Diana camminandogli sotto il naso...”
    Era tanto, troppo rischioso, ma sempre meglio che farci trovare a sguazzare nell'acqua bassa, impediti dagli abiti fradici. La strinsi a me, coprendoci entrambi con l'ampio mantello che fortunatamente non avevo abbandonato nella biblioteca di Kenway.
    Uscimmo sul terrazzo, raggiungemmo il viale delimitato dalle siepi tagliate alla perfezione. Fu estenuante percorrere quello scarso centinaio di metri, nel timore di udire un segno di pericolo, un rumore che allertava le guardie; era come camminare in un campo minato, ed aspettarsi ad ogni passo di calpestare una mina antiuomo.
    Lo sguardo fisso sulla nostra meta, la determinazione e la lucidità che andavo riacquistando di secondo in secondo. Forse, potevamo farcela.
     
    Top
    .
  13.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,694
    Reputation
    +1,386
    Location
    Mandalore

    Status
    :Pandia:
    Camminavo stretta stretta ad Ezio mentre sotto il mantello stringevo i denti e cercavo di sopperire al dolore concentrandomi sulla nostra meta finale ed alla speranza e fortuna che nessuno avrebbe incrociato il nostro cammino.
    Ora non so quale buona stella ci diede alla sua protezione perchè arrivammo al tempietto di Diana apparentemente illesi ed all'oscuro di occhi indiscreti.
    Il tempietto si presentava a noi come una splendida struttura di architettura castellamontiana ove i Templari erano soliti recarsi per trovare riposo o quiete e chissà forse per consumare amori con le loro amanti...
    Completamente in marmo sorrisi all'idea di come i terresti ci avevano venerato per anni vedendoci come Dei e di come molti riferimenti sul loro pianeta erano resistiti al tempo. Artemide, cugina di Athena, e spesso in competizione con lei... chissà cosa avrebbe pensato a vedere quell'opera a lei dedicata...
    Soppressi i pensieri quando al centro della struttura con Ezio iniziammo a guardarci intorno.
    Non c'erano pulsanti che dicevano "premi qui", ma nemmeno niente che potesse illudere ad un passaggio.Un rilievo, uno sfregio, un dettaglio... niente che richiamasse ad un qualcosa che avrebbe potuto far scattare un'apertura, questo quanto meno fin quando entrambi non trovandoci nel centro perfetto del tempietto sentimmo il pavimento sotto i nostri piedi venir meno.
    Schiena contro schiena allungai una mano su quella di Ezio, mentre il pavimento si abbassava e lentamente ci portava in una stanza segreta posta sotto la struttura. Tutto era buio intorno a noi, l'unica luce proveniva da sopra di noi, da dove eravamo "entrati" almeno fin quando anch'essa si chiuse una volta scesi dal pavimento e quello tornò al suo posto.
    Stavo per far luce con la Pietra di Luna quando delle torce poste al muro una per una presero ad accendersi da sole ed una presenza accoglierci con una voce squillante e gentile alla spalle.
    "Mossa astuta la tua..." sia io che Ezio si irrigidimmo quando sentendo quella voce ci voltammo trovandoci di fronte niente di meno Atlas che sereno ci osservava.
    "Per nascondere la tua aura intendo... ma forse quella dell'Assassino è troppo debole per celare la tua naturale luce..." lo disse quasi dispiaciuto per me, mentre avvicinandosi ed allungando una mano verso il suo addome fece irrigidire me e scattare il mio compagno.
    "Hai paura di me? Perchè mai?" mi chiese piegando il viso da un lato e sorridendomi superare le resistenze di Ezio e le mie e con un semplice gesto sul mio ventre curare la mia ferita anche dal dolore.
    Lo guardai quasi a bocca spalancata, ma poi ripresi la mia naturale forza e compostezza.
    "Perchè lo hai fatto? Perchè sembri intenzionato a non fermarmi?" lo chiesi risoluta guardandolo dritto negli occhi.
