Present Day #2019: Toronto's Roads

Season 3

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    :Endymion:
    Io e Selene eravamo diventati estensione l'uno dell'altra, un'appendice della nostra stessa essenza senza la quale ormai potevamo vivere seppur i doveri più volte ci avevano separato e dopo la mia lunga "prigionia politica" su Nettuno avevo fatto giusto in tempo a riunirmi con la mia amata consorte che lei era dovuta partire per la Terra lì dove stava covando una minaccia assai grande: il ritorno di Eris e il risveglio dei Deviati Negati. Hybris era al suo lato, non era morta come credevamo, e conoscendola stava covando una vendetta forse ben più pericolosa delle mire di Eris. Sapevamo dei Deviati Negati, ma mai ce ne eravamo preoccupati consci che senza Nyx era impossibile "svegliarli" anche perchè tentarlo senza la Grande Madre era un'azzardo dai risultati imprevedibili.
    Già mia cognata era partita per dar manforte a Selene ed ora toccava a me.
    "Ti lascio il comando Toth. Io e Selene cercheremo di mancare il meno possibile, ma sai che il tempo sul Pianeta Proibito passa in modo diverso... potresti passare anni da solo alla guida dell'Impero" il volto di Toth si contrasse conscio del compito gravoso che aveva sulle spalle, ma come sempre mantenne la sua aplomb mentre fiero posava un pugno sul cuore e piegava lievemente il capo in segno di rispetto, mai guardandomi dritto negli occhi.
    "Manterrò l'ordine e promulgherò le vostre leggi. Spero che il trono torni quanto prima ai suoi legittimi proprietari..." il suo tonno solenne mi rincuorava. Toth era un uomo in cui mi rispecchiavo molto. Algido, tutto d'un pezzo, lucido e leale. Non sorrisi, ma allungai una mano sulla sua spalla concedendogli il permesso di incrociare il suo sguardo con il mio.
    "Io e Selene ci fidiamo di te. Le Guerriere ti aiuteranno in questo arduo compito ed in caso di necessità usa Iuventas per venirci a cercare o per contattarci!"
    "Fate buon viaggio mio Re" concluse inchinandosi al mio cospetto prima di accompagnarmi da Iuventas che in attesa di fronte ad un ampio specchio aprì il passaggio che mi avrebbe portato sul Pianeta Proibito. Da mia moglie.

    Quando oltrepassai lo specchio mi trovai nella camera da letto di Selene al loft che per anni l'aveva vista coinquilina con le altre. Oggi il loft era meno abitato ma rimaneva per mia moglie e le altre un buon punto d'appoggio in caso di visite sul Pianeta Proibito.
    Tutto era avvolto dall'oscurità e dal silenzio mentre i raggi della luna entravano nella stanza posandosi sulla pelle argentea di Selene che serena dormiva nel suo letto.
    Voltai il capo verso la nostra casa notando quanto luminosa da lì apparisse, così lontana eppure apparentemente così vicina. Sospirai togliendomi il mantello bianco e poggiandolo sulla poltrona posta nell'angolo, accanto alla finestra mi affacciai.
    Il brusio del traffico, i colori accesi della notte ed un via vai costante di persone che anche con le tenebre si muovevano frenetiche. Corrugai la fronte in un'espressione di fastidio e distacco. Non amavo quel posto. Non amavo i terrestri. Li consideravo piccoli insetti troppo impegnati a farsi la guerra tra loro, piuttosto che concentrati a crescere e prosperare e far diventare il loro pianeta, la loro casa, finalmente degna di una Guerriera.
    La mia vera preoccupazione era rivolta al fatto che quel posto avrebbe potuto diventare il primo pianeta di tanti che avrebbe visto il diffondersi dei Deviati come un cancro nella Galassia e dunque una minaccia per l'Impero, quanto che per le sorti dei suoi abitanti.
    Mi slacciai la tunica e togliendo anch'essa rimasi solo a petto nudo prima di sdraiarmi alle spalle di mia moglie e lento iniziare ad accarezzarle una spalla e posargli piccoli ma suadenti baci sulla stessa fino al collo. La sentì muoversi nel sonno, voltarsi ed aprire appena i suoi occhi azzurri come il ghiaccio che subito si allargarono stupiti alla mia vista.
    Io non dissi nulla, gli posai solo un dito sotto il mento ed alzandoglielo la baciai.
     
