Palazzo Imperiale

Luna

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    Annarita
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    :Lucifer:
    Il grande giorno era alle porte, un giorno epico, che avrebbe decretato la risoluzione o la catastrofe.
    Mia sorella Astrea era riuscita nel suo intento, organizzare un summit che vedesse al tavolo delle trattative tutti gli schieramenti in campo, attualmente in lotta contro i Signori Oscuri. Avevamo lavorato insieme per questo, sia sul fronte Nemesis che sul fronte Impero Galattico, non certo con l’appoggio dei loro legittimi governanti. I miei genitori erano molto scettici, per non dire astiosi. Non avevo idea di quanto il loro odio fosse radicato, potente, antico, fino a quando non li avevo visti incontrare i reali dell’Impero Lunare, Hyperion e Theia. Se avessero potuto fulminarsi a vicenda lo avrebbero fatto e percepivo questa elettricità così forte da farmi camminare sui carboni ardenti, sul filo di un rasoio sottilissimo e temevo di non essere il solo…
    Il summit si sarebbe tenuto sul lato chiaro della Luna e tutti gli ospiti, compresi noi, eravamo giunti due giorni prima. Pochi convenevoli ma tantissima burocrazia! Avevo la sensazione di stare ancora trattenendo il respiro e non credevo che l’avrei rilasciato prima della fine di questo incontro storico. Si erano tenuti i primi incontri tra i singoli schieramenti, si erano messe sul tavolo le richieste delle garanzie di sicurezza di ognuno, e questa sera si sarebbe tenuto un gran gala per “festeggiare” l’apertura ufficiale del summit del giorno dopo. Come a dire: divertiamoci un po’ dopo tanta burocrazia, perché da domani si affileranno le lingue e non solo quelle. Insomma, la mia speranza era che non ci sarebbero stati spargimenti di sangue inutili…
    Scossi il capo, sbuffando piano, mentre mi appoggiavo alla grande balaustra di un balconcino riparato che avevo imboccato velocemente per sottrarmi alla grande festa, almeno per qualche minuto prima di essere costretto a rientrare. Il gala sarebbe cominciato a breve e la principessa Selene, insieme al sottoscritto, avremmo fatto un piccolo discorso inaugurale. Saremmo stati noi, durante il summit, a fare da portavoce per i nostri schieramenti, tra l’altro le due parti più in lotta tra loro, nemiche storiche a dir poco. Un ruolo gravoso il nostro, che avrei portato avanti con dedizione, ma adesso… beh, adesso avevo solo bisogno di staccare la spina prima del grande debutto.
    Alcuni passi dietro di me mi convinsero che non ero il solo ad aver sentito questa necessità.
    Raddrizzai la schiena di scatto, mi voltai e incontrai le iridi cristalline della principessa Selene, un po’ colpevoli e un po’ divertite. “Vedo che siamo in sintonia anche sul posto dove rifugiarci prima di scendere nell’arena!” dissi con un sorrisetto complice, prendendole una mano e lasciandole sul dorso un bacio leggero. La sua pelle era diafana, perfetta e setosa. Non negavo l’effetto che aveva avuto su di me fin dalla prima volta che avevo posato gli occhi su di lei, giorni prima, benché ancora non avessi inquadrato la natura di quelle sensazioni.
    “Mi sa che forse l’idea del rapimento sarebbe stata meno stressante da attuare!” La sua replica fu pronta e sagace, confermando anche il giudizio che avevo iniziato a farmi. Non era una principessina tutta vizi e ozi, ma il suo ruolo di capo delle Guerriere Sailor era più che meritato. La sua combattività era evidente, ma perfettamente bilanciata da una eleganza innata.
    “Mmm, in effetti, un incidente diplomatico con effetti imprevedibili sarebbe stato più gestibile! Sento una elettricità pazzesca, come se tutti quanti i presenti fossero pronti a lanciare saette…” E non mi riferivo solo ai nostri genitori, la diffidenza era palpabile da ogni fonte, ma di certo i nostri amati governanti si giocavano la pole position.
