Present Day #2021: Berlin

Season 6

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member
    ...

    Group
    Roberta
    Posts
    117
    Reputation
    +313

    Status
    :Evie:
    Non ci potevo credere, non ci volevo credere. Mi trovavo nella sala controllo di noi Assassini, nei sotterranei di villa Auditore, ma il mio corpo aveva bisogno di molto più spazio per liberare la frustrazione che provavo.
    Me ne stavo in disparte. Sul fondo della sala. Alle spalle dei miei fratelli. Non volevo infastidirli con il mio nervosismo.
    Altair era davanti allo schermo e stava mostrando immagini e fornendo informazioni che nessuno di noi avrebbe voluto ricevere. Ogni nostra pista per ritrovare gli Assassini intrappolati dai Devianti nel progetto Omega, stava miseramente fallendo e, ogni minuto di più, mi convincevo che i Devianti fossero sempre un passo davanti a noi. Stavano eliminando tutti coloro che avrebbero potuto essere di troppo, o parlare e rivelare dettagli vitali. O, ancora più grave, erano in grado di prevenire le nostre mosse, per qualche assurdo motivo.
    “Avevamo due possibili piste, per le quali stavamo organizzando delle missioni precise e accurate” stava dicendo Altair, mentre io, a braccia conserte, facevo su e giù, disegnando un solco immaginario sul pavimento levigato.
    “Il primo obiettivo era un boss della mafia, implicato in un giro losco di traffico di donne Devianti. Schiave del sesso, a quanto pare. Eravamo in procinto di organizzare una missione per smantellare la sua organizzazione e, una volta catturato, poter ottenere informazioni sui nostri fratelli. ” Lo avevamo trovato morto stecchito. Con una freccia avvelenata conficcata nel petto. Una maniera singolare di uccidere. Mentre il Mentore stava riferendo questi dettagli, con la coda dell'occhio vidi un movimento incolsulto di Jacob. Nessuno lo aveva notato, ma io che lo conoscevo fin troppo bene, lo avevo scorto mentre grattava con il pollice la vernice del bastone che si portava sempre dietro. Era un gesto di nervosismo quasi impercettibile ma che io avevo imparato a distinguere. Mi insospettii, senza neppure saperne il motivo. Anche io mi stavo esibendo in un andirivieni forsennato eppure...
    “Anche un nostro fedele alleato, membro della Resistenza, ci aveva comunicato solo pochi giorni fa che ci avrebbe voluto incontrare per indicarci il modo di entrare in possesso di importanti dettagli sul progetto Omega ancora in corso.” Altair faceva scorrere altre immagini sullo schermo. E la seconda vittima era lì, in bella vista.
    “Pure lui ucciso con lo stesso metodo...” borbottò un Edward alquanto contrariato. “È evidente che stanno facendo piazza pulita. Ci vogliono tagliare fuori e siccome non hanno le palle per affrontarci faccia a faccia, preferiscono farci terra bruciata intorno.”
    Tutti in quella stanza la pensavamo alla stessa maniera. Da quando avevamo fallito la nostra missione per ritrovare Fischer vivo, era iniziata una escalation di eventi funesti, che ci aveva portato a un fallimento dopo l'altro. E tutto ciò non dipendeva affatto dalla nostra volontà. Qualcuno stava orchestrando bene gli eventi volendo beffeggiare il nostro operato.
    “Abbiamo a che fare con una sorta di killer su commissione?” chiesi riflettendo, un po' soprappensiero. Non mi sarei stupita se Oliver Winkler avesse messo un sicario sulle tracce di coloro che avrebbero potuto darci una mano. Quel maledetto sapeva giocare bene le sue carte.
    “Non mi sentirei di escludere nulla a questo punto. La cosa importante è che dobbiamo trovarlo al più presto, se non vogliamo vedere andare in fumo ogni nostra missione” Altair aveva parlato con la sua solita praticità.
    Jacob si sollevò di scatto dalla sedia e poi si rimise seduto. Era come se avesse avuto un’illuminazione e che poi si fosse pentito della sua reazione fin troppo visibile. Ero in grado di sezionare ogni più piccola parte del suo cervello. Poi incontrò per caso il mio sguardo e reagì nella maniera più sbagliata, lo distolse guardando altrove, invece di sfidarmi con la sua solita insolenza. Questa fu per me la conferma lapalissiana che mi stava nascondendo qualcosa. Sapeva verità che io misconoscevo, ma che erano di vitale importanza. Perché mai avrebbe dovuto mentirmi?
    Dopo che lo avevo ritrovato insieme a Liam, era apparso strano. Più schivo e nervoso, non appena gli chiedevo maggiori dettagli di quanto era successo durante la sua assenza. Non potevo mettermi i paraocchi e far finta di nulla... nonostante O’Brien lo avesse sottolineato apertamente, io sapevo già, anche se non lo avevo dimostrato in quel frangente, che Jacob non era del tutto sincero.
    Adesso, avevo notato di nuovo il suo disagio... non potevo più aspettare. Dovevo parlare con lui.
    Dopo che la riunione ebbe termine e i nostri compagni si stavano ritirando, lo afferrai per un braccio per impedirgli di uscire anche lui.
    “Io e te dobbiamo parlare!” Il mio tono era minaccioso ma allo stesso tempo deluso. Lui, a parte qualche sciocchezza di passaggio per coprire i suoi bagordi o le sue scappatelle, non mi aveva mai mentito, non sulle cose importanti. Invece, adesso, sentivo come un muro che ci separava fatto di silenzi incomprensibili.
    Lo vidi sbuffare sonoramente, sapeva che non avrebbe trovato scampo dalle mie grinfie.
    “Di che cosa vorresti parlare?” Credeva davvero di poter far il finto tonto con me?
    “Vuoi fare il giochino del ‘non so di cosa stai parlando’? No, non ti si addice per nulla e ho la netta sensazione che tu sai a cosa mi riferisco. Ti ho visto durante il briefing, eri nervoso e quasi in collera. A cosa stavi pensando?”
    Lo vidi spostare il peso da un piede all'altro. Era a disagio. Qualcosa pesava sulla sua coscienza. “Non voglio giocare, Evie. Sto solo cercando di capire cosa è successo, come tutti voi!”
    “Chissà perché non ti credo. Sei bravo a mentire di solito, ma con me non attacca.” Gli liberai il braccio con il quale lo stavo trattenendo, ma i miei occhi si mantennero su di lui. “Parlami Jacob. Da giorni ormai sei strano, distante... da quando... da quando sei sparito a Berlino.”
    Alzò gli occhi al cielo, esasperato. Sentivo che voleva sfogarsi con me, confessarsi, ma qualcosa lo tratteneva. “Se ti dico ciò a cui sto pensando e cosa è successo a Berlino darai di matto... lo so.” mi fissò di sottecchi col suo solito sguardo birbante ma comunque serio.
    “Mettimi alla prova!” lo sfidai alzando il mento. Ma sentii una sensazione di pressante allarme farsi largo nel mio petto.
    “Se ti dicessi che ho riconosciuto le frecce avvelenate che hanno ucciso quelle persone?” Jake aveva la schiena appoggiata alla parete della sala briefing ormai vuota. Voleva ostentare una posa rilassata ma era teso, dannatamente teso.
    Le sue parole mi fecero venire i brividi. Non avevo idea di cosa gli stesse passando per la testa e questa cosa la odiavo.
    “E perché mai non lo hai detto ai nostri fratelli?” I miei occhi si strinsero in due fessure attente.
    “Perché non credo che il proprietario di quelle frecce possa aver fatto questi omicidi...” Le labbra atteggiate in una linea ostinata, ancora un po indeciso se vuotare il sacco oppure no.
    Ero certa ci fosse in ballo qualcosa di davvero grosso.
    “Potresti almeno dirmi di chi si tratta?Potremmo scoprire insieme se la persona che dici è o meno l’artefice di questi delitti. Chiunque sia è importante individuarla. Rischia di mandare all'aria tutto il nostro lavoro!” Tentavo di parlare in maniera conciliante per non causare una sua reazione improvvisa che avrebbe potuto interrompere la discussione sul momento. Avevo bisogno di sapere.
    Jacob buttò gli occhi al cielo. “Evie, si tratta di Moira Winkler. Forse, suo padre le ha ordinato di farlo! Forse l'ha costretta, perché lei è in una situazione di svolta... è in crisi e lui cerca di tenerla sotto pressione!”
    Il mio mondo si capovolge in un istante come se fosse stato nel bel mezzo di un uragano.
    “Stiamo davvero parlando della figlia di Oliver Winkler?” La mia domanda era retorica ma mi serviva per placare l'ansia e la collera che mi avevano fatto alzare di un tono la voce. “E tu come faresti a sapere tutte queste cose sul suo conto? Te lo ha raccontato? Vi siete incontrati? Avete avuto in qualche modo a che fare? E quando? Come?” Mi sentivo il petto in affanno, come se non riuscissi a respirare. Dovevo comprendere. Ci doveva essere una motivazione logica, che in quel frangente mi sfuggiva.
    “Te l'ho detto che avresti dato di matto...” borbottò Jake prima di prendere un respiro profondo. “Ci siamo conosciuti durante la prigionia all'Abstergo. Poi ci siamo incontrati anche fuori... Non guardarmi così, Evie, non farlo! È il motivo per cui non ti ho detto nulla fino ad ora!”
    Come avrei potuto restare sana di mente di fronte a queste informazioni epocali, assurde, distruttive! Avevo il cervello in fiamme. Artigliai mio fratello dallo stesso braccio di prima e lo spostai da vicino alla porta, verso il fondo della sala.
    “Certo... posso capire perché non me lo hai detto prima. Perché è una follia! Ecco perché.” Non potevo urlare, ma mi raschiai la gola nel farlo il più silenziosamente possibile. Poi respirai a fondo anche io e feci la domanda fatidica. “Cosa ti lega a quella ragazza? La stessa che ti ha torturato nella prigione” Ci tenni a sottolineare. “E vedi di non blaterare menzogne senza senso, perché lo capirò”
    “Evie, calmati, tanto non risolvi niente con questo atteggiamento e non saprai certo tutti i dettagli. Sappi solo che le sono molto vicino, chiamala Sindrome di Stoccolma, chiamala pazzia, chiamala come ti pare... ma questi sono i fatti e tu... non lo dirai a nessuno!” Jacob era stranamente calmo. I ruoli si erano invertiti, adesso ero io quella che sprizzava agitazione da tutti i pori, ma sapevo che la sua seraficità era tutta una facciata. Tentai di darmi un contegno quando avrei voluto prenderlo a schiaffi. Non mi ero accorta di nulla. Quando era nata questa simpatia, questo feeling, questa cosa del tutto senza senso? Non riuscivo a darmi una spiegazione.
    “Mi stai chiedendo di mentire ai miei compagni, ai nostri compagni? Per cosa poi, una scappatella delle tue? Il nemico, Jacob! Si tratta del nostro nemico giurato!” parlavo a bassa voce, esasperata. Non era nella mia indole dare spettacolo.
    “Se fosse stato il mio nemico giurato non sarei giunto a questo. Ci hai pensato? Suo padre lo è, ma lei no. È una ragazza che ha vissuto una vita dura, facendo solo ciò che le è stato insegnato. Proprio come noi, ma al contrario di lei, a noi hanno insegnato la via del bene... È una ragazza... E no, non è una qualsiasi, non rischierei tanto e tutto, non credi?” Jacob stava trattenendo a fatica l’impeto che lo contraddistingueva. Dovevamo affrontare la questione con più calma possibile per non sforare nel delirio. Si aspettava di certo che prima o poi saremmo giunti al momento del confronto, ma non accennava ad arretrare di un passo.
    Io rimasi pietrificata dalla sua ultima frase.
    “Provi qualcosa per lei? La ami?” Ero sbalordita delle mie stesse parole. Non ci potevo credere. Solo fino a poco tempo prima mi faceva la paternale su come avrei potuto divertirmi, che lui era il mago delle “distrazioni” e che non era fatto per le storie sentimentali serie... e adesso? Si era stravolto tutto, trascinandomi in una logica fino a quel momento lontana anni luce da me, da lui.
    “Non so se la amo, non sono mai stato bravo in questo tipo di sentimenti. Ma di sicuro sto imparando a conoscerla e ti assicuro che non è la folle Deviante che descrivi. Ha avuto solo la sfortuna di nascere dalla parte sbagliata della barricata... Per questo sono sorpreso. Le sue frecce... se è stata davvero lei non può averlo fatto di sua spontanea volontà!” Jacob era più che convinto che Moira Winkler fosse stata sottoposta alla pressione psicologica di suo padre. Era evidente, ma come poteva averne le certezza? La conosceva a tal punto? Mi sentii esclusa, dai suoi sentimenti, dalle sue scelte. Era strano vederlo così distante e indipendente. Lo era sempre stato, indipendente, ma per le questioni veramente importanti mi aveva sempre consultato.
    Sapevo che questo momento sarebbe arrivato, che avrebbe conosciuto una ragazza e avrebbe fatto la sua vita. Era giusto così. Ma proprio la figlia del Fürer?! Assurdo.
    “Non ho intenzione di lasciar correre Jake, né tanto meno di tradire i miei fratelli Assassini con il mio silenzio.” Gli misi le mani sulle spalle e lo guardai dritto negli occhi. “Ma tu sei il mio vero Fratello. Il sangue del mio sangue e per il momento non dirò nulla. Ti voglio dare fiducia. Ma sappi che dovremo indagare. Devo vederci chiaro in tutta questa storia. Se Moira Winkler risulterà innocente in qualche modo, buon per te, altrimenti non ci penserò due volte a fare il suo nome di fronte a tutti gli altri. I nostri compagni stanno morendo in mano ai Devianti e io non lo posso sopportare.” La mia voce si incrinò sul finire della frase. Era troppo per me.
    Jacob prese le mie mani che ancora lo stringevano spasmodiche e poi mi abbracciò forte. Non era da lui, ogni dimostrazione di affetto tra noi era una specie di utopia, perché il bene che provavamo l'uno per l'altro era sempre stato scontato... eppure in quel momento, Jake voleva dimostrarmi il suo sollievo, perché si era reso conto dell'enorme sacrificio che mi aveva chiesto. Speravo con tutto il cuore che avesse avuto ragione sul conto della figlia di Winkler, altrimenti sarebbe stato un duro colpo per lui. “Grazie sorella, scopriremo la verità, ma intanto grazie.”
    Ricambiai la stretta senza dire nulla. Qualsiasi risposta da parte mia sarebbe apparsa superflua. Io e lui eravamo una squadra e come tale puntavano alla meta insieme, uno al fianco dell’altra.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 18/5/2021, 19:42
     
