Present Day #2019: Moon

Season 4

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    :Selene:
    ”Auta i lóme, tuluva’n·aure, cenuvan cále amaureo”(*)
    Cantavo con voce sommessa la nenia che avevo imparato quando ero ancora bambina, che mia madre cantava a me le rare volte in cui aveva tempo da dedicarmi. Quei momenti erano dolci nella mia memoria. Da bambina coccolata e viziata, avevo sempre intorno balie e istruttrici, ma vedevo molto raramente i miei genitori.
    Non volevo che mia figlia sentisse la mancanza della madre come l'avevo patita io. Passavo tutto il tempo che potevo con lei, quando riuscivo a liberarmi dagli impegni più importanti, anche se ogni tanto i miei consiglieri si lamentavano del fatto che la mia presenza non così assidua cominciava a diventare motivo di chiacchiere e supposizioni a Corte.
    Strinsi a me la piccola Rhea, seduta sul mio grembo, che osservava rapita i giochi di luce creati dal carillon cromatico. I luccichii sembravano fiocchi di neve che scendevano silenziosi, così belli e reali che la mia bambina allungò la mano nel tentativo di afferrarli. La sua risata divertita, quando riapriva la mano vuota, colmava il mio cuore di amore, tenerezza e dolcezza.
    Sarei stata con lei, seduta sui cuscini della sua camera dei giochi per tutto il tempo di questo mondo. Avrei ignorato volentieri tutto il resto, tutto quello che non riguardava lei.
    Udii un bussare discreto alla porta. Sospirai. Non potevo illudermi che bastasse desiderare qualcosa per ottenerlo. Entrò una delle mie cameriere personali: ”Imperatrice Selene, la Principessa Pandia è qui, desidera incontrarvi. Posso farla entrare?”
    Guardai i giochi di luce colorati, che si erano trasformati in un cavallo aggraziato e snello che sembrava galoppare lungo le pareti della stanza. Rhea batté le mani estasiata. Le baciai i capelli corvini, ispirando il suo profumo ancora infantile. Mi alzai in piedi, andando verso la sua balia. Prima di affidargliela, posai un ultimo bacio sulla guancia rosea della mia bambina, mormorandole una promessa: ”La mamma tornerà presto, piccola mia, non temere...”
    Risposi poi alla cameriera: ”No, preferisco incontrarla nel salotto d'argento, ditele che mi troverà lì”
    Utilizzai quei minuti di attesa per riprendere il contatto con il mondo reale, con le mie incombenze, anche se i ricordi di quei minuti passati nel mondo ovattato che avevo creato per mia figlia servivano a rallegrarmi e ad alleggerirmi il cuore.
    La sala dove avevo deciso di ricevere mia sorella era una delle mie preferite nel Palazzo Reale, ricca di decori argentati e mobili eleganti, tavolini sottili e comode poltrone, abbondanza di vasi di fiori e di cuscini di seta e lampadari di cristallo.
    Abbracciai mia sorella con affetto, felice di vederla e di raccontarle dei preparativi per la festa che da settimane stavo organizzando personalmente.
    Pandia ricambiò con altrettanta emozione il mio saluto.
    ”Sorella mia, sono felice di vederti, finalmente! E' già da qualche giorno che ti cerco, vorrei parlarti...”
    ”Sì, hai ragione, è che sono molto impegnata con gli incontri ufficiali e i preparativi... sai, la data della festa si avvicina, e voglio che tutto sia assolutamente perfetto, per te!”
    Le presi la mano e mi avvicinai ad un tavolo, dove erano disposti diverse composizioni floreali tra le quali scegliere quelle per il ricevimento. Il mio sguardo cadde sulle sue mani, anche se lei cercò di nasconderle; non portava neanche oggi il suo Anello Lunare. Era molto strana questa mancanza, ma non volli chiedere, perché sapevo dello scarso amore che Pandia nutriva verso i gioielli troppo appariscenti.
    ”Quale ti piace di più? Quella con le rose bianche e le perle, oppure con i gigli?” Sfioravo i petali dei fiori, già immaginando il giorno della festa. Ero molto contenta di aver la possibilità di dedicarmi a qualcosa che non fossero i doveri opprimenti del mio ruolo di Imperatrice. Anche se era passato un anno dalla fine della Guerra, e in questi mesi eravamo stati benedetti da una pace stabile, non per questo i problemi avevano cessato di esistere. Con la scomparsa di Eris, tante cose erano cambiate, tanti equilibri si erano spostati, e come tutte le volte in cui questo succedeva, la situazione aveva richiesto la massima delicatezza e diplomazia per essere gestita.
    ”Mah, non saprei... le rose?” Dal tono avevo capito quanto poco le interessasse la questione. Ero stupita: si trattava dei festeggiamenti della sua maggiore età! Della sua presentazione ufficiale a tutto l'Impero! Un'occasione di enorme importanza. E non solo per questi motivi, anche se era all'oscuro di quello che stavamo preparando per lei.