    “Beh, siamo sempre in tempo a ricorrere a questo espediente. Ho la sensazione che domani caleranno tutte le maschere.” sospirò stanca, e riconobbi in Selene la mia stessa stanchezza, certo non frutto degli ultimi giorni. Era una stanchezza atavica, data dal peso del ruolo che avevamo deciso di ricoprire per rattoppare non un semplice strappo ma una voragine enorme…
    “I tuoi sono sempre stati così intrattabili? Perché ho sempre pensato che i miei fosse i campioni di intransigenza.” Volevo conoscerla meglio, volevo sapere come si muovevano i suoi pensieri, ma soprattutto i suoi sentimenti, al di là della maschera di compostezza che tutti noi reali avevamo imparato a indossare fin da quando avevamo iniziato a muovere i primi passi. Ciò nonostante, desideravo mantenere un tono leggero, proprio per scaricare quel momento di tensione e immaginavo che anche Selene ne avesse tanto bisogno quanto me.
    “Hai sempre pensato questo perché non avevi mai conosciuto il grande Hyperion e la sua paredra! Si sentono così nobili, nel sangue e nella morale, che chiunque provi a minacciare questa convinzione si ritrova a dover fare i conti con la loro ira. Non ingannarti, mia madre non è da meno rispetto a mio padre. Hanno fatto cose di cui non vado fiera e proprio per questo ho deciso di prendere in mano la situazione, prima in maniera nascosta, adesso mettendoci la faccia…” Ascoltare quelle parole fu come un balsamo, perché percepivo il suo ardore, la sua motivazione e questo mi faceva ben sperare.
    “Sono sempre più convinto di aver trovato una valida alleata…” Mi ritrovai a sussurrare, più vicino di quanto pensassi. Mi ero accostato a lei mentre parlavamo, entrambi con lo sguardo rivolto ora oltre la balaustra, ora sul volto dell’altro e l’elettricità aveva acquisito una nuova connotazione, per me sconosciuta. Ci stavamo studiando, non avevo dubbi che anche lei si stesse facendo le mie identiche domande: “Mi posso fidare di lui? Mi tradirà? Cosa lo spinge in questa lotta?” Ero curioso di sapere a quali conclusioni sarebbe arrivata, così come ero molto curioso di comprendere le sensazioni confuse che strisciavano sotto pelle provocandomi dei brividi inattesi.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 25/1/2024, 16:34
     
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    Ero seduta di fronte all'elegante toeletta di cristallo e specchi nella mia camera. Avevo appena fatto delle abluzioni con Sali profumati e adesso stavo acconciando i miei lunghi capelli dorati. Avrei potuto avere stuoli di servitori e cameriere, ma adoravo la solitudine raccolta di quei momenti. E adoravo l’impegno che ci mettevo in ogni singolo gesto.
    Mi osservai con attenzione e potei notare, oltre alla mia diafana bellezza, la solita vena di malinconia che colorava i miei occhi e la mia espressione.
    Era questa che aveva spinto i miei sudditi a regalarmi l’appellativo di “principessa triste”. Io fingevo di non sapere e di ignorare tali pettegolezzi. Non avevo nessuna intenzione di dare giustificazioni false o ulteriore importanza a dicerie senza senso.
    Una cosa, però, era certa: la tristezza che tutti mi attribuivano non era altro che stanchezza.
    Erano anni che lottavo strenuamente affinché le cose cambiassero. Affinché i miei genitori riconoscessero che loro non erano migliori di altri e non avevano nessun diritto di prevaricare il prossimo, a cominciare dai nostri fratelli di Nemesis e finendo con la Terra e gli esseri umani.
    Ero esausta di continuare a combattere da sola, ma non mi sarei mai arresa. Tutti gli ostacoli non mi avrebbero impedito di continuare a tentare. Non esistevano razze migliori o peggiori. Ma erano proprio le differenze tra i popoli ad arricchire il confronto e tutti noi avevano diritto a questa chance di evoluzione.
    Gli oscuri stavano mettendo in atto ogni sorta di malefatte per impedire ai terresti di proseguire lungo il cammino dell’ascesa dimensionale, ma chi erano loro per decidere le sorti di un intero pianeta? E ancora più grave, chi erano gli imperatori della Luna per impedire che venissero aiutati, perché considerati inferiori?
    Mi posi una mano sul petto per calmarmi. I battiti erano accelerati e dovetti fare uno sforzo immane per ritrovare il controllo.
    In quei giorni avremmo avuto la possibilità di riunirci per mettere tutto sul tavolo e decidere la strategia migliore per il futuro.