    Top
    .
  2.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Member
    Posts
    282
    Reputation
    +658

    Status
    :Oliver:
    La vita era guerra, battaglia, contrasto. Lotta per vincere o soccombere. Non esistevano posti in cui nascondersi, non esisteva motivo plausibile per farlo. Perseguivo la contesa come necessitavo dell'aria per respirare. E molto spesso, il conflitto lo accoglievo dentro di me, sfidando i miei pensieri in uno scontro che mi toglieva il sonno.
    Erano diverse ore che fissavo l'oscurità della nostra camera, i muscoli che chiedevano di liberarsi da una posizione che, per quanto comoda, stava diventando sgradevole per l'immobilità assoluta che mi infliggevo.
    Ero una statua anche per non disturbare il riposo della mia Dea. Sentivo il suo sonno sempre molto leggero, ad un passo dal dormiveglia. Avvertivo che la sua essenza era vigile, sebbene riposasse. Nonostante questo, apprezzavo la sapienza che le aveva fatto decidere di lasciarmi lo spazio e il modo per gestire i numerosi problemi che richiedevano soluzioni e decisioni risolute e definitive.
    Solo alle prime luci dell'alba sentii Nyx risvegliarsi. Anche senza guardarla, avevo nella mente in maniera vivida la sua bellezza, che risplendeva anche più del sole che stava sorgendo. La sua mano fresca si appoggiò sul mio petto.
    "Cosa ti turba?" Sussurrò preoccupata.
    Irrigidii la mandibola. Potevo rivelare liberamente davanti a lei il mio turbamento, quello che nessun altro avrebbe mai visto dietro la mia maschera rigida e indecifrabile. Lei era la guida, il punto di riferimento della mia anima e la sola confidente che possedevo, l'unica persona alla quale mostrare il lato più debole non sarebbe stata una scelta rischiosa.
    “Ho scoperto delle incongruenze nei miei ricordi acquisiti.” Le presi la mano e la portai alle labbra, sfiorando la pelle morbida. Confessai il più grave dei dilemmi con cui stavo confrontandomi da ore. “Lo Yumi Bow è custodito al sicuro nel mio studio, stando a quello che ho sempre saputo. Ma ora, so anche che mi è stato sottratto da ladri che non sono mai riuscito a rintracciare, diversi decenni fa.”
    Lei si sollevò lentamente e rimase in silenzio per qualche secondo. Non avevo fornito dettagli superflui, le nostre conversazioni erano sempre molto asciutte e puntuali. Possedevo una fiducia incrollabile nella sua capacità di leggermi nella mente. Non ero sicuro che si trattasse di un effettivo potere quanto più del legame che ci univa, ma tanto mi bastava.
    Infatti, Nyx mormorò con sicurezza: "Qualcuno ha giocato con il tempo" Dal tono, riconoscevo il suo fastidio e l'accusa implicita. "Inutile dire che sono molti pochi i giocatori che possono aver fatto qualcosa del genere..."
    Mi girai a guardarla, restando come sempre per i primi istanti in completa venerazione della sua figura. I capelli lunghi dai riflessi dorati, esaltati dalla luce esterna, accarezzavano la sua pelle perfetta. La rabbia mi strappò dall'indugiare su altri pensieri invitanti.
    “Solo i Templari possiedono questa capacità grazie ai Monoliti... Quando ho individuato la discrepanza, mi sono precipitato a controllare e come temevo, l'arco non c'era. Cosa dovrei pensare?” Diedi voce al suo sospetto con voce tagliente. La mia non era una domanda retorica, ma una vera richiesta di consiglio. “Sono stato costretto ad accettare le condizioni che Mahkent mi imponeva, consapevole che non avrei mai dovuto abbassare la guardia con lui così come lui con me, ed ora...” Premetti le labbra sulla sua mano. “Le uniche conclusioni a cui sono giunto sono allarmanti: i nostri alleati stanno agendo contro di noi. E io ho l'obbligo di rispondere alle loro macchinazioni...”
    "Non mi sono mai fidata di loro..." Il suo sguardo esprimeva comprensione e approvazione nei miei confronti, e dopo una breve riflessione continuò: "Facciamo buon viso a cattivo gioco, ma nel mentre prepariamo la nostra mossa contro di loro..."
    Sorrisi leggermente; mentre io comunicavo con ostentazione la mia spietatezza, Nyx la nascondeva alla perfezione dietro i suoi modi gentili e accomodanti, ma questo non voleva assolutamente dire che non la possedesse e io non la ammirassi incondizionatamente per questo.
    "Mahkent è uscito dal nulla... come la sua disfunzionale famiglia... qualcosa mi dice che questo potrebbe essere un nostro vantaggio se solo sapessimo chi sia realmente e da dove viene... per farlo forse è ora che tu attinga dal luogo che ti ha dato i natali ed amor mio non è questa Terra e tanto meno questa Dimensione..."
    Soffocai il primo impulso che venne fuori, ovvero quello di attaccare appena lo avessi scoperto – e non ci sarebbe voluto molto – il luogo dove si trovava il mio scomodo alleato. Il desiderio impellente di ridurlo all'impotenza e di eliminare alla radice le sue trame insidiose mi diede un sussulto piacevole e appagante.
    L'allusione di Nyx però mi aveva colpito con forza, e un brivido di terrore primordiale saettò nel petto, sovrastando il gusto della rivalsa, davanti all'ipotesi di scoprire verità che non avevo mai percepito, e che avrebbero potuto cambiare il mio controllo sulla situazione. “I miei natali? Io sono un Deviante, cos'altro potrebbe definirmi?”
    Nyx sorrise e con un movimento morbido si sedette sulle mie gambe. Un desiderio intenso si risvegliò dentro il mio corpo, e combattei anche contro di questo, nonostante le sue mani sulla schiena lasciassero segni immaginari più incancellabili delle cicatrici che la segnavano.
    "Sei un Deviante, ma non come tutti gli altri. E' stato sempre un mio dubbio, ma non avevo elementi, anche se in tutti questi anni con quello che ho visto..." Sussurrò soave. "Ti ho parlato tempo fa di Yggdrasil e le Nove Dimensioni dell'esistenza... Ricordi la Dimensione Ombra... bé credo che tu ne faccia parte..."
    Alzai bruscamente gli occhi in quelli suoi. Lei stava attendendo la mia reazione.
    “Le Nove Dimensioni... una delle quali regge l'intero universo e imprigiona Etere per sempre. Ma credevo che le altre non fossero abitate da forme di vita come noi. Io non ho ricordi di questa dimensione. Arriveranno anche quelli? Oppure la mia appartenenza è per qualcosa di diverso?”
    La risata della mia Dea era un suono dolce, non di derisione. "La Dimensione Ombra presenta effettivamente un tipo di vita... diversa. Vedi i suoi abitanti vengono chiamati Simbionti. Sono parassiti amorfi, hanno una prospettiva di vita assai corta e come le falene sono attratte dalla luce, loro lo sono da forme di vita complesse... Quando una di queste forme di vita complesse va incontro ad una trasformazione, quando ad esempio tu sei passato da Deviante Negato a Deviante, non è raro che esse ne vengano attratte... I Simbionti si legano al loro ospite lasciando a lui il pieno controllo, sono totalmente e completamente remissive, ma in cambio gli donano i poteri e i segreti della Dimensione Ombra..."
    Quasi non respiravo dalla concentrazione, ogni muscolo teso alla ricerca di comprendere le implicazioni, valutare le possibilità, ma soprattutto... accettare ciò che Nyx stava mettendomi a disposizione. "Il tuo potere della paura è Deviante, ma quello dell'Ombra? Assolutamente no. Ascolta il tuo Simbionte e grazie a lui imparerai ad accedervi e così poter sentire e vedere ogni cosa, fare delle ombre la tua forza. Oltretutto molto altro potresti apprendere da lui come percepire altri Simbionti, fratelli, in altri ospiti. Aumentare il tuo fattore rigenerante, potrebbe renderti quasi immune la morte, ma anche renderti invisibile, sviluppare la visione notturna, ma cosa ancor più incredibile creare altri Simbionti ed infettare altri ospiti..."
    Una nuova presa di coscienza. Un nuovo, infinito potere a cui avere accesso. Nyx, nel parlare, aveva continuato a muovere le mani sul mio corpo, provocando ancora di più il desiderio che avevo di lei. Volevo controllarlo, e impedirgli di distrarmi, ma era sempre più impegnativo, soprattutto perché percepivo anche il suo, travolgente e intenso.
    Espirai piano l'aria attraverso i denti stretti, per schiarirmi la mente. Non avevo alcun motivo per dubitare della spiegazione, e anzi, ogni parola che Nyx pronunciava pesava e valeva quanto l'oro. Era una Dea, e non lo dimenticavo mai. Possedeva una saggezza e una conoscenza infinita. Se lei pensava che dentro di me si fosse integrato un essere che mi aveva donato abilità che non rientravano nella razza deviante, allora era sicuramente così. “Approfondirò di certo quello che mi hai detto. Strapperò ogni vantaggio che potrò ottenere per essere sempre più potente e temuto da chiunque. I nostri nemici dovranno aver paura a sfidarci. Noi...” Sottolineai l'ultima parola, stringendo con forza contro il mio petto il corpo sottile di lei. “...li distruggeremo senza pietà. Riconquisteremo quello a cui abbiamo dovuto rinunciare. Tutto quanto. La Terra, il comando, le prerogative, le persone... nessuno oserà più alzare una mano sulla nostra famiglia!”
    "C'è molto da recuperare, tuttavia abbiamo anche molto dalla nostra parte. Moira è una di queste, credo solo che ultimamente abbia perso di vista il suo percorso, ma noi possiamo rimetterla sulla retta via..." Esclamò decisa.
    “Non solo nostra figlia ma sì... Moira darà il suo contributo ai nostri progetti, la abbiamo educata per farla diventare forte e agguerrita. Perché possa prendere il posto che le abbiamo riservato. E' la degna figlia di una Dea...” Il tono passò dall'esprimere orgoglio a rammarico. “Purtroppo, dopo che abbiamo perso l'Abstergo, anche lei sembra essersi smarrita più di ogni altro. Grazie alle tecniche che le ho insegnato, riesce con facilità a eludere il controllo di chi le ho messo addosso per seguirla. Forse dovremmo parlarle...” Anche le mie mani avevano iniziato l'esplorazione della sua pelle, scivolando sotto il tessuto morbido della sottoveste che indossava.
    Nyx si morse un labbro piegando il capo da un lato. "La terrò d'occhio... anzi forse dovremmo organizzare una gita in famiglia..." Una missione tutti e tre insieme, per avere modo di ritrovare l'affiatamento, la prospettiva condivisa, per saggiare la preparazione di nostra figlia e i suoi stessi sentimenti. Era senza dubbio la soluzione migliore. "Metteremo i Templari al loro posto e cosa più importante, tu, amore mio, accrescerai il tuo potere... la tua energia... chissà se così facendo non ti sarà più facile far ragionare tuo fratello..."
    Mi diede un bacio leggero, un nuovo invito sensuale che però venne rovinato dal suo accenno a Liam. Bastava il solo nome per togliermi ogni intenzione magnanima. “Liam... Lui fa parte della mia famiglia, e combatterò fino a che non sarà così. E' mesi che avevo perso le sue tracce. Se non fosse stato per te, non avrei avuto neanche la certezza che mio fratello fosse ancora vivo, dopo la caduta dell'Abstergo... tutto deriva da lì, dai danni che gli Assassini hanno causato con l'aiuto degli Eterni. La punizione non sarà mai troppo clemente, per loro.” La collera si era fatta di nuovo avanti, viva e bruciante come settimane prima, alimentata costantemente dalla mia volontà vendicativa. Avrei proseguito implacabile nei miei progetti, avrei scovato e annientato ognuno di loro, avrei... un altro bacio di Nyx mi distolse dai miei piani di vendetta, facendomi tornare al presente. “Mahkent si è impegnato a consegnarmi informazioni su Liam, ma sono stanco di aspettare che i tempi maturino secondo i suoi criteri... io ho fatto la mia parte, ed è ora che lui faccia la sua!”
    Guardai di nuovo mia moglie, la mia splendida moglie. Cercai di rilassarmi sotto le sue carezze, di mollare la presa sui problemi e i piani che mi avevano svegliato nel mezzo della notte e non mi avevano più lasciato in pace. Le scostai i capelli dal viso e mi avvicinai per baciarla. Mi lasciai andare indietro sul letto, ancora abbracciato a lei. Il suo corpo sul mio e i capelli che spandevano un profumo divino mi fecero finalmente dimenticare ogni resistenza, ogni lotta. Era il mio luogo segreto, quello che mi concedevo con un desiderio e un'emozione che non cambiavano mai. Intrecciai le gambe alle sue. Valeva la pena combattere per questi momenti di piacere e di estasi.


    Edited by Illiana - 23/5/2021, 21:17
     
    Top
    .
  3.     +3   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member
    ...

