Present Day #2020: Abstergo

Season 5

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    Seduta al tavolo della mensa, con un vassoio semivuoto davanti, piluccavo una poltiglia giallastra che avrebbe dovuto essere purè di patate e un’insalata di un colore indefinito. Non avevo neppure finto di ingurgitare quello schifo, mi limitavo a spostarlo nel piatto di qua e di là.
    Mi sentivo debole, percepivo la mia forza vitale diventare fragile come un bicchiere di cristallo. La reclusione forzata non mi aiutava a ricaricare il magnetismo positivo del mio corpo e della mia mente e senza la One Staff al mio fianco mi sentivo svuotata, come se avessi perso un’amica fidata, un sostegno indispensabile.
    Non avevo idea di come avrei potuto fare per evitare il declino inesorabile, ma dovevo tenere duro! Dovevo farlo per Yelena, per Yulia e per ciò che era rimasto del nostro gruppo.
    Io e la mia compagna eravamo state messe al corrente di ciò che era avvenuto durante e dopo il fight club. Dopo settimane di dubbi e incertezze, finalmente avevamo un quadro più chiaro del guaio in cui ci eravamo cacciati. Liam aveva tenuto segreti i suoi piani, non si era confidato neppure con la sua migliore amica e noi eravamo state messe da parte come bambole rotte.
    Avrei voluto andare da lui e urlargli in faccia quanto ero delusa, quanto ero nauseata dal suo comportamento. Per un solo attimo, mi era passato per la mente che forse, avrebbe potuto avere un buon motivo per fare tutto ciò, ma quando ripensavo a come ci aveva trattate, usate per i suoi scopi occulti, mi saliva una rabbia che mi faceva dimenticare ogni buon senso. Su consiglio di Yulia mi ero limitata ad attendere, a non espormi direttamente con Liam. Erano certi che a breve avrebbero trovato un modo per scoprire il reale intento di O’Brian. Il perché delle sue azioni tanto sconsiderate e perché aveva fatto inviare Ezio e Altair al Livello 2. Forse, l’unico che conosceva quel posto infernale era proprio lui e se ce li aveva spediti, era chiaro avesse uno obiettivo ben preciso. Ma quale? Continuavo a scervellarmi e dovetti reprimere un conato improvviso. L’odore del cibo era nauseante. Afferrai il vassoio con stizza e buttai tutto dentro un cassonetto apposito. Poi, passai dal bagno e mi sciacquai il viso con abbondante acqua fredda. Quanto avrei resistito? Non lo sapevo…
    Mentre mi tamponavo il viso con una tovaglietta di carta, vidi arrivare, riflessa nello specchio, Yelena. Le sorrisi…
    “Mi sei mancata a pranzo, oggi” le dissi con voce bassa. Non avevo controllato se ci fosse qualcuno nei box dei bagni. Infatti, la vidi sbirciare sotto le porte sopraelevate per assicurarsi che fossimo sole e poi anche lei mi regalò un sorriso raggiante e mi abbracciò frettolosa.
    “Anche tu mi sei mancata! Ero con Yulia nelle celle. Avevamo un’ispezione a sorpresa” mi rispose un po’ seccata. Le guardie erano solite beccarti nei momenti meno opportuni, come ad esempio in mensa, e costringerti ad assistere alle loro ispezioni, che consistevano semplicemente nel mettere a soqquadro la cella e poi fartela rimettere in ordine sotto i loro occhi. Mi feci quasi accecare dall’ira. Maledetti bastardi! Se avessi avuto con me la One Staff li avrei fatti sparire dalla faccia della Terra.
    Yelena parlò di nuovo, per distrarmi dai miei cupi pensieri che aveva, senz’altro, captato.
    “Volevo avvisarti che mi ha sorella ha chiesto di vederti. Ti deve parlare di una cosa molto importante!” mi confidò a bassa voce, come se ormai fosse naturale nascondersi anche solo per discutere tra noi.