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    :Selene:
    ”Pensavo fossi un sogno!” Amavo quando Endymion mi svegliava durante la notte. Erano sempre momenti magici, estremamente intimi e sensuali. Accettai il suo bacio e lo ricambiai con abbandono. Le mie mani cercarono la sua pelle, liscia e calda. Le feci scorrere lungo la suo schiena, mentre aderivo con il mio corpo al suo, così solido e reale.
    Avevo tanto sentito la sua mancanza, anche se avevo abbandonato il nostro Palazzo solo pochi giorni terresti prima. Il nostro amore mi faceva sentire completa, mi dava la forza di continuare a lottare anche quando i tempi si facevano così bui che nessuna luce avrebbe resistito. Nelle mie visioni, l'oscurità ormai ci sovrastava, era così vicina che calava su ogni cosa, la trasfigurava e la rendeva nemica.
    ”Cosa ti sta angustiando?”
    Endymion smise di baciarmi. Il legame che ci univa aveva fuso le nostre anime in una sola, ed era impossibile che non notasse il mio turbamento. Mi accarezzò il viso, ed io chiusi gli occhi, cercando un ultimo momento di sicurezza e dolcezza.
    Poi, mi misi seduta, mentre raccoglievo le idee. Un brivido violento mi attraversò all'improvviso, e non era dovuto al freddo dell'inizio dell'autunno, né al fatto che indossassi una camicia da notte leggerissima.
    ”Rhea doveva venire qui al loft, ieri sera, per tornare insieme a me sulla Luna e prepararla alla sospensione nel limbo, ma non è arrivata...”
    ”Temi che le possa essere successo qualcosa?”
    Guardai mio marito. Intravvedevo il suo viso nell'oscurità, ed era bellissimo come sempre, l'espressione seria e i tratti delicati e virili al contempo lo facevano apparire come una statua in carne ed ossa.
    Annuii. ”So che sarei dovuta andare a cercarla immediatamente, ma non volevo forzare la sua decisione...” Mi tormentai le mani che stringevo al petto, mentre sentivo che il freddo aumentava. Non era fuori, era dentro di me, proveniva dal mio cuore, come se fossero le avvisaglie di una nuova visione. Endymion mi prese una mano e me la strinse.
    ”Forse non è troppo tardi. Possiamo rintracciarla, e condurla via con noi”
    (…)
    La nostra ricerca si esaurì in breve tempo. Purtroppo, la luce dell'energia di Rhea proveniva proprio dal luogo che più temevamo: il Trinity College.
    Avevo dato ad Endymion degli abiti terrestri, una polo e dei jeans bianchi, ed io indossavo una gonna plissettata lunga color cipria ed un maglioncino di cachemire bianco, per poterci mimetizzare facilmente in mezzo agli umani. Per superare il muro di protezione del College avevo manipolato la luce intorno a me e a mio marito per diventare invisibili all'occhio umano, ma eravamo consapevoli che ad altri occhi non potevamo sfuggire molto a lungo. Avevamo poco tempo.
    La sua traccia ci condusse in settore lontano rispetto all'edificio principale, al limitare di un folto bosco. Lo riconobbi subito, perché era lo stesso luogo dove avevo protetto Rhea dall'attacco di Persephone, Skye e Calypso.
    Mi avvicinai a lei, che era seduta sotto una quercia maestosa. Sembrava tranquilla, come in meditazione.
    Avrei voluto domandarle perché mai si trovasse lì, in mezzo a quelli che erano i nostri nemici, a rischiare di rimanere intrappolata dalle loro trame, ma lei mi anticipò.
    Quasi avesse sentito i miei pensieri, alzò gli occhi su di me. Uno sguardo accusatorio e carico di odio, ben diverso da quello della Guerriera taciturna e malinconica di pochi giorni prima.
    ”Vattene! Non voglio più avere a che fare con te! Sei una persona falsa!"
    Sembrava una bambina spaventata, ed il suo tono era quasi puerile e scostante. Ero sgomenta. Mi inginocchiai accanto a lei, tentando di trovare una crepa nel muro che aveva innalzato, anche se la voce dentro di me mi urlava di non farlo. Perché era cambiata così tanto?
    ”Rhea, non capisco! Io sono qui solo per poterti aiutare!"
    "Tu mi vuoi aiutare? Io sono viva solo per distruggere ogni cosa, la mia esistenza porta solo dolore e tristezza, come può cambiare qualcosa se è sempre stato così?”
    ”Cosa è successo, Rhea, non ti riconosco più...”
    ”Ho scoperto la verità, ecco cosa è successo! Eris mi ha detto che siete state tu e Persephone a riportarmi in vita per potermi usare!“
    ”No, ti stai sbagliando! Non fummo noi a farlo, ma i Celestiali!”
    Fu come se non avessi parlato. Rhea sembrava persa in pensieri che credeva suoi, senza accorgersi invece che era vittima di un inganno.
    ”I Deviati e gli Eterni si disputano l'Universo pensando entrambi di essere i legittimi eredi di tutto l'esistente. Ma io guardo oltre il vostro scontro, e sceglierò come vivere la mia vita, con chi viverla...”
    Un sorriso sognante si dipinse sul suo volto. Mi portai una mano alla bocca, perché avevo capito molte cose in quel momento. Maledetta Eris, regina di menzogne, signora della mistificazione!
    ”Rhea! Rhea! Eris sta usandoti, e ti ha messo contro di me! Non puoi permetterle di farlo, tu sei una Guerriera, non un'arma nelle mani dei Deviati”
    ”Menti! Vai via! Io ti odio e non mi lascerò ingannare ancora dai tuoi trucchi. Quindi sparisci, Imperatrice, o sarà peggio per te!"
    Si alzò in piedi e si allontanò di corsa, per tornare da chi le avrebbe fatto solo del male.
    Provai un dolore infinito per lei. Cercai di seguirla, incurante delle conseguenze se si fossero accorti della nostra presenza ma Endymion, che era stato in disparte fino a quel momento, mi prese per la vita e mi trascinò via.


    Edited by Illiana - 16/10/2019, 15:25
     
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    :Pandia:
    La missione era stata un successo, ma a che prezzo?
    Osservavo Ezio dormire di fianco a me, avevamo fatto l'amore, ma lo avevo sentito lontano. Scostante. Toccato dal mio avergli mentito le vere ragioni del perchè fossi sulla terra, ma non senza aver io stessa i dubbi che laceravano anche lui.
    Ciò che Athena mi aveva fatto compiere avrebbe veramente avuto senso ad un certo punto?
    Me lo chiesi tutta la notte che passai insonne e che passai ad osservare Ezio disegnandone il profilo e tutte le sue singole cicatrici chiedendomi quante storie e verità si celavano dietro ad ognuna.
    "Avrei voluto dirti tutto... avrei voluto farlo, ma come dici tu... abbiamo obblighi a cui rispondere... gli stessi che a volte mi paiono togliere il respiro..." confidai ad un Ezio addormentato, forse dando voce a tutti quei pensieri che non avrei potuto condividere con nessuno, forse nemmeno con lui.
    "In realtà già ti ho detto più di quanto avrei dovuto... ho così paura che tu sia rimasto deluso da me, che credi che davvero ti avrei abbandonato... mai... mai lo avrei fatto ed infatti non immagini minimamente che cosa io abbia fatto per riportarti da me..." sussurrai con le lacrime che mi solcavano il viso. La voce un sussurro.
    "Capisco benissimo le tue reticenze a raccontare di noi... lo capisco e lo condivido, ma vedi la mia voglia di urlare al mondo che ti appartengono forse nasce dalla paura... dal fatto che così facendo risulto un partito disponibile e già una vita programmata mi aspetta... sto cercando di rimandare, di evitare, di sfuggirvi, ma diventa ogni giorno più difficile... La verità è che non voglio che nessun altra mano mi tocchi o che bocca mi baci che non sia la tua... ma a volte temo che questo mio grande amore sia solo mio... dopotutto tu hai vissuto così tanto rispetto a me, nonostante la tua vita appaiai molto più corta della mia... forse non sarò mai in grado di essere il tuo grande amore..." tirai su con il naso e poi asciugandomi le gote con la mano scrissi velocemente un biglietto e lo lasciai sul mio cuscino così che al suo risveglio lo avrebbe trovato.
    Prendi il mio cuore e portalo lontano, dove nessuno ci conosce, dove il tempo non esiste , dove possiamo incontrarci, senza etá e ricordi, senza passato.
    Con una luce che nasce all'orizzonte e un domani sereno e silenzioso.
    Prendi il mio sguardo e portalo lontano, dove possa vederti ogni giorno e darti mille baci - e quindi cento - e dartene altre mille - e quindi cento - quindi mille continui - e quindi cento.
    Perché a me pare uguale agli dei, chi siede a te vicino e il dolce suono ascolta mentre parli, e ridi... amorosamente.
    Subito a me il cuore si agita in petto sol che appena ti veda, e la voce non esce.
    E la lingua si spezza.
    Un fuoco sottile sale rapido alla pelle, e gli occhi più non vedono, e rombano le orecchie, e tutto in sudore e tremante com' erba patita scoloro.
    E morte non pare lontana a me, rapito di mente