    Group
    Roberta
    Posts
    117
    Reputation
    +313

    Status
    :Moira:
    Mi sentivo nervosa, sotto una costante pressione che derivava non solo dalle mie solite incombenze “familiari", ma anche da una serie di verità che premevano con insistenza sul mio cuore e sulla mia mente. Mi facevano riflettere, vacillare, porre continue domande.
    Ad occhi aperti, sdraiata sul letto a guardare il soffitto, ripensavo a tutti segreti, i sotterfugi e alle verità che mi avevano tenuto nascosto. I miei cari genitori mi stavano trattando al pari di una bambina incapace di comprendere, di sapere. Non avevano considerato però che la loro bimba era cresciuta ed era diventata un'assassina impeccabile. Sempre per loro volere. A uccidere, eseguire gli ordini e le missioni ero abbastanza grande e matura, ma per decidere sulla mia vita e il mio futuro, tornavo ad essere una poppante. Questa cosa la odiavo! Allontanai con stizza le lenzuola che mi si erano attorcigliate alle gambe, risultato di notti insonni e agitate. Mi sarei alzata, mi sarei data una sistemata e avrei raggiunto il Führer e la dea dei Devianti al piano di sotto per fare colazione. Ma per me non si sarebbe trattato di una semplice riunione di famiglia, bensì avrei preteso delle risposte. Impossibile continuare a fingere di non capire, di non sapere. Avevano deciso per me, come se io non contassi, allora me ne avrebbero reso conto.
    Uscita dalla doccia, mentre mi vestivo, un bip molesto attirò la mia attenzione. Dopo un primo attimo di fastidio, mi resi conto da “dove” provenisse e “cosa" significasse: Jacob mi voleva contattare. Comunicavamo attraverso un codice. Parole criptate o linee sicure. Infatti, in questo caso, mi chiedeva di parlare a voce.
    Non esitai. Mi richiusi in bagno, per essere certa di non essere udita dall'esterno e usando un dispositivo all’avanguardia che mi consentiva di visualizzare l'ologramma delle persone con cui mi mettevo in contatto, lo chiamai.
    Il suo volto mi apparve in tutta la sua accattivante bellezza… che strano, lui non era bello nel senso classico del termine, le cicatrici sul volto lo facevano apparire più rude di quanto in realtà non fosse. I suoi occhi azzurri, i suoi capelli chiari non riuscivano però a ingentilire i suoi modi scanzonati e a tratti irrispettosi. Ma io lo adoravo per queste sue controversie, per questi suoi contrasti tanto evidenti quanto acclarati.
    “Ti sei incantata ad ammirarmi?” mi chiese con il suo solito tono ironico, accompagnato da un sorriso mozzafiato.
    Lo ammonii con lo sguardo e ignorai la sua battuta. Aveva ragione, aveva sempre dannatamente ragione. Mi leggeva dentro, conosceva ogni pagina della mia anima.
    “Invece di dire scemenze, perché non arrivi dritto al punto? Perché hai voluto che ti chiamassi con così tanta urgenza?” Il sorriso scomparve all'istante e anche il suo sarcasmo. Pareva avesse ricordato all’improvviso il motivo della chiamata e intuii che si trattava di qualcosa di serio, molto serio.
    “Avanti, non mi lasciare sulle spine. Ho capito che stai per darmi una notizia ferale. Non mi risulta che le notizie migliorino non comunicandole!” dissi con una punta di ansia che mi divorava il ventre.
    “Evie sa tutto. Sa di noi” rispose tutto d'un fiato. Ma non andò oltre.
    “E…?” chiesi allarmata.
    “Come era prevedibile non l'ha presa bene. Ma allo stesso tempo ha deciso di tacere, per il momento…”
    Non sapevo se sentirmi sollevata per le sue parole, o focalizzarmi sulla sua ultima frase: “per il momento”. Fino a quando l’avrebbe coperto? Fino a quando avrebbe mantenuto il silenzio sulla nostra relazione? Mi feci queste domande, ma non le pronunciai ad alta voce. Ero concentrata sull’atteggiamento schivo di Jacob, non era da lui. Aveva ancora qualcos’altro da dirmi.
    “Continua… sgancia pure l'altra bomba. Ne hai facoltà.” aggiunsi con un sorrisino che non aveva nulla di allegro, piuttosto al contrario, appariva funereo.
    Lui non sorrise né accennò a battutine e questo mi inquietò ancora di più. Avevo colto nel segno.
    “Credo sia il caso di interrompere le nostre comunicazioni fino a che le acque non si saranno calmate. Non posso rischiare che tutti i miei fratelli sappiano di te. Non in questo momento. Devo evitare di dare nell'occhio.”
    Lo osservavo con attenzione, immobile, non una singola emozione solcava il nuovo viso. Avevo fatto appello alla mia maschera di cera. Ma lui mi conosceva forse anche più di me stessa.
    “Non ti fare strane idee kaiserina! Non ho intenzione di andare da nessuna parte! Solo ho bisogno di tempo per fare incastrare tutto.”
    Ancora una volta percepii qualcosa di strano, come un alone di mistero che aleggiava tra noi. Di nuovo, mi stava nascondendo qualcosa. E io, attenendomi al copione, non approfondii l’argomento.
    Ero certa che se avessi proferito parola, sarei crollata. Tutto il mio autocontrollo sarebbe andato in fumo. Avrei iniziato a urlargli contro presa dall'ira. Quello, però, non era il momento della collera. Avevo compreso le sue parole e la sua volontà, non mi restava altro da fare che accettarla, sebbene il mio cuore zoppicasse e si lamentasse per il dolore.
    “Allora fai quello che devi…” conclusi la nostra conversazione senza dare possibilità di replica.
    La mia vita era un disastro. Dopo aver preso coscienza di tante cose mi sentivo spaccata a metà. E lui non aveva contribuito a sanare la lacerazione. Razionalmente sapevo che non era semplice e che di sicuro avrà avuto i suoi motivi, ma ciò non leniva la mia sofferenza, il timore di perderlo per sempre. Mi alzai di scatto e mi guardai allo specchio. Chi ero io? Chi sarei diventata? Quale sarebbe stato il mio futuro e ancora… al fianco di chi? Troppe domande spinose, alle quali sarebbe stato difficile dare una risposta.
    Un rintocco alla porta mi distrasse dalle mie elucubrazioni. La colazione era servita e io ero di nuovo in ritardo.
    Poco dopo, seduta al tavolo dell’enorme salone, osservavo i miei genitori, che incuranti del mio sguardo insistente, proseguivano nei gesti meccanici e confortanti che si fanno ogni mattina. Non avevo toccato né cibo né bevande. La notizia infausta di poco prima aveva messo a soqquadro il mio appetito.
    Ma quella era stata la goccia che aveva fatto traboccare il vaso di mille sotterfugi e bugie. Mi sentivo un’estranea al cospetto della mia stessa famiglia, delle persone che mi avevano cresciuta e addestrata e che io consideravo invincibili, perfetti, ineludibili.
    “Non mangi nulla?” mi chiese mia madre con voce soave. Pareva suonasse uno strumento musicale al solo parlare. Ricordai le storie che mi raccontava da bambina e il conforto che il suo timbro pacato mi donava.
    “Non ho fame…” risposi secca e poi partii alla carica. Avevo troppe cose da dire. Tante non mi erano del tutto chiare ancora, ma ci avrei lavorato su.
    “Perché non mi avete mai parlato degli esperimenti che facevate al Livello 2? Sapevo solo dei prigionieri a cui dovevamo cavare le informazioni.” chiesi quasi con stizza.
    Mio padre mi guardò perplesso. "Ti stavo ancora addestrando per prepararti ai compiti che ti avrei affidato nel giro di poco tempo." Poi incrociò le braccia al petto, appoggiandosi alla sedia. "Ti ho insegnato ad ottenere informazioni dai prigionieri e a piegare la loro volontà. Quello era solo il primo passo di un progetto molto più ampio. Il tuo impegno era promettente, e hai un talento naturale..."