    Avevo deciso che sarei stata paziente con mia sorella. Da quel giorno in cui eravamo state interrotte in maniera inopportuna da Partenope, non avevo più trovato modo di affrontare l'argomento del suo matrimonio, ma avevo pensato a lungo a quello che stava per dirmi. Mi stava per confessare a chi aveva dato il suo cuore. La avevo osservata, avevo notato la sua reazione davanti alla notizia dell'alterco che aveva coinvolto il nostro Generale e Auditore. L'avevo vista sinceramente preoccupata per le condizioni dei due. Questo confermava il mio pensiero sulla sua infatuazione per Thot. Capivo le sue remore nel volermene parlare, dato che il suo nome non figurava tra i nobili che si erano proposti come suoi pretendenti. Ma Thot era una persona che mi piaceva molto, e per vedere felice mia sorella avevo convinto Endymion della bontà e dei vantaggi nel far ricadere la scelta su di lui.
    Immaginavo già la gioia di Pandia, quando avrebbe scoperto che quel giorno sarebbe stato annunciato a tutto l'Impero il suo fidanzamento ufficiale con il Generale Thot.


    (*)La notte sta passando, arriverà il giorno, ed io vedrò la luce dell'alba


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 15/11/2019, 11:01
     
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    :Pandia:
    Ero sicura che quella festa di compleanno sarebbe stata ancora più bella se al mio fianco oltre che le mie amiche e la mia famiglia avessi avuto anche altre persone importanti per me come Ezio e Lara, colei che consideravo a tutti gli effetti una grande amica, lei che avevo conosciuto prima delle Guerriere e con la quale -nonostante non passassimo insieme il tempo che avremmo voluto- mi ero sempre trovata bene. Il nostro parlare e confrontarci era sempre stato sincero e con lei non avevo la necessità di omettere cose e non essere completamente me stessa, lei non mi trattava da Principessa ma da sua pari ed era bellissimo.
    Ridacchiavo tra me, immaginando il volto di Ezio quando aveva appreso della mia festa, probabilmente per i suoi standard non dovevo apparire come una minorenne e speravo che lo scoprire del mio Rito di Passaggio non lo avrebbe sconvolto.
    Pensare ad Ezio e Lara mi aveva per un attimo fatto estraniare portandomi con l'immaginario ad una festa di compleanno molto diversa da quella che si stava preparando e fu quando Selene mi raggiunse che mi trovai costretta a fare i conti con la realtà.
    Che poi in cuor mio mi dispiaceva, Selene si stava dando così da fare e non volevo essere io a smorzare il suo entusiasmo e gioia, non ora che la vedevo pregna di una serenità che non credevo le avrei mai visto addosso. Se la meritava. Tutta.
    Le volevo bene come non avrei potuto credere possibile ed ogni giorno l'idea che l'avrei delusa mi atterrava, perchè sarebbe successo, perchè stavo solo trovando il momento ed il modo di prendermi la mia libertà, di percorrere la vera strada che sentivo mia, non era una cosa che potevo fare dall'oggi al domani. Gli equilibri erano fragili e quella calma apparente temevo potesse nascondere una nuova tempesta.
    In virtù di quello avevo permesso a Selene di aiutarmi ad agghindarmi per la festa. Avevamo scelto insieme l'abito, l'acconciatura ed i gioielli, nonostante non li amassi, ed alla fine ne era uscita una versione di me più fiabesca e gentilizia di quanto mi sentissi.
    "Non lo so... mi sento... ridicola?" chiesi quasi timidamente guardandomi allo specchio. Non mi riconoscevo nella Principessa elegante e romantica che mi trovavo davanti. Io ero più semplice, mentre artefatta e decisamente non ero la donzella rinchiusa nella torre.
    ”Ridicola? Sei stupenda... la Principessa che ogni Principe vorrebbe al suo fianco!” mi sussurrò Selene all'orecchio, stringendomi le spalle e sorridendomi di rimando nello specchio.
    ”Stasera è una serata così importante sicura di non voler indossare il tuo anello lunare?” la sua domanda era uscita spontanea, mentre io guardandola sorrisi un po' malinconicamente ed assentendole le feci presente la mia decisione.
    "Sì! Quello appartiene al mio passato e da oggi voglio guardare al mio futuro, spero solo che tu possa non prenderla come un'offesa personale..." le dissi sapendo di come quello fosse un simbolo d'appartenenza. Dopotutto suo padre lo aveva dato a sua madre che lo aveva dato a lei, idem per la mia.
    Le scosse il capo ed io l'abbracciai stretta per venire interrotte solo dall'arrivo di Endymion che con in braccio Rhea ci comunicava che era giunto il momento del mio ingresso trionfale. Della protagonista indiscussa della festa.