    “Sai cosa vuole dirmi?” Le chiesi curiosa. Erano passati alcuni giorni da quando ci eravamo chiarite sulla “situazione Liam” e sulla sua “relazione con Federico Auditore” Quindi non riuscivo proprio a immaginare l’argomento di discussione.
    “Sinceramente non saprei… mi ha chiesto di portarti il messaggio e che avrebbe spiegato anche a me tutto quanto, ma dopo che ne ha parlato con te. Ho potuto capire dalla sua cautela, che è una faccenda delicata!” mi rispose guardinga.
    Ormai mi aspettavo di tutto. Rinchiusi in una prigione Deviante di massima sicurezza, avrebbe dovuto regnare la calma assoluta e invece, mi ero resa conto che qui, ogni cosa assumeva un contorno differente, quasi oscuro, che portava la gente a impazzire, a essere prosciugati della loro energia vitale. Era l’Abstergo stesso, le sue mura, le sue guardie, con la loro schematicità e monotonia ad appiattire le volontà e a spegnere la scintilla della vita. Noi eravamo diversi, come lo erano gli Originali. Noi avevamo continuato a lottare, e per questo eravamo stati in grado di sovvertire le regole di quel posto.
    “Va bene, dove ci dobbiamo incontrare?” chiesi ostentando sicurezza, quando invece, dentro di me ero divorata dall’incertezza. Yelena mi diede le indicazioni per raggiungere un luogo celato alle telecamere, un punto cieco che ci avrebbe dato la giusta privacy. Avrei dovuto recarmi lì, quella sera prima della cena.
    Non feci i salti di gioia al pensiero del pasto serotino e ingoiando un fiotto di bile, annuii convinta.
    […]
    Mi stavo dirigendo nel posto in cui Yulia mi aveva dato appuntamento. Ormai sembrava una pratica consueta: i nostri incontri celati per discutere di “cose importanti”, solo che stavolta, non avevo idea di cosa si trattasse. Il fatto che non avesse richiesto la presenza di Yelena, mi innervosiva e mi metteva di cattivo umore.
    La scorsi a distanza e poi scomparve dietro una parete, una rientranza naturale della costruzione. Non era molto ampia, ma abbastanza da nascondere varie persone agli occhi elettronici sempre indiscreti delle telecamere. La raggiunsi e senza preamboli andai al sodo. Quella situazione ambigua non mi piaceva per niente.
    "Di cosa volevi parlarmi? E perché proprio qui?" dissi frettolosa, ispezionando il luogo circostante, e il mio sguardo intercettò una figura imponente, posta in disparte, in ombra rispetto alla nostra posizione. Lo riconobbi all’istante, avevo incontrato il fratello maggiore, con la medesima “trappola” solo pochi giorni prima. Cosa diavolo stava succedendo?! Mi agitai sbuffando come un cavallo imbizzarrito.
    Che cosa aveva intenzione di fare Yulia? Presentarmi uno a uno tutti gli Originali facendogli fare una bella sfilata? Poi, le sue parole mi gelarono sul posto.
    Ero stata richiamata lì per una questione di vita o di morte. Una cosa molto seria, come pensavo. In pochi istanti riflettei febbrilmente sulle implicazioni di tutta quella storia e di quanto dovessero essere “disperati” se Ezio Auditore era venuto di persona a cercarmi.
    Accettai di parlare con lui, da una parte per non deludere Yulia, ma dall’altra ero spinta da una ben celata curiosità, che mi sarei guardata bene dal rivelare.
    Quanto Ezio mi svelò pochi istanti dopo mi lasciò senza fiato. Se fossi stata sola, tra le quattro pareti della mia cella, avrei urlato, boccheggiato, preso a pugni i muri per la rabbia, per il senso di impotenza. Mi sentivo depredata e… alla stregua di una traditrice. Non avevo protetto la mia reliquia, la mia fidata compagna e l’avevano trattata come una “cavia”. Quanto dolore misto a stupore. Volevo delle prove, volevo sapere tutto quello che Auditore aveva da dirmi, solo dopo avrei deciso se aiutarlo o meno.