    Di rimando mia madre sembrò infastidita dalla mia domanda, sebbene avesse continuato a mangiare tranquilla.
    “Vedi Moira la verità è che ciò che io e tuo padre vogliamo che tu riesca a vedere è la grandezza della nostra razza...” Per un attimo la sua voce vacillò.
    La Madre dei Devianti si allungò per afferrare la mano del suo prediletto. “Quando tuo padre mi ha messo al corrente degli studi del Dottore e di ciò che pensava fare, non ci ho pensato due volte ad appoggiarlo. Nessuno quanto lui conosce gli orrori e le scorrettezze che a noi Devianti sono state fatte...” Fece una pausa significativa.
    “Gli Ibridi non sono altro che un capriccio degli Eterni, loro hanno sperimentato da ben prima su di loro... hanno interferito con lo sviluppo della razza umana ed hanno creato schiavi più efficienti... il nostro unico desiderio è sempre e solo stato quello di estirpar loro tale eredità... sono umani... semplicemente umani... non meritano di possedere parte di DNA Eterno e tanto meno con lo stesso anch'essi ostacolare l'ascesa dei Devianti...”
    Il discorso che aveva appena fatto mi permetteva di comprendere il suo punto di vista, quello Deviante, quello del potere. Non ero convinta che si trattasse di tutta la verità. Sapevo che mia madre era da sempre stata molto brava a far affiorare gli aspetti positivi degli argomenti che le stavano più a cuore, mettendone in ombra i lati oscuri.
    “Fin dagli albori, voi stessi me lo avete insegnato e raccontato, la nostra razza è stata vessata, cacciata, perseguitata. Perché volete riservare lo stesso trattamento ad altri esseri viventi? Predicate la superiorità della nostra gente, ma gli altri, non hanno diritto a vivere in pace, sebbene siano inferiori?” Tentavo di seguire il loro filo logico per capire. Queste parole avevano un gusto amaro sulla mia lingua. Non mi ero mai soffermata su simili argomenti. Avevo sempre camminato a testa alta lungo la mia strada, seguendo il percorso che i miei genitori avevano tracciato per me.
    Mio padre fece una smorfia contrariata. "Da quando hai questi dubbi? Pensi che siamo dei mostri senza etica?" lo notai mentre inspirava aria bruscamente, scandendo ogni parola per controllare la rabbia. "Questa è una guerra, Moira! E gli individui verso cui dovremmo essere gentili hanno devastato le nostre cose, hanno ucciso i nostri simili... Ci hanno..." strinse le labbra fino a farle sbiancare. "... cacciato dal nostro pianeta, privato del potere, relegato ad una posizione di inferiorità e di debolezza. Dovrei forse mostrare pietà per loro?" terminò con fare minaccioso.
    Mia madre tentò di sedare la sua collera incalzante e strinse forte la mano che già custodiva gelosamente tra le sue dita sottili, ma era evidente quanto condivideva ogni suo pensiero, ogni sua frustrazione.
    “Sei nata in una realtà in cui tutto ciò non hai mai dovuto vederlo, subirlo... non credi ad una parola del nostro racconto perché non hai vissuto la verità sulla tua pelle ed io non ho né la voglia né la pazienza di spiegartelo...” mi parlò a denti stretti. I suoi occhi si incatenarono ai miei, diventando due pozzi profondi nero pece e mi trascinò di forza in quella oscurità, nella stessa dimensione che lei stava rivivendo in quell’istante.
    Una serie di immagini scorrevano nella mia mente e delle sensazioni maledettamente tangibili coinvolsero la mia pelle e la mia carne. Potei percepire ciò che mia madre aveva “visto” e “sentito” nel Vuoto Cosmico. La sua solitudine, la speranza che ad ogni momento scivolava via dal suo cuore e dalla sua mente. Il suo senso di sconforto, di umiliazione, di perdita… mi sentivo schiacciata, vessata da tutto ciò.
    Avvenne tutto in pochissimi attimi, ma mi parvero ore e quando tornai alla realtà quasi boccheggiai. L’aria nei polmoni scarseggiava, ma dopo poco riuscii a riprendere il controllo del mio corpo e delle mie emozioni. Lasciai andare le sue e potei creare una linea di separazione per non impazzire. Mi sentivo atterrita e la rabbia iniziò a crescere nel mio petto. Non sapevo cosa pensare, cosa credere, da che parte andare.
    “Hai provato un solo millesimo di ciò che l'esistenza dei Devianti è stata per milenni...” disse a voce bassa e poi come se nulla fosse tornò a dedicarsi alla sua colazione, a mangiare un boccone con la classe e l'apparente candore che la contraddistingueva. “Faremo un'uscita in famiglia, mi sembra chiaro che ne abbiamo bisogno più che mai!”
    Ogni volta che pensavo di prendere il bandolo della matassa dei miei sentimenti verso tutta questa storia e verso i miei genitori, c’era sempre un ostacolo che mi impediva di proseguire. Che mi afferrava per le spalle e mi trascinava all’indietro, portandomi al punto di partenza. Mi sentivo confusa e sola… sì, sempre sola, perché nonostante tutto, non riuscivo a percepire più il calore e la vicinanza dei miei genitori. E iniziavo a dubitare che ci fosse mai stato Amore da parte loro. Amore materno e paterno…
    “Un'uscita di famiglia? Di cosa si tratta? Qual è l'obiettivo?” decisi di non proseguire nella discussione. Non era il momento di affrontare i miei dubbi al loro cospetto. Era inutile, tutto inutile. Avrei dovuto fare un lavoro personale di ricerca e di maturazione. Ero convinta che da loro non avrei potuto ricevere nessun tipo di aiuto in questo momento. Per tanti anni mi avevano cresciuta secondo i precetti della nostra razza, ma da quando avevo incontrato Jacob, qualcosa si era spezzato. Come se un velo si fosse strappato e io avessi potuto osservare la mia vita e le mie azioni da un’altra prospettiva e i miei genitori non avrebbero mai potuto porsi al mio fianco al di qua del velo. Loro sarebbero rimasti distanti, lontani dal mio cuore e dalla mia anima. Avrei avuto la forza di accettarlo?
    Mi riscossi con forza da questi pensieri e mi concentrai su ciò che aveva detto mia madre. Ero ben consapevole che le nostre "gite" avevano a che fare esclusivamente con missioni più o meno ufficiali. Ero proprio curiosa di capire in che modo questa cosa avrebbe potuto chiarire i dubbi che serpeggiavano ancora sotto la mia pelle.
    Mio padre si alzò dal tavolo, lanciando il tovagliolo sul piatto vuoto. "Andremo tutti e tre, e partiremo tra poco. Una volta fremevi all'idea di dimostrare la tua bravura nel corpo a corpo: è ancora così?" Lui mi sfidava sempre, mi metteva alla prova sia a livello fisico che psicologico e io avevo il dovere e la volontà di non cedere, mai. Anche in questo caso non sarei venuta meno al mio carattere battagliero. Era necessario che lui capisse, che entrambi capissero che non mi stavo rammollendo. I miei dubbi e le mie incertezze avevano basi diverse. La mia preparazione restava intonsa. Di una cosa ero certa. Erano terrorizzati dal fatto che mi sarei potuta allontanare dal nido che mi avevano costruito con tanta attenzione. Era Amore? Oppure temevano di perdere il migliore dei loro soldati. L’arma che avevano plasmato per divenire infallibile…
    Alzai il mento e lo guardai dritto negli occhi, rispondendo nella mia testa, non volevo allarmarli in un momento tanto delicato. Creare uno scontro adesso non avrebbe giovato.
    “Tu sai benissimo quanto sono brava, papà, e non devo più dimostrare niente a nessuno, perché io sono finalmente diventata consapevole delle mie capacità”


