Present Day #2020: Imperial Palace

Season 5

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    Annarita
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    Correvamo, correvamo a perdifiato. O meglio, ero a io a correre, mentre Horus, trasformatasi nuovamente in un bellissimo falco dalle piume color onice, sfrecciava davanti a me come a voler aprirmi la strada. Ogni battito d'ali una promessa, un giuramento, un voto. Il mio pensiero tornò a soli pochi minuti prima…

    “Non ho mai voluto che tu avessi un posto diverso, Horus! Mai! Ti ho sempre voluta al mio fianco, sempre…” Non riuscivo a trattenere un sorriso grato, le braccia aperte in segno di sollievo, il capo scosso ancora da mille capogiri. Mi appoggiai alle ginocchia come a prendere fiato, ma volevo solo abbandonarmi a una risata liberatoria. Horus sarebbe rimasta con me… ed io avrei saputo riconquistare la sua fiducia, pensavo solo a questo mentre mi poneva la sua condizione. L'unica che non avrei mai potuto soddisfare. Non potevo dirle la verità per tante di quelle ragioni che ci avrei riempito un baule intero, ma non avrei rovinato questo momento neanche se mi avessero puntato un'arma alla tempia. Presi un bel respiro prima di tornare a guardarla negli occhi, erano cosi profondi e determinati da togliermi il respiro.
    ”Ho fatto tutto questo per spingerti a darmi una possibilità, non so se sarei andato fino in fondo con la mia proposta di una vita separati, ma sono felice che non si dovrà arrivare a tanto. Ciò che chiedi è legittimo, ma altrettanto legittimamente ti rispondo che non posso rivelarti ciò che sta accadendo per tanti motivi, primo fra tutti: non l'ho ben capito neppure io. So che vuoi aiutarmi, ma credimi quando ti dico che lo hai già fatto…” Avevo bisogno del suo supporto, della sua vicinanza, della sua fiducia per poter andare avanti. Horus mi fissava spaesata, non poteva davvero comprendere le mie parole, ma non ebbe tempo di ribattere perché la porta venne spalancata con talmente tenta forza da farci sussultare entrambi. Un messo imperiale ci avvisava che il castello era sotto attacco. L'Imperatore ci chiamava tutti a raccolta, ognuno avrebbe risposto all'appello. Ci scambiammo un fugace sguardo con Horus: la discussione era solamente rimandata.
    Scattai verso l’armatura, ordinando ai miei muscoli di essere più veloci e precisi. Dopo qualche istante fui raggiunto da lei… le sue mani erano delicate mentre mi aiutava a indossarla, pezzo dopo pezzo fino all'ultimo. Solo alla fine, osai guardarla in viso.
    “Sono con te!” mi disse con voce vibrante e lo sguardo di una vera guerriera.
    ”Sempre insieme!” confermai con solennità, mentre battevamo i nostri pugni sul petto prima di avvolgere i nostri polsi in una reciproca stretta, nel tipico saluto militare marziano. Fu allora che tornò nelle sue sembianze di falco e ci buttammo a capofitto nella battaglia che ci attendeva. Non potevamo fallire.


    Il punto di incontro era l’ala nord del castello, ci ritrovammo con l’Imperatore, Iuventas, Partenope, Cerere e Vesta, sotto un grande colonnato che portava all'interno di un salone enorme. Il portone era semidistrutto da un fuoco per me inconfondibile: era l’energia lunare di Selene ad aver creato quello scempio. Questo mi confortava e mi agitava allo stesso tempo. Pochissime parole furono scambiate in un momento tanto concitato, gli ordini erano stati però molto precisi: Horus ed io ci saremmo occupati di Andromeda, Cerere e Vesta avrebbero portato in salvo Selene – che nonostante il suo stato di grazia non aveva perso il piglio battagliero, visti i fuochi sparsi anche per il grande salone… ma non potevamo rischiare oltre –, mentre gli altri avrebbero fronteggiato Perseo.
    Il primo passo era dividere la coppia. Con un cenno di intesa, Horus mi sorpassò e si gettò contro il nostro avversario, dando a me il tempo di avvicinarmi, ma Andromeda scomparve come se fosse fatta di fumo! Si era volontariamente allontanata dal suo compagno? Cosa diavolo avevano in mente?
    Corsi fuori dalla sala e mi guardai attorno, tra le colonne, tra le fronde del maestoso giardino: la ritrovai su una delle torri del castello, stava uccidendo i soldati di guardia. Benché fossero stati allertati non avevano potuto difendersi da un attacco tanto brutale.
    ”Maledetta!”