    Tornai a guardarmi nello specchio, gli occhi della malinconia erano spariti per lasciare spazio al furore della determinazione. Non avremmo avuto altre occasioni e non volevo proprio sprecarla.
    Dovevamo confrontarci con Nemesis e trovare un punto comune di azione. I miei genitori non potevano continuare sulla scia degli antichi rancori.
    La piena responsabilità di quanto sarebbe accaduto era sulle mie spalle e quelle di Lucifer, principe di Nemesis.
    Ero addirittura arrivata alla scelta estrema di organizzare un finto rapimento, per poter parlare con i reggenti i Nemesis, ma per fortuna avevamo avuto una notizia migliore: Astrea, la sorella di Lucifer, era riuscita a organizzare questo grande incontro tra le nostre fazioni e tentare una riconciliazione.
    L’acconciatura era perfetta e mi apprestai a indossare l’abito che era stato confezionato appositamente per quella sera: un lungo vestito di seta dal colore cangiante tra il lucido candido del tessuto e sfumature di un azzurro leggero, le spalline di velure e un decolté non troppo profondo. La sobrietà non doveva inficiare l’eleganza richiesta dai protocolli di corte per quelle occasioni. Il gran Gala stava per avere inizio e tutti avevamo bisogno di un po’ di tregua, dopo giorni di preparazioni estenuanti.

    Improvvisamente, la presenza di tutta quella gente mi causò un capogiro. Era davvero dura essere rimpallata tra gli esponenti della Luna del lato chiaro e quelli del lato scuro. Si stava tentando di creare distensione, era pur sempre una festa no?! Eppure, sembravano tutti sul filo del rasoio, pronti a sputarsi addosso quello che realmente pensavano l’uno dell’altro. Avevo provato a resistere e alleggerire i toni, ma adesso necessitavo proprio di una pausa.

    Quando arrivai su uno degli affacci a est del palazzo, il mio preferito, mi resi conto che qualcun altro aveva trovato il luogo con la vista più bella.
    Lo riconobbi subito. Lucifer si stagliava di spalle davanti a a me. Fasciato da un elegante abito di velluto color della notte. Mi avvicinai a lui e palesai la mia presenza grazie al lieve tintinnio dei tacchi sul pavimento di cristallo.
    Mi tremò un po’ il cuore a stargli così vicino senza nessun altro in giro. Eravamo stati presentati in maniera molto formale qualche giorno prima, ma non avevamo avuto modo di incontrarci di nuovo.
    Scoprii quanto era facile parlare con lui. Scherzammo delle nostre battutine stupide e ci confrontammo amabilmente sulle nostre rispettive famiglie.
    Notai che avevamo davvero un sacco di punti in comune e per un brevissimo istante provai a non sentirmi sola contro tutti.
    Quando alla fine, mi definì una sua alleata ebbi un piccolo sussulto.
    Mille dubbi mi affollarono la mente e la sensazione di non essere sola, tornò prepotente a bussare alla porta del mio cuore.
    Non mi volevo illudere. Sapevo che stavamo per affrontare un incontro epocale, che mai era avvenuto prima negli annali della nostra storia eppure… fino a qualche ora fa sentivo che tutto potesse crollare da un momento all’altro. Che l’equilibrio precario faticosamente raggiunto potesse sgretolarsi in minuscoli granelli di sabbia… e adesso? Una fiammella di speranza animò il mio sguardo e un sorriso carezzò le mie labbra.
    “Spero ti riferisca a me come ad un’alleata per portare la pace e non solo un’alleata di sventure, visto le famiglie che ritroviamo!” aggiunsi con un pizzico di ironia…
    Dovevo esorcizzare le emozioni prorompenti che mi avevano avvolto quando mi ero accorta di essere fin troppo vicino al suo viso, alle sue labbra. Mi sovrastava di una spanna e io potevo ritenermi tutto fuorché bassa, ma lui era lì, a guardarmi con due occhi tanto intensi…
    Poi, la mia battuta ottenne il risultato sperato: si riscosse e tossicchiò leggermente. Tornando a guardare di fronte a sé.
    Io tirai un profondo sospiro di sollievo.
    Odiavo sentirmi vulnerabile e quello non era il momento adatto per cedere a stupide sensazioni o sentimentalismi.
    “L’alleanza che mi aspetto da te ha molte sfumature. Possiamo fare grandi cose insieme. Da anni lottiamo contro i pregiudizi e i rancori che hanno legato e diviso il nostro popolo…” il suo ardore era palpabile, ma gli posi un mano delicata sull’avambraccio per fermare il suo discorso.
