Present Day #2020: Berlin

Season 5

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,697
    Reputation
    +1,392
    Location
    Mandalore

    Status
    :Pandia:
    Che cosa ne era stata della vita che avevo vissuto non ne ero certa, ogni giorno che passava sentivo che nella mia mente si allontanava quasi come un sogno che non riuscivo più a ricordare se era stato reale o meno.
    Era come se la mia vita di un tempo, i fasti, gli oneri e gli onori di essere una Principessa fossero scomparsi nel nulla. Non ero mai stata nulla di tutto ciò, il massimo a cui mi ero avvicinata era un semplice titolo che nobilitava il mio status di "bastarda".
    L'Imperatrice non mi aveva mai voluto a palazzo, ma mio padre non aveva mai cacciato mia madre dalla stessa. Non era più la Strega di Corte ma quanto meno poteva dar una vita sicura e degna alla sua unica figlia: me. E così seppur le mie origini era una sorta di "segreto di Pulcinella" tutti facevano finta di non conoscerlo anche se le occhiate che mi lanciava sempre l'Imperatrice valevano più di mille parole.
    Alla sua morte ed a quella di mio padre ero troppo piccola per soffrirne veramente, anche perchè per me erano solo estranei che mi odiavano, e quando la mia sorellastra divenne Imperatrice la mia vita cambiò.
    Nonostante i suoi sforzi di creare un rapporto con me, io ero troppo ribelle ed affranta dalla morte successiva anche di mia madre, che reagì al dolore fuggendo. Girai il cosmo in cerca di avventure trasformandomi in una cacciatrice di ventura. Sempre alla ricerca di manufatti o reliquie che una volta ottenute vendevo al miglior offerente. Una vita che non mi dava niente se non l'illusione della libertà.
    Questo almeno fin quando, con grande stupore di tutti compreso il mio, il Crystal Seed della Luna mi scelse. Non era mai successo che su un pianeta venissero scelte, in contemporanea, due Guerriere. Selene mi volle al suo fianco, per essere ciò che lei non poteva realizzare. Leggevo nei suoi occhi il dolore di non poter abbracciare quella vita e così affidata agli insegnamenti sapienti del generale dei Moon Knight, Toth, iniziai il mio addestramento insieme ad altre 4 giovani Guerriere. Questo nel tempo ci legò, mi portò ad avere degli amici e perfino una famiglia per il rapporto sempre più forte che con Selene nacque. Io che tanto l'avevo respinta e osteggiata, lei non si era mai arresa con me al punto che non potei fare a meno di impararle a volerle bene.
    Quella mia vita, meno sofferente delle precedente, era quasi idilliaca. Tutto era perfetto, tutto era giusto, tutto era leale forse per questo la mia fuga per aiutare gli Assassini aveva destabilizzato tutti. Sì perchè in quella vita io non avevo mai avuto a che fare con gli Assassini, li avevo incrociati forse, ma mai mi ci ero trovata a contattato non tanto da conoscere così bene Ezio ed innamorarmene.
    E così seppur lì non dovevo affrontare la vergogna di rifiutare un Toth, che seppur mio grande amico per fortuna non mi amava, o di dover spiegare a mia sorella perchè non ero interessata al matrimonio combinato che aveva pensato per me, fortunatamente lì non le era mai venuta l'idea. Dovevo fare i conti con quella realtà.
    Ezio ed io eravamo estranei. E seppur io ricordavo ogni nostro bacio, carezza o parola probabilmente lui quando mi avrebbe visto nemmeno avrebbe saputo chi fossi. Tuttavia questo non mi aveva fermato dal voler aiutare le Guerriere che erano rimaste confuse e colpite da quella mia proposta di unirmi a loro.
    Eravamo sulla Terra da circa sei mesi, nei quali nascoste e vivendo come topi sotto un magazzino nella periferia della città, avevamo studiato il piano per far breccia nell'Abstergo e liberarli. Un piano complesso a cui avremmo lavorato in modo sinergico per organizzarlo e chirurgico per attuarlo.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 28/5/2020, 18:01
     
    Top
    .
  2.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Aphrodite:
    Altair. Altair. Altair.
    Non erano stati mesi facili. Il mio pensiero era fisso sul suo viso e la sua assenza era una sofferenza, che tornava e ritornava, quelle rare volte che si affievoliva. E insieme con la mia mente, anche il mio corpo deperiva. Ogni giorno sentivo di diventare più intangibile, più eterea, più silenziosa. Solo il piano organizzato con le mie sorelle mi sosteneva e mi alimentava.
    Tra tutte loro, ero io quella più impaziente, che pigiava sull'acceleratore, e molto spesso litigavo con chi era più razionale e prudente di me nel voler attendere di avere tutte le informazioni necessarie e il momento giusto. Athena e Nike erano le più assennate, io e Ares spesso ci alleavamo quando si trattava di esprimere insofferenza. Mesi, sei per la precisione, che ci nascondevamo alla luce, alla vita, all'amore. E per amore stavamo facendo tutto.
    Dopo tanto penare, eravamo arrivate ad un livello soddisfacente nei preparativi. Finalmente, anche Athena aveva ceduto: attendere oltre non avrebbe aumentato la sicurezza dell'operazione, avrebbe solo diminuito la speranza di riportarli a casa vivi.
    Superai con passo sicuro le porte a vetri dell'edificio in cui la Abstergo aveva la sua sede del Dipartimento Tecnologia&Scienza. Le guardie mi osservarono con scrupolo ma quello che videro fu solo una donna bellissima, fasciata con un tubino nero, abbinato ad una giacca tornita color cipria, con profili neri e décolleté nude, i lunghi capelli biondi morbidamente mossi e gli accessori coordinati. La mia fida catena sembrava solo una comune cintura decorativa intorno al mio vitino da vespa. Per il piano dovevo recitare un ruolo, e ci tenevo che anche i più piccoli particolari fossero perfetti e credibili.
    Mi avvicinai al bancone della reception, dove erano seduti due dipendenti: conoscevo la mappa dell'intero edificio a memoria, così che ci sarebbe stato possibile trovare una via di fuga da qualsiasi punto della struttura, anche se ci fossimo trovate da sole.
    ”Ho un appuntamento per un colloquio di lavoro da segretaria al settore Ricerca, da qualche parte in questo... luogo!”
    Sorrisi civettuola. Se avessi potuto usare i miei poteri certamente avrei avuto ai miei ordini questo povero deviante di guardia al loro sancta sanctorum, ma in questo modo mi avrebbero scoperto, e tremavo al solo pensiero della catastrofe che avremmo scatenato con il nostro tentativo non autorizzato di liberare i loro prigionieri.
    Ma, anche senza le mie capacità peculiari, già solo il mio aspetto fisico bastò a farmi notare. L'uomo fissava quasi ipnotizzato le mie labbra che si muovevano seducenti a suo beneficio, rosa e lucide, e potevo quasi vedere i suoi pensieri scattare confusi e irrazionali.
    ”Deve... deve riempire il modulo... di accettazione!”
    Tutto come previsto. ”Certo... potrei avere una penna per compilarlo?”
    Mentre il malcapitato, estremamente confuso, cercava quello che aveva sotto il naso, misi una mano nella pochette e usai il piccolo dispositivo a onde elettromagnetiche costruito da Athena per disturbare la trasmissione delle immagini del circuito di sicurezza sui monitor della vigilanza. Poi, con altrettanta abilità, nascosi il telecomando in mezzo alle piante poste a fianco del bancone, perché continuasse ad emettere i suoi effetti disturbanti.
    Compilai il foglio velocemente e questo mi diede accesso ai piani inferiori come mi comunicò il guardiano che, lo sapevo come conoscevo il mio nome, si era appena innamorato perdutamente di me.
    Passai oltre i controlli dei metal detector senza che ci fossero problemi e mentre mi dirigevo agli ascensori in fondo al salone, osservai le persone che già attendevano di prenderne uno, per salire ai piani superiori del grattacielo o per scendere in quelli, molto più presidiati, sotterranei.
    Era lì che ero diretta. Mentre le porte si aprirono e ne uscirono gruppi di persone che lasciavano l'edificio, un uomo ed una donna si scontrarono; lui uscendo, lei entrando in ascensore. Fu un contatto breve ed accidentale, ma io sorrisi, raggiungendo giusto in tempo la cabina che si stava chiudendo per raggiungere i sotterranei.
    Scambiai uno sguardo d'intesa con la donna, che mi rassicurò di aver ottenuto quello che ci sarebbe servito per entrare nelle zone ad accesso controllato, cioè il pass dei dipendenti Abstergo.
     