    “Ti precedo!” La voce di Horus esplose nella mia testa come un tuono, era tanto tempo che non la percepivo tanto bene, persino il nostro legame telepatico aveva risentito del logorio a cui ci eravamo sottoposti. Presi nuovamente a correre, con abili salti e sfruttando al massimo le mie potenzialità di Moon Knight che mi permetteva di assorbire le radiazioni lunari trasformandole in carburante perenne, arrivai presto a destinazione. La cima della torre era fin troppo affollata anche se la maggior parte dei presenti erano ormai cadaveri. Andromeda stava lottando contro Horus, ma lei era davvero veloce a schivare gli affondi. Notato il mio arrivo, il nemico scoppiò in una risata a dir poco isterica. Forse sentiva arrivare la fine? Anche se avevamo l'ordine di catturarla viva nulla mi avrebbe impedito di distruggerla se si fosse rivelato necessario!
    In quel momento, mentre mi preparavo a sferrare il mio attacco, Andromeda attaccò a sua volta Horus provocandole delle forti vertigini che si moltiplicarono a causa della sua ulteriore posizione sopraelevata. La vidi barcollare ma non avrebbe dovuto avere particolari problemi nella sua forma di falco! Mi allarmai ancora di più quando la vidi sforzarsi per non cambiare forma, in aria, a pochi centimetri dal vuoto oltre il cornicione della torre. Ma cosa diavolo…?!
    Mi lanciai subito contro Andromeda, affinché mollasse la presa su di lei. La placcai con forza, facendole sbattere la testa contro il pavimento. Stordita ma non del tutto priva di sensi, osò ghignarmi contro e allora le diedi un pugno talmente forte da sentire le sue ossa infrangersi letteralmente contro l'acciaio del mio tirapugni. Come facevano ad essere così maledettamente “tangibili”? Non dovevano essere morti che camminavano?! Usai l'inibitore per imprigionarla, ma non appena mi voltai in cerca di Horus un'altra risata stridula di Andromeda mi fece gelare il sangue: priva di sensi, ormai in totale forma umana, stava per precipitare nel vuoto. Il mio cuore perse un battito, poi dieci e poi altri cento. Il respiro era mozzato. Il pantano del terrore bloccava persino i pensieri.
    No! No! No! Non potevo perderla, non ora che l'avevo ritrovata. Mi slanciai come un pazzo oltre il bordo, senza pensare che sarei potuto precipitare anche io. Quell'altezza assurda sarebbe stata fatale per entrambi, ma non era a questo che pensavo mentre le afferravo un braccio all'ultimo istante. Il suo corpo sbatté forte contro la parete della torre e sperai che non ne avrebbe avuto delle conseguenze. Il contraccolpo però servì a farle riprendere i sensi! Alzò il capo di scatto, incrociando il mio sguardo disperato. Col busto ero quasi del tutto oltre il cornicione, mi reggevo in equilibrio precario solo con l'altro braccio e la punta dei piedi. Con uno sforzo sovrannaturale mi aggrappai a quei miseri appigli e tirai. Tirai con tutte le forze che avevo in corpo, sentendo persino la disperazione del mio alter ego che spingeva assieme a me per evitare quel terribile epilogo. Percepii i muscoli strapparsi e un ringhio uscì dalla gola serrata. Ma ci riuscii, sollevai me stesso, sollevai Horus, con una lentezza che sapeva di agonia ma che mi portò alla meta. Appena mi fu possibile la afferrai con entrambe le braccia, la portai al sicuro al di qua del precipizio e poi… crollai. Horus mi rovinò addosso, osservare la sua espressione ancora sorpresa così da vicino fu una piccola panacea. Quelli che a me erano parsi minuti infiniti in realtà dovevano essere stati pochi secondi. Sorrisi, stancamente ma lo feci, mi bastava saperla al sicuro per dimenticare ogni altra cosa ci fosse intorno. Sapevo che la battaglia era ancora in corso, ma il cuore andava via via calmandosi perché LEI era in salvo… tra le mie braccia.