    ”Meglio muoversi o Partenope si finirà tutta la torta prima che la festa abbia inizio!” ridacchiai guardandomi con Selene e vedendo come anche mio cognato fosse cambiato con l'arrivo di Rhea. Certo aveva mantenuto il suo stile algido e snob, ma una nota più dolce colorava ora la sua voce ed i suoi occhi ogni volta che posava lo sguardo su Rhea, come in quel momento che era tutta presa a giocherellare con il Cristallo Nero che portava al collo.
    Mia sorella li raggiunse, baciò le guance paffute della piccola e poi stretta al marito fecero per uscire dalla stanza.
    "Ti aspettiamo nel salone... vedrai sorella mia... sarà una festa indimenticabile..." ed io non immaginavo nemmeno quanto.
     
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    Non era facile, no, non lo era per niente restare impassibili di fronte a quanto stava per accadere. Mi sentivo soffocare, mi tremavano le mani, il cuore e le viscere. No, non era affatto normale per me, che avrei dovuto dare l'esempio di integrità e stabilità ai miei uomini… e invece? In quegli ultimi giorni sembravo un drogato in crisi di astinenza. Ero pallido, più del solito insomma, dormire la notte era un'impresa epica, anche perché ne approfittavo per espormi alle radiazioni lunari: erano l'unico rimedio a quello stato di continua agitazione. Il loro effetto però durava molto poco. E la cosa paradossale era che… beh, non c'erano grandi battaglie all'orizzonte, nessuna minaccia metteva a rischio l'Impero, era un periodo relativamente tranquillo, ciò che mi faceva dannare era ben altro: una festa di compleanno. Non una qualsiasi, ma quella di Pandia. E non era la festa in sé a mandarmi fuori di testa, ma ciò che sarebbe accaduto a “quella” festa!
    Quando Selene ed Endymion mi avevano convocato per discutere di una “decisione importante”, non avrei mai immaginato quale sarebbe stato il nocciolo della questione. Sapere che entrambi volevano propormi come pretendente ufficiale di Pandia mi aveva colto di sorpresa. Ok, se volessimo usare un eufemismo. In realtà, avevo rischiato di cascare a terra perché le gambe avevano minacciato di non reggermi più. Poi mi ero inchinato su un ginocchio, pugno chiuso sul cuore, per ringraziare di quell’insperata possibilità che mi stavano dando. Ma avrei voluto chiedere come erano venuti a sapere di questo mio… interesse; se conoscevano i sentimenti di Pandia nei miei confronti; se fosse stato davvero il caso di dichiararmi di fronte a centinaia di persone, compresi i nobili pretendenti in attesa di una risposta da anni. Non avevo avuto il coraggio di fare subito quelle domande, ma non avevo resistito a lungo. Una volta che la mia Imperatrice era rimasta sola, le avevo chiesto udienza e mi ero accertato di non aver capito male, che veramente avevano proposto me – un umile generale dalle origini più che modeste – come futuro marito della Principessa.
    "Se c’è un uomo che merita di stare accanto a mia sorella, quello sei tu, Generale! Ho visto come la guardi, sembri venerarla, eppure mai una sola parola è uscita dalla tua bocca per farti avanti! L’umiltà è la tua migliore dote, è arrivato il momento di ripagarti come si deve!”
    ”Ma Pandia, siete certa di cosa provi per me? Non mi ha mai dimostrato altro se non calda riconoscenza… Non vorrei davvero metterla in difficoltà con una proposta non gradita! Ed eccoci arrivati al punto cruciale di tutte le mie paure. Se mi avesse rifiutato? Ma Selene mi aveva rassicurato anche su questo…
    ”Sono giorni che prova a parlarmi di qualcosa, ma non riesce a trovare il coraggio. Questa è la risposta. Sono certa che il nome che tentenna a pronunciare sia il tuo, generale Thot! Per questo abbiamo deciso di compiere questo importante passo… adesso tocca a te…!”