    Edited by SydneyD - 3/6/2021, 22:05
     
    Top
    .
  4.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,697
    Reputation
    +1,392
    Location
    Mandalore

    Status
    "Gita in Famiglia" era una definizione che i Winkler erano soliti usare per intendere una buona missione a base di sangue. Di quella in particolare si sarebbe potuto occupare qualsiasi altro sottoposto, ma era un buon modo per ritrovare l'unità familiare e dal punto di vista di Oliver e Nyx, rimettere Moira in riga o meglio testarla.
    Ciò di cui il Fuhrer e la sua amata consorte erano venuti a conoscenza era stato un’irruzione in uno dei Bunker di Controllo dei Devianti. Gli stessi erano strutture poste sottoterra in luoghi isolati ove venivano stoccati tutti i dati sensibili dei Devianti esse erano per lo più sulla Terra, ma dopo il dominio Templare sul pianeta erano state smantellate e spostate su Saturno. Solo 3 ne erano rimaste attive e solo attraverso la triangolazione di tutte e 3 si aveva accesso alla "Scatola Nera" delle informazioni.
    Di sé dunque il furto della chiave di accesso ad uno solo di essi non doveva far temere troppo, ma con essa era sempre fin troppo facile e possibile arrivare agli altri due bunker, motivo per cui tali informazioni andavano recuperate.
    Il Mercato Nero dove erano andate a finire era famoso per non essere di parte, vendeva ciò che aveva ai migliori offerenti che questi fossero di qualsiasi schieramento dunque non c'era da stupirsi se lì avrebbero potuto trovarci anche Assassini o la Resistenza.
    In virtù di ciò i Winkler al completo avevano indossato degli induttori di immagini che avrebbero provveduto a mostrare a tutti gli altri delle fisicità e dei volti diversi dai loro reali. Consideravano fin troppo pericoloso, in un luogo del genere, presentarsi con i loro aspetti reali e così avevano optato senza troppi mezzi termini per quella scelta.
    Il Fight Club si trovava nella periferia di Berlino est, la parte più povera e pericolosa ove la criminalità non aveva né principi né ideali. Quella bisca clandestina viveva di sangue e di soldi in quanto gli affari si tenevano al piano superiore, mentre al primo una gabbia ospitava omoni di vario genere che non se le davano solo di santa ragione, ma morivano proprio a fronte dei molti partecipanti che erano lì per scommettere e godere di tanta violenza.
    La lotta spesso era anche il prezzo da pagare per accedere al piano del mercato, ma in quel caso per loro sarebbe stato unicamente un diversivo...
     