     
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    Roberta
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    :Iuventas:

    Ma come diavolo aveva fatto? Quel farabutto di Perseo era sfuggito al controllo di Toth, impegnato a salvare Horus, e sbaragliando le nostre difese, era riuscito ad attaccare Endymion e ad imprigionarlo nella dimensione delle superfici riflettenti. Toth era sconvolto. Si riteneva il diretto responsabile della condizione in cui si trovava Endymion, nonostante avesse fatto il suo dovere fino in fondo. Glie lo avevo ripetuto mille volte e una: aveva intrappolato Andromeda e aveva salvato Horus da una brutta fine. Che altro pretendeva?! Le vere colpevoli eravamo noi, che al fianco del nostro Imperatore, non eravamo state in grado di proteggerlo. Perseo era stato astuto. Ci aveva attaccate con una violenza inaudita e mentre noi eravamo intente a difenderci, in contemporanea, aveva indirizzato un potente fascio energetico contro Endymion, che preso alla sprovvista, non aveva potuto contrattaccare. Infatti, non era stato colpito fisicamente bensì era stato avvolto da una nebbia densa e gelata che si era poi cristallizzata intorno al suo corpo, imprigionandolo in una dimensione riflettente, parallela alla nostra, dalla quale era stato impossibile, fino a quel momento, farlo uscire. Solo troppo tardi... quando avevamo realizzato l'accaduto, mi ero fiondata in direzione di Perseo per incastrarlo a mia volta. Gli piaceva giocare con gli specchi? Gli avevo dato un piccolo assaggio di ciò che sapevo fare. Aveva di certo sperimentato cosa si provava a stare dall'altra parte della barricata. Intrappolato in un cubo fatto di specchi e di immagini "ricorsive": un immenso effetto Droste. Aveva certamente capito che chi provocava una Guerriera, che chi provocava me, non avrebbe mai potuto restare impunito. Se ripensavo a quel momento, una rabbia profonda, che di rado mi apparteneva, faceva di nuovo capolino nel mio petto.
    Perseo era stato poi trasportato nelle celle e messo sotto stretta sorveglianza in attesa dell’interrogatorio. Entrambi i nostri prigionieri celavano dei segreti che per noi era vitale conoscere. Troppi nemici “redivivi” ci stavano attaccando e ancora non ne conoscevamo le cause, né potevamo immaginare le conseguenze di simili eventi. Durante l’interrogatorio, i Templari gli avrebbero chiesto il modo di poter salvare il nostro Imperatore, anche se ero più che certa che quei due non avrebbero aperto bocca e che avremmo dovuto cavarcela da sole. Per quel preciso motivo io e Partenope eravamo chiuse da ore in laboratorio a lavorare ad una soluzione. Il grande specchio dal quale potevamo scorgere il riflesso di Endymion era adagiato alla parete di cristallo e mantenuto ben saldo da fermi assicurati al pavimento e al muro retrostante. Non volevo nemmeno pensare a cosa sarebbe potuto accadere se lo specchio si fosse rotto o anche solo incrinato… probabilmente avremmo perso per sempre il nostro amato Imperatore. Ero riuscita a stabilire un ponte telepatico per comunicare con lui, ma contrariamente ad ogni mia aspettativa non ero riuscita ad attraversare la superficie riflettente, e dunque non avevo potuto tirarlo fuori. C’era qualcosa che mi impediva di entrare e di utilizzare correttamente il mio potere, come avevo fatto centinaia e centinaia di volte.
    Potevo rimirare il volto teso e preoccupato dell’Imperatore, che nonostante tutto mi sorrideva in modo dolce. Sapeva che avremmo fatto di tutto per salvarlo e che non avremmo mai lasciato nulla di intentato.
    “Fai con calma. Concentrati. Vedrai che una soluzione la troveremo…” La sua voce nella mia testa mi incoraggiava e mi confortava allo stesso tempo, ma il mio cuore era schiacciato da un peso che faticavo a sopportare. Era una grandissima responsabilità.
    ”Hai recuperato tutto il materiale tecnico per fare le varie prove? Non capisco perché non posso usare il mio potere. Ci deve essere una sorta di schermatura. Ho anche provato ad attraversare un altro specchio e non c’è proprio nulla che non vada! Ah… che nervi!” mi rivolsi a Partenope, manifestando tutta la mia frustrazione. ”Per fortuna posso almeno comunicare con lui”
    “Non ti preoccupare, non è colpa tua! Dobbiamo solo capire il meccanismo. Sì, ho recuperato tutti i pezzi che mi servivano. E anche…” mi rispose esitando sul finale. La incalzai senza remore.
    “Ti è arrivato anche l’oggetto che ti aveva chiesto Athena?” chiesi con una punta di eccitazione nella voce.
