Base di Raccolta Dati della Nuova Repubblica

Phu

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    Annarita
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    Finalmente in azione. Non che amassi stare al centro del ciclone, ma nel mio caso, in questo esatto momento significava sganciarmi da una situazione spinosa e da una comitiva fin troppo affollata.
    In primo luogo, il fatto di essermi allontanato da Kayra mi permetteva di riflettere più lucidamente su quanto ero venuto a sapere durante l’incontro con le Inquisitrici. D’altro canto, rivelarle una notizia tanto scioccante in presenza di altre persone mi era parsa una totale mancanza di tatto. Nulla, avrei dovuto attendere, troppe erano le controindicazioni, anche se ero certo che lei avesse intuito la mia riluttanza a rivelarle ciò che mi impensieriva. Ne soffriva, anche se era abituata ai miei silenzi. Mi conosceva bene ormai e l’equilibrio che si era venuto a creare tra noi era un vero dono. Perciò, andava bene così, la sua sicurezza veniva prima di tutto. Nonostante fossi sicuro della mia scelta, però, dentro di me percepivo un forte disagio che, speravo, avrei presto dissolto.
    Intanto, c’era una missione da portare a termine, che aveva portato uno stranissimo e mal assortito gruppo di guerrieri nel Sistema delle Colonie, in particolare sul pianeta Phu. Qui, secondo le informazioni raccolte dalla squadra di Brian, vi era una base di raccolta-dati della Nuova Repubblica. Piccola ma essenziale. Tale base sembrava essere l’obiettivo di prova della ormai famosa Malevolence, la navicella-arma che aveva attaccato la Slave I su cui io stesso mi ero rifugiato, assieme ai suoi proprietari. Un’arma davvero micidiale, in grado di disattivare qualsiasi tipo di sistema elettrico ed elettronico. Attaccare una base di raccolta-dati significava renderla estremamente vulnerabile a furti importanti. L’unica nota positiva di tutto ciò pareva essere la certezza che questo furto di dati sensibili si sarebbe dovuto verificare manualmente. In poche parole, le Inquisitrici avrebbero dovuto sporcarsi le mani e recuperare la refurtiva di persona, una volta resi inattivi tutti i sistemi di difesa e di comunicazione.
    La nostra nave era molto grande e ingombrante, così fummo costretti ad atterrare in una zona più remota rispetto all’ubicazione della base repubblicana. Il pianeta Phu era discretamente popolato e industrializzato, ma per fortuna le installazioni militari si trovavano in periferia, così avremmo potuto sperare di non attirare troppo l’attenzione. Una volta giù, avevamo proceduto a piedi fino a quando non avevamo visto in lontananza il profilo di quella che sembrava essere proprio la Malevolence. L’attacco doveva essere già avvenuto. Per questa ragione, c’era stata una suddivisione delle risorse. La diffidenza di Poe Dameron e Fennec – che fin dal primo incontro non avevano smesso un attimo di guardarsi in cagnesco – aveva creato due squadre a dir poco variegate. Secondo entrambi, i due gruppi avrebbero così potuto sorvergliarsi a vicenda… solo Boba, a un certo punto aveva chiosato: “Questo sì che è un miracolo, siete d’accordo almeno su questo!”
    Io mi ero tenuto in disparte, braccia conserte e sguardo assorto, ma non avevo potuto fare a meno di sorridere a quella battuta. Anche se, mi ero trovato a ignorare una piccola fitta allo stomaco: il disagio aumentava a causa del fatto che Kayra ed io eravamo stati separati. Come facevo a proteggerla se non era al mio fianco? Ma non mi ero opposto, non avevo una ragione valida per farlo.
    Così, alla fine, ero finito in squadra con l’imperscrutabile Fennec, il borbottante Poe e il suo fidato droide. Noi ci saremmo dovuti dirigere alla base e impedire alle Inquisitrici, o ai loro scagnozzi, di prelevare i dati, o peggio ancora far del male al personale. Il resto del gruppo – Kayra, Leopold e Boba – sarebbero andati alla Malevolence. Speravo solo che fossimo ancora tutti in tempo per far qualcosa di buono.
    “Quindi, tu sei un Jedi?”
    Avevamo camminato per un paio di chilometri e per tutto il tempo avevo percepito le domande di Dameron incombere, si erano agitate tanto da farmi venir il mal di testa, perciò, accolsi la sua voce con un misto di sollievo ed esasperazione. Ovviamente, nulla di tutto ciò traspariva dal mio volto sfingeo.