    Quando tornai al loft era notte fonda, avevo deciso che finalmente mi sarei svelata a Selene ed al suo fianco avrei combattuto quella guerra con un peso nel petto. Il peso della menzogna.
    Pensavo a lei. Ad Ezio. A Toth. A tutti i tormenti che mi scuotevano e che mi rendevano ogni giorno sempre più difficile respirare. Rabbrividì stringendomi nella felpa, desiderosa di raggiungere il mio letto, buttarmici, dormire e domani chissà affrontare di nuovo tutti i miei demoni.
    Ciò che non ero pronta ad affrontare era trovarmi Selene ed Endymion insieme. Seduti sul divano del loft. Abbracciati e preoccupati. Non sapevo cosa era successo, ma vedevo Selene scura in volto ed Endymion corrucciato a fronte di ciò che doveva essere stato qualcosa di grave.
    ”Pandia!?” la voce di Selene arrivò squillante, felice, come un attimo di luce nell'oscurità mentre venendomi incontro mi abbracciò, io ricambiai tesa mentre Endymion mi osservava contrariato.
    ”Pensavo vi foste già viste...” disse, mentre Selene iniziò ad osservare il marito e poi me sempre più confuso.
    "Ehm sì io..."
    ”Tu mi avevi detto che eri venuta sul Pianeta Proibito per Selene... sei partita quello che qui sono solo pochi giorni fa...”
    Mia sorella sgranò gli occhi e con sguardo accusatorio tornò a guardarmi. Mille domande nei suoi occhi materni, di chi era pronto a scatenare una serie di domande quali: "Perchè non sei venuta subito da me? Dove sei stata? Cosa hai fatto? Perchè?"
    "Ehm io... io non volevo ok... io ho solo seguito un'ordine..." ero troppo stanca per mentire, per fingere nuovamente che tutto andasse bene, mentre sentendomi sempre più frustrata mi lasciai cadere seduta sul divano. La testa nelle mani e gli occhi lucidi.
    Toth diceva che dovevo chiudere le emozioni in una scatola e così facendo sarei rimasta sempre lucida per affrontare ogni problema. "Se vuoi piangere fallo, ma quando sei da sola e nessuno ti vede", mi sembrava sentirlo in quel momento mentre alcune lacrime mi solcavano il volto.
    Non ce la facevo. Non riuscivo più a trattenere dentro di me tutte quelle emozioni e fingere che non mi toccassero. Che non fossi spaventata. Arrabbiata. O stanca.
    "Ho distrutto i Frutti dell'Eden" dissi tutto d'un fiato guardando prima mia sorella e poi mio cognato.
    "Distrutti. Andati. L'ho fatto e mi chiedo se sia stata la scelta giusta..." conclusi amareggiata e quella fu la goccia che fece traboccare il vaso.
     
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    :Athena:
    Le voci concitate della Famiglia Reale per poco non svegliarono tutto il loft, mentre io nell'ombra avevo assistito a quello scambio di accuse nei confronti di Pandia che con onore aveva mantenuto il segreto senza mai fare il mio nome o quello di Persephone, motivo per cui uscì dall'ombra e svelai la mia presenza.
    "Glielo ho detto io" dissi con voce calma e pacata, mentre osservai attenta lo sguardo di Selene ed Endymion posarsi su di me. Erano confusi, scioccati e sorpresi.
    "Pandia ha solo eseguito un mio ordine..." continuai facendo qualche passo nella stanza stretta nella mia elegante vestaglia di velluto blu.
    ”Athena hai fatto una cosa del genere?” mi chiese Selene incapace di credere alle mie parole.
    ”Sapevi del mio piano come hai potuto... no... no aspetta... alla riunione... tu... tu sapevi già che non esisteva nessuno Frutto dell'Eden” la voce della mia Imperatrice suonava delusa ed arrabbiata, mentre lo sguardo di Endymion si faceva scuro e quello di Pandia sempre più preoccupato.
    Tuttavia io avevo già calcolato anche quelle reazioni ed infatti mantenni un controllo che nemmeno la vecchia me stessa sarebbe stata in grado di gestire. Feci un semplice gesto con le mani e tra esse si materializzò un imponente e dorato elmo ateniese. Riportava le effigi di Mercurio e tra le mie mani brillava come fosse fatto di luce ed illuminando l'ampio salotto a giorno.
    "Quando le altre hanno ripreso i loro poteri, potenziati, io ho ricevuto questo..." raccontai loro osservando l'elmo con un misto tra terrore più puro e riverenza più grande.
    "Non ne capivo la sua funzione, se non quella di un semplice elmo, ma quando l'ho indossato tutto mi è stato più chiaro..." dissi sentendo un magone in gola.
    "Prima di me altri lo hanno posseduto ed hanno perso il senno. L'elmo permette di osservare oltre i limiti dei comuni sensi umani, fornisce una serie di illusioni in cui percepire la verità assoluta..."
    Selene sembrò quasi ferita. Dopotutto era chiaro che la preveggenza fosse un dono assoluto dell'Imperatrice della Luna e quella verità pareva farla sentire inutile, messa da parte. Endymion se ne accorse e le strinse la vita con una mano, mentre Pandia l'affiancò.
    "Non temere mia Regina non è preveggenza la mia... tu sei mossa dall'emozione... ciò che vedi ti preannuncia il divenire, per me è diverso. L'elmo mi mostra l'insieme delle cose. E' come stare di fronte ad un quadro. Io sono qualche passo indietro e lo vedo completo, voi siete ancora troppo vicini e ne vedete solo piccoli particolari..." conclusi gentile e rispettosa sentendomi in dovere di rincuorare Selene che nel mentre aveva mosso qualche passo verso di me.
    ”Perchè non dirlo allora? Perchè mentire? Perchè muoverti nell'ombra?”
    "Perchè è nell'ombra che si serve la luce... dovevo lasciare a tutti voi la libertà di agire attraverso le proprie scelte... Solo così le cose sarebbero andate come dovevano... Pandia avrebbe potuto rifiutare, Persephone avrebbe potuto farlo... eppure io sapevo che i Frutti andavano distrutti... Quest'elmo è un dono ma al contempo un peso che mi sta mettendo alla prova oltre limiti che non credevo nemmeno di riuscire a superare... So che è difficile comprendere, ma chiedo a voi miei Regnanti... miei amici... di fidarvi di me..." conclusi solenne, ma al contempo davvero preoccupata.
    Stavo adempiendo il mio dovere, ma ciò non toglieva che sentivo che a livello umano stavo ferendo le persone a cui più tenevo. Ora comprendevo Connor ed il suo essere lacerato tra l'amore che provava per suo padre ed il suo dover di Assassino.
     