    Sapevo perfettamente che rischiavamo dei guai molto seri anche solo pensando di aiutare le Guerriere Senior che erano andate sulla Terra, contravvenendo a qualsiasi regola dell’Impero. Secondo la Legge, gli Eterni non avrebbero mai dovuto avere contatti con gli umani e tutti coloro che abitavano il pianeta blu. E invece loro si erano fiondate senza pensarci su due volte e io non le potevo biasimare, perché i loro amori erano lì, in una condizione di estremo pericolo. Non avrei mai potuto ignorare una simile circostanza. E proprio per questo, quando Ares e Athena ci avevano contattate per giungere il loro aiuto, non avevo battuto ciglio. In linea di massima, rispettavo i vari dettami che l’Impero ci imponeva, a parte qualche ingenua scappatella, ma quando si trattava di mia sorella, nessuno era in grado di fermarmi. Solo io e Partenope eravamo state coinvolte fino al momento, ma non avevo idea di cosa avremmo dovuto fare in seguito, se il resto del gruppo avrebbe avuto un ruolo oppure no. Mi limitavo ad attenermi strettamente alle loro indicazioni, senza porre più domande del necessario. Le comunicazioni tra noi erano sempre a rischio e ogni volta ci intrattenevamo il minor tempo possibile.
    ”Sì… è qui. Ma non so come… Non so se sono in grado di fare questo viaggio senza che mi scoprano. Non ci puoi andare tu?” mi supplicò con un filo di voce. Sapeva che io ero stata più volte protagonista di piccoli atti di ribellione, e sperava potessi toglierla dall’impaccio. Comprendevo benissimo la sua reticenza. Non era sua abitudine andare contro i divieti e agire nell’ombra, ma non vi era altra alternativa. Athena aveva chiesto esplicitamente di lei e ci doveva essere un motivo. Se mi fossi presentata senza preavviso avrei rischiato di mandare all’aria il piano che in modo tanto certosino avevano progettato.
    ”Mi dispiace, davvero, ma non posso. Hanno chiamato te e sono certa che avrai un ruolo particolare che solo tu potrai svolgere. Non devi avere timore di nulla. Non ti potrò trasportare attraverso gli specchi, perché di sicuro il mio potere è tenuto sotto controllo e non posso abusarne senza motivi importanti e “certificati”, ma ho trovato un’altra soluzione: Lockjack” le dissi soddisfatta.
    “Non verrai per accompagnarmi? Cosa dovrei fare?” Era evidentemente confusa e lo capivo. Non tutti conoscevano le capacità del mio adorato cagnolone.
    ”È semplice. Sarà proprio lui a teletrasportarti sulla Terra. Nessuno può controllare le sue capacità. Lui è libero di agire e non darà affatto nell’occhio. Per quanto riguarda le altre ragazze e gli Imperatori ti coprirò io. Sai bene quanto posso essere convincente, vero? Non hai nulla temere!” affermai risoluta e facendole un occhiolino beffardo. Ero un asso nel raccontare storie, anche false, ma assolutamente verosimili. Avevo già elaborato qualche idea in vista di questo suo viaggio. Nessuno avrebbe dubitato e indagato sulla sua assenza.
    “Ma sei proprio sicura che andrà tutto bene?” Ancora il dubbio impregnava la sua volontà.
    ”Certissima! Abbiamo assicurato a mia sorella e alle altre che non avremmo fallito e non falliremo! Loro contano su di noi e non possiamo deluderle. Sei d’accordo con me?” Sapevo che mettendola sul piano dell’affetto verso le nostre Senior e del senso del dovere, Partenope non si sarebbe mai tirata indietro. Avrebbe tirato fuori il meglio di sé, lasciando da parte qualsiasi incertezza o remora.
    “Certo. Non possiamo lasciarle nei guai!” La sua risposta fu più convinta delle precedenti. Proprio quello che mi aspettavo.
    Ora dovevamo assolutamente trovare un modo per liberare Edymion. Volente o nolente era la nostra priorità. Sentivo che eravamo vicine alla soluzione, che bastava un non nulla per poter mettere a frutto le nostre intuizioni.
    "Torniamo a noi... mi è venuta un'idea che riguarda l'Imperatore, dimmi tu se ti sembra fattibile. Endymion è stato avvolto da una nube ghiacciata prima che questa si trasformasse in uno specchio... e se dovessimo riportare di nuovo la superficie riflettente a una bassissima temperatura per poter consentire alle sue molecole di passarci attraverso?" dissi con il dubbio nella voce ma con un pizzico di entusiasmo. "Dobbiamo però stare molto attente, affinché Endymion non riceva dei danni durante il passaggio! La frequenza del moto delle sue molecole deve mantenersi al minimo per poter attraversare una superficie tanto gelida. Potresti trovare tu un aggeggio che possa agevolarlo, non essendoci io a farlo in maniera diretta con il mio potere! Che ne dici?"