    Nonostante tutte queste rassicurazioni, temevo ancora che qualcosa potesse andare storto. Sentivo che c’era una nota stonata, ma non sapevo individuarla. In fondo, non ero pratico di affari amorosi. Poteva essere che l’interesse di Auditore nei suoi confronti fosse solo “un gioco” e che lei si fosse semplicemente abbandonata a quel “gioco” per qualche tempo? Non riuscivo a concepirlo, ma poteva anche essere. Che ne sapevo io dell’amore? Che ne sapevo di come si corteggiavano le donne sulla Terra? Mi sentivo un po’ stupido a fare riflessioni del genere, perciò mi decisi a smetterla. Se Selene era persino riuscita a convincere l’Imperatore ad accettarmi nella famiglia reale, dovevo solo esserne grato. Avrei affrontato qualsiasi delusione solo per ripagarli di tanto onore. E… diamine… Pandia avrebbe anche potuto accettarmi come suo sposo! Lo speravo, lo speravo con tutto me stesso, zittendo malamente quella vocina interiore che mi metteva in guardia. Non avevo proprio tempo per ascoltarla. C’era una festa per cui prepararsi e il generale Thot si sarebbe presentato a testa alta, sfidando gli sguardi altezzosi di tutti i nobili presenti. Si sarebbe inginocchiato di fronte Pandia e le avrebbe offerto tutto il suo cuore, il suo coraggio, la sua vita. E li avrebbe lasciati lì, nelle sue mani, in attesa di conoscere la loro sorte…


    Edited by KillerCreed - 18/11/2019, 18:25
     
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    :Pandia:
    L'abito che indossavo era degno di una Principessa delle favole mentre entrando nell'elegante Sala allestita a festa notai immediatamente tutti gli sguardi posarsi su di me tra stupore e meraviglia. I capelli erano lasciati sciolti, ma l'ondulazione dei miei capelli era ben più curata e definita rispetto al solito creando un movimento naturale e romantico. Gli occhi erano velati di un azzurro chiaro, mentre le labbra rosee erano piene e gentili.
    Scesi la prima parte di scalinata e la prima persona che incontrai fu mia sorella che mi stava aspettando con in mano con una tiara elegante che simboleggiava il mio passaggio dall'età della fanciullezza a quella della maturità. Era dunque più preziosa, ma al contempo meno elaborata nel disegno.
    Me la pose sul capo, mentre mandando al diavolo ogni convenevole mi sporgevo verso di lei per abbracciarla.
    Continuando la mia discesa mi imbattei Partenope che mi regalò una bambola, la mia ultima bambola, perchè da quel giorno il tempo del gioco per me sarebbe finito. Un ulteriore simbolo del mio passaggio, motivo per cui porsi la stessa a Rhea, fin quando non sarebbe venuto il giorno anche per lei di dividersene.
    La mia discesa si interruppe poco dopo quando Iuventas mi aiutò nel cambio delle scarpe, da una semplice ballerina ad una scarpa elaborata, da donna, con un tacco molto alto e a stiletto.
    La discesa proseguì fino a Cerere ed al meraviglioso bouquet di rose che mi porse, dello stesso colore dell'abito. Mentre alla fine della scalinata Vesta mi seguì all'altare del Ringraziamento e dove grazie al sui potere potei accendere le 15 candele. Ognuna dedicata alle persone che consideravo più importante nello sviluppo di quegli anni, un "premio". Non ero costretta a dire a voce alta a chi erano dedicate, perchè bastava che dentro di me lo sapessi e sicuramente c'era la mia famiglia, vecchia e nuova, le mie amiche, alleati scoperti poi guide alle mio sviluppo ed infine lui. Ezio.
    L'ultima parte era quella che maggior mente mi agitava: il ballo. Il primo ballo non era casuale, perchè avveniva con il proprio promesso sposo, colui che avrebbe condiviso la mia vita di donna con me da quel momento in poi.
    Quasi temevo a voltarmi perchè sapevo che chiunque sarebbe stato, non sarebbero stati gli occhi di Ezio quelli che avrei incontrato, seppur dovetti ammettere che trovarmi Toth di fronte fu l'ultima cosa che mi aspettavo.
    Li sgranai alquanto sconvolta mentre tutti ci guardavano sognanti. Lui nella sua veste di onore, da festa, bianca e perfetta, si avvicinò a me e mi invitò a danzare. Mi fece il baciamano e poi iniziammo a muoversi sulle note di un valzer in perfetta sincronia. Nemmeno un ombra sul nostro volto, mentre tutto intorno a noi parve ovattarsi. Agli occhi di tutti erano perfetti. Invidiabili. Il royal dream.
    Il mio viso non mostrava nè ombre nè incertezze, mentre gli occhi di Toth brillavano più di quanto volessi e fu solo quando la musica cessò che il momento tanto rimandato avvenne.
    Toth si inginocchiò e prendendo la mia mano ebbe un sussulto nel non vedere sulla stessa il mio Anello Lunare. Ora era lui che tentennava, era lui che diveniva incerto e sapevo che non potevamo permettercelo. Non nell'occhio del ciclone e così sorrisi e risposi ad una domanda che non mi aveva fatto, ma che potevo far passare per inudibile perchè detta a voce troppo bassa per l'emozione.
    "Che domande... assolutamente sì Generale Toth, accetto di diventare vostra moglie" esclamai, mentre la sala esplodeva in un applauso composto ma felice ed io invitavo Toth ad alzarsi, mentre mi infilava l'anello ed io mi avvicinai dandogli un bacio a stampo sulle labbra, regalando sorrisi intorno a noi e con lo stesso, seppur finto, guardare negli occhi il mio promesso. Le mani sul suo dorso.
    "Sai benissimo che nessuno dei due può permettersi ora di dire nulla di diverso... dopo ne parliamo..." gli sussurrai prima di sporgermi verso a Selene per abbracciarla nel momento in cui mi si avvicinò.