    “Già” risposi pacato, mentre con lo sguardo scandagliavo il terreno e la vegetazione che ci separava ancora per poco dal nostro obiettivo.
    “Quindi, anche la tua bella lo è?” Mi voltai nella sua direzione, la fronte aggrottata, ero talmente concentrato sul percorso che non ero riuscito a intuire se fosse serio o sarcastico, ma non avrei dovuto avere dubbi…
    “Non è la mia bella, è la mia allieva.”
    “Ah beh, ora si dice così…” ridacchiò senza tante cerimonie, ma quando incontrò il mio sguardo severo allora parve ritornare sui suoi passi. “Non c’è bisogno di esssere così bacchettone, era solo una battuta.”
    “Sì, una battuta fottutamente idiota… come te!” Fennec non ci era andata giù leggera, prima di fissarlo in tralice e superarci. Solo l’intervento trillante di BB8 impedì al suo padroncino di reagire malamente all’attacco. Quel droide sembrava sempre riuscire a calmare la sua indole attaccabrighe…
    “Che insolente, tsz! Ma tornando a noi, se voi siete Jedi, Brian lo deve sapere per forza… non sarebbe corso in vostro aiuto se non vi conoscesse dannatamente bene…” Io rimasi in silenzio, le sue non erano delle vere domande, perciò non mi premurai di rispondere. “Quindi, Brian sa che ci sono ancora alcuni di voi in circolazione… Non me ne ha mai parlato…” Altra riflessione a voce alta, questa volta senza alcun sarcasmo a impregnare le sue sillabe. “Perché? Perché non me l’ha detto?” Non era risentito, era piuttosto curioso. Capii che questa invece era una domanda rivolta al sottoscritto quando smise di grattarsi il mento e prese a fissarmi.
    “La risposta mi sembra ovvia. Non hai mai saputo della nostra sopravvivenza perché così abbiamo voluto. E al Comandate Thorn abbiamo chiesto di rispettare la nostra scelta.”
    Lo vidi annuire, ma non era soddisfatto. Non amavo interrompere alcun genere di conversazione, neppure quelle poco piacevoli, ma un fischio di Fennec – andata in avanscoperta – richiamò la nostra attenzione. Eravamo arrivati a destinazione.
    […]
    La base logistica era silenziosa. Ogni sistema elettrico ed elettronico era stato del tutto disattivato, persino i generatori di emergenza erano spenti. Il silenzio avvolgeva le pareti metalliche ai quali ci accostavamo per camminare cauti verso la sala operativa. Non era stato complicato recuperare la mappa della base, così sapevamo molto bene dove dirigerci.
    Questa volta, ero io in testa al gruppetto. Espansi i miei sensi in cerca di eventuali pericoli ma sembrava che tutto fosse tranquillo, forse fin troppo.
    Adesso che si rischiava la pelle per davvero, i miei due compagni si guardavano bene dal battibeccare e la cosa mi rese estremamente felice. Avevo bisogno di tranquillità per percepire e loro parevano averlo intuito. Infatti, si sentiva solo il leggero ronzare le ruote di BB8.
    Eravamo vicini alla sala centrale, laddove venivano raccolti tutti i dati sensibili di altre basi, missioni, armamenti e così via. Che fosse già tutto finito? E allora per quale ragione la Malevolence era ancora parcheggiata nella foresta? Le risposte alle mie domande arrivarono presto, poiché quando BB8 ci fece accedere alla sala operativa, lì vi trovammo chi non avremmo mai voluto incontrare: Barris, l’Inquisitrice. Sembrava sola e stava scollegando un dispositivo dal pannello di controllo, dopo aver presumibilmente scaricato quanto le interessava.
    Un pensiero velocissimo mi colpì: se qui c’era Barris, la possibilità che la sua collega – del tutto identica a Kayra – fosse sulla Malevolence era molto concreta. Avrei voluto imprecare, ma non lo feci. Mantenni la calma e fissai il mio sguardo in quello sorpreso della mia ex amica. Neppure lei ci aveva sentiti arrivare. Furono secondi lunghissimi, in cui ognuno di noi si lanciò in strategie mentali per capire come vincere una Inquisitrice e impedirle di portare via il suo bottino.