    Partenope era la degna erede di Athena. La sua mente era esplosiva. Ero certa che avrebbe individuato la soluzione più adeguata. Insieme ce l’avremmo fatta. Eravamo come due lati della stessa medaglia, con caratteristiche agli antipodi ma con i medesimi obiettivi.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 3/5/2020, 18:37
     
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    Voglio essere una macchia colorata in mezzo al grigiume della realtà

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    Erano ore che spostavo il mio sguardo dallo specchio in cui era rinchiuso il nostro Imperatore ai numerosi congegni che erano disposti sul tavolo a cui ero appoggiata, come se fosse il mio unico appiglio per non cedere allo sconforto.
    Avevamo fallito. Non eravamo state all’altezza del compito che ci era stato affidato.
    Thot continuava imperterrito a farsene una colpa, ma già più volte noi Guerriere, soprattutto Iuventas, gli avevamo ripetuto che lui aveva fatto tutto il possibile se non di più.
    Aveva catturato Andromeda, salvato Horus, che altro poteva fare?
    Era compito nostro proteggere Endymion e catturare Perseo. Invece eravamo cadute nel suo trucchetto, distratte dai potenti attacchi che ci lanciava, lasciandogli la possibilità di intrappolare l’Imperatore.
    L’unica consolazione era il fatto che Iuventas era riuscita ad imprigionarlo a sua volta nella dimensione degli specchi. Iuventas aveva decisamente senso dell’umorismo.
    Tornando al presente, non sapevo che fare. Mi stavo scervellando da non so quanto tempo ormai su come tirare fuori Endymion da quello specchio. Neppure Iuventas era riuscita a farlo… e lei era la massima esperta di superfici riflettenti! Cosa avrei mai potuto combinare io? Selene aveva messo a nostra disposizione qualsiasi cosa. L’unico obiettivo era tirare fuori il suo amato dalla sua prigionia… proprio per questo mi sentivo tremendamente in colpa...
    ”Hai recuperato tutto il materiale tecnico per fare le varie prove? Non capisco perché non posso usare il mio potere. Ci deve essere una sorta di schermatura. Ho anche provato ad attraversare un altro specchio e non c’è proprio nulla che non vada! Ah… che nervi! Per fortuna posso almeno comunicare con lui”
    “Non ti preoccupare, non è colpa tua! Dobbiamo solo capire il meccanismo. Sì, ho recuperato tutti i pezzi che mi servivano. E anche…” quanto mi metteva a disagio questa situazione!?
    “Ti è arrivato anche l’oggetto che ti aveva chiesto Athena?” ecco la risposta: era il senso di colpa. L’Imperatrice si fidava ciecamente, ci forniva tutto il supporto possibile, e noi come la ripagavamo? Tramando alle sue spalle… però che altro potevamo fare? Le Guerriere Senior avevano chiesto aiuto a me e Iuventas, tutto questo lo facevamo per loro, ma soprattutto, per quanto mi riguardava, per Athena e Connor, coloro che consideravo miei genitori molto più di quelli che effettivamente mi avevano dato la vita.
    ”Sì… è qui. Ma non so come… Non so se sono in grado di fare questo viaggio senza che mi scoprano. Non ci puoi andare tu?” le chiesi quasi implorante.
    Non me la sentivo, non mi sentivo in grado di riuscire in una cosa del genere.
    Avrei dovuto viaggiare fin laggiù con un marchingegno rubato senza farmi scoprire. Sapevo già che l’ansia mi avrebbe giocato brutti scherzi, rovinando tutta l’operazione. Sarebbe stato decisamente meglio se ci fosse andata Iuventas.
    ”Mi dispiace, davvero, ma non posso. Hanno chiamato te e sono certa che avrai un ruolo particolare che solo tu potrai svolgere. Non devi avere timore di nulla. Non ti potrò trasportare attraverso gli specchi, perché di sicuro il mio potere è tenuto sotto controllo e non posso abusarne senza motivi importanti e “certificati”, ma ho trovato un’altra soluzione: Lockjack”mi disse soddisfatta.
    Perchè proprio io?
    “Non verrai per accompagnarmi? Cosa dovrei fare?”
    Ero confusa e nel panico. Come avrebbe fatto il suo cane a portarmi sulla Terra?
    ”È semplice. Sarà proprio lui a teletrasportarti sulla Terra. Nessuno può controllare le sue capacità. Lui è libero di agire e non darà affatto nell'occhio. Per quanto riguarda le altre ragazze e gli Imperatori ti coprirò io. Sai bene quanto posso essere convincente, vero? Non hai nulla temere!”