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    :Endymion:
    Un silenzio denso e carico calò nella stanza, mentre sentivo l'ira funesta del tradimento smuovermi quanto più l'angustia per il modo in cui la mia consorte era stata trattata al pari di un oggetto non più utile.
    Digrignai i denti e con lo sguardo alto e glaciale mi rivolsi ad Athena a colei che a tutti gli effetti aveva bramato alle nostre spalle.
    "Fidarci di te? E come?" chiesi con tono snob ed altezzoso di chi si sentiva scottato da tanta sfrontatezza.
    "Hai mentito, hai bramato alle nostre spalle, ai perfino chiesto a due Guerriere di essere tue complici! Non ci sono scuse per ciò che hai fatto elmo o non elmo... Fato o non Fato... pagherai per i tuoi errori ed anche voi!" conclusi voltando appena il capo verso Pandia che speravo non credesse avrebbe avuto sconti solo perchè sorella della mia amata consorte.
    "Siete state complici di un gesto ignobile. Uno a cui potevate ribellarvi..." dissi in tono accusatorio e probabilmente avrei rincarato la dose se non fosse stato che Selene mi pose una mano sul braccio nel tentativo di calmarmi.
    "Mi fido di te Athena..."
    "Ma..."
    "Endymion capisco la tua rabbia, la tua delusione... è la mia, ma..." gli occhi di Selene erano tristi, di chi in una sola notte aveva ricevuto fin troppe "pugnalate alle spalle" per non uscirne con le ossa rotte eppure si voltò verso Athena e trovò la forza di difenderla.
    "Athena non mi ha mai dato ragione di non fidarmi di lei. Ha sempre messo la causa prima di ogni altra cosa. L'elmo è un dono gravoso Endymion... a questa stregua Athena non dovrebbe essere condannata ma elevata a Saggio di Corte..."
    "Sei sicura mia dolce luna?" chiesi accarezzando il suo volto. La verità è che sempre confidavo nelle scelte di mia moglie, anche se spesso a me risultavano difficili da comprendere, mi fidavo del suo cuore. Delle sue sensazioni.
    Lei assentì sorridendomi e poi si voltò verso Pandia prima, verso Athena poi.
    "Conosco l'elmo e le sue abilità, so come ha fatto perdere il senno a molti... dunque Athena mi fido di te, come sorella, amica e come regnante... tuttavia devo metterti in guardia, il giorno in cui valuteremo che l'elmo sta compromettendo la tua lucidità di pensiero, se questo dovesse mai accadere, verrai esiliata nella Torre della Saggezza fino alla fine dei tuoi giorni..."
    Mi trovai ad assentire alle parole di Selene riconoscendo come sempre la sua capacità nel bilanciare le scelte del cuore con quelle della mente.
    Athena dal canto suo non proferì parole, accetto quella sentenza e dopo un primo momento di imbarazzo totale ed immobilità fu la stessa Selene a rompere quella tensione avvicinandosi all'amica ed abbracciandola.
    Le due rimasero per un attimo così, comprendendo le responsabilità l'un l'altra ed accettando le conseguenze l'un l'altra delle proprie scelte, ma adesso il tempo delle chiacchiere era finito ed era giunto quello dell'azione.
    "Immagino dunque che tu sappia quale sia la prossima cosa da fare..." esclamai rivolto ad Athena.
    Se Saggio di Corte dove essere, allora a lei l'ultima parola sulle azioni che meglio erano da intraprendere affinché il Fato, a quanto pare non avverso nonostante l'apparenze, facesse il suo corso.
    "Sì mio Re. Dobbiamo radunare i 4 Mentori e porli nella giusta posizione sulla scacchiera del Fato"
    "Così sia! Pandia recapita il messaggio e portali sulla Luna. Ci incontreremo lì, noi quattro e loro quattro lontano da orecchie e sguardi indiscreti" sentenziai dando l'ordine a mia cognata di organizzare il tutto. Io, Selene ed Athena saremmo partiti e li avremo attesi a palazzo.
     