    "Perchè non ne ho motivo. Sei qui per i Frutti no? Bè te li darò..." rispose lui con semplicità mentre voltandosi alle sue spalle altre torce si accesero rivelando tre colonne mozze sopra ognuna delle quale vi era un elegante cuscino di velluto rosso e sopra ad esso i globi. Scintillanti ed immobili nella loro apparire innocui.
    "Credi davvero che ci crediamo?" chiese Ezio quasi a volerlo sfidare ma non nascondendo una certa agitazione e soggezione, mentre Atlas ignorandolo si concentrò su di me, incatenando il suo sguardo con il mio.
    "So che sei qui per recuperarli e distruggerli e ciò non può che rendermi felice, la mia mamma così non dovrà più temere alcun male..."
    "Come lo sai mh? Come sa ogni cosa?" gli chiesi incominciando perfino a temere che Athena avesse avuto la mappa da lui, ma Atlas fece spallucce come un bimbo innocente e poi quasi saltellando si avvicinò ai Frutti, li ripose in un zainetto che aveva portato con sè e me lo porse.
    "Non lo so. Io e Rhea sappiamo delle cose, ma non sappiamo come... a proposito lei dov'è? Mi manca... è l'unica amica che ho..." guardai lo zainetto che mi stava porgendo con timore e dubbiosa, incerta se prenderlo e forse per questo la mia mano tremò mentre mi trovavo ad allungarla verso di lui eppure quando lo feci non accadde nulla. Nemmeno quando misi lo zainetto in spalla.
    "Te l'ho detto... voglio che tu li porti via... dunque vai Pandia... vai e fa quello che devi" mi incitò prima che guardando Ezio dubbiosa e guardinga iniziammo ad allontanarci non prima di notare che Ezio si immobilizzò, ma non per sua volontà.
    Atlas aveva una mano alzata e con i suoi poteri lo teneva bloccato.
    "Ma cosa...?"
    "Ho detto che potevi andare... non che potevate..." disse quello con freddezza, mentre io mi voltavo per assicurarmi delle condizioni del mio compagno prima di rivolgermi ad Atlas.
    "Lasciaci andar via... lo hai detto tu, vuoi che prendiamo i Frutti... che li usiamo per liberare tua madre..."
    "Ho detto che voglio che TU lo faccia. Come Templare non ti considero mia nemica. Le Guerriere non lo sono per noi. Come Deviato accetto che nonostante tua sia un'Eterna questa volta i nostri scopi coincidono... ma lui è un'Assassino... lui è mio nemico!"
    Deglutì ben sapendo che attaccarlo voleva dire far saltare la missione oltre che morire. Non ero in grado di combattere Atlas ed in quel momento mi sentivo con le mani legate. Sentivo la voce di Toth in testa e i suoi insegnamenti, ma il cuore pulsava come un matto e mi teneva ferma sul posto. Non volevo abbandonare Ezio. Non volevo andare via senza lui.
    Gli occhi divennero così lucidi, una lacrima perfino sfuggì al mio controllo, quando con labbra tremanti dissi "M-Mi dispiace..." e poi voltando le spalle, stringere i denti, i pugni, gli occhi ed andarmene...
     
    Top
    .
  14.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Ezio:
    Quando una missione poteva definirsi riuscita? Domanda banale, forse, ma ecco la mia prima risposta: quando veniva centrato il suo obiettivo. Pandia stava andando via portando con sé i Frutti, quegli oggetti che da secoli Assassini e Templari si contendevano senza esclusioni di colpi, perché il loro possesso avrebbe donato conoscenze infinite o poteri sovrumani.
    Apprendere da Atlas che la volontà di Pandia era quella di distruggerli era stata una sorpresa che non mi era piaciuta affatto, ma non avevo avuto modo di protestare, o di accusarla di non essere stata limpida con me. Forse lo avrei fatto quando ci saremo rivisti. Forse.