    Top
    .
  3.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member
    ...

    Group
    Roberta
    Posts
    118
    Reputation
    +315

    Status
    :Athena:
    Era da lunghi mesi che io e le altre Guerriere eravamo rinchiuse come topi di laboratorio in gabbia. Dovevamo elaborare un piano che ci avrebbe consentito di tirare fuori dall’Abstergo gli Assassini, fatti prigionieri dai Devianti e usati come cavie per i loro assurdi esperimenti. Che freddezza definirli semplicemente Assassini, molti di loro erano diventati parte delle nostre vite, Connor era la mia stessa vita. Non avrei mai più potuto immaginare un’esistenza senza di lui. Per questo, tutte avevamo disobbedito al Trattato che portava gli Eterni a restare lontani dalla Terra e da qualsiasi cosa vi accadesse. Nonostante non si sarebbe potuto in alcun modo interferire con gli affari dei Devianti, noi eravamo lì, imperterrite ad alimentare, giorno dopo giorno, la nostra speranza di riabbracciare i nostri amati.
    Erano stati giorni duri ed intensi. Avevamo lavorato senza sosta per poter giungere finalmente all’attuazione della prima parte del piano. Io, in primis, vittima della mia super perizia, ero sempre assalita da dubbi. Temevo che qualcosa potesse andare storto, che qualcosa non funzionasse come doveva e allora sempre lì, a controllare e ricontrollare calcoli e apparecchiature. Alla fine, mi ero lasciata convincere dal gruppo, soprattutto dalle esuberanti Ares e Aphrodite, che eravamo pronte. Che potevamo agire con la ragionevole certezza di riuscire nel nostro intento. Connor era il mio unico pensiero… esclusivamente per la lacerante voglia di riabbracciarlo, avevo accettato di entrare in azione. Avessi dovuto assecondare il mio carattere analitico e razionale, sarei rimasta ancora qualche giorno nel nostro nascondiglio a fare un recap di ogni singolo dettaglio della strategia che dovevamo attuare. Ma il momento della riflessione e della progettazione era terminato, ora, la Guerriera che era in me avrebbe dovuto prendere il sopravvento.
    […]
    Aphodite era riuscita ad arrivare alla reception dell’ala Ricerca&Scienza senza che la riconoscessero. Non potevamo usare i nostri poteri, altrimenti ci avrebbero rilevate al pari di un allarme anti-incendio, ma a lei non servivano poteri soprannaturali per ammaliare poveri esseri inferiori di sesso maschile. Stava andando alla grande, il poveretto non riusciva neppure ad articolare due sillabe di fila. Io avevo approfittato della sua “disattenzione” per oltrepassare il banco della reception e raggiungere l’ascensore dell’enorme hall. Mi mescolai ad altre persone in attesa di salire al piani superiori e senza farmi notare, tenevo d’occhio Aphrodite. “Perfetto”, pensai quando la vidi inserire, fulminea, in un vaso, il disturbatore di frequenze che avevo costruito io stessa. In questo modo, i monitor che riportavano le immagini delle telecamere avrebbero iniziato a fare le bizze e noi avremmo potuto agire indisturbate.
    Dopo pochissimi attimi, la mia amica mi raggiunse e nel medesimo istante, le porte dell’ascensore si aprirono, lasciando scivolare fuori un gruppo di persone, che frettoloso e stanco voleva guadagnare l’uscita. Allora, io, con maestria, mi scontrai “per caso” con un uomo tarchiato, alto quasi quanto me e con un’espressione vacua. Non doveva essere un tipo molto sveglio. La preda perfetta. Nello scontro prelevai il suo pass per le zone ad accesso limitato, che teneva incautamente nel taschino dalla giacca dell’abito spezzato che indossava. Subito dopo, mi premurai di scusarmi con il malcapitato per la mia “sciocca disattenzione”. Le mille moine di finta mortificazione che misi in scena mandarono in tilt l’uomo, rimasto affascinato dalla mia “bellezza aliena”. Pur non essendo una venusiana e dunque un’esperta della seduzione, la nostra aura “superiore” incantava gli esseri umani. Una donna gli diede una gomitata poco gentile e questo si riscosse dal momentaneo stato di shock, proseguendo, poi, frettoloso verso la sua vita monotona ed insignificante.
    Il tutto non era durato che pochi attimi, ero stata lesta come quegli umani che Connor chiamava “borseggiatori”, landruncoli di strada che avevano affinato l’arte del sottrarre oggetti, per poter rubare soprattutto roba di valore a poveri ignari, che si sarebbero resi conto dell’accaduto solo parecchio tempo dopo. Era stato lui ad insegnarmi come fare, dicendomi: “Non sempre sarai nelle condizioni di utilizzare i tuoi poteri ed affrontare il nemico a muso duro. A volte dovrai nasconderti e agire nell’ombra. Chissà, magari un giorno potrà tornarti utile” E proprio adesso mi era servito. “Per salvare te, amore mio!”
    Eravamo riuscite, Aphrodite ed io, a salire sull’ascensore. Ci scoccammo uno sguardo complice, senza però dare troppo nell’occhio, le altre persone presenti nell’angusto abitacolo non dovevano percepire nessuna connessione tra noi due. La mia amica aveva pigiato per ultima il piano che ci interessava: il quinto. A quanto avevamo notato, nessuno dei presenti era diretto al nostro stesso livello. Questo sarebbe stato d’aiuto. Non sapevamo cosa avremmo trovato dall’altra parte e meno testimoni c’erano e meglio sarebbe stato.
    Il mio cuore batteva all’impazzata. Io stessa fremevo per poter entrare in azione. Pensavo che preparazione e strategia avrebbero potuto inibire le emozioni contrastanti che mi portavo dietro da mesi, invece mi trovavo in quell’ascensore a contare i secondi che le persone impiegavano per uscire, ognuno al proprio piano, desiderando che facessero più in fretta.
    Eccolo, finalmente: il numero 5. Le porte si aprirono e uscimmo anche noi dal cubicolo di metallo. La scena che ci si parò dinnanzi non fu affatto rassicurante: una guardia armata avanzò nella nostra direzione, bloccando il nostro cammino.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/3/2020, 23:17
     