    “Credimi, io la penso esattamente come te… non sono io quella da convincere. So bene che il nostro popolo è uno e queste assurde divisioni sono solo una scusa per non affrontare la realtà"
    Strinsi leggermente la presa per fargli notare la mia vicinanza, ma fu un gesto avventato. Perché l’elettricità che poco prima avevamo spezzato, tornò ad avvolgerci…
    “Hai ragione, principessa. Dovrei attendere fino a domani per la mia convincente arringa. Questa sera dovremmo solo rilassarci e tentare di goderci la festa. Che ne dici?” Mi rispose con un sorriso ammaliatore.
    Feci per togliere la mia mano dal suo braccio, ma lui con un gesto casuale vi posò sopra il suo palmo e me lo impedì.
    Io repressi un minuscolo moto di stupore.
    “D’accordo… potremmo solo per una sera dimenticare di essere il principe Lucifer e la principessa Selene. Potrebbe funzionare…” non era una domanda la mia, bensì una constatazione. Solo la sua presenza mi risvegliava un senso di sicurezza e protezione, quando avrebbe dovuto essere un mio nemico giurato.
    Svuotai la mente e mi obbligai a non razionalizzare troppo quanto stava accadendo e quanto stavo provando.
    Feci un profondo sospiro e mi concessi un unico istante di serenità, come non avevo da tempo immemore.
    Appoggiai il capo alla spalla di Lucifer e mi lasciai cullare dal suo calore e dal suo respiro pieno.
    Un panorama mozzafiato ci scorreva davanti e mi trovai a desiderare ardentemente che quel momento non finisse mai.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 17/4/2024, 11:28
     
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    :Astrea:
    Avevo appena terminato di prepararmi per il Gala di quella sera. Un lungo abito di seta verde acqua smorzava la mia carnagione particolarmente pallida, insieme al colore candido dei capelli acconciati alla perfezione.
    Gli occhi neri come la pece stonavano con il resto della mia apparenza eterea, ma proprio lì dentro era racchiusa tutta la mia fervida personalità. Mi rimirai allo specchio e afferrai i miei inseparabili guanti da sopra la toeletta. Li indossai, mi arrivavano fino a sopra il gomito e mi sentii al sicuro. Erano il mio scudo.
    Ero una sacerdotessa depositaria. Il mio tocco era molto pericoloso, almeno secondo la mia visione. Non avrei mai voluto obbligare un essere ad amarmi, a servirmi, a proteggermi. Non sarebbe stata una libera scelta, ma un incanto che le mie dita creavano sui poveri ignari. Per questo motivo mi ero costruita un mondo fatto di solitudine e riservatezza.
    Svolgevo le mie mansioni ritualistiche e poi mi ritiravo in compagnia di me stessa. Avevo consapevolmente represso la mia naturale indole allegra e gioiosa, per lasciare spazio a una versione di me fredda e calcolatrice. Non potevo permettermi degli errori. Il prezzo sarebbe stato fin troppo alto e io non avevo nessuna intenzione di pagarlo.
    Avevo atteso a lungo quella serata e in particolare l’intera settimana. Era un evento epocale che gli schieramenti della Terra, della Luna e di Nemesis si riunissero per trovare un punto di incontro. Il fatto che il tutto fosse avvenuto su mio suggerimento, mi inorgogliva.
    Ero molto soddisfatta anche che i reggenti lunari avessero accettato di ospitare l’evento nel loro palazzo. Ero certa si fossero sentiti prediletti e lusinganti dalla mia proposta. L’adulazione era un’arma necessaria per raggiungere obiettivi di vitale importanza. D’altro canto, però, aver ringalluzzito l’ego degli imperatori, mi aveva portata a chiedere a tutta la mia famiglia un compromesso non da poco. Avrebbero dovuto dare un segno di apertura verso una possibile riconciliazione. I miei genitori erano fermamente contrari, ma dietro mie veementi insistenze, non avevano avuto altra scelta, se non assecondarmi.
    Raggiunsi la Sala Grande per il Ballo, ma ero in anticipo. Gli ospiti si stavano ancora radunando e stavano intrattenendo i primi approcci diplomatici in vista dell’incontro ufficiale, che si sarebbe tenuto l’indomani.