    Questa informazione riuscì un minimo a tranquillizzarmi… però ero ancora convinta che Iuventas sarebbe stata la scelta più indicata.
    Lei continuava a dirmi che sarebbe andato tutto bene e si giocò la carta del “non possiamo deluderle”… maledetta, sapeva perfettamente che con me funzionava fin troppo bene… la sola idea di deludere Athena mi dilaniava.
    "Torniamo a noi... mi è venuta un'idea che riguarda l'Imperatore, dimmi tu se ti sembra fattibile. Endymion è stato avvolto da una nube ghiacciata prima che questa si trasformasse in uno specchio... e se dovessimo riportare di nuovo la superficie riflettente a una bassissima temperatura per poter consentire alle sue molecole di passarci attraverso? Dobbiamo però stare molto attente, affinché Endymion non riceva dei danni durante il passaggio! La frequenza del moto delle sue molecole deve mantenersi al minimo per poter attraversare una superficie tanto gelida. Potresti trovare tu un aggeggio che possa agevolarlo, non essendoci io a farlo in maniera diretta con il mio potere! Che ne dici?"
    Mentre parlava, mi figurai nella mente tutte le possibili soluzioni applicabili in base a quello che mi stava dicendo. Più ci ragionavo sopra, e più mi chiedevo cosa cavolo ci facessi io qui. Athena avrebbe saputo esattamente cosa fare. Io invece non riuscivo nemmeno a dare un senso alle parole di Iuventas, che in questo momento mi sembravano prive di significato. Stavo affogando nell'abisso nel mio senso d’inadeguatezza. Non sapevo che fare! L’Imperatrice, le Guerriere, tutti contavano sul mio contributo, ed io non ero in grado di ricambiare tanta fiducia.
    Mi sedetti, ormai ero così tanto in balia dello sconforto da faticare persino a rimanere in piedi.
    Guardai affranta il tavolo pieno zeppo di marchingegni. Li guardavo quasi svogliata, sicura di non riuscire a cavare un ragno dal buco... quando lo intravidi. Scattai in piedi, facendo sussultare Iuventas sulla sedia.
    “Che ti prende?”
    “Hai ragione! Portando lo stato di entalpia oltre lo zero assoluto dovremmo riuscire a riportare lo specchio allo stato originale, ovvero quello di nube ghiacciata.” dissi concitata, afferrando pezzi in qua e la ed iniziando ad assemblarli. “Fatto questo, utilizzeremo questo deceleratore molecolare” le indicai l’oggetto che stavo ultimando di costruire “per far si che le molecole di Endymion siano così in grado di passare attraverso la nube ed uscire.”
    “Questa è la Partenope che conosco!” disse la mia compagna raggiante.
    “Piccola parentesi, visto che sono nella fase "credo in me stessa". Andrò io ad aiutarle.” dissi impugnando l’oggetto che sarebbe servito ad Athena.
    “E questa è la Partenope che mi piace!”
    “Che state combinando? Cos’è tutto questo entusiasmo?”
    Nascosi immediatamente la mano dietro la schiena, facendo cadere il marchingegno uraniano dentro la mia borsa a terra.
    Mi si gelò il sangue. Cerere era appena entrata nella stanza. Cosa aveva sentito?


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 20/5/2020, 18:09
     
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    Sarò stata sospettosa di natura, ma sapevo riconoscere quando qualcuno che avevo di fronte mentiva. Soprattutto se avevo i miei buon motivi per farlo, tuttavia appena entrata nel laboratorio decisi di concentrarmi sul motivo principale per cui ero lì: l'Imperatore.
    "Novità?" chiesi con quel tono perentorio di chi credeva che tutti fossero sempre al suo servizio e ai suoi ordini.
    ”S-Su che c-cosa?” mi chiese Partenope deglutendo il vuoto, mentre Iuventas la fulminava con lo sguardo e prendeva la parola.
    ”Con l'Imperatore, che domande!” sbottò chiedendo a Partenope di cogliere la palla al balzo e deviare la situazione a loro favore.
    ”Oh... C-Certo! Benissimo! Insieme a Iuventas abbiamo capito che portando lo stato di antlopia oltre lo zero assoluto dov... ” ma la sua voce andò a scemarsi notando il mio sguardo alzandosi al cielo. Sapevo che odiavo i giri di parole, preferivo ricevere notizie in modo conciso. Niente fronzoli o spiegazioni.
    ”Abbiamo capito come tirarlo fuori! Il tempo che Partenope finisce di costruire un oggetto che ci aiuterà nell'intento e sarà sano e salvo” sintetizzò Iuventas quasi infastidita dal mio modo di fare.