     
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    :Selene:
    Gli Imperatori di solito erano le ultime persone ad entrare nella sala durante gli eventi pubblici, le feste o le cerimonie, ma così non sarebbe stato in questa serata particolare.
    Questa volta, la festa era dedicata a Pandia, alla mia amata sorella, quindi tutte le attenzioni e gli onori sarebbero stati tributati a lei, per prima cosa.
    Io ed Endymion facemmo il nostro ingresso nel Salone dei Ricevimenti pochi minuti prima di lei.
    Il mio abito rigorosamente bianco, dal modello a sirena, con un piccolo strascico, di un tessuto morbido e tempestato di brillanti, era ricamato a motivi argentati che si abbinavano alla tunica elegante del mio sposo. In evidenza, entrambi indossavamo i nostri Cristalli, il simbolo del nostro potere, agli occhi dei presenti, il simbolo del nostro amore, per noi due.
    La sua mano calda reggeva la mia come se fosse una promessa silenziosa della sua presenza e del suo sostegno fino al termine del nostro tempo insieme. Era un'occasione solenne, per cui mi ero impegnata molto nel renderla perfetta in ogni particolare, quindi avevo deciso che qualsiasi malumore o pensiero pesante sarebbe stato bandito anche dal mio cuore.
    Quando Pandia fece il suo ingresso fastoso, i miei occhi si inumidirono per la gioia e l'orgoglio. Non riuscii a non pensare alla mia festa per la maggiore età, anche se a quel tempo ero una persona completamente diversa, e tanto più vanesia e superficiale rispetto a mia sorella. Nonostante fossi destinata a succedere al trono imperiale già dalla mia nascita, ero così inconsapevole di tutto, così docile e arrendevole al volere degli altri, solo alla ricerca di compiacere e di piacere a tutti.
    Pandia non era così. Aveva già sofferto e vissuto molto nella sua breve vita, e questo l'aveva resa più determinata e indipendente. Per il suo vestito avevamo dovuto raggiungere un compromesso: avrei scelto io il modello, e lei il colore. Perché in effetti il rosso era una scelta così poco adatta, per una principessa imperiale... ma lei era stata irremovibile.
    Seguii con trasporto e profonda emozione la cerimonia colma di simboli che servivano a tracciare una linea tra la fanciullezza e l'età adulta, fino all'accensione delle Candele della riconoscenza.
    Thot si avvicinò a lei, rispettando la procedura dettata dalla tradizione, e io concentrai la mia attenzione sul viso di Pandia, quando posò gli occhi su di lui. L'emozione che manifestò fu sincera, ma non eccessiva, anche se la sua risposta affermativa alla proposta di matrimonio del Generale, inudibile, risuonò, quella sì, limpida e chiara, a raccogliere l'entusiasmo degli invitati.
    Gettai uno sguardo sul gruppetto dei nobili a cui, nei giorni precedenti, avevo dovuto comunicare la spiacevole notizia che nessuno di loro sarebbe stato il prescelto per la mano della Principessa. Non tutti avevano sopportato con filosofia il disonore, e alte voci si erano alzate durante gli incontri. In alcuni casi, si era arrivati alle minacce di ritorsioni diplomatiche, rotture di contatti, che con fatica ero riuscita a ricomporre.
    Terminato il rito era programmata una piccola pausa, durante la quale gli invitati avrebbero raggiunto la Sala del Trono, dove era stato allestito un lungo tavolo imbandito e decorato con tovaglie bianche, piatti bianchi con bordi argentati, bicchieri di cristallo e decorazioni fiorite con particolari rossi, come l'abito di Pandia.
    Mentre Endymion ed io percorrevamo il corridoio riservato alla famiglia reale, scambiandoci brevi commenti sulla cerimonia e sugli invitati, ci imbattemmo in Pandia e nel Generale; con mia sorpresa, mi resi conto che stavano discutendo.
    Affrettai il passo, allarmata, ma loro ammutolirono, scorgendoci. Volevo capire, tuttavia preferii sondare il terreno con accortezza:
    ”Mi congratulo con voi. Siete una coppia meravigliosa e molto promettente. Confido che la maturità che possedete vi aiuterà a superare qualsiasi ostacolo che incontrerete nel vostro rapporto futuro”
    Era un consiglio velato, dietro cui si nascondeva un avvertimento? Assolutamente sì.
    Continuai con lo stesso tono amabile, rivolgendomi questa volta solo a Pandia; volevo riconoscerle il merito di aver, alla fine, accettato il suo ruolo con grazia: “Ho visto che la Corte ed i rappresentanti di tutti i popoli dell'Impero erano ansiosi di manifestare il loro consenso per la tua scelta, Pandia!”
    Il Generale intervenne in modo insolitamente brusco, tanto che inarcai le sopracciglia per lo sconcerto:
    ”Imperatrice Selene ed Imperatore Endymion, se posso permettermi, vorrei...”