    Paralizzato come ero, non potei consigliare a Pandia come agire, ma fui sollevato quando fece la scelta giusta, ovvero quella di lasciare la cripta e non scatenare su di lei l'ira di quell'essere. Udii i suoi passi allontanarsi, e l'elevatore muoversi per riportarla in superficie.
    Nel momento in cui la piattaforma si bloccò in alto, la costrizione che mi aveva intrappolato cessò. Caddi in ginocchio, ansimante, dolorante e come svuotato da ogni forza. Il potere di Atlas mi aveva stretto come in una morsa, impedendomi anche solo di respirare liberamente, ed ora il mio corpo reagiva con un tremito violento e diffuso ovunque.
    Mi alzai in piedi, lentamente, con fatica. Per tutto il tempo, il ragazzo mi aveva dato la schiena, come se avesse completa fiducia e controllo della situazione. Non potevo vederla in altro modo. Ero troppo debole per combattere contro di lui, e l'unica possibilità a mia disposizione poteva venirmi solo da un'azione che non avrebbe previsto.
    Avevo ben chiaro in mente cosa dovevo fare, e mi servivano solo un pizzico di fortuna e la mia abilità nel saper coglier il momento opportuno. Non avrei fallito, me le sarei cercate usando a fondo ogni risorsa a mia disposizione.
    Non era consigliabile portare lo scontro con lui su un piano fisico, ma potevo sicuramente fare la differenza con le mie parole. Atlas poteva possedere tutta la forza dell'Universo, ma, chiaramente, era ancora un ragazzo. Una mente che potevo manipolare a mio vantaggio, se fossi stato abbastanza attento.
    ”Non ti aspetterai che ti pregherò, vero?”
    “A me è indifferente, cosa speri tu. So che vi addestrate per non temere la morte, ma non preferiresti morire senza soffrire?”
    La morte? L'avevo data ed evitata tante di quelle volte da non poterle neanche più contare, ma non avevo mai smesso di temerla, no. Mi accompagnava in ogni viaggio che facevo, e rinunciare a lei significava perdere la mia preziosa umanità.
    Come se l'avesse notato solo in quel momento, aggiunse: “E di questi abiti, tu non sei degno!”
    Mi strappò con un gesto secco il mantello di dosso, gettandolo in un angolo. Il gancio che lo chiudeva si ruppe, lasciandomi una sottile ferita sul collo. Non mi mossi di un millimetro. Avevo visto il fuoco della sua rabbia accedersi con facilità, e dovevo sfruttare quello.
    Lasciai passare qualche secondo, poi gli risposi con la calma più glaciale di cui ero capace:
    ”La nostra esistenza non è dovuta a questo. Noi esistiamo perché esistite voi!”
    ”Voi esistete perché in qualsiasi sistema possono formarsi l'ordine e il caos: noi ci battiamo perché prevalga l'ordine, e con esso la giustizia, la prosperità, l'uguaglianza!”
    Mentre parlavo, feci un passo verso un lato della stanza. Doveva sembrare una cosa casuale, un movimento compreso nei gesti di una conversazione. Il ragazzo non diede segno di averlo notato, già coinvolto nel nostro scambio verbale.
    ”L'ho già sentita troppe volta questa storia: le vostre sono solo parole vuote, che coprono una verità molto meno edificante. Il vostro blaterare di società modello nasconde solo la smania di controllo, il desiderio di sopraffare le menti. Non c'è posto per la compassione e la libertà nel vostro mondo!”
    ”Siete solo degli illusi! Cosa vi aspettate una volta ottenuta la libertà per tutti? Se ognuno sarà libero di agire a suo piacimento, regnerà il crimine, la legge del più forte, l'infelicità. I Templari vi hanno combattuti per secoli, senza mai riuscire a cancellarvi, perché come i ratti, sapete nascondervi ad aspettare che il pericolo passi, per poi tornare a rovinare ciò che abbiamo costruito. Ma non questa volta...”