    Top
    .
  5.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,697
    Reputation
    +1,392
    Location
    Mandalore

    Status
    :Oliver:
    Il Fight Club puzzava di tabacco e sudore mentre il pavimento della gabbia era incrostato di sangue secco, due energumeni dentro si stavano pestando a sangue, mentre la Famiglia Winkler entrava insieme per poi separarsi, come se fossero estrani che nulla avevano a che fare gli uni con gli altri.
    Oliver e Moira, con i loro aspetti del tutto irriconoscibili, si erano avvicinati a colui che gestiva il luogo. Un ex Generale SS che dopo essersi ritirato "in pensione" aveva ben pensato di darsi ad altri tipi d'affari. Probabilmente sarebbe sicuramente stato il tipo di persona considerato da Oliver e Nyx un traditore da uccidere, ma paradossalmente tornava spesso comodo anche per la veste che aveva deciso di intraprendere.
    Quando Oliver e Moira lo raggiunsero lo stesso stava sbuffando sonoramente, annoiato dallo scontro che considerata monotono e senza particolari colpi di scena. L'apparenza insulsa dei due non attirò, la sua attenzione, fin tanto non spiegarono il perché fossero lì e a cosa fossero interessati.
    Il Generale non lasciava mai il piano superiore del mercato ove osservava i combattimenti, dunque ci sarebbe voluto qualcosa di succoso per allontanarlo anche perché il loro piano era che Nyx si sarebbe intrufolata non solo al piano superiore, ma anche nel luogo ove il Generale custodiva i pezzi più preziosi per cui le trattative le portava avanti di persona e quella chiavetta con quelle informazioni era un vero tesoro.
    "Voi qui per chiavetta, interessante..." esclamò studiando con interesse i due. Soprattutto Moira che nonostante il "travestimento" non celava mai di essere attraente ed in forma. Oliver si irrigidì, ingoiò il vuoto e rimase immobile nella sua posizione rigida: mascella serrata e mani dietro la schiena.
    "Immagino sappiate che prezzo per fare affari sia combattimento..."
    "Lo sappiamo molto bene Generale"
    Rispose in modo secco e deciso Oliver, era per lui una tortura non prendersi quello che voleva quando voleva. Comandare ed imporre il suo volere. E questo Moira lo sapeva molto bene.
    Il Generale, russo doc, buttò giù un sorso di pura vodka per poi osservare i due attentamente. Studiandoli.
    "Come immaginerete ho molti acquirenti interessati... ma tutti finora perso contro mio favorito... Ho lasciato una scadenza di 24h per l'acquisto e questa scadere tra 1 ora... chi vince questa sfida, vince possibilità di acquistare chiavetta..."
    "Siamo pronti..."
    "Benissimo!"
    Il Generale sbatté le mani entusiasta e poi senza troppi complimenti fece segno ai due di seguirlo.
     
    Top
    .
  6.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,697
    Reputation
    +1,392
    Location
    Mandalore

    Status
    :Nyx:
    Nyx aveva atteso sapientemente passando totalmente inosservata nel suo apparire oggettivamente completamente anonima e quando aveva visto suo marito e suo figlia scende dal piano superiore, lei vi si era diretta, mentre tutta l'attenzione dei presenti era calamitata alla gabbia ed a quello che veniva annunciato come un match senza pari.
    Al piano di sopra si stavano svolgendo già alcune trattative e nessuno prestò attenzione a lei che abilmente a capo basso, con un cappuccio su di esso, camminava con sicurezza ma senza attirare troppa attenzione. Se era lì aveva passato la "selezione" pensavano tutti e nessuno fece domande, anche per la capacità di Nyx di emettere vibrazioni che "colpendo" quelle assai basse dei presenti le manipolava affinché le loro considerazioni portassero esattamente ove lei voleva e dunque facendo così che per loro lei fosse solo un "rumore di sottofondo" da ignorare.
    Questo le permise dunque di accedere all'ufficio ed una volta lì scoprire che si trattava più che altro di un magazzino in cui erano ammassate cose senza alcuna logica.
    "Maledizione" mormorò tra sé e sé alquanto frustata dalla situazione, ma non perdendosi d'animo. Sapeva di aver poco tempo e per questo doveva rimanere calma e lucida, mentre ragionava velocemente su dove e come il Generale aveva deciso di custodire la chiavetta.
    La sua meditazione fu tuttavia interrotta dall'arrivo di due figure che in un primo momento la fecero nascondere, ma poi le fecero soppesare il da farsi. Credeva che si trattasse di scagnozzi del generale, ma erano due Assassini e non aveva dubbi che fossero lì esattamente per il suo stesso scopo.
    Avrebbe usato le sue frequenze per condizionarli, ma erano Ibridi ed ahimè ciò non avrebbe funzionato. Anche usare apertamente i suoi poteri era fuori discussione, non voleva attirare troppe attenzione né tanto meno rivelare la sua natura. Per quanto forti lei e la sua famiglia potevano essere quel luogo era ricolmo di fin troppi nemici ed era meglio non rischiare.
    Nyx aveva dunque optato di uscire dall'ombra e palesare la sua figura che comunque nella stessa risultava semplicemente una silhouette snella e longilinea. Il tempo materiale che i due Assassini, che poi si rivelarono essere Dorian ed Auditore, di vederla, che lei si era lanciata verso il primo colpendolo allo stomaco per poi proseguire al secondo che dopo averlo colpito con un calcio allo sterno ed un pugno in viso, gliene aveva dato un altro allo stomaco per farlo piegare in avanti e colpirlo con una gomitata sulla schiena.
    Nel mentre Auditore, il primo colpito, si era rialzato e prendendola alle spalle l'aveva immobilizzata contro il muro facendole poggiare le spalle contro.
    Immediatamente fece scattare la lama celata che si fermò a pochi centimetri dal suo viso di porcellana. Il cappuccio era caduto e due grandi occhi azzurri si erano incontrati con quelli dell'Assassino, seppur il viso era di una sconosciuta, la sua bellezza era sempre immensa.
    "E tu chi diavolo sei, cosa vuoi?"
    "Presuppongo lo stesso che volete voi..."
    Rispose piccata, mentre Dorian poco lontano si rimetteva in piedi sputando del sangue sul pavimento.
    "Per chi lavori!?"
    Chiese quello e lei capì che non poteva perdere ulteriore tempo a discutere e dunque attaccò Auditore nonostante la tenesse minacciata con la lama, la stessa che poco dopo le ferì il fianco facendola accasciare per un attimo a terra.
    "Mi hai obbligato... senti perché non ti dai una calmata e collaboriamo?"
    Sorrise a viso basso, farsi ferire era stato voluto ed infatti quando Auditore fece per porgerle la mano lei lo colpì con un calcio che lo fece cadere a terra, per poi dirigersi verso Dorian e bloccargli il braccio con cui tentò di colpirla. Poi facendo leva sul suo ginocchio, su cui poggiò il piede, alzarsi per dargli un colpo assestato al volto.
    Fu mentre anche lui cadeva a terra che Nyx notò ciò che stava cercando e camminandoci incontro tranquillamente alzò una mano e prese la chiavetta dal bancale di fronte a sé.
    "Ok ora mi hai stancato!"
    Sentì mugugnare alle sue spalle, ma chiunque fosse non ebbe tempo di dire altro perché quando lei si voltò i suoi occhi erano neri come la pece e piegando il capo da un lato fece capire immediatamente chi fosse nonostante il suo aspetto celato.
    "Mi spiace Assassini che lo scontro non sia stato alla pari, ma vi ringrazio per l'allenamento..." sussurrò con quel suo fare sempre cortese e gentile, ma proprio per questo inquietante. Le bastò poi piegare il capo da un lato per far perdere i sensi ai due, sarebbe stato per pochissimo, dunque velocemente sgaiottolò via pronta a scendere al piano di sotto, mostrare la sua presenza a marito e figlia e così andarsene da lì, ma ciò che vide non se lo aspettò minimamente: una Moira contrariata guardava il padre uscire dalla gabbia, mentre velocemente entrambi raggiungevano Nyx. Lei era troppo lontana per vedere chi avevano lasciato a terra, ma era chiaro che qualsiasi cosa fosse successa a casa avrebbe ricevuto le risposte che cercava.
     
    Top
    .
  7.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,697
    Reputation
    +1,392
    Location
    Mandalore