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    Avevo appena terminato una sessione di allenamento particolarmente dura. Tutti gli Assassini, capi in testa noi Mentori, ci sottoponevamo da settimane a sessioni di addestramento molto pesanti, era necessario che corpi e menti fossero pronti ad affrontare l’imminente guerra che – senza alcun dubbio ormai – si sarebbe scatenata sul pianeta. Gli Assassini non si sarebbero tirati indietro di fronte a chi minacciava la libertà dell’individuo e io per primo desideravo essere al meglio delle mie capacità. Nonostante ciò, avevo eseguito ogni gesto, ogni affondo, ogni piegamento con la consapevolezza che un tragico destino si sarebbe presto compiuto e nessuno di noi avrebbe avuto la possibilità di far nulla per evitarlo. Speravo di sbagliarmi, speravo che quella particolare sensibilità che avevo sviluppato nel mio mondo non funzionasse a dovere da quando mi ero risvegliato in un’epoca fin troppo distante dalla mia… ma ci credevo davvero poco.
    Stavo asciugando il sudore con un telo di spugna, speranzoso di poter fare una bella doccia bollente e lavare via ogni cattiva sensazione. Ma avevo fatto male i conti!
    Non ebbi bisogno di sentire alcun richiamo, mi voltai verso l’ingresso della piccola palestra privata che usavamo in pochi a Nanda Parbat, sicuro che a breve avrebbero fatto capolino degli “ospiti”. Presi un respiro profondo e neppure qualche secondo più tardi vidi Altaïr e Connor – scuri in volto – entrare di gran carriera là dove sapevano mi avrebbero trovato. I due erano tallonati da Ezio, la sua espressione non era meno contratta di quella degli altri Mentori, e Pandia, sorella dell’Imperatrice. Era lei la “portatrice di novità”, novità che non dovevano essere affatto buone. Mi rassegnai al fatto che la mia sensibilità non aveva fallito, c’erano cambiamenti importanti in corso e noi saremmo stati i principali interpreti.
    […]
    Viaggiare attraverso uno specchio interdimensionale era un’esperienza del tutto nuova, ma elettrizzante. Percepivi le cellule del tuo corpo vibrare, come se fossero preda di una scossa elettrica permanente ma non dolorosa. La pelle pareva liquefarsi e ricomporsi in un tempo talmente infinitesimale da non accorgersene neppure. Forse per gli Eterni la sensazione era diversa, ma per noi umani assomigliava molto a una specie di scarica adrenalinica elevata all’ennesima potenza. Una volta “passati” dovetti prendere fiato a grandi boccate, abituandomi pian piano alla nuova dimensione. Solo allora gettai lo sguardo sui miei compagni di viaggio e gli altri Mentori non avevano un’espressione molto diversa dalla mia: scioccati e piacevolmente sorpresi.
    Se non fosse stato per la natura drammatica della nostra missione, avremmo vissuto l’esperienza con un altro stato d’animo, sicuramente più lieto.
    Mi osservavo intorno, mentre le parole di Pandia tornavano alla mente, ferali come pugnali affilati.
    ”Selene, Edymion ed Athena ci attendono a Corte, sulla Luna. Devono darci istruzioni importanti!”
    “Istruzioni importanti”, non facevo che ripete quella frase nella mia mente, già sapevo quale sarebbe stato l’argomento della discussione, ma ancora non riuscivo a immaginarne i contenuti… o forse un po’ sì, ma non volevo azzardare nessuna ipotesi. Non era questo il mio compito.
    "Grazie per essere venuti con così poco preavviso, benvenuti alla mia Corte…” L’estrema cordialità di Selene mi lasciava sempre un po’ stranito. Aveva tutte le movenze di una vera Imperatrice, ma non per questo era mai risultata altezzosa o scostante. Aveva davvero a cuore le sorti dell’Umanità e tutto ciò non poteva che farla diventare ai miei occhi un’alleata potente e sincera. Molto diverso era l’atteggiamento del consorte, lui era quanto di più “regale” potesse esistere, ma il suo modo di fare era sempre mitigato dalla presenza di sua moglie. Una coppia certamente interessante e ben assortita. Al loro fianco potei scorgere Athena. Quando Pandia l’aveva nominata ero rimasto per un attimo interdetto. Se c’era Athena perché non erano presenti anche tutte le altre Guerriere? Era stato forse questo il “dettaglio” che mi aveva inconsciamente allarmato. Ma ero certo che a breve avrei ricevuto le risposte che tanto anelavo…
    Il mio sguardo sorpreso cadde poi su un'altra figura, che svettava sull’attenti accanto agli Imperatori. Doveva essere un generale di grado elevato, visti gli alamari dell’Esercito Lunare e la sua presenza in un consesso tanto ristretto. Era imponente, i capelli raccolti in un nodo stretto, lo sguardo era impenetrabile ma vigile, come se si stesse tenendo pronto a intervenire in caso di pericolo. Ci osservava con apparente indifferenza, ma sapevo che ci stava studiando… uno per uno, senza tralasciare nessun dettaglio. Tuttavia, non potei più trattenermi su questi pensieri, era meglio andare dritti al punto.
    ”Imperatrice, è un onore essere al vostro cospetto. Ma vi prego, diteci quanto dovete, è chiara la natura tragica di questa riunione.” Avevo preso la parola, notando lo smarrimento degli altri Mentori, impegnati ancora ad assimilare quanto li circondava. Uno spettacolo come quello non si osservava tutti i giorni sul pianeta Terra.
    "La tua fama ti precede Bayek di Siwa, l’onore è tutto nostro. Ma prima di mettervi a parte del motivo di questa chiamata, vorrei chiarire una cosa fondamentale: questo incontro deve rimanere assolutamente segreto. Nessuno, alla Confraternita, dovrà mai venirne a conoscenza! Il perché lo capirete una volta ascoltato quanto abbiamo da dire.” La voce dell’Imperatrice era stata cortese ma decisa e questo mi fece capire che non avevamo alcuna scelta in merito. Avremmo dovuto accettare quella “clausola” senza neppure conoscere i termini della discussione e questo non mi lasciava affatto tranquillo. Nonostante ciò, sentivo che potevamo fidarci di Selene e delle sue alleate. Così guardai tutti gli altri Mentori, leggendovi le mie stesse perplessità ma anche le mie stesse conclusioni. Contemporaneamente portammo il pugno chiuso al petto, all’altezza del cuore, e giurammo.
    ”Così sia…”