    Nel frattempo, Yulia si era allontanata dopo avermi rassicurato con uno sguardo caldo e confortante. Avrei voluto che restasse, mi sentivo a disagio da sola con l’Assassino, ma non gliel’avrei mai chiesto. Me la sarei cavata, come avevo sempre fatto.
    "Dimmi cosa vuoi sapere?”
    "Prima di tutto voglio vedere la One Staff" Era il mio chiodo fisso. Dovevo capire in che stato fosse.
    Vidi Ezio aprire le braccia, si guardò le mani, rigirando su e giù i palmi, poi mi rispose:
    "È qui. Ma non mi ha spiegato come ha intenzione di uscirne.”
    Di fronte alla sua espressione confusa, ma sorridente mi innervosii come non mai e mi venne una voglia inconsulta di colpirlo. Non sapevo neppure io perché… forse sì, ma non lo volevo accettare.
    "Vorresti dirmi che la One Staff è DENTRO di te?" Era decisamente assurdo! Perché mai la “mia” One Staff sarebbe dovuta entrare nel corpo di uno sconosciuto? Di un Assassino Originale? Lo guardai insofferente e tentai di capirci qualcosa di più. La prima cosa da fare era tirarla fuori e ritornare in possesso della mia arma. Purtroppo, però, non mi era mai successo di doverla estrapolare “da” qualcuno che non fosse me stessa, quindi ero piena di dubbi. Avevo sentito parlare di una procedura, ma sarebbe stata la prima volta per me eseguirla. Non avevo molta scelta, allora agii con decisione senza pensarci troppo.
    “Solleva le braccia davanti a te...” gli dissi con aria quasi solenne. Appoggiai le mie mani sui suoi avambracci e fui pervasa da una potente scossa elettrica. Era il segnale! Percepivo chiaramente la presenza della Staffa. "Stai fermo! Non ti muovere qualsiasi cosa accada!" Allora, dopo aver ricevuto un suo cenno di assenso, strinsi la presa su di lui e abbassai le palpebre... Stavo ristabilendo la connessione che avevo con la mia fidata compagna per richiamarla a me. Una luce violacea avvolse la pelle dell’Assassino e poi si fece sempre più intensa, fino a che non vidi la One Staff fuoriuscire dalla sua carne e quando si materializzò davanti ai miei occhi in tutta la sua lucentezza, l’afferrai di slancio, interrompendo il contatto con Ezio.
    "Ecco fatto!" dissi con sollievo.
    Ezio mi fissò per qualche secondo un po’ stordito, ma lucidissimo.
    "Vuoi qualche altra prova per fidarti di me, ora?"
    “No... mi basta averla tra le mani! Anche se mi incuriosisce il perché si sia fusa proprio con te... di solito non è molto ‘amichevole’ diciamo così... mi concedetti una pausa pensierosa, ma poi continuai, coscia della fretta dell’Assassino, “Ma credo che tu abbia qualcosa di urgente da chiedermi.. quindi potrei mettere da parte la mia curiosità”
    "Abbiamo ancora un po' di tempo. L'aiuto che voglio da te è molto importante per me, e voglio essere sicuro che non ti rifiuterai per qualche scrupolo che ora non pensi di avere!" Lo vidi avvicinarsi a me, incombendo con la sua stazza possente. Il suo sguardo era severo, ma non mi spaventava. Comprendevo perfettamente le sue incertezze sul mio conto, fino a pochi giorni fa eravamo alleati del loro più acerrimo nemico. Eravamo avversari e ancora non avevamo stabilito una tregua ufficiale. Non potevo biasimarlo. Anche io ero ancora molto diffidente.