    Pandia posò una mano sul braccio del suo fidanzato.
    ”No, non ora! Non vorrai rovinare la festa che mia sorella ha preparato con tanta cura, vero?”
    Cominciavo ad irritarmi. Non ritenevo opportuno questo comportamento, non con tutto quello che pesava sulle spalle di ognuno in termini di responsabilità e di onore da salvaguardare.
    ”Cosa significa tutto ciò?”
    Mia sorella si umettò le labbra prima di rispondere, come se avesse bisogno di guadagnare secondi preziosi per riflettere.
    ”Niente, assolutamente nulla! Però avrei una richiesta da farti, se vorrai concedermela...”
    Attese un mio cenno, per proseguire.
    ”Ti chiedo di rimandare il più possibile la data del nostro matrimonio. Sarà un evento in cui non festeggeremo solo la nostra unione, ma anche la nascita del nuovo Impero. Dovrà essere una cerimonia significativa, fastosa, indimenticabile, e per questo vorrei occuparmene io personalmente. Anche come segno della mia riconoscenza nei vostri confronti...”
    Non ero totalmente rassicurata.
    ”Capisco il tuo desiderio, Pandia, e ti concedo la mia approvazione. Ma ora, non è il momento giusto per simili discorsi. Gli invitati ci attendono, non possiamo farli aspettare oltre!”
     
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    Tremavo. Tremavo come una foglia sbattuta dal vento. Ma questa volta non era l’ansia a giocarmi brutti scherzi, ma la rabbia. Una rabbia che non provavo da decenni. Una rabbia che non avrei dovuto provare affatto. Ma era lì, terribile, inesorabile, meschina. Respirai a fondo, cercando di trovare la calma che aveva sempre guidato i miei passi nella mia nuova vita. Ciò nonostante era terribilmente difficile… perché la delusione faceva a gare con la vergogna per rinfocolare la mia ira. Non sapevo cosa fare, davanti ai miei occhi si ripresentavano le stesse immagini, come in un loop senza fine: Pandia, meravigliosa e splendente mentre scendeva la scalinata di cristallo; la sua sorpresa nello scoprire in me il suo primo pretendente; il battito furioso del mio cuore mentre danzavamo; la mia gola secca nel domandarle la mano; la sua finta emozione nel rispondermi “sì”; il pugnale che attraversava da parte a parte il mio torace, spezzando in due il mio cuore; la sua raccomandazione a tacere… e in quel momento non avevo saputo decidere se esserle grato o distruggere quel finto incanto. Mi ero lasciato trasportare dallo shock, dagli eventi, da Pandia che sembrava esattamente sapere cosa fare, mentre io cercavo di comprendere ancora cosa diamine fosse successo.
    Semplice, si sono verificati i tuoi peggiori incubi, Generale! mi apostrofai mentalmente, con una bieca voglia di fustigarmi per la mia idiozia. Mi ero raccontato una storia, avevo dato credito all’equivoco in cui Selene era certamente caduta e avevo annebbiato ogni barlume di raziocinio. Cieco, ecco cos’ero stato. Uno patetico cieco!
    Mi appoggiai con la fronte alla parete di cristallo del corridoio in cui mi ero rifugiato. Una volta ritornato in me dopo lo shock iniziale, la rabbia mi aveva fatto visita ed ero stato costretto ad abbandonare la Sala Grande. Mi ero sentito soffocare, anche se adesso non andava affatto meglio. La situazione non migliorò neppure poco dopo perché Pandia fece la sua comparsa, trafelata, come se avesse fatto un percorso ad ostacoli per raggiungermi… e con ogni probabilità era andata proprio così. Continuava ad essere bellissima, anche senza il suo finto sorriso e le sue finte emozioni sul volto. Anzi, forse lo era di più proprio perché aveva levato quell’odiosa maschera. La guardai con la coda dell’occhio, mi fissava, ma io non avevo intenzione di ricambiare quello sguardo. Non ne avevo il coraggio.
    ”Avrei dovuto capire, convincere Selene a tornare sui suoi passi, perché mai… mai hai mostrato un interesse nei miei confronti che non fosse semplice riconoscenza. Cos’altro avrei mai potuto volere da te? Mi sarei dovuto accontentare, rimanere nell’ombra, vivere ciò che provavo nel silenzio… invece adesso? Non mi resta neppure quel sentimento che mi faceva sentire vivo. Dovrò estirparlo come si fa con l’erba secca, perché… perché ormai è tutto rovinato… mi sembra di essere in un incubo!” Dovevo buttare fuori tutto ciò che avevo nel cuore, oppure anche quello sarebbe tornato ad essere marcio. Poteva l’amore trasformarsi in veleno? Sì, poteva, io ne ero la prova. Mi sentivo come se qualcuno avesse strappato un velo dai miei occhi e mi avesse mostrato la cruda realtà. La sentii sospirare. ”Quanto miserabile devo esserti sembrato…” mormorai, prima di scoppiare in una risata amara. Incapace ancora di guardarla, la vergogna pian piano soverchiava la rabbia. Non volevo tornare ad essere l’essere di un tempo, non volevo ricadere nella mia miseria, non potevo farlo per un sentimento non ricambiato. Perciò raddrizzai la schiena, ma continuai a fissare la parete perfettamente liscia.