    Edited by KillerCreed - 19/10/2019, 14:30
     
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    Venir convocato, insieme agli altri Mentori, per una riunione segreta appariva già alquanto sospettoso, seppur non allarmante in quanto non era la prima volta che era successa una cosa del genere insieme alle Guerriere. Ciò che mi mise in allerta era il fatto che innanzitutto era convocata sulla Luna, e nessuno di noi fino a quel momento aveva mai lasciato la Terra, e che mia moglie era presente ma da lei non aveva ricevuto nessuna informazione in merito.
    In quel momento nella Sala del Trono, così luminosa quasi da infastidirmi la vista, quanto elegantemente arredata con cristalli di luna che parevano potessero rompersi da un momento all'altro. Avevo le mani dietro la schiena, i capelli raccolti in complesse trecce sul capo e la posizione rigida ed attenta di chi è un fascio di nervi. Feci vagare il mio sguardo fino ad Athena che nella sua meravigliosa veste di Guerriera mi guardava rammaricata. Era chiaro che si sentisse a disagio e forse in colpa di non avermi parlato lei stessa di tale evento, ma io scossi appena il viso come a rassicurala a non dovermi nessuna spiegazione. Dopotutto anche quando si trattava di questioni interne alla tribù, non eravamo mai soliti coinvolgere i "bianchi". Certo i tempi erano cambiati, ma alla riserva ancora venivo accolto come un eroe, quasi un Dio Guerriero, e nonostante l'apparente integrazione con la società moderna all'interno della tribù esistevano ancora tradizioni e regole che erano rimaste immutate dalla mia epoca.
    "Giurare di mantenere una promessa senza conoscerne i connotati? Un po' presuntuoso da parte vostra..."
    Esclamò Altair causando non poche tensione tanto che quello che doveva essere il Generale Imperiale era già scattato in avanti, mentre noi altri Assassini eravamo già con la lama pronta a scattare in caso fosse necessario.
    Selene tuttavia alzò una mano calmando gli animi, mentre io silenzioso tornavo a guardarmi intorno teso e a scambiarmi continui sguardi con mia moglie che pareva sempre più affranta come se fosse a conoscenza di qualcosa che da lì a breve mi avrebbe ferito.
    Nonostante il silenzio, nonostante la tensione tutti e quattro facemmo il nostro giuramento e solo allora Selene proseguì a parlare, molto più propensa ad un dialogo sereno rispetto al suo algido consorte.
    "Conoscete la storia delle origini dell'universo. Dell'eterna lotta tra Eterni e Deviati. Di come la nascita di una Guerriera su ogni Pianeta del Sistema Solare e non solo abbia garantito la salvaguardia del Pianeta a cui erano a guardia permettendo a questo di crescere e prosperare, ma anche tenerlo al sicuro dalla piaga dei Deviati" la voce di Selene era stata gentile e materna, di chi deve dare una brutta notizia e cerca di farlo nel miglior modo possibile. Diverso suo marito che prese la parola con freddezza e distacco preferendo l'approccio diretto.
    "Tuttavia il Pianeta Proibito, o meglio la Terra come la chiamate voi, non hai mai guadagnato il diritto di possedere una Guerriera, troppo impegnati come siete sempre stati a farvi la guerra tra voi... questo vi ha esposto al caos, alla discordia, all'odio... siete diventati terra fertile per i Deviati e tanti sono cresciuti tra voi diffondendosi come una piaga incurabile... ora il vostro pianeta pullula di Deviati Negati. Terrestri nati con il seme dei Deviati, ma che non si è dischiuso solo perchè la loro Grande Madre, Nyx, è esiliata nel Vuoto Cosmico..."
    Quella notizia ci colpì a tutti e quattro come un pugno in pieno stomaco. L'ennesima informazione vitale che le Guerriere si erano "dimenticate" di condividere con noi.
    "Ed il pensiero di dircelo prima non vi è mai passato per la testa?" chiese un Altair sempre più nervoso. Sempre più arrabbiato con una compostezza tale che faceva a gara con l'Imperatore.
    "Non ce ne era motivo. Altair senza Nyx sono solo umani... nulla più..."
    "Ma ce lo state dicendo ora. Cosa è cambiato?" chiesi composto con quello sguardo corrucciato che da sempre celava semplicemente un animo introverso e chiuso, ma che quella volta racchiudeva anche tanta frustrazione.
    "Che Eris è pronta a sovvertire l'ordine delle cose. E' entrata in possesso della Guerriera Solitaria di Saturno. Una Guerriera che racchiude in sè un potere inimmaginabile di creazione e distruzione. Ha manipolato la sua mente e si sta preparando a sovvertire l'ordine naturale delle cose. A cambiare la realtà come la conosciamo... Le conseguenze non sarebbe solo che noi Eterni diventeremo reietti e i Deviati governerebbero al nostro posto, ma anche che tutti i Deviati Negati sul mostro pianeta si sveglierebbero con conseguenze inimmaginabili. Il vostro pianeta infetto sarebbe solo il primo di tanti..."
    A quelle parole ci guardammo confusi e persi. C'era tanto in gioco. Il ritorno di Eris che nessuno di noi immaginava potesse rappresentare una minaccia da affrontare di nuovo e poi pensai alla mia famiglia. Mio padre e mio fratello erano sicuramente coinvolti fino al collo in quella questione, ma quanto? Come? Velocemente reagì ripensando a ciò che già era stato fatto.
    "Recuperiamo i Frutti... imprigioniamo Eris... impediamole tale scempio"
    Athena aveva già fatto un passo avanti pronta a parlare, ma Ezio l'aveva preceduta più furioso che mai.
    "Non è possibile perchè TUA moglie ha avuto la brillante idea di distruggerli!" disse accusandola con lo sguardo, mentre Athena si mosse verso di noi. Rammaricata, ma non pentita.
    "Io non ho fatto nulla Auditore. Il Fato aveva già deciso. E comunque le avrebbe solo dato un'arma in più, non l'avrebbe certa fermata"
    Ammisi che quello non me lo aspettavo. Athena mi diceva tutto eppure una cosa così importante si era "dimenticata" di condividerla con me. Eppure Ezio lo sapeva. Tutti in quella sala sembravano saperlo tranne me e forse anche Altair e Bayek.
    Athena fece un passo verso di me, ma io scostai lo sguardo tornado a posarlo sugli Imperatori.
    "Siamo qui per questo? Per ascoltare le vostre confessioni e rassicurarvi che non vi considereremo nostri nemici da oggi in poi? Perchè la vedo difficile"
    Selene scosse il capo alle parole di Altair tornando seria.
    "Delle nostre questioni diplomatiche parleremo poi... siamo qui per condividere con voi una via d'uscita... una che nessuno vorrebbe intraprendere, ma l'unica possibile..."
     