    Top
    .
  4.     +4   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member
    ...

    Group
    Roberta
    Posts
    118
    Reputation
    +315

    Status
    :Ares:
    Finalmente potevamo entrare in azione! Rimanere così tanto tempo ferme ad aspettare mi aveva resa insofferente e non poche volte avevo manifestato la mia natura piuttosto aggressiva. Mi ero pentita subito dopo delle mie reazioni fin troppo estreme contro le mie amiche, ma loro sapevano che quando c’era di mezzo il mio amato Bayek, era difficile tenermi a freno. Mi avevano sempre compresa e “perdonata” ed io le adoravo per questo. Ognuna di noi aveva qualcuno di molto caro rinchiuso nell’Abstergo e tutte, a loro modo, provavano le mie stesse sensazioni. Solo che avevamo modi differenti di dimostrarlo. Lo scontro, a volte, era inevitabile, ma era chiaro che essendo tutte nella medesima situazione, non vi era astio né rancore. Eravamo una squadra.
    Ero consapevole che per mettere in atto un piano, non si poteva andare allo sbaraglio nella tana del lupo senza alcuna strategia. Solo questo barlume di lucida riflessione mi aveva consentito di attendere e di partecipare alle operazioni di pianificazione senza dare di matto.
    Ma il giorno era giunto.
    Avevamo raggiunto in gruppo l’enorme struttura che ospitava il settore Scienza&Ricerca e lì avevamo un obiettivo ben preciso: salire al quinto piano, entrare nella stanza delle cassette di sicurezza e concentrarci sulla numero 326. Il prototipo che ci serviva era proprio lì dentro!
    Aphrodite e Athena sarebbero entrate dall’atrio principale e avrebbero procurato ciò di cui avevamo bisogno per accedere alla stanza designata e per aprire la cassetta. Io le avrei raggiunte al quinto piano da un’entrata secondaria e molto meno presidiata.
    Come mi aspettavo vi era solo una guardia all’ingresso, che a distanza di mezzora, faceva una ronda di controllo, perlustrando il perimetro posteriore dell’edificio. Una volta che si fu allontanata, decisi di agire ed entrai, approfittando dell’apertura delle porte automatiche proprio nel momento in cui degli operai uscivano carichi di materiale elettrico ed edile. C’era un discreto via vai di personale specializzato addetto ad alcune riparazioni. La cosa mi fece comodo, in quanto tutti erano indaffarati e non avrebbero fatto caso ad una ragazza vestita casual con un berretto da Baseball in testa. Non si sarebbero comunque ricordati il mio volto e le telecamere, ormai, dovevano essere già fuori uso. Raggiunsi un ascensore e alla prima occasione mi infilai dentro con rapidità, sperando che nessuno entrasse subito dietro di me. Non c’era gente in giro e dunque chiunque, entrando, avrebbe potuto concentrarsi sulla mia presenza.
    Le mie preghiere furono esaudite in un primo momento, e continuai a sperare che nessuno interrompesse la mia salita a qualche piano intermedio. Se ci fosse stato Bayek al mio fianco, mi avrebbe certamente presa in giro. Vedermi pregare in silenzio e sperare nella sorte non era affatto nel mio carattere, io avevo sempre tutto sotto controllo, non amavo attaccare alla cieca, anche se a volte mi facevo sopraffare dall’impulsività. Lui conosceva bene i miei punti deboli ed era l’unico a cui avevo concesso le mie debolezze e fragilità. Al suo sarcasmo avrei reagito con finta collera e poi lo avrei abbracciato, dimenticando l’accaduto. Quando pensavo alle sue braccia forti e muscolose che mi avvolgevano e alla sensazione di vuoto nel non averlo accanto, venivo assalita da una feroce malinconia.
    Mi riscossi dalle mie riflessioni, avevo divagato per un tempo che mi parve lunghissimo, quando erano trascorsi solo pochi minuti. Il bip dell’apertura delle porte dell’ascensore mi avvisò del mio arrivo al quinto piano.
    Ritornai con la mente alla missione e mi diressi verso l’ascensore dell’ala opposta, sapevo che da lì sarebbero sbucate le mie amiche, ed era molto probabile che avrebbe avuto bisogno di supporto.
    Notai subito Aphrodite e Athena alle prese con una guardia che aveva iniziato a fare un mare di domande. Non persi tempo, piombai alle sue spalle e afferrandolo per il collo, lo misi ko, facendolo addormentare come un bimbo nella culla. Il tutto nel silenzio più assoluto. Attorno a noi, nell’anticamera del piano, di fronte all’ascensore non c’era anima viva, ma qualcuno sarebbe potuto spuntare dietro l’angolo da un momento all’altro. Trascinai il Deviante dentro un locale che fungeva da piccolo deposito. Lo chiusi all’interno, avrebbe dormito per un bel po’. Non avrebbe dato l’allarme tanto presto.
    “Appena in tempo” disse Aphrodite guardandomi riconoscente.
    “Adesso dobbiamo andare verso la sala delle cassette di sicurezza. Non abbiamo molto tempo” intervenne Athena. Lei era sempre la più pratica del gruppo.
    “Avete con voi ciò che serve?” chiesi una volta giunte a destinazione. Athena sfilò dalla tasca un pass magnetico e sfoggiò un sorrisetto diabolico. Idem Aphrodite con le impronte digitali recuperate.
    “Fantastico! Procediamo.” Entrammo usando l'impronta digitale della guardia, aveano accesso ovunque per eventuali controlli, ma non potevano farlo se non con anche il pass di uno scienziato di ampio livello, che noi fortunatamente avevamo. Di solito dunque le due persone in contemporanea passavano il passo e premevano il dito sul pannello di controllo, in quel caso fummo io ed Aphrodite a far tutto.
    Una volta dentro ci dirigemmo spedite alla ricerca della cassetta 326. Dividendoci l’ampio locale in tre, non ci impiegammo molto tempo. C’eravamo quasi, ma mancava ancora una cosa... mentre udimmo dei passi avvicinarsi alla nostra posizione.
    “Ragazze, c’è qualcuno qui… Ci scopriranno!” dissi allarmata e pronta ormai allo scontro, che mi parve inevitabile.
    Non appena finii la frase quattro guardie si palesarono ai nostri occhi e ci guardarono stupiti. Non avevano idea della nostra presenza qui. Si trovavano lì per caso, forse per fare una pausa non autorizzata. Rapida come un ghepardo, mi gettai sul primo uomo che aveva fatto il gesto di prendere la radio appuntata alla cintura. Non doveva avvisare i suoi colleghi! Agimmo all’unisono come se fossimo un unico corpo. Vi era un solo problema… noi eravamo in tre e i nostri nemici in quattro. Chi avrebbe impedito alla quarta guardia di chiamare rinforzi? Pensai ad una sola persona…