    Sperai ardentemente che approfittassero della serata solo per rilassarsi e non per alimentare antichi rancori.
    Il mio obiettivo era individuare la principessa Selene e mio fratello Lucifer.
    Avevo bisogno di parlare con loro prima del grande giorno per dargli delle dritte importanti, che avrebbero cambiato le sorti delle nostre alleanze.
    Tutti si erano stupiti della mia proposta affinché gli schieramenti si incontrassero e nessuno di loro conosceva i motivi che mi avevano spinta a tanto. Non dovevano sapere, non potevano sapere.
    Una cameriera mi informò di aver visto la principessa Selene dirigersi verso una delle balconate più prossime e, in quel frangente, percepii con chiarezza anche la presenza di mio fratello. Come avevo previsto erano insieme e pure prima di quanto mi aspettassi.
    Arrivai silenziosa alle loro spalle. La loro già spiccata confidenza mi diede ulteriori speranze sulle richieste che avevo da fargli e sull’esito della nostra discussione.
    Un discreto colpo di tosse mi aiutò ad attirare la loro attenzione. Si voltarono verso di me con aria stupita e, subito dopo, un sorriso addolcì l’espressione di Lucifer. Il suo affetto incondizionato, ogni volta, mi lasciava senza parole. Sebbene io non fossi mai stata una sorella molto espansiva, speravo che lui conoscesse i miei sentimenti. Lo amavo più di quanto riuscissi a manifestare.
    Anche Selene mi accolse con un sorriso caldo. Dovevo parlargli. Ancora non lo sapevano, ma sarebbero stati l’ago della bilancia in quella riunione e avevo un disperato bisogno della loro collaborazione.
    Le immagini del sogno, che avevo fatto pochi giorni fa mi sferzarono la mente, come un film di istantanee. Mi tolsero per un attimo lucidità e persi contatto con la realtà. Barcollai e Selene fece per venirmi incontro e aiutarmi. Io sollevai una mano per fermarla sul nascere e Lucifer la trattenne con delicatezza per il braccio. Lui sapeva bene quanto odiassi il tocco altrui e quanto ne rifuggissi strenuamente.
    “Tutto ok, principessa! Non ti preoccupare.” Mi affrettai a tranquillizzarla.
    “Ne sei sicura?” insistette premurosa.
    “Assolutamente sì!” Risposi convinta. “Cercavo proprio voi due. Avete un momento da dedicarmi? È importante che vi parli prima di domani.”
    “Ma certo! Per te va bene, principessa?” chiese Lucifer con garbo.
    “Ovvio che sì! Dicci pure.” ribatté Selene. Poi si guardò intorno e prima che proseguisse la interruppi.
    “Non vi è necessità di spostarci altrove. È meglio non dare nell’occhio e che il nostro incontro rimanga confidenziale. Non vorrei mai fare insospettire i nostri ospiti. Sappiamo entrambe che non sarebbe così difficile.” La mia voce era ferma e quasi austera. Addolcii il tono per evitare di apparire ostile. Era l’ultima cosa che volevo. Non ero abituata ad incontri formali e diplomatici. Ero più a mio agio nei templi e nelle ricorrenze ritualistiche che mi appartenevano. “Innanzitutto, vorrei ringraziarti per aver accettato il mio invito. So bene che non deve essere stato semplice convincere la tua famiglia. Credimi, è stato lo stesso anche per me!” volevo davvero far trapelare la mia calda gratitudine.
    “Figurati! Sono stata felice di non dover rischiare un incidente diplomatico per poter parlare con voi.” Chiaramente si stava riferendo al mancato finto rapimento. Ero d’accordo con lei. Quell’azione avrebbe portato a conseguenze a dir poco nefaste.
    Ero stata proprio io a fermare tutto. La mia visione era stata chiara e avremmo potuto evitare un simile rischio. Purtroppo, non potevo rivelare i miei sogni e il futuro che avevo intravisto.
    Lucifer e Selene si sarebbero innamorati perdutamente e il loro amore sarebbe stata la pietra su cui costruire la Pace e nuove alleanze. Avrei dato solo degli input che li avrebbero condotti verso il loro destino. E il fato non riguardava solo loro come coppia, ma un intero universo.