    Io dal conto mio tolsi il cipiglio che riservavo a tutti e sorrisi, uno tutto sommato vero e rilassato che praticamente oltre mia sorella e loro nessuno era solito poter vedere.
    "Visto? Non era difficile!" conclusi snob sedendomi su una delle sedie del laboratorio e bevendo della squisita ambrosia che ovviamente Iuventas si era portata per sè.
    ”Ehi era mia!”
    "Ops!" dissi facendo la finta tonta per poi ridacchiare di fronte al nervosismo della mia amica.
    "Sei troppo nervosetta amica mia, magari dovresti trovarti un fidanzato o che ne so portare a spasso più spesso quel tuo adorabile cagnolone!" ironizzai, ovviamente il tutto aveva uno scopo.
    Potevo essere simpatica (sì anche se nessuno ci credeva!) e perfino empatica (e su questo avrei ucciso chiunque avesse osato ridere a tale affermazione), ma ero anche sempre concentrata sulla missione e soprattutto le regole.
    ”Fidanzata? Io? Cerere, non siamo tutte come te sai? Non abbiamo bisogno che un uomo ci sbavi dietro per avere l'autostima alta!” la guardai con un finto sorriso prima di scuotere il capo infastidita, mentre appoggiata al tavolo da lavoro le guardai ben decisa a continuare la mia piccola indagine.
    "Ad ogni modo credo che Lockjaw debba essere messo in regola. Il suo potere è abbastanza delicato non vorremo incappare in qualche incidente diplomatico non credi?" chiesi. Al che mentre Partenope arrossì tuffandosi più fittamente nel suo lavoro, Iuventas mi guardò con le mani sui fianchi livida in volto.
    ”Osa ripetere se hai coraggio!”
    "Perchè cosa ho detto?"
    ”Un'atrocità ecco cosa hai detto! Lockjaw NON è un animale domestico, è un essere vivente libero e come tale non deve tener conto a nessuno dei suoi poteri e di come li usa!”
    "Din Dlon informazioni di servizio, tu sei chiamata a farlo!" dissi alzandomi di scatto ed avanzando minacciosa verso di lei. Iuventas non arretrò di un passo.
    ”Sono una cittadina dell'Impero. Chiunque ha il mio potere e serve in esso presta giuramento, ma Lockjaw non l'ha fatto. Non è un soldato... è un libero cittadino e come sai i civili non sono soggetti a tali regole...”
    Serrai la mascella, quanto odiavo quando qualcuno mi teneva testa? Tanto! Ancor più se aveva ragione ecco perchè abbassai il tono di voce e dopo aver gettato un'occhiata preoccupata a Partenope tornai a guardarla.
    "Iuventas so tutto e se continuerete ad infrangere le regole presto lo saprà anche qualcun altro ed allora io non potrò più proteggervi..." l'avvisai. Certo ero severa, ma il mio tono si era addolcito ed anche il mio sguardo. Ero veramente preoccupata per loro, terrorizzata all'idea di dover scegliere tra dover far la cosa giusta e tradirle.
    ”Devi smetterla! Non sei nostra madre, non devi proteggerci! Ognuno fa le sue scelte Cerere, tu fa quello che pensi sia più giusto, ma non chiedermi di non fare lo stesso!”
     
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    Le voci agitate mi raggiunsero ancora prima che aprissi la porta del laboratorio. Cosa non strana, considerando chi sapevo che avrei trovato nella stanza. La concordia e l'armonia non duravano mai a lungo quando ci ritrovavamo tutte insieme, ma se anche cercavo di mantenere una posizione abbastanza neutrale quando si scatenavano i conflitti – vuoi per colpa dell'atteggiamento irritante di mia sorella, vuoi per il temperamento fumino di Iuventas - in questo preciso frangente i loro battibecchi mi sembravano insensati e infantili, e contribuivano solo ad aumentare il nervosismo e l'insoddisfazione che regnavano nella mia vita.
    Il destino del nostro Imperatore era in mano loro, non c'era spazio per altro che non fosse liberarlo il prima possibile da quella prigione orribile!
    Con fatica avevo rassicurato l'Imperatrice sulle condizioni del suo consorte, e l'avevo convinta a rimanere insieme alle principesse, per riposarsi e riacquistare un minimo di serenità. Mi sarei occupata io di farle avere la notizia della liberazione del suo sposo.
    "Iuventas so tutto e se continuerete ad infrangere le regole presto lo saprà anche qualcun altro ed allora io non potrò più proteggervi..." Cerere.