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/3/2020, 23:17
     
    Top
    .
  5.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,697
    Reputation
    +1,392
    Location
    Mandalore

    Status
    :Nike:
    Esattamente come Ares, ma sul lato opposto anche io mi ero preoccupata di entrare da un'entrata di servizio affinché nessuno mi vedesse. Ero vestita in modo anonimo, con un pantalone della tuta ed una felpa con il cappuccio alzato. Sopra un biker di pelle ed il viso basso. I vestiti larghi celavano perfino le mie forme facendomi apparire ad un'occhiata esterna come un ragazzo, probabilmente come i giovani garzoni che in quel luogo lavoravano ai piani più bassi come magazzinieri.
    Passai dunque totalmente inosservata seppur poi superata la zona di carico e scarico ed aver raggiunto il montacarichi nello stesso mi spogliai per rivelare un aspetto ben più curato e sensuale. Dallo zainetto che avevo sulle spalle tirai fuori le scarpe con il tacco mentre dentro vi misi la tuta che celava il mio vero outfit: pantaloni attillati ed una camicetta elegante. Apparivo come una delle tante tirocinanti che lì dentro lavoravano. Il viso era finalmente truccato, per quello lo avevo nascosto, e i capelli li raccolsi in un elegante chignon.
    Abbandonai lo zainetto in un ufficio in disuso e poi con passo sicuro recitai la mia parte, camminando con passo sicuro e raggiungendo la zona degli impiegati. Tutti poveri schiavetti che portavano caffè, smaltivano la posta e gestivano i documenti. Licenziavano ed assumevano così in fretta che nessuno faceva in tempo a memorizzare i volti di chi lì vi lavorava e così prendendo un plico a caso, mi mimetizzarmi, mi mossi in cerca del mio obbiettivo: i codici delle cassette di sicurezza.
    Per ottenerle portai il plico all'addetto del database che immediatamente si lamentò di avergli recapitato i documenti sbagliati.
    “No! No! No! Non avevo chiesto questi!”
    "M-Mi scusi lavoro qui da due giorni e... m-mi hanno detto di portargli questi e..." balbettai sistemandomi i finti occhiali che indossavo. Quello sbraitò e prendendo il plico uscì dalla stanza lamentandosi degli inetti che assumevano. Io mi feci piccola piccola abbassando il capo spaventato e quando scomparve alla mia vista ridacchiai fiera di me.
    "Grazie Aphrodite per le tue classi di recitazione... ora Athena tocca a te!" mormorai tra me e me sedendomi al computer. Inserì nel computer l'USB che Athena mi aveva dato assicurandomi che dovevo solo trovare la cartella dei codici ed il resto l'avrebbe fatta lei e così fu. In file trojan caricato al suo interno sfondò la sicurezza e i file criptati si aprirono di fronte ai miei occhi, memorizzai il codice che serviva a noi ed una volta fatto fui fuori di lì in un batter d'occhio.
    Raggiunsi l'ascensore ed arrivai al 5° piano. Era pulito. Le mie compagne erano già lì. Arrivai alla stanza in cui sapevo di trovarle e scoprì di essere giunta giusto in tempo. Una guardia, l'unica rimasta ancora in piedi, stava per mettere la mano sulla sua radiolina quando io poggiandogli un dito sulla schiena gli diedi una leggera scarica elettrica che lo addormentò. Equivaleva alla scarica di un teaser ed avevo dovuto imparare a non renderla maggiore altrimenti sarebbe stata riconosciuta come derivante da un potere e così ci avrebbero scoperto.
    "Scusate il ritardo!"
    “Ce l'hai?”
    Mormorai prima che Aphrodite mi mettesse fretta. Assentì ed avvicinandomi alla cassetta digitai il numero che avevo memorizzato ed ecco che ciò che cercavamo si aprì di fronte ai nostri occhi. Una volta preso fummo fuori in un batter d'occhio ed una macchina, con Pandia alla guida, ci aspettò. Salimmo e fuggimmo prima che chiunque si potesse accorgere del furto.