    “Dobbiamo dire tutto a Selene, non ho intenzione di portare avanti questa farsa ancora a lungo. Ti ringrazio per non avermi fatto fare una figura balorda davanti a centinaia di persone, ma… finisce qui. Deve finire qui!” La mia voce era irremovibile e trovai persino il coraggio di voltarmi nella sua direzione. Tentai di non farmi sopraffare dal suo sguardo dolente e dalle sue labbra imploranti.
    “Non possiamo, Thot. Ho bisogno di tempo, non posso distruggere così tutti gli sforzi di mia sorella…” Si avvicinò e mi prese le mani fra le sue. Le ritrassi come se fossi stato morso da un serpente velenoso. No, con il suo calore a contatto con il mio avrei perso ogni convinzione. E dignità.
    “Ma va bene distruggere me. D’accordo, ha senso dal tuo punto di vista. Semplicemente non lo ha dal mio e di sicuro non per il mio amor proprio. Tua sorella crede davvero in noi due e sarà un colpo terribile quando verrà a scoprire la verità! Ma non sarebbe ancora peggio se tu continuassi a mentirle?” Sentivo la delusione crescere dentro di me e scorrere come un fiume in piena… Pandia stava per rispondere ma fummo interrotti dall’arrivo degli Imperatori che, com’era ovvio, avevano notato la nostra assenza. In fondo era anche la nostra dannata festa di fidanzamento! Lasciai che Selene parlasse prima di intervenire con modi che mal mi si addicevano ma che ben dimostravano il mio stato d’animo.
    “Imperatrice Selene ed Imperatore Endymion, se posso permettermi, vorrei...” Pandia mi bloccò stringendomi forte un braccio e io mi costrinsi a non muovermi, la gola ancora una volta arida e il sangue ormai gelido nelle vene. Anche se il mio istinto era quello di fuggire e mandare tutto al diavolo, mi obbligai a non farlo. Assistendo a una conversazione che mi fece vergognare di me stesso. Avrei dovuto mettere davvero fine a quella follia, ma Pandia mi prese ancora in contropiede, facendo una proposta assurda a Selene, una proposta che – ne ero certo – avrebbe significato la mia totale distruzione.
    Avevo paura, paura che quella situazione mi avrebbe rigettato in un baratro che conoscevo bene e non potevo davvero permetterlo, non dopo la fatica che avevo fatto a venirne fuori.
    Attesi che gli Imperatori ci lasciassero nuovamente soli prima di rivolgermi a Pandia, con la voce più fredda del cristallo che ci circondava.
    ”Dimmi subito cos’hai in mente, se anche una sola virgola non mi dovesse convincere, farò di testa mia… a costo di perdere la mia posizione e… la vita!”
     
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    Il tempo della festa sembrava infinito ancor più perchè dopo lo scontro con Toth non desideravo altro che avere del tempo per noi, del tempo per parlare senza orecchie indiscrete e senza veli e maschere. Volevo attutire un po' il suo dolore seppur immaginavo fosse impossibile a fronte di quel dolore che conoscevo molto bene, più di quanto lui credesse.
    Non bisognava essere rifiutati per soffrire d'amore, non era necessario non essere amati affinché il cuore si rompesse ed a fronte di ciò Toth mi fece immensa tenerezza. Perchè a differenza di quanto e come apparisse il suo cuore era puro ed i suoi sentimenti veri. Ecco perchè meritava di essere amato, ma per davvero, da chi avrebbe potuto dare lui tutta sé stessa, vivere per i suoi sospiri e carezze come io facevo per Ezio.
    Fu così che quell'angustia e quella voglia scalpitava in me di pari passo con la voglia di fuggire, così che colsi la palla al balzo quando a festa ormai inoltrata la folle iniziò a diradarsi ed il tempo di ritirarsi non fece apparire strano agli occhi di nessuno la mia voglia di passare del tempo da sola con il mio promesso, camminando nel labirinto del parco del castello... uno che se il nostro amore fosse stato vero probabilmente sarebbe stato testimone di baci e carezze proibite.
    "Parlami!" lo incitai camminando al suo fianco stanca.
    “Per dirti cosa mh?” mi urlò lui contro fermandosi e voltandomi verso di me guardandomi con delusione e rabbia.
    "Qualsiasi cosa Toth! Qualsiasi cosa che non sia questo tuo ostentato mutismo o questa voglia insensata di mettere a rischio la tua testa!" esclamai con ormai l'acconciatura smontata ed il trucco sbavato, ma non mi interessava.