    “Sapete vero che non uscirete vivi da qui?” La voce sadica di Barris ruppe l’impasse e, come se con quella melodia di morte avesse effettuato una sorta di richiamo, fu circondata da una serie di piccoli droidi tentacolari che parevano non avere altro scopo se non distruggerci.
    “Sei in inferiorità numerica, ti consiglio di lasciare sul desk il dispositivo e andare via.” Stavo prendendo tempo, mentre cercavo di capire se i due corpi riversi a terra fossero ancora vivi. Lo erano. Quegli impiegati erano stati fortunati, speravo tanto lo saremmo stati anche noi.
    “Illusi. Non avete speranze.” La sua risata arrivò alle mie orecchie e mi diede la sensazione di unghie che graffiano una superficie liscia, lasciandomi dentro una sensazione di freddo provato pochissime volta nella mia vita. Dov’era finita la mia amica? Quella ragazza a tratti timida, ma dalla forza d’animo impareggiabile?
    “Ha ragione. È troppo forte” bisbigliai ai miei compagni di avventura.
    “Siamo messi bene!”
    “Questo è da vedere!”
    Poe e Fennec si fecero sentire, ma io non avevo terminato.
    “Lei lasciatala a me, voi occupatevi dei droidi. Dobbiamo prendere tempo e impedirle di inviare i dati alla navicella, nella speranza che gli altri l’abbiano già messa in sicurezza.”
    “Scordatelo Jedi, combatteremo tutti insieme.”
    “Oh, ancora una volta d’accordo con l’Assassina, questa potrebbe diventare una spiacevole costante… Tu va là dietro!” BB8 trillò prima di andarsi a nascondere dietro un pilastro di cemento.
    Le mie parole parvero profetiche, perché di lì a poco i piccoli ma determinati droidi dell’Inquisitrice si scagliarono contro i miei compagni e Barris fece lo stesso contro il sottoscritto, ghignando: “Sei finito!”
    Sospirai forte, prima di erigere un campo di forza tanto potente da mandare in frantumi tutti gli schermi e i vetri presenti nella stanza, oltre a fermare momentaneamente i nostri avversari.
    “Va bene, diamoci da fare!” Sguainai la mia spada laser e diedi il tempo agli altri di prendere le loro armi.
    “Cazzo! Che figata!” Poe diede la sua fine opinione sulla mia azione di difesa iniziale, mentre potevo quasi percepire Fennec alzare gli occhi al cielo, esasperata.
    “Adesso concentrati a non far idiozie!” lo apostrofò.
    Lo scontro aveva inizio.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 25/4/2022, 18:51
     
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    Alla plancia di controllo ero sul chi va là in attesa di ricevere comunicazione di Barris. Sapevo che lei e i suoi droidi avrebbero fatto un eccellente lavoro, ma ogni minuto d’attesa equivaleva ad un motivo in più per stare all’erta. Eravamo in un territorio sotto la giurisdizione della nuova Repubblica e l’ultima cosa che desiderava il Triumvirato era che noi attirassimo in qualsiasi modo attenzioni poco gradite, cosa che ahimé era già accaduto con lo Jedi.
    Stavo controllando se c’erano comunicazioni in arrivo quando alzando gli occhi al cielo notai una grande nave Aldeeriana entrare nell’atmosfera.
    «Maledizione!» mormorai velocemente, prima di mettermi in contatto con la mia compagna che ricevette la mia voce attraverso il comlink che aveva con sé.
    «Settima Sorella abbiamo visite! Devi muoverti!» dissi calma, ma facendole ben capire l’urgenza. Era normale per noi chiamarci con il nostro nome in codice, soprattutto se si trattava di comunicazioni era un modo necessario e fondamentale per tutelare le nostre identità.
    «Ricevuto Quinta Sorella, inizio a trasmetterti la prima parte dei dati. Preparati a riceverli!»
    «Rimango in attesa! Passo e chiudo!» dissi velocemente ed improvvisamente notai effettivamente un primo flusso di dati arrivare. Non potevamo permetterci di fallire, ma dovevamo mettere in conto che se ciò doveva accadere era meglio non tornare indietro a mani vuote. Anche per questo presi un holocrom e velocemente ci registrai i dati scaricati prima di infilarmelo velocemente nella divisa. C
    Fu allora che notai dei movimenti intorno alla nave, sfiorai con le dita uno dei due orecchini a bottone rosso che indossavo, in realtà un sensore che fece apparire sul mio viso una maschera. Nera e dal profilo affilato mi faceva apparire come un demone oscuro dai luminosi occhi a specchio rossi, come una mosca. La tecnologia delle lenti mi permetteva di espandere la mia vita, mentre i capelli rimanevano scoperti ed il mio caschetto perfetto e castano si muoveva elegantemente ad ogni mio passo.