    Altro passo.
    "Non ci spazzerete mai via, per una sola, semplice ragione: l'uomo anela alla libertà, ed è disposto a sacrificare tutto per ottenerla. La storia si è ripetuta migliaia di volte: quando il prepotente schiaccia i deboli sotto il suo tallone, la ribellione monta, ed il despota viene scacciato”
    ”Chi ci potrà bandire questa volta? Con mia madre instaureremo un regno che possa accogliere anche i Deviati, faremo della Terra il nostro pianeta e ogni cosa sarà regolata, per il bene di tutti!”
    La sua voce aveva cominciato ad alzarsi, le guance ad arrossarsi per la contrarietà di dover discutere con me di questioni che riteneva inviolabili. Continuai ad incalzarlo:
    "Te lo assicuro: presto o tardi lo scontento si trasformerà in protesta, e poi in ribellione più o meno palese. Non riuscirete a mantenere il controllo a quel punto, vi rinchiuderete nelle vostre fortezze, per proteggervi. E da lì, la presa sul popolo diventerà sempre più debole, fino a che vedrete fantasmi in ogni angolo. Temerete le tenebre, perché lì saremo noi!”
    ”Queste sono solo menzogne che utilizzate per avvelenare le menti dei virtuosi!”
    Ultimo passo. Ero dove volevo essere. Ora aspettavo il pizzico di fortuna.
    ”E' solo la verità. Ed è quello che vi meriterete. Nessuno deve ergersi a dominatore, solo la coscienza del singolo deve essere giudice e guida. Il vostro destino è segnato. Presto o tardi verrete giudicati a vostra volta!”
    Calcai il disprezzo che provavo per loro nelle mie ultime parole, e come un giocatore professionista, mi accorsi che fu quella la goccia che colmava la misura.
    Atlas pestò il piede a terra, mentre dava sfogo alla frustrazione che avevo alimentato:
    ”Io non devo ascoltarti! Sei...”
    La piattaforma si avviò improvvisamente. Atlas si voltò stupito ed incuriosito. Era l'occasione che aspettavo, ed ero pronto per coglierla.
    Con una mossa fluida, staccai una delle torce dalla parete e la lanciai verso il ragazzo. La torcia sfrecciò precisa e rapida come un proiettile, colpendogli il torace. Fui sbalordito dalla facilità con cui il fuoco si propagò agli abiti, e in un secondo lo trasformò in una torcia umana. Atlas si girò verso di me, quasi incurante delle fiamme che stavano avvolgendolo, con un'espressione furiosa e una luce astiosa negli occhi.
    ”Come... hai osato... colpirmi!!”
    Alzò la mano verso di me, e immediatamente una morsa invisibile mi serrò la gola. Una pressione che conteneva un'intensità ben maggiore di quando mi aveva bloccato per evitarmi di andare via con Pandia. La collera gli alterava i lineamenti e gli faceva perdere il controllo delle sue reazioni.
    Proprio quello a cui miravo.
    Non abbandonai il suo sguardo, anche se era avviluppato da una cortina di fiamme che, notai, non lo stava ferendo in alcuna maniera. La sua pelle rimaneva liscia, senza bruciature, ed anche i suoi capelli erano intatti, avevano acquisito solo la sfumatura dorata delle fiamme. La sua bocca era una smorfia di collera che rasentava la pazzia, ed in quel momento, assomigliava davvero al demone che era.
    La pressione sul mio collo aumentava: se fosse continuata ancora molto probabilmente prima di soffocarmi mi avrebbe spezzato l'osso del collo. La testa sembrava scoppiarmi, ed il cuore batteva così furiosamente che sembrava volermi uscire dal petto.