    Status
    :Oliver:
    POCO PRIMA AL FIGHT CLUB...
    Quando padre e figlia entrarono nella gabbia erano sereni del loro agire, il piano era stato studiato al dettaglio e l'unica cosa che avrebbero dovuto fare sarebbe stato dare spettacolo. Tutti intorno a loro urlavano entusiasti, a quanto pare eccitati della presenza anche di una donna. Il "campione", come lo aveva chiamato il generale, era di spalle e si stava fasciando le mani, ma fu quando si girò che Oliver fece molta fatica a mantenere la calma. Moira si accorse immediatamente dell'irrigidimento del padre e fissando prima lui e poi lo sfidante cercò il collegamento di quell'atteggiamento. Per tutti sarebbe stato impossibile scorgere nel suo portamento imperturbabile quel minuscolo cambiamento, ma a lei non sfuggì.
    "Cosa c'è che non va?" chiese in un sussurro la ragazza al padre, che scuotendo il capo piano le fece capire di non preoccuparsi. Di fronte a loro Liam O'Brien li fissava tranquillo. Aveva bisogno di quella chiavetta per i suoi piani, aveva distrutto -letteralmente- tutti gli avversari di quei giorni e loro erano gli ultimi. Avrebbero fatto la fine degli altri senza preoccuparsi che adesso aveva anche una ragazzina davanti, era troppo vicino al suo obbiettivo per tirarsi indietro...
    Quando il gong suonò dunque non si fece problemi a caricare Oliver, che nel mentre spinse Moira da un lato facendola cadere a terra. La ragazza rimase confusa da quel gesto, non era da suo padre allontanarla dalla lotta anzi in quel caso pareva quasi non volesse che partecipasse.
    Liam nel mentre non si preoccupò della stessa e fece sbattere Oliver con la schiena contro la gabbia sollevandolo quasi, questo mise in allerta Winkler. Era troppo forte e ciò era interessante se lui era ciò che credeva potesse essere. Ghignò al solo pensiero e questo diede campo libero a Liam di colpirlo, ma Oliver trattenne il suo pugno per poi essere sbattuto a terra.
    In quel momento il suo sguardo si incontrò con quello di Moira che lo guardava sconcertata come a dire "cosa diavolo stai facendo?" ma quel momento di distrazione permise a Liam di colpirlo in volto con un calcio. Oliver capì che non poteva continuare a subire e così reagì prepotentemente andandogli addosso e colpendolo così forte e così velocemente da non dargli il tempo a Liam di reagire.
    Sbattuto con la schiena contro la gabbia lo colpì al ginocchio facendogli perdere stabilità e con un ulteriore colpo lo fece cadere a terra, mentre quello sputava sangue.
    A quel punto Moira si aspettava che il padre gli desse il colpo di grazie e fu il suo non farlo che le fece perdere le staffe, avvicinandosi lei allo sfidante e colpendolo nelle costole quando era ancora a terra.
    "Che diavolo stai facendo?" mugugnò il padre tra i denti prendendola per un braccio.
    "Quello che mi hai insegnato, piuttosto a te cosa prende! Colpisci per primo, colpisci duro e nessuna pietà... questo è quello che mi ripeti sempre e tu oggi non hai seguito nemmeno una delle tue regole!"
    Disse lei fuori di sé liberandosi dalla presa, mentre Liam a terra ridacchiò osservando i due.
    "Come ho fatto a non capirlo prima?" alla sua domanda retorica Moira si voltò pronta a colpirlo di nuovo, ma Oliver glielo impedì.
    "Fai bene a porti queste domande sai? Dovresti chiedere a tuo padre chi sono!"
    L'uomo rise con fare isterico, palesemente k.o. e con sicuramente delle costole rotte. Moira lo guardò confusa, guardò poi il padre, ma questo la trascinò via tra i fischi delusi della folla. Usciti dalla gabbia notarono Nyx sul fondo della stanza e prima che il Generale potesse cercarli e trovarli i tre si erano già dileguati.
     
    Top
    .
  8.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,697
    Reputation
    +1,392
    Location
    Mandalore

    Status
    :Nyx:
    "Qualcuno mi vuole dire cosa è successo?"
    Esordì Nyx una volta a casa. Tutti si erano liberati dei propri induttori di immagini e si stavano confrontando con i propri volti. La donna aveva poggiato la chiavetta sul grande tavolo del soggiorno, lungo e di mogano lucido, mentre Oliver sembrava ignorare le sue condizioni. Era stato peggio.
    "E lo chiedi a me? Chiedilo a lui!"
    Sbottò Moira indicando il padre.
    "Non mi ha fatto combattere ti rendi conto? Mi ha tenuto fuori dallo scontro e poi quando si trattava di farla finita con il nostro avversario me lo ha impedito!"
    Moira sbraitava fuori di sé, ma più che altro frustrata dalla sensazione di essere sempre all'oscuro di qualcosa. Tutti le mentivano, tutti mancavano sempre di essere trasparenti con lei e considerando ciò che era successo in mattinata si sentiva tradita anche da Jacob.
    Nyx si trovò ad incrociare le braccia e far saettare lo sguardo dalla figlia al marito, in effetti aveva ragione, non era da lui.
    "Si trattava di Liam ok? E non è solo questo, avevo avuto dei dubbi durante la fuga all'Abstergo, ma dopo lo scontro... potrebbe essere come noi Nyx..." la sua voce speranzosa ed il suo rivolgersi unicamente alla moglie fece perdere ulteriormente le staffe a Moira. Perché parlavano di cose che non capiva? Perché facevano come se non esistesse?
    "Liam? L'avversario era lui?" chiese Nyx poi grattandosi la fronte alquanto preoccupata, ben capendo ciò a cui lui si riferisse ed in cuor suo sperava non fosse una vana illusione del suo amato marito. Proprio perché lui era il suo mondo che le davano non pochi pensieri come Liam riuscisse a renderlo sempre troppo poco lucido.
    "Liam? Chi è? Volete smetterla di fingere che non ci sia! Ditemelo!"
    I due coniugi si guardarono di sottecchi non sicuri se riferire la verità o meno alla figlia. Oliver era seduto sul bracciale dell'elegante poltrona di velluto verde posta di fronte al camino e Nyx era accanto al loro elegante e lunghissimo tavolo. Moira era nel mezzo, ai piedi delle scale che portavano al piano di sopra e li fissava impaziente.
    "E' sempre così! Sempre! Fin quando si tratta di dirmi cosa fare va bene, ma mai e dico mai che volete dirmi la verità!"
    La ragazza fece per salire, ma la madre la fermò prendendola per un braccio.
    "Devi calmarti e devi aver fiducia in noi, come sempre!"
    "No voi volete che io ubbidisca è diverso!" esortò la giovane liberandosi dalla presa, livida in volto.
    "Voi mi avete mentito, quando stavo poco bene era perché dentro di me si era svegliato uno Starseed e voi avete pensato di non dirmelo, lasciando che morisse in me... come sempre non mi avete dato la possibilità di scegliere... da quando sono nata non ho mai scelto niente, nulla... ho sempre e solo fatto quello che volevate come il soldatino che volevate che fossi, ma sono stanca... stanca di credervi... stanca di questa vita... stanca di"
    Ma non fece in tempo di finire di vomitare fuori tutto ciò che si era trattenuta che uno violento schiaffo da parte della madre le fece voltare il capo da un lato. Moira che già piangeva iraconda scappò via uscendo di casa, mentre Nyx rimaneva ferma nella sua posizione cercando di non crollare, mantenendo il controllo.
    Oliver si avvicinò lento osservando la porta da cui la figlia era uscita "Vuoi che la faccia andare a recuperare?" chiese nemmeno si trattasse di uno dei tanti loro prigionieri fuggiti.
    "No. Lasciala. Magari un po' d'aria fresca le abbasserà i bollori..." rispose lei stringendosi le braccia. Era chiaro che nonostante l'apparenza rigida ed il pieno controllo era decisamente scossa da quello scontro.
    "Abbiamo fatto bene a mentirle, lo sai..."
    "Sì lo sono, ma lei è comunque -non so come- venuta a conoscenza di ciò... Oliver in parte ha ragione, è grande abbastanza per iniziare a sapere delle cose, solo così potremo tenerla dalla nostra parte, potremo indirizzarla sulla strada del suo destino..."
    La voce di Nyx era saggia, mentre alzando lo sguardo incontrava quello scuro del marito che nel mentre le arrivava vicino e gli stava accarezzando il viso, portandole una ciocca bionda dietro l'orecchio.
    "Allora lo faremo, ma... non so se sia saggio dirle di Liam... non ancora..."
    "Come vuoi..." concordò lei, mentre lui faceva scivolare le sue mani sulle sue spalle, sulle braccia ed infine prendendole le mani.
    "C'è una cosa di cui voglio parlarti... è da tempo che volevo farlo, ma... non abbiamo mai avuto il tempo..."
    Lei lo guardò confusa, ma... lo invitò a proseguire.
    "Nonostante il Progetto Abstergo abbia ripreso, seppur in meno pompa magna ed avendo perso i nostri migliori soggetti... mi sono sempre domandato come mai tu non l'abbia mai sostenuto... ne sei stata sempre fuori..."
    "Perché è un tuo Progetto..."
    "Sì, ma... tutto è sempre stato Nostro..."
    Nyx sospirò ed allontanandosi fece qualche passo verso l'imponente ed elegante camino di marmo nero. Guardò le fiamme danzare e cercò le parole per definire il suo pensiero.
    "Non apprezzo nulla che derivi dagli Eterni... lo sai... e per quanto sia interessante la possibilità di usufruire di ciò per rendere gli Ibridi nostre macchine da guerra... si tratta sempre di sfruttare qualcosa di loro..."
    Non si girò nel pronunciare quelle parole, ma percepì chiaramente la presenza di Oliver alle sue spalle che le sussurrò all'orecchio: "Si tratta solo di questo?"
    "Di cos'altro?" sbottò lei voltandosi e così trovandosi ad un centimetro dal suo volto.
    "Questa domanda dovresti forse porgerla a te stesso..."
    "Cosa intendi?" chiese lui corrucciando la fronte.
    "Che non vorrei che il Progetto sia stato solo un modo per trovare Liam!"
    "Trovare Liam? Non sapevo nemmeno fosse vivo!"
    Sbottò lui irritato ed offeso.
    "Ma è un dato di fatto che quando si tratta di lui non ragioni lucidamente e quello che è successo stanotte lo dimostra!"
    "Sì ma lui è mio fratello!"
    "Ed io e Moira la tua famiglia!"
    Aveva urlato prima lui e poi lei portando entrambi a scontrarsi duramente. Nyx cercò di calmarsi ed avvicinandosi all'uomo che amava gli accarezzò il viso.
    "Ho sempre appoggiato ogni tua decisione e lo sai, ma perché le hai sempre prese con freddezza e razionalità... Arriverà un momento in cui dovrai scegliere amore mio ed a quel punto dovrai decidere che cosa perdere..."
    Nyx non aggiunse altro e soave come le sue parole, seppur in realtà erano stati macigni, si allontanò per salire le scale che l'avrebbero condotta nei loro appartamenti. Oliver rimase immobile, incapace di rispondere, di reagire e senza dir nulla allora la osservò allontanarsi e poi cadde nella poltrona ove poco prima era seduto sul bracciolo, e servendosi dello scotch rimase a rimuginare osservando il fuoco scoppiettante del camino.
     