    La divisa era nera ed attillata come quella di ogni Inquisitore. Disegnava le mie forme sinuose ed il mio fisico atletico. I muscoli fini, ma scolpiti erano ben in evidenza, mentre una cinta in pelle lucida -a differenza di quella della divisa che era in pelle opaca- segnava il punto dita. Le spalline erano un poco alte come a sottolineare il mio grado di ufficiale e sulle stesse vi erano due bande rosse che scendeva lungo le spalle, passavano sotto le ascelle e disegnavano due triangoli sui fianchi facendo apparire il mio busto più fine di quanto già non fosse.
    Presi la spada laser allacciata alla vita e l’attivai decidendo per una sola lama. Rossa vibrava, mentre tutti i miei sensi erano all’erta, motivo per cui non mi feci trovare impreparata quando qualcuno tentò di attaccarmi. Mi voltai velocemente bloccando con facilità il colpo. La mia lama ne aveva bloccata un’altra blu, mentre il mio sguardo nascosto si sgranò quando di fronte a me vidi una copia esatta di me stessa.
    Tentennai per un attimo, ma velocemente usai la Forza per spingerla all'indietro e saltare per spostarmi prima che il colpo di un blaster mi colpisse.
    Mi voltai in tempo per vedere un cacciatore di taglie volarmi incontro con il suo jetpack, attivai l'altra lama e fece volteggiare la spada laser per deviare i colpi che mi sparava.
    Nella concitazione non notai che qualcuno era salito sulla nave, concentrata com’ero a dover deviare i loro colpi e parare i loro tentativi di attacco.
    Mi pareva già di sentire la voce di Barris risuonare nelle mie orecchie, se si fosse trovata nella mia stessa situazione: «Pare quasi un indovinello, cosa ci fa il celebre Boba Fett in compagnia di, oh cosa abbiamo qui: una Jedi? Pensavo fossero ormai tutti scomparsi… oltretutto noto una certa somiglianza con qualcuno che conosco!»
    Scossi velocemente il capo per cercare di destarmi da quei pensieri, ma mentre il cacciatore di taglie lottava per atterrare sano e salvo -dopo che uno dei colpi che gli avevo deviato lo avevano colpito al jetpack- io tenevo testa all'attacco serrato della mia Doppelgänger.
    Era brava, ma non precisa. Dunque schivai un suo colpo mettendomi di profilo, mossi velocemente la spada in verticale per pararne un altro -piegandomi con la schiena all'indietro- per poi usare la posizione come leva per ricacciarla all'indietro.
    Feci poi volteggiare la spada per crearmi una sorta di scudo, ma questa non la fermò dal darmi addosso. Fu solo quando notò Boba avermi sotto tiro che inspiegabilmente usò la Forza per gettarmi all'indietro.
    La mia spada si era spenta ed era ruzzolata lontano, mentre io ero a terra con la schiena contro un albero e la sua lama azzurra puntata al mio mento.
    «Cosa diavolo stai facendo? Ce l’avevo sotto tiro!»
    Il fantomatico Boba Fett mi puntava il blaster addosso, mentre camminando verso di noi pareva alquanto contrariato del comportamento della sua improbabile compagna.
    «Lo scopo non è ucciderla!»
    La voce della Jedi suonava strana, a quanto pareva non aveva idea di ciò che ci accomunava, ma doveva aver sentito qualcosa ed io avrei usato quella sua debolezza a mio favore.
    Ridacchiai sotto la maschera, ma prima che il cacciatore di taglie potesse anche solo pensare di disilluderla per scoprirmi il viso, notai immediatamente –grazie alle mie lenti a mosca- il loro complice scendere dalla Malevolence ed attivando la mia spada con la Forza gliela puntai contro.
    «Fate un passo e lo riduco in brandelli!» dissi con voce fredda, era la prima volta che parlavo. La mano era alta per controllare la spada, mentre con l’altra mi sollevai in piedi muovendomi verso il mio ostaggio fino a poter raggiungere la spada e stringerla tra le mani.