    “Domani, alla riunione, è molto importante che venga proposto un programma di scambio. Solo così sarà possibile che tutti gli schieramenti in campo si conoscano meglio e sarà più facile giungere a un accordo. La diffidenza impera e chiedere fiducia sulla base del nulla mi sembra quasi utopistico, irraggiungibile.” Selene e mio fratello mi guardarono interessati e incuriositi dalle mie parole.
    “Un sistema di scambio? E in cosa dovrebbe consistere?” chiese Lucifer.
    “Gli schieramenti si mischieranno. Ci saranno delle visite reciproche, di modo da comprendere meglio gli usi e i costumi di ognuno.” I due si guardarono scettici e prima ancora che potessero rivolgermi la loro perplessità: “Comprendo il vostro scetticismo ma, credetemi, è l’unica via per riconciliare tutti e spingerli a collaborare.” Ero irremovibile, allo stesso tempo, però, anche loro avevano diritto a un’opinione.
    “Sappiamo bene che una simile proposta potrebbe rischiare di mandare all’aria l’intero summit, Astrea!” Selene tentava ancora di trovare una spiegazione logica alla mia proposta, ma io non potevo rivelare oltre sulle mie certezze. Quegli incontri sarebbero stati fulcrali.
    “Capisco, ma dobbiamo fare un tentativo. So di non potervi dare elementi di prova sull’esito positivo di questa storia. Dovrete fidarvi di me!” Lucifer mi osservò con attenzione. Lui conosceva le mie capacità di preveggenza, anche se non ne parlavamo mai apertamente. Mai!
    “Selene, credo proprio che dovremmo tentare” disse rivolto alla principessa. “Se mia sorella dice ciò, ha di sicuro i suoi buoni motivi. Anche lei ha a cuore la sorte dei nostri pianeti. Io mi fido!” Il suo supporto riscaldò per un attimo il cuore gelido che, ormai, mi ritrovavo nel petto e gliene fui grata. Selene annuì e io tirai un silenzioso sospiro di sollievo.
    “Bene! Ho qui la lista di come gli schieramenti potrebbero incrociarsi. Sono solo dei suggerimenti, ma sono certa che domani, alla riunione, farete in modo che vi ascoltino. Avete innate capacità di persuasione.”
    Sapevo bene che all’indomani di quell’evento epocale, tutto sarebbe cambiato e nuove relazioni sarebbero nate per condurre i nostri popoli, in lotta da millenni, verso una riconciliazione pura e duratura.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 17/4/2024, 19:28
     
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    Come previsto dagli accordi preliminari al summit, lo stesso si sarebbe svolto nel grande salone delle feste del Palazzo Imperiale. Questo perché non vi sarebbero stati troni o seggi di favore, ma quattro grandi tavoli ai quattro lati del salone, ognuno con i propri rappresentanti.
    A Nord vi erano i reali di Nemesis accompagnati dai 4 Arcangeli e le 2 Virtù rimaste.
    A Sud vi era la Famiglia Imperiale al completo accompagnato dalle 4 Sailor Senior e noi 4 Junior.
    A Est i rappresentanti Terrestri con il General Franklin con il solo Tenente Colonello Washington, ma anche il Generale Flynn ed il Presidente Trump, oltre altri esponenti del Governo.
    A Ovest i 3 Draconiani rifugiati, attualmente nascosti sulla Terra. Tre perché il quarto Ryo, attualmente era ancora detenuto presso la Croce Nera.
    Tuttavia prima dell'inizio dell'incontro, ci sarebbe stata un'introduzione tenuta da me per gli Olimpi e da Djibril per Nemesis. Questo voleva essere un modo per far comprendere di come entrambi le parti deponevano ogni barriera e difesa e raccontavano per la prima volta, con verità, la loro storia... e lo facevano nei confronti di due schieramenti che da sempre consideravano inferiori e non degni di tale privilegio.
    Per tale impegno così importante indossavo la mia divisa ufficiale da Sailor. Era raro che in realtà la indossassimo la consideravamo un'alta uniforma solo per eventi ufficiali, di solito diplomatici e/o politici -come in quel caso, oppure in caso di veri e propri importanti scontri bellici.
    Per tutte le Sailor era simile, con una parte alta di armatura dorata, con dettagli incisi però diversi in base al pianeta di origine che ne identificava lo Starseed. La differenza stava anche nei monili scelti, nell'acconciatura ed in altri piccoli dettagli che ne disegnava usi e costumi relativi alle nostre origini.