    Sapevamo però che saremmo state scoperte e ci eravamo preparate di conseguenza. Un'ora dopo il furto, un manipolo di Devianti, guidati da Adrian McKay si stavano preparando ad entrare in azione.
    “Poco dopo le 9 di stamattina c'è stata un'irruzione in una nostra struttura esterna, un solo oggetto è stato rubato. Prototipo B24. E' una batteria rinnovabile ad alta intensità, una batteria che potrebbe alimentare un'intera città. Abbiamo ragione di credere che siano stati i Ribelli. Gli ordini sono chiari vanno fermati ad ogni costo!”
    E così fu. Come Athena aveva predetto venne chiesto al Dottor Morgan di rintracciare l'energia della batteria. Erano sicuri che l'avremmo testata e che questo avrebbe creato un sovraccarico ed in effetti lo facemmo o meglio io creai il sovraccarico per attirarli dove avevamo previsto: in un magazzino fuori città dall'altra parte di dove noi ci stavamo dirigendo.
    “Maledetti qui non c'è nessuno!”
    “Papà! Leopold! Venite qui!”
    Sorrisi a quel punto dovevano aver trovato il falso cartellone che con cura avevamo creato, uno che avrebbe fatto sospettare a loro di chiunque, ma non di noi. Che li avrebbe portati completamente fuori pista.
    “Credo che non hanno preso la batteria per alimentare una città Ribelle come credevamo, peggio... è stato sviluppato un adattatore per la stessa che ne calibra le cariche per alimentare un'arma ad energia diretta... basterebbe per radere al suolo una città come Berlino! Stanno pianificando un attentato! Ma questa è una cellula nuova, non è nessuno dei Ribelli con cui abbiamo avuto a che fare finora. Basta guardare il loro covo, i piani che hanno lasciato... Abbiamo a che fare con qualcuno di diverso!”


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/3/2020, 23:17
     
    Top
    .
  6.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Voglio essere una macchia colorata in mezzo al grigiume della realtà

    Group
    Member
    Posts
    129
    Reputation
    +258
    Location
    Firenze

    Status
    :Athena:
    “Sono decisamente più perspicaci di quanto avessimo previsto.” Aphrodite era palesemente infastidita dalla situazione, e di certo non era l’unica.
    “Dobbiamo dargli altro con cui distrarsi, altrimenti non penso ci vorrà ancora molto prima che ci scoprano.” disse Ares sedendosi a cavalcioni di una sedia, guardando noi altre, per poi concentrarsi su di me, che non facevo altro che camminare avanti e indietro per l’ampia stanza da almeno cinque minuti.
    Ci trovavamo nello scantinato di un condominio nella periferia di Berlino. Il palazzo era anonimo e poco abitato, in una zona in cui confondersi con la gente era uno scherzo, ed intrufolarsi in un sottosuolo polveroso ed abbandonato lo era ancora di più.
    Nessuno ci avrebbe né trovate né sentite.
    Nessuno tranne loro.
    Maledizione!
    I miei timori si stavano sempre più concretizzando. Sapevo che prima o poi ce li saremmo ritrovati alle calcagna, ma non avrei mai immaginato così presto.
    Dopotutto coloro che ci stavano dando la caccia non erano degli inetti o degli stupidi, anzi, tutt’altro.
    Dovevo ancora creare il dispositivo ed il tempo a disposizione, attualmente, era decisamente poco.
    Mi fermai davanti al tavolo su cui erano sparse carte, documenti e strumenti vari, tutto quello che ci era tornato utile fino a quel momento per la nostra missione.
    Guardai la pianta di Berlino disposta sulla superficie di legno.
    “Ci divideremo...” mormorai incerta, più a me stessa che alle altre.
    “Come?” si avvicinò Nike e guardò anche lei la planimetria della città per tentare di capire.
    “Ci divideremo. Un gruppo si occuperà di creare il congegno mentre l’altro distrarrà i Devianti con una trappola.”
    “Perfetto. Tu Athena ovviamente ti occuperai del dispositivo...” iniziò a dire Pandia, per poi posare lo sguardo su Nike in una muta richiesta.
    “Rimarrò io ad aiutarti.” disse Nike decisa.
    “Allora noi andremo con Pandia a fare da diversivo.” sentenziò Aphrodite che venne raggiunta subito dopo da Ares, entrambe entusiaste del piano.
    “Di nuovo in azione, l’idea mi piace.”

    (…)
    “Ma sarà tipo un telecomando?” mi chiese Nike decisamente perplessa e incuriosita nel vedermi lavorare.
    “Più o meno. Immaginalo come il telecomando dell’auto: premendo il pulsante quest’ultima si apre o si chiude. Ecco, questo congegno funziona più o meno allo stesso modo, però sfruttando tutte le caratteristiche tipiche delle armi ad energia diretta.” conclusi mentre posizionavo con estrema attenzione il microprocessore.
    “Armi ad energia diretta? Che tipo di armi sono? Sicuramente ce l’avevi già detto, ma non mi ricordo granchè.” disse mortificata.
    Un sorriso mi increspò le labbra.
    “Tranquilla, l’avevo solo accennato. Mi passeresti il saldatore per favore?” le chiesi mentre mi allungavo dall’altro lato del tavolo per prendere il filo di stagno.
    “Eccolo. Quindi, dicevi?” continuò, porgendomi quello che le avevo chiesto.
    “Per armi ad energia diretta si intende una classe di armamenti capaci di indirizzare sui bersagli, in modo molto preciso ed efficace, svariate forme di energia non cinetica. In sostanza, piuttosto che colpire l’obiettivo con un proiettile, o mediante la forza d’urto di un’esplosione, questi dispositivi inviano sul bersaglio radiazioni elettromagnetiche, od onde acustiche, o plasma ad elevata energia, o raggi laser. Gli effetti legati all’uso di tali armi possono essere sia letali che non letali, mentre i campi d’applicazione variano dalla difesa antiaerea alla tutela dell’ordine pubblico. Nel nostro caso servirà per colpire e disattivare i dispositivi che captano l'aura degli Eterni, così diventeremo “invisibili” e potremo entrare indisturbate nell’Abstergo.”
    “Ehm… quindi sono un tipo di arma che non colpisce in modo fisico ma tramite energia?”
    “Esatto.” dissi soddisfatta, mentre mi toglievo gli occhialini protettivi, perché avevo appena finito di saldare.
    “E non potevi spiegarlo direttamente così, invece che usare tutti quei paroloni astrusi?”
    “Hai ragione, ma lo sai come sono fatta no?” le dissi sorridendo.
    Purtroppo quando mi concentravo al massimo avevo la brutta abitudine di parlare in modo troppo tecnico e specialistico.
    “Bene, ora manca solo da inserire la batteria e poi è finito.”
    “Giusto in tempo allora.” disse Pandia varcando la porta d’ingresso seguita da Ares e Aphrodire.
    “Fatto?” chiese Nike alzandosi dalla sedia accanto a me ed andando loro incontro.
    “Avevi dubbi? Voi come siete messe?” Ares mi si avvicinò curiosa.
    “Appena finito.” dissi fiera.
    “Funzionerà?” chiese Aphrodite preoccupata.
    “Spero di sì.”
    Il silenzio, anche se durò per pochi attimi, era carico di tensione, speranze e timori.
    Avrebbe funzionato? Ce l’avremmo fatta? Avrei rivisto Connor o mi avrebbero catturata nel mentre?
    Non lo sapevo, e come me neanche le altre. Tutte avevamo il terrore di fallire la missione.
    Le nostre vite, quelle dei nostri compagni e di tutti gli Assassini erano appesi ad un filo fin troppo sottile e fragile.
    “Allora andiamo.”
    Dovevamo farcela. Non osavo immaginare la mia vita senza Connor, e ancora di più, non volevo immaginare Cloe e Partenope vivere e cresce senza di noi.
    Ce l’avremmo fatta, ad ogni costo.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 30/3/2020, 23:17
     