    «Un consiglio spassionato, fatevi gli affari vostri!» e prima che potessero osare fare qualsiasi cosa li ricacciai indietro con la Forza, mentre nello stesso momento spingevo l’ostaggio nella nave, salivo, chiudevo il portello e prendevo quota.
    Avvisai Barriss del cambio di programma, dicendole che sarei andata a prenderla io. Mentre mettevo il pilota automatico e velocemente cercavo le mie pastiglie e ne buttavo giù due. Mi ero affaticata molto e non mi piaceva per nulla! Tuttavia per farlo avevo dovuto far sparire la maschera e nel farlo, l’ostaggio era praticamente salto sulla sedia su cui lo avevo spinto.
    «M-Ma come… come è possibile?»
    «Chiese il figlio del grande Alistair Fitz! Oh non fare quella faccia, credevi che non ti avessi riconosciuto!» gli risposi freddamente. Con una mano ero appoggiata alla paratia della navicella, mentre il mio sguardo induceva sulla sua figura con uno strano ghigno sul volto.
    «Quanto conosciamo molto bene il tuo tradimento, seppur…»
    Stavo inducendo sempre più forte nella sua mente e lui doveva star sentendo la mia interferenza perché iniziò a stringere gli occhi e massaggiarsi la tempia, il dolore stava diventando sempre più forte, ma il motivo era solo uno: stava facendo resistenza.
    «Puoi tentare quanto ti pare nascondere la tua oscurità, ma ogni giorno diventa sempre più forte! Prima o poi anche i tuoi tanto amati amici se ne renderanno conto!»
    «No! Io sono orgogliosamente un Repubblicano… io combatto quelli come te! E poi che motivi avrei mh? Mio padre era un Imperiale e non ha fatto altro che umiliarmi tutta la vita, picchiarmi e…»
    «Ed il colpevole della morte di tua madre! Bè, non lo vedi? E’ questo il motivo! Dentro di te hai un odio smisurato verso di lui. Ti sottovaluta, continua a farlo. Ma lo fanno anche tutti gli altri vero? L’ho visto dentro di te. Tutti ti prendono in giro, ti considerano una mente brillante, ma oltre a questo non ti prendono molto sul serio vero? Oh piccolo Leo… il giorno che ti accorgerai del potere che puoi esercitare, oh… sarà per te un’epifania. Chi di oggi di te ride, domani ti temerà!»
    Ma non ebbi tempo per proseguire nella mia opera di persuasione, mi stavo avvicinando alla struttura e necessitavo concentrarmi e prendere i comandi per recuperare Barriss. Ma non mi ero dimenticata di lui, se fossi riuscita a portarla a Lord Mahkent ero certa che ne sarebbe rimasto piacevolmente colpito. Ammirava il lavoro di Fitz Senior, ma il suo essere un lacché lo irritava. Non vedeva l’ora di liberarsene e puntava molto più al figlio, una mente ben più illuminata e che avrebbe condiviso senza dubbio la nostra missione.
    «Non confonderti mio caro Leopold Fitz, noi non siamo l’Impero. Non agiamo in base ai principi di Darth Sidious…» lo dissi senza nemmeno voltarmi, ma ben sicura di aver fatto breccia dentro di lui. Dopotutto mi serviva solo questo noi? I dubbi, l’incertezza e l’oscurità latente in lui avrebbe fatto il resto.
     
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    Roberta
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    :Kayra:
    Mentre volavo per aria, sospinta dalla Forza distruttrice dell'Inquisitrice, non potevo non pensare al perché avessi impedito a Boba di ucciderla. Era sotto tiro, era una preda facile.
    Caddi rovinosamente al suolo e con il dolore che ne conseguì, scattò in me la certezza di non aver potuto fare nulla di diverso.
    Non doveva morire.
    Non perché avrebbe potuto darci informazioni, non perché sarebbe stato crudele, semplicemente doveva continuare a vivere. La sua voce, resa leggermente metallica dalla maschera che indossava, mi aveva creato profondi brividi lungo la schiena. Ma chi diavolo era?!
    Il terreno ruvido mi strappò la lunga gonna di panno verde che proteggeva di pantaloni sottostanti. E scorticò il tessuto che mi ricopriva le braccia. L’impatto fu violento e mi ritrovai stordita.