    L'unica parte in tessuto leggero era il gonnellino, di colori diversi per ognuna di noi.
    Le leghe usate, come anche per gli stivali che apparivano come pesanti indumenti in oro massiccio, erano in una lega rara e completamente sconosciuta agli umani quanto ai Draconiani, che si trova nel cuore della Luna.
    Nel dettaglio il mio micro gonnellino era di un rosa tenue, come gli orecchini che parevano filamenti luminosi fuoriuscire direttamente dai lobi delle mie orecchie.
    Quando ero una Sailor, la mia acconciatura era di tradizione popolare. Tutte le giovani del mio pianeta la indossavano il giorno della cerimonia in cui passavano dalla fanciullezza all'età adulta. Aveva un gran valore per me e per questo era la mia acconciatura di battaglia.
    I lunghi capelli biondi erano raccolti in uno chignon sopra il capo fermato dietro con un fiocco dorato. Il resto dei capelli formava 4 trecce. Due che cadevano lunghe fino ai miei fianchi e due che disegnando un cerchio tornavano nello chignon.
    Appena alzata non mancai di notare lo sguardo del General Franklin seguirmi, era la prima volta che mi vedeva così e sicuramente per la prima volta intuiva la mia vera età. Retaggio ed eredità. Era come se nelle nostre veste ufficiali non ci nascondessimo più e chi fossimo e quanto antiche fossimo divenisse chiarissimo.
    "A tutti i presenti, benvenuti" esclamai solenne, dal centro della sala. La mia voce risuonava con grazia ed eleganza.
    "Mi è stato chiesto di preparare un'introduzione a questo meeting per i nostri ospiti... non sono di molte parole, dunque mi perdonerete se per favorire il mio proverbiale ermetismo, sarà schietta ed a tratti rude" nel dirlo, vidi il Generale alzare un sopracciglio. Non mi scomposi, anzi feci qualche passo nella direzione del tavolo Terrestre.
    "Iniziamo con il dire che tutta la Galassia, sì compresi gli abitanti di Nemesis... sono Olimpi. Tutti, tranne voi..." dissi con voce cadenzata. Sicura e ben ferma. I miei occhi puntati in quelli del Generale.
    "La vita sul vostro pianeta si è sviluppata ben dopo della nostra nascita... questo ci ha permesso di evolvere dimensionalmente in modo uniforme... i nostri pianeti hanno viggiato sempre sulle stesse frequenze e quando voi aprivate per la prima volta gli occhi su questo universo infinito... noi eravamo già a frequenze che, voi ad oggi, non avete ancora nemmeno sfiorato..." so che apparivo antipatica e spocchiosa, ma non mi importava. Era la verità no?
    Il tempo di notare quanto il Generale fosse incomodo, che la mia attenzione era ora rivolta ai Draconiani.
    "L'arrivo della loro razza poi non vi ha aiutato... anzi siete retrocessi..." il tempo di dirlo che quasi mi sembrò udire i tre serpenti sibilare verso di me.
    "Ovviamente non parlo dei presenti... ammetto che esistono distinzioni... i loro Reali sono Oscuri Conquistatori, affamati a tal punto di potere personale d'aver perfino impoverito e distrutto le loro stesse genti ed il loro stesso sistema" riconobbi con onestà intellettuale.
    "La Galassia è un immenso Impero di cui, senza nemmeno saperlo avete da sempre fatto parte..." dissi voltandomi nuovamente verso i Terrestri.
    "Non importa quanti governi avete o credete di avere... Tuttavia non è un pianeta ancora degno di far parte della corte Imperiale... ad ogni, seppur ogni Pianeta ha le sue leggi, la sua economia, le sue tradizioni, etc... il loro Governo Centrale fa capo alla Corona, alla Famiglia Imperiale... e i membri più alti della nostra società, i più rispettati... l'Olimpo a cui tutte le genti guardano sono proprio loro... oltre che le Sailor, detentrici e custodi di Starseed, i rappresentanti dei singoli pianeti..." conclusi, prima di scorgere con la coda dell'occhio Djibril alzarsi e velocemente raggiungere il centro del salone. Io tornai verso di lui, ma silenziosa rimasi in disparte ascoltando come avrebbe proseguito.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 16/4/2024, 20:55
     
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    Ero indubbiamente considerato la persona più adatta per quel ruolo, non solo per le mie capacità comunicative innate, ma anche per il mio sapere mantenere la calma e proferire sempre sopra le parti.