    Top
    .
  9.     +1   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Love GDR

    Group
    Cristina
    Posts
    16,697
    Reputation
    +1,392
    Location
    Mandalore

    Status
    :Moira:
    Appena uscita dalla residenza Moira Winkler aveva corso come una pazza, non sapeva dove sarebbe andata, ma mentre percorreva il vialetto di ghiaia dell'ingresso, superando il grande cancello di ferro battuto, percepì chiaramente le lacrime solcare il volto ed un senso di impotenza ed ira avvolgerla.
    La grande villa sorgeva nelle campagne fuori Berlino e dunque ci volle poco tempo prima che il fitto del bosco ed il manto oscuro della notte l'avvolgessero. Non aveva paura di star fuori da sola a quell’ora se possibile quello la fece impazzire ulteriormente. Perché invece avrebbe dovuto, qualsiasi ragazza normale avrebbe avuto paura, ma lei no. Lei non conosceva quel sentimento perché farlo avrebbe voluto, per i suoi genitori, vuol dire essere debole. E lei non poteva esserlo. Per tutta la vita era stata cresciuta nella concezione che doveva essere perfetta, ubbidiente e rigida nelle idee e sulla strada che per lei era stata scelta.
    Si fermò solo per iniziare a colpire violentemente il tronco di un albero, ignorando le nocche che si rompevano e sanguinavano, mentre urlava al cielo per la sola necessità di tirar fuori tutto ciò che dentro sentiva... un peso che sul petto la faceva sembrare costantemente di vivere sott'acqua.
    Il rumore di un ramo spezzato la fece voltare di scatto, mentre prendendo un ramo da terra lo puntò senza alcuna esitazione alla gola della persona che si trovò di fronte una volta girata.
    La giovane alzò le mani in segno di resa, mentre spalancava i grandi occhi scuri deglutendo il vuoto.
    "E-Ehm... non mi uccidere..." disse quella con un filo di voce gentile e preoccupato sorridendole appena.
    Il viso di Moira era sconvolto e lo dimostrava il trucco colato, quanto il viso deformato da rughe di dolore.
    "Chi diavolo sei!?"
    Le sbraitò contro la giovane Deviante, aveva appena detto tra sé e sé che non vi era alcun senso che qualcuno fosse in giro a quell'ora senza aver paura ed ora si trovava di fronte quella ragazza? Temeva che non fosse una semplice ragazzina che si fosse persa.
    "S-Sono Ecate!"
    Sì presentò quella. Aveva capelli neri lunghissimi, gli stessi che però visti con occhio più critico mostravano degli spiccati riflessi blu notte. Gli occhi erano scuri anche essi, ma in contrasto la pelle era diafana. Era alta, longilinea e decisamente snella. Non aveva forma marcate, da renderla piuttosto eterea, ma nonostante questo era molto femminile. Più di Moira, sarà stato per i modi graziati ed eleganti o forse anche per l'aspetto estremamente curato: dai capelli setosi allo smokey eyes perfetto e le labbra rosse.
    "Sono una Dathomir!"
    Moira la guardò confusa, conosceva quella razza o meglio tribù, ma sapeva anche che se ne stavano sempre sulle loro, era assai difficile averci a che fare.
    "E che ci fa una Dathomir nei pressi di casa mia in piena notte?" la sua abitudine di aver il controllo, di sapere ed interrogare ebbero la meglio e lo fece a denti stretti senza smetterla di tenerla sotto tiro, seppur per via dei suoi poteri sapeva che forse poteva essere anche più forte di lei. Ma era la sua natura, non aver mai paura di nessuno ed essere sempre pronta a sopraffare qualsiasi nemico anche quello più forte.
    "Ehm in realtà sono stata richiamata da... te..."
    Ecate parlò piano, la verità è che lei era la sua prima assistita e quella era la sua prima e vera prova sul campo come Erinne/Eumenide. Appena aveva sentito il "richiamo" ne aveva subito parlato con sua nonna e questa non aveva esitato a mandarla in missione. Sapeva di essere osservata e sapeva di non poter fallire.
    Viveva costantemente nell'ombra della sorella, Artemide pareva non sbagliare mai un colpo, mentre lei alla fine della fiera fare sempre qualcosa di sbagliato. Era troppo emotiva, era troppo istintiva, era troppo fragile... troppo... troppo... la perseguitava questa parola da sempre e quel troppo non andava mai bene per essere una giusta e brava Dathomir, dunque nonostante avesse ottimi voti a scuola quelli non le bastavano per mostrare di essere in grado di ricoprire quel ruolo. Doveva mostrarlo.
    Moira fece uno scatto stizzito, fece un urlo liberatorio e voltandosi lanciò il pezzo di legno con così tanta forza che nonostante la punta non fosse nemmeno troppo afflitta si infilò senza sforzo nel tronco dell'albero poco lontano.
    Ecate osservò la scena abbastanza sconvolta, lei aveva dimestichezza con i suoi poteri, ma senza aveva ancora molta strada da fare per sapere come combattere e difendersi. Quella era una delle classi in cui andava malissimo. Le Dathomir ci tenevano che le allieve sì sapessero usare la magia, ma sapessero anche come combattere senza e su quello lei deficitava e dopo aver visto le capacità della giovane che aveva davanti ringraziava di avere le sue amate abilità con sé.
    La Deviante sembrava però devastata, senza le forze per affrontare un ennesimo scontro e così avvicinandosi ad un albero si lasciò cadere a terra poggiando la schiena contro lo stesso e le braccia sulle ginocchia. Non guardò nemmeno in volto la Dathomir, ma rimase con il capo verso il suolo. Senza porre domande e non facendo nient’altro... al che Ecate pensò di continuare. Fece qualche passo verso di lei e disse: "Le mie abilità mi fanno sentire quando una persona come me necessità di aiuto o... di vendetta..." cercò di dire in poche parole e questo sembrò scuotere un minimo Moira che voltandosi a guardarla con la fronte corrucciata chiese: "Come te?"
    "Sì una Dathomir!"
    Concluse Ecate sedendosi al suo fianco.
    "Io non so quanto tu ne sappia e cosa tu sappia, ma... Sono da te in veste di Eumenide... Percepisco i torti che hai subito, quanto il fatto che... necessito di aiuto..."
    "Io non ho bisogno dell'aiuto di nessuno!"
    Moira lo disse con rabbia, ma forse per la prima volta in vita sua per nulla convinta. Era stata indottrinata che lei NON poteva chiedere aiuto, ma la verità è che nessuno glielo aveva dato ed ora si sentiva persa e non era certa che tra le onde del mare in burrasca sarebbe riuscita questa volta a raggiungere la riva da sola.
    "Non sei costretta ad accettarlo se non lo vuoi, ma... credo che tu abbia bisogno di capire meglio della tua natura..."
    "Di Dathomir? Come faccio ad esserlo eh? Sono una Deviante!"
    "E allora? Una cosa non esclude l'altra... Il Crystal Seed che è morto dentro di te ha rilasciato delle energie che di fatto ti hanno reso tale..."
    "T-Tu come fai a saperlo?"
    "Lo percepisco... è il mio dono. Vedi molti nella Galassia hanno poteri o abilità, chiamali come vuoi, ma molto spesso ciò arrivano da una questione puramente materiale... dal DNA è per capirsi la loro natura stessa come avere occhi, braccia o gambe... La Magia, è un'altra cosa. E' una questione più spirituale e di frequenza... Essere una Dathomir vuol dire entrare in contatto con la Forza, l'energia primordiale che sta in tutto ciò che è Vita... sentirla scorrere, usarla per elevare l'Anima e vibrare ad una dimensione così alta da sfruttare la stessa per generare la Magia per l'appunto... è complesso me ne rendo conto, ma sono cose che puoi imparare se vuoi..."
    "Come?"
    "Venendo con me!"
    Ecate si alzò in piedi a quel punto e porse la sua mano a Moira. Sapeva che non poteva costringerla, fondamento dei Dathomir era neutralità e libero arbitrio. La scelta era sua. Poteva seguirla ed iniziare un cammino di verità e ricerca o rimanere a crogiolarsi nel suo mondo di menzogne e dolore.
    Moira osservò a lungo la mano di quella sconosciuta, poi fece vagare lo sguardo più in là, verso il tetto spiovente della villa che scorgeva in lontananza ed infine alla terra. Suo elemento madre, colei che le aveva dato quella possibilità. Al che non ebbe più dubbi ed alzando la mano la strinse in quella della ragazza, che tuttavia invece di aiutarla ad alzarsi sorrise mentre un fitto fumo nero/bluastro le trasportava entrambe su Titano.
     
    Top
    .
8 replies since 18/5/2021, 14:25   113 views
  Share  
.