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    :Ezio:
    Mi svegliai e trovai solo un foglio e una vaga traccia del suo profumo nel letto d'albergo, invece che Pandia.
    Feci una doccia bollente, tentando di fare ordine di tutti i sentimenti e i pensieri che si agitavano nel mio cuore. Avevo visto la morte in faccia, l'avevo scelta come soluzione ultima.
    Ma non era questo che mi sconvolgeva. Era il fatto che Pandia mi avesse salvato, aprendo una porta nel flusso del tempo, bloccando il tempo stesso. Sentivo che c'era qualcosa di sbagliato in tutto questo, anche se era a fin di bene.
    Avevo ammirato la sua freddezza durante la missione, aveva compiuto le scelte più efficaci considerate le condizioni disperate in cui ci eravamo trovati. Non aveva dato libero sfogo ai sentimenti, ma aveva pensato prima alle priorità, anche se questo poteva significare di sacrificare il proprio cuore.
    Sarei riuscito a fare lo stesso? Avevo rinunciato ad altre donne nella mia vita, amori che per lunghi anni mi avevano lasciato l'anima sanguinante. Forse non ero così forte come avrei voluto. Probabilmente era questo il pensiero più potente di tutti: il dubbio che per me sarebbe stato impossibile lasciarla lì. Sentivo che la mia razionalità vacillava, di fronte a questa prospettiva. L'amore rende deboli.
    C'era un altro pensiero che mi assillava: mi ero sentito tradito. Mi aveva messo a conoscenza solo di una parte del piano, come se non mi reputasse degno della sua fiducia. Certo che mi sarei opposto alla distruzione dei Frutti, ma avremmo potuto discuterla. Invece, sentivo ancora il sapore della bile quando lo avevo scoperto dalla bocca stessa di quell'essere terrificante.
    Raggiunsi Nanda Parbat senza un'idea precisa sulle prossime mosse da fare: avvisare gli altri mentori della missione, oppure no?
    Nei corridoi incontrai Altair, accompagnato da Pandia. Incontrarla dopo quello che c'era stato tra noi fu insopportabile, come se avessi sparso sale su un'ustione; anche lei appariva tesa, le spalle contratte che sembrava reggessero il peso del mondo.
    Fui stupito dall'espressione contrariata del mio compagno, ma con lui mantenni un tono neutrale, quasi leggero.
    ”Altair! Ritorno a Nanda Parbat dopo giorni e mi accogli con questo cipiglio? Principessa Pandia...”
    Un inchino secco e veloce nella sua direzione. Non indugiai troppo nel suo sguardo, che conteneva più domande e preoccupazioni del mio. Il biglietto con la sua scrittura arrotondata, quasi infantile, aveva una piccola sbavatura in un angolo. Il segno di una lacrima. Quell'indizio diceva un'infinità di cose, su che tipo di momento stessimo passando. Sui dubbi che pugnalavano entrambi, sulle paure, sulle scelte difficili che stavamo affrontando. La poesia che aveva scritto parlava del nostro amore, di quanto fosse impossibile, se non lontano da tutto e da tutti. Era vero: combattere per noi due forse sarebbe stato inutile.
    ”La Principessa è venuta a comunicarci che i quattro Mentori sono stati convocati dagli Imperatori nel loro Palazzo Reale. Immediatamente...”
    Sottolineò con causticità. Dal tono si capiva chiaramente la contrarietà per una cosa che aveva poco dell'invito e molto dell'ordine. Ipotizzai senza sforzo di cosa saremo andati a discutere, ed il solo pensiero già mi portava ad essere irritato quanto Altair. Strinsi i denti, evitando di proposito gli occhi di Pandia.
    ”Vediamoci nel nostro ufficio tra dieci minuti, rintraccia anche Connor e Bayek, perché io devo prima fare una cosa...”
    Andai nella mia stanza per cambiarmi. Indossai una maglia bianca a collo alto, per coprire i segni violacei che stavano venendo fuori dopo lo scontro con Atlas, una giacca lunga grigia e dei pantaloni neri.
    Prima di uscire, controllai velocemente che la mia lama celata funzionasse alla perfezione. Non sarebbe servita a molto, ma non volevo comunque affrontare quello che si prospettava, senza di lei.
    (…)
    La tensione era subito schizzata alle stelle. Era inevitabile. Il comportamento degli Imperatori riaccendeva timori che avevo da molto tempo, e il fatto di aver ragione non mi compiaceva. Quello che dimostravano è quanto fossero poco propensi ad ascoltare opinioni discordi dalle loro, comunicandolo sia apertamente, con la loro superiorità fisica, sia in maniera subdola, convocandoci nel loro maestoso, scintillante ed immenso Palazzo. Erano anche scortati da un marcantonio a guisa di guardia del corpo, trascurando il fatto che la riunione avesse come cardine la fiducia reciproca. Una mossa che non sapevo chiamare in altra maniera se non intimidatoria.
    Attesi di vedere come si sarebbero posti i miei compagni: mentre Bayek e Connor cercavano di mantenere un'apparente calma per favorire la discussione, il nervosismo e l'indignazione di Altair scorrevano libere. Dal canto mio, cercai di rimanere calmo per non peggiorare la situazione, ma non mi contenni più quando nominarono i Frutti dell'Eden, perché l'episodio era ancora troppo fresco nella mia mente e sul mio corpo:
    ”Non è possibile perché TUA moglie ha avuto la brillante idea di distruggerli!"
    Alle occhiate esterrefatte dei tre, feci mentalmente spallucce: ormai avevo fatto la frittata, mi sarei dovuto occupare dopo di spiegare come ne fossi a conoscenza prima di loro.
    Fulminai con lo sguardo Athena quando tentò di discolparsi: con lei i rapporti non erano mai stati semplici, forse per il fatto che la sua enorme intelligenza la faceva sembrare come se si mettesse sopra gli altri, sminuendo l'altrui punto di vista.
    "Delle nostre questioni diplomatiche parleremo poi... siamo qui per condividere con voi una via d'uscita... una che nessuno vorrebbe intraprendere, ma l'unica possibile..."
    Selene come già prima si trovò a dover fare da mediatrice tra gli animi accesi. Sarebbe invece bastato che controllasse l'arroganza del suo consorte.
    ”Sentiamo quale sarebbe la soluzione. Sapete bene che non possiamo rifiutarvi il nostro appoggio, come sappiamo che voi non ce lo state chiedendo, ma abbiamo le spalle al muro, mi pare di capire. Se i Deviati si risveglieranno, noi esseri umani ci troveremo tra due fuochi! Voi...” puntai il dito verso la coppia imperiale “... e loro!”
    Lo sguardo di Endymion si fece di fuoco, la mandibola contratta, le narici dilatate, mentre Selene strinse le labbra alle mie parole. Antichi dissapori tornarono alla luce. Mi costava dimostrare ingratitudine per quello che lei aveva fatto per gli Assassini nel corso dei secoli, ma non potevamo accettare che una minaccia così insidiosa gravasse sull'umanità.
    Lanciai una breve occhiata a Pandia, che stringeva le mani, immobile ed incredula. Provai una fitta al petto, perché sembrava che tra di noi si stesse scavando un solco che andava aumentando di secondo in secondo. Se anche il nemico comune avesse unito Assassini ed Eterni per il tempo necessario, cosa sarebbe successo dopo? Odiavo l'idea che il nostro sentimento dovesse sporcarsi con simili questioni.
    Un silenzio pesante come il piombo scese sulla riunione. Dietro i volti scuri di ognuno dei presenti si nascondevano intenzioni diverse, tentativi di conciliare vedute differenti, di mantenere segreti, di cercare una collaborazione senza cedere troppo terreno, di trovare le parole giuste per verità spiacevoli.
    Alla fine, fu sempre Selene a riprendere la parola; ”Quello che è necessario è un fronte compatto davanti ad un pericolo letale come mai prima d'ora. Un'insidia talmente smisurata da richiedere azioni ingrate. Tutti noi dovremo sacrificare qualcosa, questo vorrei che fosse ben chiaro”
    Abbassò lo sguardo per qualche secondo, forse per nascondere gli occhi velati di lacrime, poi riprese: ”Eris si servirà della Guardiana di Saturno e di suo figlio, Atlas, come poli per attrarre il potere necessario a cambiare la realtà a suo piacimento. E non c'è un altra strada per impedirglielo, se non quella irrevocabile”
    Sentii i peli drizzarmisi sulle braccia e dietro la nuca. Tutti eravamo coscienti che quello che avrebbe detto non ci sarebbe piaciuto. Guardai di sottecchi, Connor, che sembrava una maschera di pietra.
    ”Dobbiamo uccidere Rhea e Atlas!”
     