    Boba aveva subìto la stessa sorte ed era atterrato a svariati metri di distanza. Guardai davanti a me e feci in tempo a scorgere la mia nemica fuggire di gran carriera e salire sulla sua navicella.
    Leopold era con lei, tenuto come ostaggio. Quando la Malevolence partì a pieni motori, percepii come una spinta fisica che mi fece alzare e raggiungere il mio alleato.
    Aiutai Boba a sollevarsi da terra, mentre era ancora intontito. Dovevamo muoverci in fretta o li avremmo persi.
    “Tutto bene?” chiesi con voce preoccupata. Era stato fortunato…
    “Sì, la mia armatura è ancora tutta intera… e anche la mia testa!” ribadì fermo.
    “Meglio così! Siamo costretti a muoverci, Boba. Sta scappando, ma possiamo ancora raggiungerla! Ha preso Leopold!” La pressione che gravava sul mio senso di colpa era evidente. Io avevo consentito che fuggisse.
    “Andiamo alla Slave I. E diamole filo da torcere…”

    Pochi istanti dopo eravamo già ai comandi e avevamo agganciato visivamente il nostro obiettivo.
    Avremmo fatto di tutto pur di portare a termine la missione, ma ancora più importante, per salvare Leo.
    “Se solo riuscissimo ad allinearci il più possibile sopra la Malevolence, potrei calarmi sulla carlinga e poi entrare…” riflettevo ad alta voce.
    Era una mossa rischiosissima, ma non avevo molte alternative. Senza contare il pericolo imminente che avrei trovato all’interno della navicella.
    “Potrei farcela, ma tu sei certa di voler correre questo rischio? Saresti un bersaglio facile. Dovrai essere molto rapida.” Boba stava valutando le mie stesse difficoltà e gli ostacoli che avrei potuto incontrare. Era in gamba!
    “Non abbiamo altro modo per salire a bordo e salvare Leo… tu riusciresti a tenere ferma la Slave con i tuoi soli comandi?” chiesi risoluta. Avevo già preso la mia decisione.
    “Di questo non dubitare!” rispose deciso.
    Non avevo bisogno di altro… qualcosa dentro di me mi diceva che potevo fidarmi di lui.
    Era chiaro che l'effetto sorpresa sarebbe andato perso nel momento in cui ci saremmo posizionati sopra la Malevolence.
    La coordinazione era tutto… avrei dovuto saltare sulla nave ed entrare senza farmi ammazzare. Bobba fu precisissimo e una volta raggiunta la posizione ideale, senza indugi, mi lanciai.
    Lo spazio era meraviglioso e donava un panorama mozzafiato, tra pianeti in lontananza, stelle e meteore che galleggiavano nell’infinito nulla. Lo avrei ammirato dopo, nella speranza di riavere indietro il mio Maestro e ogni membro della squadra sano e salvo.
    Un forte capogiro mi colpì, come se l’estrema vicinanza con la mia nemica, mi nuocesse animicamente, oltre che fisicamente. Non attesi troppo, il tempo era come sospeso e piegato a mio favore. Usai la Forza per distruggere la maniglia del portellone e feci cadere il metallo ardente verso l’interno. Volevo creare un po’ di trambusto per avere modo di entrare e mettermi in guardia. Avevo la ragionevole certezza che nessuno si trovasse al di sotto, tantomeno Leopold.
    Un frastuono assordante accompagnò la mia entrata in scena. Individuai subito l’ostaggio e mi rassicurai nel vederlo in buone condizioni. Quando, però, mi voltai verso la mia avversaria, restai di stucco. Era… me…
    Non aveva la maschera sul viso e i suoi capelli scuri contrastavano con il biondo dei miei, ma i lineamenti erano identici. Era come se mi stessi rimirando allo specchio.
    “Ma cosa…” Non feci in tempo a esprimere la mia naturale sorpresa. L’Inquisitrice attivò la sua spada laser e alzo la guardia con fare minaccioso. Era come se non volesse affrontare ciò che lei stessa aveva notato in me poco prima, durante il nostro scontro sulla terra ferma.
    Anche la mia spada era pronta a dar battaglia, ma io non volevo combattere, volevo comprendere.
    Una forte fitta al petto mi fece arretrare di un passo e per difesa sollevai l’arma davanti al viso. Rischiai quasi di cadere in ginocchio, ma strinsi i denti e resistetti.