    Top
    .
  7.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Aphrodite:
    Ero nervosa, nonostante mi ripetessi che potevo solo peggiorare la mia situazione, se avessi mostrato la mia impazienza alla segretaria che, imperterrita, continuava a digitare sulla tastiera del computer. Il ticchettio ritmato e continuo mi faceva andare in apnea in attesa di una minima pausa, come se fosse quello il segnale per riprendere fiato.
    Quanto minuti erano passati da quando quella smorfiosa, con le labbra tinte di un rosso fuoco che non le donava per niente, mi aveva detto di sedermi sulle poltroncine per attendere che il suo capo terminasse un'importante telefonata?
    Ecco cosa erano alla fine i Devianti: dei barbari ricoperti di una patina di civiltà che veniva via appena scrostavi la superficie, come degli arricchiti che comprano l'auto più vistosa e pacchiana per sbattere in faccia a tutti i loro soldi. Comportamenti che ai veri ricchi, a quelli che sono abituati a tale privilegio, non fanno nessuna impressione, ovviamente.
    E così era tra Eterni e Devianti. Questi, nati da pochi decenni, qualche respiro visto l'arco di tempo molto più lungo che noi Eterni abitavamo l'universo, pensavano di rendersi importanti costruendo palazzi imponenti e super blindati, ostentando potere e controllo come se li possedessero solo loro.
    E questo piccolo e insulso direttore della Oberste Bank usava tutti i mezzi per intimidire e mettere a disagio i postulanti che chiedevano udienza e non appartenevano al gruppo dirigente dell'Impero Deviante, i gerarchi più vicini al Kaiser.
    I miei documenti – falsi – però, parlavano chiaro: ero una delle collezioniste di opere d'arte più importanti e influenti sulla faccia della Terra! Come si permetteva di farmi fare anticamera?
    Mi aggiustai meglio sulle gambe la custodia sottile e quadrata che conteneva l'esca per il nostro piano. Mi schiarii discretamente la gola, mentre fissavo eloquentemente la segretaria. Quella si diede una vezzosa sistemata ai capelli poi, senza aver ricevuto alcun messaggio, mi fece cenno di entrare nell'ufficio del direttore. Mi alzai con grazia dalla sedia, fulminandola con lo sguardo: se avessi potuto dedicarmi qualche minuto a lei, la avrei fatta pentire molto velocemente della sua strafottenza.
    Mi accontentai pensando che una prima parte del piano si era chiusa con successo, comunque.
    Il direttore era viscido come tutti gli uomini che avendo un grammo di potere in mano si illudono di possedere solo per questo fascino da vendere: mi fece accomodare galantemente, facendo guizzare i suoi occhi alternativamente su di me e sulla borsa nera che adagiai delicatamente sul piano della scrivania, in bella vista.
    ”Signorina Crane, sono stato informato che volete usare le nostre cassette di sicurezza per custodire un pezzo di estremo valore. Nessuna scelta poteva essere migliore, tra i nostri clienti vantiamo le figure più importanti della nostra società”
    “Sono anche sicura che la vostra riservatezza sia all'altezza della vostra fama, direttore. E' per questo che mi fiderò di mostrarvi il prezioso dipinto che intendo lasciare in vostra custodia...”
    Aprii con attenzione la zip dell'astuccio, facendo in modo che la superficie del quadro fosse il più vicina possibile al computer portatile poggiato alla destra dell'uomo.
    Partenope mi aveva spiegato che la particolare vernice, oltre a riprodurre perfettamente le tempere originali, conteneva delle particelle di tecnologia uraniana che potevano hackerare sistemi di rete con un livello medio di sicurezza, come quello che esisteva nelle aziende civili e nelle banche. Non sarebbe bastato per entrare dentro ai computer dell'Abstergo per capire, ma per fortuna non avevamo questa necessità.
    L'uomo sgranò gli occhi al vedere il dipinto.
    “Santo cielo, si diceva che fosse andato distrutto durante i bombardamenti di Parigi della seconda guerra mondiale!”
    Allungò una mano per toccare il piccolo quadro, dove un sorriso enigmatico era stato perfettamente riprodotto grazie a fotografie ad alta definizione. Lo fermai prima che potesse danneggiare la pittura, approfittandone per ottenere un contatto fisico con lui. Alzò gli occhi su di me, ancora più disorientato dalla carica sensuale e sessuale che gli trasmettevo con il contatto della pelle.
    ”E' per questo che mi sono rivolta a voi. La storia della distruzione è stata creata ad arte perché mio padre aveva deciso che La Gioconda era un pezzo troppo inestimabile perché rimanesse in qualche museo. Lei capisce, pochi sono in grado di poter apprezzare davvero un'opera geniale quando la vedono. Solo i veri intenditori possono. Ma sono anche oggetti molto delicati, che richiedono condizioni microclimatiche precise per la preservazione”
    Lasciai la sua mano, perché ora sapevo di poterlo giostrare a mio piacimento. Mi appoggiai alla poltrona, in maniera aggraziata, buttando indietro i lunghi capelli ondulati. Portavo lo stesso tailleur rosa con cui mi ero infiltrata per rubare la batteria qualche giorno fa, e questa era una cosa che mi scocciava parecchio, ma data la situazione di emergenza in cui ci trovavamo, dove dovevamo essere sempre attente e pronte a fuggire al minimo segnale di pericolo, non mi potevo permettere di portarmi appresso l'ingombrante guardaroba che avrei voluto.
    “Potrei avere qualcosa di fresco da sorseggiare, mentre definiamo i termini del contratto di custodia?”
    Sorrisi invitante. Avevo bisogno di tempo perché tutta la tecnologia facesse il suo lavoro: violare il sistema, rintracciare le informazioni che ci servivano ed effettuare il salvataggio sul computer di Athena, che in qualche modo si sarebbe connesso. Non mi concentravo sui particolari più tecnici, li lasciavo volentieri alle altre, per evitare l'emicrania e la nausea che mi coglievano quando le ascoltavo snocciolarli per più di cinque minuti.
    Mi fece quasi sobbalzare la voce che mi trapassò il timpano, tanto era agitata. Un auricolare invisibile mi teneva in contatto con le mie compagne: “C'è un segnale che disturba il download dei dati! Dobbiamo interrompere ogni comunicazione, non abbiamo il tempo per eliminare solo quella che sta creando il problema. Se ci mettiamo troppo, saranno loro ad intercettare noi, e non viceversa! Tienti pronta per qualsiasi problema!”
    Il mio sorriso si accentuò come reazione. Proseguii come se niente fosse il piccolo flirt che stavo intessendo con il direttore, per allungare il tempo di compilazione dei moduli amministrativi.
    I secondi passavano lentissimi quando udii con preoccupazione il rumore di passi che si avvicinavano precipitosamente. Sperai che non fossero diretti in questo ufficio, ma strinsi le labbra per il disappunto quando la porta si spalancò con forza e un giovane aitante e belloccio si precipitò dentro, piuttosto agitato.
    “Direttore, abbiamo un problema con il sistema di comunicazione. Tutto è andato in tilt pochi minuti fa, e temiamo che...” Abbassò gli occhi sul cellulare che teneva in mano, fissandolo corrucciato.
    Nel frattempo, la voce di Athena mi riesplose nel cervello: “Tutto a posto, abbiamo quello che volevamo e ho appena ripristinato i loro servizi. Vattene da lì!”
    Scattai in piedi per il sollievo. Per fortuna, avevamo appena terminato la compilazione delle scartoffie, quindi strinsi la mano all'uomo dietro la scrivania e superai con passo deciso il suo aiutante che si grattava una guancia con fare imbarazzato e perplesso.
    Pochi minuti dopo, uscivo dalla porta a vetri dall'edificio bancario. Avevo lasciato lì una bellissima opera d'arte, anche se era una copia, ma in cambio avevamo ottenuto l'intera planimetria dell'Abstergo, informazioni segretissime e vitali per il nostro piano. Poteva dirsi uno scambio equo, no?