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    :Altair:
    Connor ebbe un singulto, mentre Ezio irrigidiva la mascella e Bayek contraeva i muscoli. Io dal canto mio mantenni la mia impassibilità mista ad un senso di frustrazione crescente che sfogai alzando gli occhi al cielo e lasciandomi andare ad un lungo e profondo sospiro.
    "Di questo si tratta. Di uccidere due persone per la salvaguardia di molti"
    L'Imperatore alzò un sopracciglio fissandomi alquanto divertito dalla mia esclamazione mentre poggiandosi una mano sotto il mento piegava il viso da un lato.
    ”E' davvero Altaïr Ibn-La'Ahad a parlare? Il borioso ed arrogante Assassino raggiunto in giovane età l'alto rango di Maestro Assassino ha causato gravi perdite all'interno del proprio Ordine?”
    Quel colpo basso non me lo aspettai, perchè non mi aspettavo che l'Imperatore conoscesse così tanto della mia vita. Della nostra vita. Quanto e come aveva saputo così tanto? Scartavo assolutamente l'idea che Aphrodite avesse potuto raccontare aneddoti talmento privati che già a fatica avevo raccontato a lei. Dunque cosa gli permetteva di conoscerci così profondamente? Di usare tale informazioni per manipolarci e colpirci?
    "La stiamo davvero mettendo sul personale?" chiesi con tono di sfida e così dicendo voltandomi verso Connor, al fianco di Ezio che era accanto a me.
    "Di suo fratello stiamo parlando. Di un ragazzino che per quanto al di fuori delle nostre schiere è un giovane al gioco di una strega"
    ”E noi di una Guerriera. Di una ragazzina condannata ad un perpetuo destino di morte e rinascita” mi rispose lui scattando in piedi. Ormai era diventata una guerra personale.
    ”Non sono questioni personali a muoverci quanto più l'interesse comune a salvare un pianeta, e dunque una galassia intera, da un cancro incurabile. Sbaglio o già avete compiuto scelte del genere? Avete già sacrificato qualcuno di importante a fronte di un qualcosa di più grande. Cosa c'è di più vitale se non la salvaguardia della propria specie?”
    Ascoltai le parole dell'Imperatore fermo sul posto. Odiavo come in un certo senso quell'uomo borioso e snob fosse in parte solo l'altra faccia della medaglia, una della quale all'altro lato mi trovavo io. Non sopportavo il modo in cui si era imposti, dandoci più ordini che consigli, ma non potevo non concordare con quel fastidioso monologo nel quale ricordai quanto già avevo ampiamente messo in gioco e perso sempre e comunque per la causa. Per onorarla e servire un bene più grande.
    "Sarà l'ultima scelta. Se non ci saranno più spiragli all'orizzonte e questo sarà l'unico modo possibile per vincere, così sarà. Non avrete da parte mia, nè dei miei fratelli un intralcio. Ma tutti dobbiamo essere consci delle conseguenze e pronti ad affrontarle"
    ”Così sarà Altair! Tutti ci impegniamo ad onorare questa promessa. Se ogni possibilità cesserà di esistere e questa sarà l'unica strada possibile allora tutti, Assassini e Guerriere, la percorreremo. Insieme”
    Come sempre apprezzai Selene che aveva sempre cercato, in qualche modo, di mantenere un equilibrio tra loro e noi. Tra un'alleanza/amicizia che era sempre sul bordo del precipizio. Che camminava costantemente su una linea facile da oltrepassare.
    Non sapevo cosa ci avrebbe atteso dopo, molto probabilmente molte grane e molti nuovi nemici, ma intanto dovevamo affrontare il presente uno sempre più minacciato di cessare e cambiare inesorabilmente.
     
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