    ”Devi smetterla! Non sei nostra madre, non devi proteggerci! Ognuno fa le sue scelte Cerere, tu fa quello che pensi sia più giusto, ma non chiedermi di non fare lo stesso!” Iuventas.
    Quando entrai, tutti le voci si zittirono, ma non per soggezione nei miei confronti, quanto più per la curiosità e l'attesa di quello che avrei fatto. Come dicevo, cercavo sempre di mediare quando i toni si alzavano: Cerere era mia sorella, ma Iuventas e Partenope erano Guerriere e compagne, l'affetto che mi legava a loro era saldo e fraterno.
    Solo che oggi ero troppo agitata per fare da paciere con chicchessia. E determinati argomenti avevano il potere di farmi scattare in reazioni indignate e furiose.
    ”Di che libertà stiamo parlando? Se ci sono dei vincoli e delle regole, è dovere di tutti rispettarli! Gli Imperatori hanno il compito di mantenere l'ordine e la sicurezza nell'Impero, e noi Guerriere dovremmo essere le prime ad avere a cuore che questo succeda! Non ci mette in buona luce, e se è per questo si potrebbe anche parlare di tradimento, aggirare per nostra comodità i divieti che non ci stanno bene, solo perché abbiamo idee diverse!
    ”Esatto!”
    Il tono esultante e gongolante di Cerere mi fece saltare gli ultimi barlumi di autocontrollo che cercavo di mantenere.
    ”Ce ne è anche per te, comunque! Sappi che il tuo gioco con il Gran Maestro può diventare molto pericoloso, e non lo dico solo perché sono preoccupata per te! Quell'uomo mi mette i brividi per la sua palese assenza di scrupoli. Ti guarda come un rapace fissa un topolino!”
    Mia sorella ridusse gli occhi a due fessure, ma non reagì al mio rimprovero. No, la conoscevo bene, non riteneva che avessi ragione. Solo, era sempre stato un nostro punto di forza quello di formare un fronte compatto davanti a tutti, anche alle nostre compagne, e quando avevamo qualcosa di cui lamentarci lo facevamo a quattrocchi, in privato. Rimproverandola in presenza di altri equivaleva a violare la nostra alleanza. Ma ero troppo adirata e avrei affrontato più tardi il problema, quando avessi avuto un controllo maggiore della mia lingua.
    Non avevo ancora finito di sfogare la mia amarezza, anche se la sua energia andava calmandosi: ”Comunque, come potete pensare ad altro che non al compito che ci è stato assegnato? L'Imperatrice è agitatissima, e tutto il popolo sta trattenendo il fiato al pensiero della sorte del nostro amato... Imperatore...”
    Mi avvicinai alla lastra che lo imprigionava. I suoi occhi magnetici forse non riuscivano a vederci, ma il suo sguardo era comunque fiducioso, saldo, senza ombre. La sua mano elegante poggiava sulla superficie. Chissà se aveva freddo, se stava bene, imprigionato e lontano dai suoi amati.
    Mi morsi un labbro, pensierosa. Lui era solo l'ultimo di un'infinita lista di uomini di cui mi ero incapricciata nel corso della mia vita, una decisione più sbagliata dell'altra. Uomini scelti apposta per essere irraggiungibili, o per costituire lo svago di una serata, al meglio di un breve periodo. Non riuscivo a stare senza l'idea di essere innamorata, ma al contempo mi tenevo ben distante da qualsiasi situazione potesse diventare troppo appiccicosa, troppo impegnativa emotivamente.
    Ero fatta così.
    O meglio, la ero diventata. Inutile dire quante ore avevo passato davanti allo specchio, a fissare crucciata quel segno sulla pelle. Lo avrei tirato via con le unghie, se non ne avessi ricavato solo uno sfregio ancora più orripilante.
    Sospirai pesantemente, perché mi sentissero anche le altre.
    ”A che punto siete? Avete capito cosa lo sta imprigionando?”
    Partenope intervenne con sollievo e buone intenzioni, come era suo carattere.
    ”Certo! Con lo strumento che stiamo ultimando porteremo lo stato di antlopia oltre lo zero assoluto... ohhh, lascia perdere!” Sorrise timidamente. ”Funzionerà, bastano solo alcuni ritocchi!” Dietro di lei, Iuventas annuiva vigorosamente.
    Poggiai con noncuranza la mia mano sulla superficie liscia, sopra a quella sua. Era uno stupido gesto romantico, da romanzi d'amore strappalacrime, ma io ero fatta così.
    ”Liberatelo, al più presto!”
     
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