    Percepii che anche la ragazza era provata, ma non potevo esserne certa perché, di fatto, non diede mostra di alcuna emozione. Anzi, a conferma del mio pensiero, si coprì il volto con la maschera e partì all’attacco.
    Mi difesi dai suoi colpi precisi e felini. Era molto abile e seguire la sua danza era complesso in un luogo tanto ristretto.
    A un certo punto, ci trovammo spada contro spada, faccia a faccia e potevo percepire l’energia emanata dallo stridere dei laser.
    Fui molto rapida e sfiorai uno dei suoi orecchini… la rivelai ai miei occhi sempre più increduli…
    “Chi sei?” le chiesi, sfruttando quel momento di sorpresa e impasse.
    “Potrei farti la stessa domanda… Però so cosa sei… Jedi! Un mio nemico.”
    Rispose con la voce pregna dello sforzo che stava compiendo.
    “Non dobbiamo combatterci per forza. Non lo senti anche tu… c’è qualcosa…” Era difficile per me spiegare. Era dentro di me e avrei voluto poterlo riversare in lei per darle la mia stessa consapevolezza. Ma lei mi respinse con tutte le sue forze e lo fece usando un’onda d’urto impressionante.
    Questa mi scaraventò contro la paratia di fondo e la spada mi sfuggì di mano. Per fortuna, lo spazio in cui ci muovevamo era contenuto e non cadde molto lontano da me.
    Leopold, che fino a quel momento, era rimasto immobile, quasi paralizzato e impossibilitato a reagire per via della lotta furiosa che avevamo intrapreso, decise di muoversi.
    L’Inquisitrice gli dava le spalle ed era concentrata su di me, come se avesse dimenticato il suo ostaggio, che aveva solamente i polsi imprigionati da legacci luminosi. Si gettò addosso alla ragazza e le passò le braccia intorno al collo per tentare di strangolarla. La nostra avversaria era alta, ma snella e Leo era comunque un uomo e riuscì a sovrastarla.
    Ma io sapevo che non avrebbe potuto spuntarla in quello scontro impari, non solo dal punto di vista fisico, ma soprattutto per l’energia oscura che l’Inquisitrice emanava e che andava sempre più intensificandosi, a causa di sentimenti contrastanti e malevoli che la animavano in quel momento.
    L’intervento di Leo, però, mi diede il tempo di riprendermi dal contraccolpo e di recuperare la mia spada.
    La nostra nemica, con un movimento felino del corpo sgusciò via dalla morsa del dottore e lo colpì dritto, in mezzo al petto.
    Leopold fu sbalzato all’indietro di pochi passi, ma con un’enorme violenza e andò a sbattere contro la consolle dei comandi della nave. Il suo urlo di dolore mi penetrò il cervello come un chiodo.
    Tutto questo doveva finire! Non potevo tergiversare ancora, nonostante fossi fortemente intenzionata a scoprire l’identità della mia copia. Da ciò, però, non poteva dipendere la vita di altre persone che consideravo sotto la mia responsabilità. Un mio scopo personale sarebbe dovuto rimanere tale e non avrebbe dovuto intaccare l’incolumità di innocenti.
    Riattivai la mia spada blu e un’espressione decisa mi si dipinse sul volto.
    “Basta così! Il gioco finisce qui.”
    Anche l’Inquisitrice attivò la sua arma bilama e mi venne in contro. Pochi metri.
    Questa volta, fui io ad attaccare per prima. Con la spada era veloce quanto me e rischiavamo di finire in un nuovo stallo. La sorpresi colpendola con un calcio al ventre, che la scagliò contro i comandi e i suoi laser ancora attivi crearono un solco lungo tutta la plancia.
    All’improvviso, spie e allarmi impazziti cominciarono a segnalare seri problemi di controllo. Il pilota automatico iniziò a perdere colpi e la navicella sbandò pericolosamente. Gettai uno sguardo all’esterno e notai che Boba era ancora fermo sopra di noi e non perse la posizione neppure dopo le nostre pericolose oscillazioni.
    L’Inquisitrice fu costretta a mettersi al posto del primo pilota, per tentare di salvare il salvabile. Si voltò nella mia direzione e mi guardò con un’espressione indecifrabile. Un misto tra odio ed esasperazione.
    Un’altra fitta al petto! Ma cosa stava accadendo? Non avevo tempo per chiedermelo. La nostra nemica ci allontanò da lei con l’ennesima onda d’urto e questa volta mi ritrovai vicina a Leo.