    Edited by Illiana - 29/3/2020, 17:01
     
    Top
    .
  8.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Voglio essere una macchia colorata in mezzo al grigiume della realtà

    Group
    Member
    Posts
    129
    Reputation
    +258
    Location
    Firenze

    Status
    :Partenope:
    3…
    Passi. Era vicinissimo.
    2…
    Oltrepassò la mia posizione.
    1…
    Feci un respiro profondo.
    Ora!
    Scattai e sgusciai dietro la guardia che a passo di marcia proseguiva la ronda.
    Ero dentro! Ovviamente mantenni il silenzio, ma dentro di me stavo esplodendo dalla gioia. Mi sentivo come una di quelle spie e agenti segreti protagonisti di quei film e videogiochi che c’erano sulla Terra.
    Ovviamente me li aveva mostrati Cloe. Viste le origini di suo padre era attratta ed incuriosita dal piccolo pianeta azzurro e le sue usanze, fra cui, appunto, queste cose.
    Percorsi il corridoi fino a una nicchia in cui mi nascosi per non farmi trovare mentre pensavo al da farsi.
    Ero appena riuscita ad entrare nell’Abstergo grazie al congegno creato da Athena. Aveva decisamente funzionato. Nessun sensore anti-Eterni ha rilevato la mia presenza.
    Non riuscivo ancora a credere alla situazione surreale che si era venuta a creare.
    Mentre sulla Luna eravamo tutti impegnati con il salvataggio dell’Imperatore, a Iuventas, tramite Lockjaw, era arrivata una richiesta d’aiuto da parte delle Guerriere attualmente sulla Terra.
    Stavano tentando di salvare gli Assassini dall’Absetrgo, e per farlo avevano bisogno del nostro aiuto.
    Avevano bisogno di un congegno che avrebbe permesso loro di hackerare un sistema informatico e rubare le informazioni necessarie per la riuscita del loro piano.
    Per fortuna l’Imperatrice mise a mia disposizione qualsiasi cosa mi potesse servire pur di salvare suo marito… e in quel momento avevo rubato la tecnologia che serviva ad Athena e le altre.
    Mi sentivo terribilmente in colpa per questo, però che altro potevo fare? Sulla Terra serviva il mio aiuto. Se non l’avessi fatto, gli Assassini sarebbero mai usciti da questo posto? Connor sarebbe tornato da Athena e Cloe… e me? Non volevo nemmeno immaginare cosa sarebbe potuto accadere se questo orribile scenario si fosse concretizzato.
    Quindi sì, avevo rubato quella tecnologia uraniana e, dopo aver salvato l’Imperatore, ero venuta qui sulla Terra mentre Iuventas mi copriva sulla Luna.
    Dopo aver aiutato Athena a costruire quel falso dipinto, e la riuscita di quella missione, quest’ultima mi aveva chiesto un ultimo favore… fare una prova con il dispositivo e beh, aveva funzionato.
    Avevo ancora i miei poteri e nessun sensore era scattato. Perfetto!
    Missione compita! Ora potevo sgattaiolare indisturbata fuori, esattamente come ero entrata.
    “Ehi tu! Che fai in questo corridoio senza far nulla?”
    Ma ovviamente non poteva andare tutto liscio, no?
    Mi bloccai all'istante trattenendo il respiro, come se solo espirando potesse capire che non ero come loro, che ero un’Eterna.
    “Allora, mi senti o no?” mi chiese infastidita la donna che sentivo avvicinarsi a me rapidamente “Sei nuova vero?” mi disse voltandomi bruscamente.
    “S-si.”
    “Lo immaginavo. Vieni, abbiamo un detenuto ferito. Inizierai subito.” disse avviandosi a passo spedito verso l’infermeria… sì, mi ero imparata a memoria tutte le planimetrie dell’edificio, anche quelle degli impianti. Volevo essere sicura di sapere dove andavo e, nel caso la missione fosse stata più difficile del previsto, avere un piano B.
    Mi aveva appena scambiato per un’infermiera? In effetti potevo sembrare un infermiera al primo giorno di lavoro, completamente disorientata in quel labirinto di corridoi tutti uguali ed inquietanti.
    Pur essendo una struttura all'avanguardia dalle linee moderne e minimali, il top del top in campo architettonico, era estremamente asettica e quasi tetra… metteva soggezione.
    La seguii nella stanza e mi misi il camice che mi aveva appena dato.
    Bene, l’assecondo finché non mi lascia sola, a quel punto me ne andrò.
    “Allora? Vieni qui!” esclamò l’infermiera.
    Mi precipitai da lei ma quel che vidi mi sconvolse.
    Il ferito è Connor!?