    "Non mi fido di te e ci sta che tu non ti fidi di me. Lo capisco. Ma io non posso ignorare il fatto che mi hai restituito la mia arma, pur avendo la possibilità di tenerla tra le tue mani senza danni. Quindi, faccio un passo verso di te e sono disposta ad ascoltarti!" affermai con convinzione e a mia volta feci un passo reale nella sua direzione. Voleva essere un segnale di “tregua ufficiosa”.
    "Lo sai cosa succede al livello 2? No? Ti risparmio i particolari più interessanti, basta solo che ti dica che usano sulle loro cavie dei sieri in grado di modificare il DNA di una persona. Io e il mio compagno siamo stati, per così dire, fortunati a sopravvivere a tutto questo. Siamo stati infettati e ci stavamo trasformando in mostri. La Staffa che dovevo sottrarre per il ‘tuo’ leader mi ha guarito. Spiegami tu il perché non mi ha ucciso..." Il suo sguardo mi chiedeva delle spiegazioni, era confuso.
    Inorridii nell’ascoltare le sue parole, ciò che avevano subìto al Livello 2 era di una crudeltà inumana. Repressi un brivido di disgusto per la feccia che rappresentavano i Devianti. “Non avevamo la minima idea di quanto accadeva laggiù. Potevamo solo immaginare, ma mai la nostra fantasia avrebbe potuto concepire tanto. Pazzi maniaci” imprecai senza remore. Liam… adesso era tutto più chiaro. Aveva deciso di spedire Ezio e Altair in quel covo di dottori psicopatici per fargli ritrovare la Staffa, ma perché la voleva con sé? Faceva tutto parte del suo piano originario per farci uscire da questo posto maledetto? Ero piena di domande, anche se qualche risposta l’avevo ottenuta. Non era sufficiente, però…
    Poi, riflettendo ancora sulle parole dell’Assassino, mi sentivo più confusa di lui. Conoscevo bene il meccanismo della One Staff, ma non avevo elementi sufficienti per potergli dare una risposta immediata e soprattutto sensata. “Non conosco il motivo per il quale la Staffa non ti ha ucciso, posso solo dirti come funziona, magari sarai in grado di dare tu una risposta a entrambi" Non vedevo altra via, se non recuperare più informazioni.
    "Spiegami come funziona, allora.” La sua voce era accomodante e paziente.
    Il cambio di atteggiamento di Ezio, da diffidente e distante a coinvolto e attento, mi stupì non poco, ma non mi feci distrarre dalle mie considerazioni.
    "La One Staff ha una sua essenza, una sua anima, che entra in contatto con chi la usa. Fino ad oggi è stata sempre utilizzata dalle varie dinastie della famiglia Jun e si tramanda di madre in figlia. Per usarla devi fare uno scambio, entri in possesso dei suoi poteri donando una goccia del tuo sangue e così ci si fonde l'un l'altra. ‘Lei’ percepisce quando a brandirla è un estraneo e di solito lo uccide, a meno che, non lo trovi in qualche modo degno per farsi utilizzare. Non so se mi sono spiegata bene... A questo punto, dobbiamo capire in che modo ti ha considerato ‘degno’ e perché ha deciso di curarti anziché distruggerti."
    "E il tuo leader conosceva tutto questo? O pensava di usare la Staffa senza conoscerla?" mi chiese Ezio stupito.
    "Ho spesso usato la One Staff in sua presenza. Conosce i suoi poteri, ma non so fino a che punto abbia compreso di lei. Per me è come un essere vivente, la mia compagna in battaglia e nella vita. Ma presumo che gli altri non la vedano alla stessa maniera" Mi sentivo come un fiume in piena. Non capivo perché, adesso, ero in grado di parlare con questo Assassino con così tanta naturalezza. Era come se l’argine della diffidenza avesse ceduto.
    "Mentre era... dentro... La Staffa mi ha parlato, a suo modo. Mi ha mostrato immagini di altre sue detentrici. Mi ha raccontato la sua storia e i poteri che possiede... Poi mi ha detto di riportarla a te.” Mi parlava con calma e cautela, quasi stesse camminando sui carboni ardenti.