    Con una mano continuava a tenerci bloccati contro la paratia, per impedirci di fuggire, ma la navicella era totalmente fuori controllo ed era troppo distratta per badare a noi come avrebbe dovuto.
    “Devi uscire da qui!” mormorai a Leopold, indicando l’apertura proprio sopra le nostre teste. “Boba è sulla Slave I, ce la possiamo fare…” Lo incitai… Poi, lo vidi tastarsi le molteplici tasche dei pantaloni, in cerca di qualcosa… che, con ogni evidenza, non trovò. Il suo sguardò si illuminò e subito dopo si oscurò nell’individuare l’oggetto tanto agognato proprio vicino al piede della nostra avversaria.
    Compresi all’istante che si trattava dell’olocrom contenente i dati sensibili che le Inquisitrici volevano trafugare. Non c’era modo di recuperarlo e non c’era tempo per altri scontri. Dovevamo metterci in salvo.
    “Non c’è tempo!” In quel preciso istante, disintegrai la debole morsa energetica che ci teneva imprigionati e spinsi Leo verso l’apertura nel tettuccio della navicella.
    La ragazza si voltò verso di noi, ma non poté reagire in alcun modo. Si concesse un momento di allerta, nel timore di ricevere un attacco, sfruttando un momento di sua evidente vulnerabilità, ma questo attacco non sarebbe arrivato. Non da me…
    Ci guardammo di nuovo intensamente e sperai con tutto il mio cuore che sarebbe riuscita a trovare una soluzione a tutto quel pandemonio… io non avrei potuto aiutarla, anche se dentro di me, una forza sconosciuta mi spingeva a farlo.
    Non appena mi assicurai che Leopold fosse stato recuperato da Boba, lo seguii con una sensazione di tristezza nel cuore, come se mi stessi separando da una persona cara… In fin dei conti, la mia avversaria aveva il mio volto, doveva pur significare qualcosa, no?
    “Ti prego, non morire… io ti troverò!” dissi nella mia mente, senza avere il coraggio di esprimere i miei pensieri ad alta voce. Sarebbe stato troppo scomodo, sarebbe stato insensato.

    Una volta al sicuro, sulla navicella di Boba, io e Leo riprendemmo fiato. Era stata una battaglia molto intensa, ma non solo a livello fisico, soprattutto a livello mentale ed emozionale. Quando c’era qualcosa che andava al di là del mio sapere, mi sentivo inquieta e le mie emozioni furono intuite anche dai miei compagni di viaggio.
    “Stai bene? Sembra che tu abbia visto un fantasma…” E mai frase fu più vera… Leo mi osservò di sottecchi e ci scambiammo uno sguardo di intesa… non era il caso di raccontare della mia sosia… non prima di aver trovato una spiegazione logica. E io quella risposta non l’avevo ancora.
    Maestro… Shay sapeva. Lui aveva incontrato prima l'Inquisitrice. Ora mi era tutto più chiaro. Avrei dovuto discuterne con lui. Perché non me ne aveva parlato? Per proteggermi? Proprio non lo sapevo, ma speravo mi avrebbe illuminato al più presto.
    Un altro forte capogiro mi fece serrare le palpebre e afferrare la poltrona del secondo pilota…
    “Dov’è? Lei dov’è?” chiesi esplorando lo spazio nei dintorni della nostra nave. Una forte apprensione mi afferrò le viscere, ma cercai di camuffare il mio vero stato d’animo. Fu difficilissimo.
    “È sparita dai radar. Noi ci siamo allontanati per sicurezza. Ma non farà tanta strada. Ha i comandi in avaria e non avrà la fortuna di incontrare qualcuno che la traini…” Boba era stato schietto e realista e il suo dire fu come uno schiaffo in pieno viso per me.
    Chiesi a Leopold di prendere i comandi in seconda e io mi sedetti dietro di loro. Non avevo voglia di parlare… non avevo voglia di discutere. In tutta sincerità, non avevo proprio voglia di pensare…
    Il senso di vuoto che mi avvolse fu enorme e avrei tanto voluto mascherarlo agli altri quanto a me stessa, perché non avrei dovuto sentirmi così...
    Ma allora perché, al pensiero della scomparsa della mia temibile nemica, io stessa mi sentivo morire?
     
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