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 5/4/2020, 17:31
     
    Top
    .
  9.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,697
    Reputation
    +1,392
    Location
    Mandalore

    Status
    :Connor:
    Tanto ci eravamo domandati su come avremmo dovuto fare o affrontare per recuperare delle informazioni e quando Federico ed Ezio ci avevano informato dell'appuntamento al calare delle tenebre non ci stupimmo di vedere le nostre celle aprirsi, seppur qualcosa andò diversamente. Io e Bayek non facemmo in tempo a raggiungere gli altri che venimmo attaccati a sorpresa da due dardi che nel collo ci inibirono, nonostante questo mantenemmo la lucidità -per quanto difficile fosse- ed andammo in cerca dei nostri assalitori: Lin & Morrigan. Qualche intruglio dell'ultima ci aveva messo KO, ma come se non bastasse nel momento in cui le avevamo viste e tentammo di raggiungerle quelle si celarono nell'oscurità e le guardie che incontrarono la nostra strada riempirono Bayek e me di così tante botte da farci perdere i sensi. Dopotutto eravamo fuori dalle celle dopo l'orario consentito e non essendo in noi fu facile per loro sopraffarci. Fu così che la mattina dopo mi svegliai in infermeria ancora intontito dalla droga somministrata ed indolenzito per i colpi ricevuti.
    Bayek mi era venuto a trovare dicendomi che mi avrebbero tenuto un poco di più per qualche costola incrinata, mentre lui era venuto a sapere che in nottata avevano portato anche Federico che però era in un'ala dell'infermeria dove tenevano i pazienti in isolamento. C'era stata un'aggressione a delle guardie e lui insieme al fratello ed Altair erano stati coinvolti. Gli ultimi due nel dettaglio li avevano feriti gravemente ed ora combattevano tra la vita e la morte, motivo per cui erano stati portati a Livello 2.
    Bayek non riuscì a dirmi altro, dovendo sparire prima che venisse scoperto, ma mi aveva detto che insieme agli altri stava indagando. Io dal canto mio ero attonito.
    Ripensai tutto il dì agli avvenimenti cercando anche di accedere all'area dove era tenuto Federico senza successo. Come mai avevano osato qualcosa di tanto sfacciato? Pericoloso? Forse erano stati costretti? Forse era esattamente ciò che i Grigi volevano? A che pro? Perchè aprire anche la cella mia e di Bayek e poi incastrarci in quel modo? Ci stavano forse mettendo nell'occhio del ciclone con i Devianti, stavano attirando l'attenzione su di noi affinché la distogliessero dalla loro.
    Nel mio mutismo che mi contraddistingueva i miei pensieri in realtà correvano veloci, ben più complessi di come all'apparenza poteva apparire. Ma ero abituato, da una vita ormai, ad essere sottovalutato. Ad essere visto come il selvaggio ed il sempliciotto, più che come l'intellettuale o il pensatore. Ma andava bene così, mi aveva sempre fatto comodo.
    Poco prima di pranzo venne una giovane infermiera a visitarmi, era gentile e premurosa e se solo fosse stato più come Jacob o Federico mi sarei anche accorto che mi faceva gli occhi dolci, ma non ero proprio il tipo da notare quelle cose. Non quando il mio cuore era già impegnato e da quando Athena ne era proprietaria. Avevo lei negli occhi e nessun altra, motivo per cui non mi accorgevo di nessun'altra donna che posava gli occhi su di me.
    Mangiai poco e niente, mentre nel pomeriggio aspettai l'ulteriore visita nella speranza di essere dimesso in serata. Odiavo essere lì, inerme ed inutile ai miei compagni. Alzai dunque lo sguardo svogliatamente verso l'infermiera che doveva occuparsi di me se non fosse che rimasi stupito. L'allenamento mi permise di non darlo a vedere, ma quando rimasi da solo con Partenope mi tirai velocemente a sedere facendo per scendere dal letto quando una fitta al costato me lo impedì. Partenope mi si avvicinò apprensiva aiutandomi a sedermi nuovamente, ma quando i nostri sguardi si incrociarono non riuscì a trattenermi dall'abbracciarla con lo stesso calore che riservavo ad Athena o Cloe.
    "O:dahingum cosa ci fai qui?" le chiesi con quel nome che ero soliti riservarle. Voleva dire "increspatura dell'acqua" nella mia lingua natia.
    “Sono in forze ad Athena e le altre, ma non credevo ti avrei visto...” sussurrò commossa, mentre io le tenevo il viso tra le mani. Con un sorriso che solo un padre avrebbe rivolto alla figlia.
    "E' pericoloso... come hanno fatto a non rilevarti... O:dahingum devi andar via non voglio che ti accada nulla... anche se ho così tante cose da chiderti. Cloe? Come sta? Athena è le altre? Non mi dirai che sono qui... sulla Terra... oso solo immaginare quante cose stiano succedendo lì fuori che non sappiamo..."
     
    Top
    .
8 replies since 21/2/2020, 17:50   199 views
  Share  
.