    "Posso capire che non sia semplice averla dentro e interagire con lei. Ti colma di energia e ti... riscalda" parlavo con adorazione, mi ero persa nel ricordare le sensazioni che la One Staff mi donava, poi tornai in me e dissimulai con un colpo di tosse. "In queste immagini hai visto qualcosa o qualcuno che ti è familiare? Potrebbe essere la soluzione ai nostri dubbi..."
    "Può essere... Qualcuno che ho conosciuto molto tempo fa..." Notavo come Ezio mi stava studiando. Era ancora dubbioso e non voleva sbilanciarsi. Repressi un moto di stizza, prima di processare le sue parole e il significato che portavano con loro.
    "Dimmi.. di chi si tratta?" Ero su di giri e sentivo ardere dentro di me il fuoco della conoscenza. Dovevo sapere. Mia madre non mi aveva mai parlato dei miei avi e le gesta degli Assassini della mia famiglia. Era tutto oscuro e lontano per me. L’affermazione smozzicata di Ezio, invece, mi aveva piazzato un faro d’innanzi e non volevo che si spegnesse.
    "Penso di averti mostrato che puoi fidarti di me. Questo discorso lo potremo continuare in un altro momento, se vorrai. Ora però ho bisogno di sapere se accetterai di aiutare il mio compagno con la Staffa, come questa ha ritenuto giusto fare con me." Percepii come una coltellata in mezzo al petto il suo rifiuto, avrei voluto prenderlo per le spalle e scuoterlo per costringerlo a parlare con me, a raccontarmi tutto. Poi, però, il buon senso prese il sopravvento e mi obbligai alla calma. Sapevo che Altair era in fin di vita e che avrei dovuto mettere da parte il mio egoismo. Non era il momento di abbandonarsi all’entusiasmo e alle emozioni impreviste che mi avevano colto.
    "Era solo per capire il motivo per il quale la One Staff ti ha risparmiato!" risposi piccata per mascherare il mio disagio. "Per quanto riguarda il tuo amico... la situazione è diversa! La Staffa ti ha riconosciuto in qualche modo e ha deciso di purificarti dal virus che stava scorrendo nelle tue vene! Per Altair, dovrei fare io da tramite e chiedere il suo intervento" Sapevo benissimo che non sarei potuta rimanere con le mani in mano di fronte a tanto sfacelo. Seppur indirettamente ero responsabile quanto Liam per le condizioni critiche in cui avevano vissuto Ezio e Altair. Non potevo tirarmi indietro! "Ti aiuterò...!" affermai convinta.
    "Era quello che speravo" disse adesso visibilmente sollevato e con un sorriso stampato in volto.
    “Ricordati però, che io e te abbiamo un discorso in sospeso, da concludere quando tutta questa storia sarà finita!” gli intimai con un ridicolo indice minaccioso attaccato al suo petto.
    Lui mi osservò divertito. “Se vuoi saperne di più, allora dovrai venire con noi!”
    […]
    Ezio mi scortò in un’ala isolata dell’infermeria. Mi spiegò, strada facendo, che gli avevano consentito di portare lì Altair, in attesa del “trapasso”. La sua voce aveva vacillato e il mio cuore si era stretto in una morsa.