    Quando una missione poteva definirsi riuscita? Quando non ci sono perdite umane? Allora, oggi non era stato un successo. Nel momento in cui avevo udito quella voce squillante nella cripta, avevo già immaginato come sarebbe finita. Non avremmo potuto contrastarlo, ma solamente limitare i danni. Ed era quello che avevamo fatto. Di noi due, almeno lei si era salvata. E a me era rimasto solo un'ultima cosa da compiere: non farmi prendere vivo. Agli occhi dei Templari, non ero io a valere molto come persona, ma le informazioni che custodivo invece sì.
    Mi ero sottoposto, come tutti, a duri addestramenti per sopportare ogni tipo di tortura fisica e psicologica, ma ero inerme davanti alla capacità di forzare la mente che possedevano esseri mostruosi come Atlas. Tutta la Confraternita sarebbe stata in pericolo se lui fosse penetrato nei miei pensieri, ed era questo che dovevo evitare, sacrificando me stesso.
    Sentii che i miei piedi perdevano il contatto con il pavimento. La sua volontà mi stava sollevando a mezz'aria, ma questo non era ancora sufficiente ai miei fini. La piattaforma stava scendendo, ed intravidi solo una sagoma, dato che la mancanza di ossigeno al cervello cominciava a manifestarsi nell'appannamento della vista. Ero ad un passo dalla conclusione, e non avrei permesso che un altro imprevisto si mettesse in mezzo. Questa missione doveva chiudersi qui, e ora.
    ”Pensavo che... avresti potuto... fare... più di... così”
    Atlas mi rispose con un ringhio inumano e la sua mano scattò a sinistra. Venni scagliato verso il muro con una potenza inaudita. L'impatto fu lo stesso che andare a sbattere contro un treno in corsa.
    Sentii distintamente la clavicola e le ossa del braccio sbriciolarsi, mentre tutte le costole di destra si frantumavano in piccoli pezzi, andando a conficcarsi come tanti coltelli affilati nel polmone, che collassò.
    Il mio corpo martoriato crollò a terra. La bocca si riempì velocemente di sangue che fuoriusciva dalle numerose ferite interne. Le orecchie mi fischiavano tremendamente per il colpo ricevuto. Se avessi avuto ancora del fiato, avrei riso.
    Ma sentivo che le forze mi scivolavano via, e dopo la vista anche l'udito cominciava ad affievolirsi. Udii una voce maschile, parole concitate, ma non rivolte a me.
    Avevo portato a termine il mio compito, ed ora, potevo lasciare la presa sulla mia vita.
    Con mio fratello, quando ancora eravamo due giovani nobili perdigiorno, avevamo passato un pomeriggio intero a comporre l'epitaffio che avremmo voluto sulla nostra lapide. Frasi autocelebrative, oscene, goliardiche. Quella che avrei voluto adesso sarebbe stata questa.
    Ho vissuto la mia vita come meglio ho potuto. Per questo non ho rimpianti
     
    Top
    .
  15.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,694
    Reputation
    +1,386
    Location
    Mandalore

    Status
    :Pandia:
    Persephone aveva il viso contratto, aveva fatto ciò che doveva, ma non senza difficoltà. Avrei voluto tanto che non mi avesse costretto ad usare la mia autorità di leader delle Guerriere per farlo, ma ora il dado era tratto ed io non potevo far altro che confidare nella saggezza di Athena.
    Tuttavia il nostro incontro, già teso, non si era concluso e a fronte della mia successiva richiesta P mi osservava contratta, la mano stretta intorno al suo scettro e lo sguardo severo come quello di una mamma conscia che la figlia stia tirando fin troppo la corda...
    "Non posso. Le regole sono molto ferree e lo sai!" mi disse irremovibile.
    "P DEVO tornare indietro nel tempo e tu sei l'unica che me lo può concedere... so che non è un gioco. So che ci sono delle regole, ma... ti sto chiedendo solo di aprire una porta, non di mandarmi indietro" precisai facendo leva sul grande rapporto che ci legava.