    “E' lui vero? E' l'Assassino con cui ti ho vista... è per lui che ha messo su questo teatrino!” la sua era una gelosia mossa da un senso di impotenza e probabilmente di incomprensione, mentre io alzavo gli occhi al cielo e trattenevo lo stupore di fronte a quella dannata scenata.
    "E' ridicolo... tutto questo è ridicolo!" esclami solamente alzando le mani e poi facendole ricadere lungo i fianchi prima di scoppiare a ridere in modo del tutto isterico. Lui mi guardava confuso, mentre a me appariva tutto chiaro ed odiavo che non lo fosse per gli altri.
    "E' questo... è questo il problema!" esclamai a denti stretti voltandomi verso di lui e puntandolo con un dito.
    "Tu non hai parlato Toth, mai. Mai ed io ancora non so leggere nella mente per sapere che tu provavi qualcosa per me... tu non ti sei mai fatto avanti, mai... ed io non credo di averti mai dato segnali che potessero farti pensare chissà che cosa... Cerere, Iuventas, io... io mi sono sempre comportata come loro con te... tu ti sei fatto questo film mentale. Tu con mia sorella ha organizzato questo show degno del Medioevo... non io..." sbottai fuori me, mentre lui ingoiava il rospo e corrucciavo lo sguardo già scuro.
    “Medioevo? Medio che? Di... di che diavolo stai parlando!” sbottò mentre io assentivo sempre più fuori di me. Le mani tra i capelli e gli occhi lucidi di lacrime nervose.
    "Della Terra Toth... e di come le cose lì sono più semplici! Adoro vivere lì... adoro il loro modo di pensare, il loro modo di vivere, il loro modo di essere liberi... vedi se fossimo lì tutta questa follia non esisterebbe... se fossimo terrestri tu saresti venuto da me e mi avresti chiesto di uscire, io ti avrei detto di no e mia sorella sarebbe piombata in stanza facendomi una scenata su come diavolo avevo fatto a farmi sfuggire uno scapolo come te, avremmo forse discusso ed il tutto sarebbe finito con noi due sotto il plaid a mangiare gelato e guardare una serie tv su Netflix... tu avresti avuto il cuore rotto, poi un giorno saresti uscito e da Starbucks avresti incontrato una commessa che visto i tuoi occhioni tristi ti avrebbe offerto il caffè e da quel giorno saresti sempre andato lì per vederla ogni giorno fino a trovare il coraggio di chiederle di uscire... e lei ti avrebbe detto di sì..." ad ogni parola le lacrime divennero più forti e quel senso di soffocamento con cui convivevo quotidianamente divenne così forte che dovetti premermi una mano sulla gola per respirare, mentre il respiro diveniva affannoso ed il battito cardiaco folle. Cercai la panchina che sapevo fosse lì vicina e sedendomi iniziai a fare grandi respiri per bloccare quell'attacco di panico che mi era venuto.
    Avevo ancora le dita strette sul bordo della panchina di pietro quando tornando a guardarlo scossi il capo.
    "Ma non siamo sulla Terra... ed io... tu... non possiamo essere felici per stupide regole... se io dico di no verrò comunque obbligata a sposare un uomo che non voglio, uno che mi metterebbe le mani addosso e mi costringerebbe a cose a cui non voglio nemmeno pensare... e tu... tu finiresti su una forca... questa non è libero arbitrio Toth... non è quello in cui credo... a prescindere o meno dal fatto che io posso amare o non amare già qualcuno... si tratta di me... e di te... e del nostro diritto di essere felici!" conclusi a denti stretti, distrutta, ma convinta nella mia personalissima battaglia.
    Lui stette zitto, immobile, probabilmente colpito più di quanto avrebbe mai creduto dalle mie parole, anche a lui cedettero le gambe e così si sedette al mio fianco.
    “E quindi cosa facciamo?” mi chiese semplicemente, arreso ad affrontare quei demoni contro i quali forse nemmeno lui stesso si era mai scontrato.
    "Prendiamo tempo e nel mentre studiamo una strategia... una via di fuga..." conclusi voltandomi verso di lui ed incontrando i suoi occhi scuri, profondi, bellissimi e sinceri.
    "Al diavolo le regole Toth... per una volta in vita tua pensa a questo..." esclamai in un sussurro ed allungando una mano sul suo cuore, fu allora che sorrisi per la prima volta leggera e lui se ne accorse.
    “Perchè sorridi?”
    "Oh... mio sciocco Generale... perchè questo non è il battito di un innamorato... fidati, riconoscerai quando è amore... amore vero... quando non potrai controllare il suo galoppare furioso e questa..." la stessa mano che tenevo sul suo cuore saettò alla sua tempia picchiettandola con un dito "... questa si offuscherà... completamente..."
     
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