    Ci ritrovammo ben presto in una stanzetta di pochi metri quadri, che sembrava ancora più piccola per la quantità di persone stipata al suo interno. Sollevai lo sguardo e notai un letto addossato alla parete in fondo e nessuna apparecchiatura medica. Intorno al letto e sparsi per il piccolo ambiente vi erano gli Originali. Quasi non ci entravamo, ma nessuno accennava a muoversi dall’angolino che si era ritagliato. Tutti loro volevo essere presenti, tutti loro erano lì per supportare chi il proprio Mentore di Gilda, chi il proprio amico, chi il proprio fidato compagno di mille battaglie. Ognuno di loro aveva un ottimo motivo per non andare via. Mi sentii minuscola, insignificante di fronte a tanta devozione, a tanta lealtà, a tanta compassione. Li guardai dritto negli occhi, uno ad uno e vi scorsi espressioni contrastanti e molto differenti, non appena mi videro: Edward Kenway mi lanciò un’occhiata infuocata, forse memore dell’agguato che gli avevo teso nelle docce; Jacob Frye mi squadrò da capo a piedi con espressione scanzonata e accusatoria; Evie, invece, mi incoraggiò con un sorriso, così come Bayek de Siwa mi guardò pacifico; Federico Auditore aveva un'espressione fiduciosa, aveva visto gli effetti della Staffa direttamente sul fratello; Connor Kenway e Arno Dorian erano appoggiati alla parete di destra uno con una spalla e l’altro con la schiena, immersi in chissà quali pensieri.
    Non mi ero fatta intimorire dalla presenza degli Assassini Originali al completo, ma ero totalmente atterrita e delusa da ciò che avevo compreso. Noi Grigi, con il nostro credo e i nostri obiettivi non eravamo mai stati neppure vicini a eguagliare la sincronia di intenti e la fratellanza che univa i presenti in questa camera.
    Ezio mi riportò alla realtà appoggiandomi una mano sulla spalla e mi fece avvicinare al letto dove giaceva Altair.
    Non avevo dubbi su ciò che avrei dovuto fare. Avevo nascosto la One Staff “dentro” di me, chiusi gli occhi e mi concentrai, la richiamai e in un attimo era tra le mie mani, sprigionando un’abbagliante luce violacea.
    Un leggero mormorio si sparse nella stanza, ma non mi distrassi dal mio intento. Sollevai la Staffa e guardai Ezio. “Sono pronta! Lo dico a te e a tutti voi” dissi rivolgendomi al resto del gruppo. “Qualsiasi cosa vediate, non intervenite! Non interrompete il processo magico in atto. Ne potrebbe andare della vita del vostro amico!” Il mio tono era fermo e non ammetteva repliche. Se volevano il mio aiuto, sarebbero dovuti stare alle mie condizioni. Non si giocava con le regole della magia. Si rischiava davvero troppo! Vidi Jacob fare un passo in avanti, con l’intento di protestare, ma sua sorella Evie lo afferrò per un braccio e lo trattene. Ezio mi fece cenno di proseguire.
    Attivai la One Staff donando un paio di gocce del mio sangue e un bagliore latteo la rivestì. Appoggiai l’asta per intero sul corpo di Altair, privo di conoscenza. Mantenevo il contatto sul metallo magico con i palmi aperti che adesso toccavano sia l’arma che il torace dell’Assassino. Pronunciai una formula per tre volte sottovoce. “Conteret vos malum, adducit vitam. Conteret vos malum, adducit vitam. Conteret vos malum, adducit vitam.” Poi, percepii la One Staff perdere consistenza insieme alle mie mani e ci fondemmo con il corpo di Altair. La mia arma stava debellando il virus dalle sue cellule e sentivo come l’energia vitale dell’Assassino stesse diventando ogni momento più forte, più viva, la coscienza si stava facendo largo nel baratro della follia in cui era costretta prima e si stava purificando.
    Stavo facendo uno sforzo immane. Era da tempo che non praticavo un sortilegio di simile portata e il mio corpo iniziava a dare segni di cedimento. All’improvviso, capii che tutto era compiuto. La Staffa riprese forma sotto i miei palmi e con molta lentezza la staccai dal petto dell’uomo. Il suo viso aveva un colorito più sano e pareva dormisse profondamente. Stimavo si sarebbe svegliato a breve, quando sentii le mie forze venire meno. Un sommesso vociare stava amplificandosi nella stanzetta, ma io non riuscii a distinguere una sola parola, perché mi feci avvolgere dall’oscurità confortante e ristoratrice dell’oblio.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 16/12/2020, 09:25
     
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