    Ben prima che io conoscessi le mie origini, ben prima che diventassi la donna che ero, prima di tutto... P c'era. C'era quando ero una povera ribelle che viveva di stenti e furti, c'era quando persa e senza più una via ero in cerca di uno scopo, c'era sempre stata. Come amica, guida, maestra... come sorella e madre.
    "Stiamo parlando di un favore personale Pandia..." mi fece notare lei greve.
    "Mettiamola così: avrai un debito da riscattare con niente di meno che il leader delle Guerriere, sono certa che questo stia un buon prezzo" conclusi passando dalla contrattazione amichevole a quella ben più seria. Come Guardia del Tempo e Regina degli Inferi P aveva un gran potere, non approfittava mai di ciò che poteva chiedere in cambio dei suoi servigi perchè era solita non dispensarli proprio per evitare pericoli nel tempo o tra le anime. Tuttavia le stavo offrendo un ottimo patto, ero certa che per i molteplici titoli che possedeva un debito con il leader delle Guerriere fosse un'offerta fin troppo ghiotta anche per lei.
    Così soppesò le mie parole, rimase in silenzio con lo sguardo scuro e profondo perso oltre la mia spalla. Chissà quali pensieri la muovevano, gli stessi che riportandola con i piedi per terra le fecero stirare le labbra in una linea ritta.
    "Porgimi la mano..." mi disse. Lo feci e sul palmo lei vi posò la propria. Un contatto breve che durò un'attimo mentre sul mio palmo appariva il simbolo del pianeta Plutone per poi sparire. Era un sigillo di giuramento che mi legava a lei ed il giorno che P avrebbe riscattato il debito il sigillo sarebbe sparito, se in caso io non avessi rispettato la mia promessa il sigillo avrebbe ripagato P del suo debito con la mia anima.
    Persephone abbassò lo sguardo poi verso la propria mano e su di essa vi comparve una chiave grazie alla quale poté aprirmi la porta temporale che le avevo chiesto, pochi secondi, per pochi minuti indietro...

    Ciò che vidi a "porta aperta" mi gelò il sangue. Ezio era sollevato a mezz'aria con le mani alla gola, mentre Atlas poco lontano da lui, ed avvolto dalle fiamme, lo teneva sotto scacco. La piattaforma su cui era il giovane stava scendendo, mentre un Atlas deluso con superbia pronunciò: ”Pensavo che... avresti potuto... fare... più di... così” al che mosse la mano a sinistra ed Ezio volò per la stanza quando tutto si bloccò.
    Immediatamente entrai in scena evitando che Ezio finisse schiantato alla parete, mentre prendendolo per mano lo vidi "svegliarsi", toccare con i piedi per terra e confuso osservavi.
    "Su su viene... muoviti!" dissi concitata tirandomelo dietro e con lui uscire da quella situazione. La "porta" alle nostre spalle si chiuse rivelando che eravamo nella mia stanza d'albergo, mentre io senza aspettare oltre gli buttavo le braccia al collo e lo stringevo forte, inspirando il suo profumo e nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.
    "Perdonami... perdonami... perdonami se ti ho fatto credere che ti avrei abbandonato... mai Ezio... mai lo avrei fatto... Ti Amo! Ti amo moltissimo!" dissi tornando a guardarlo ancora stretta a lui. Era stata la sensazione di non poter star più al suo lato ciò che mi aveva fatto comprendere quanto davvero lo amassi. Quanto nonostante mi facesse arrabbiare o quanto le cose avrebbero potuto essere più facili se solo avessi accettato i desideri di mia sorella... io volevo stare con lui. Al suo fianco anche se sarebbe stata probabilmente la cosa più difficile e complicata di tutta la mia vita.
     
    Top
    .
14 replies since 24/9/2019, 19:51   177 views
  Share  
.