    "Come l'algida Sailor di Cerere ha esposto, questa è realtà da cui Nemesis proviene ed ha fatto parte per molto tempo. La nostra Regina Madre, ricordo, è Eos, figlia minore dell'Imperatore Hyperion e sua moglie, l'Imperatrice Theia"
    Questo parve quasi stupire i Terrestri ed i Draconiani che immediatamente si volsero verso la donna che senza battere ciglio, non spostò il capo nemmeno di un centimetro. Da lontano il padre la fissava disgustato e la madre addolorata.
    "E' stata la nostra Regina Madre colei che è fuori uscita da questo sistema... Ha sempre creduto che tale ideologia fosse sbagliata, innalzarsi sopra di chi in nome di chi? Perché? Con che diritto affermare che un pianeta era più o meno all'altezza?"
    Nel dirlo potei notare come il Generale Franklin iniziò a pormi attenzione, un po' come se fosse un processo, ove accusa e difesa, con le proprie arringhe cercavano di spostare l'esito di un processo... ma in quel caso era un semplice esporre i fatti.
    "Queste domande hanno fomentato la sua fede in qualcosa di superiore e dopo l'unione con suo marito Astreo, credente come lei di ciò, una notte ricevettero in sogno il Libro di Enoch... un done del Galaxy Cauldron per rispondere ai loro dubbi ed indirizzarli in un nuovo percorso..."
    Nel dirlo avevo preso a camminare lentamente verso il tavolo di Nemesis, sorridendo ad Astrea e poi accennando ad un piccolo inchino a Hesperos, prima di rivolgere la mia attenzione al fratello dei due, seduto nel mezzo.
    "Per farlo l'Universo avrebbe mandato un suo emissario, colui che avrebbe guidato tutti verso la Verità... il nostro Principe Lucifer... Guardiano della Luce che io e i miei Fratelli, Paladini celestiali incarnati, siamo stati posti al suo fianco per consigliarlo e guidarlo in ciò."
    Tornai a voltarmi e tornai ad incamminarmi verso il centro del salone, la Guerriera di Cerere mi osservava in silenzio, ma tesa. Lei come tutti i presenti non capiva dove volessi andare a parare.
    "Non è mai stato nostro desiderio sostituirci alla Famiglia Imperiale, perché non è mai stata una lotta di potere, ma bensì di verità cosmica... riconoscere chi è il nostro vero ed unico Dio che ci unisce tutti... nella vita nelle sue molteplici forme..."
    Sapevo che da quel momento in poi tutto ciò che avrei detto avrebbe suscitato scalpore, ma non mi fermai... andai dritto dai terrestri e dissi loro: "Tuttavia ciò non è stato visto in questo modo dagli Olimpi e durante la loro scissione, ci fu una pesante Guerra Civile che vide la sua battaglia più feroce sulla Terra... quando i primi umani e i dinosauri convivevano... fu terribile e l'esito fu l'estinzione di ogni forma di vita... Voi siete figli di un nuovo sviluppo dell'umanità, uno derivante dalle scimmie, più povero... e retrogrado, me ne rendo conto... ma noi ci sentiamo in colpa e così abbiamo donato la nostra luce a tali animali per aiutarmi a ritrovare ciò che avevate perso..."
    Vidi il Generale Franklin allarmarsi ed il padre della mia dolce Lisbeth al suo fianco, cercare di tenerlo calmo.
    "Siamo stati complici del vostro ritardo ben prima dell'arrivo dei Draconiani Oscuri... e seppur gli Olimpi non sono d'accordo, per via di quelle divisioni e per il nostro avermi aiutato da allora fummo esiliati a Nemesis... così si chiama la parte oscura della Luna, usata da sempre come prigione. Un luogo inospitale che abbiamo saputo domare ed oggi chiamiamo casa."
    Riconobbi nel Tenente Colonello Washington un cenno lieve con il capo. Un ringraziamento silenzioso per la mia sincerità, anche se era una verità che stava dilaniando ogni loro certezza. Tutto il tavolo dei Terrestri era nervoso e sobbolliva agitato.
    "Oggi siamo qui dunque... a trovare un accordo a fronte di un nemico comune. Ognuno, seppur non lo vuole ammettere, ha uno scopo.
    Gli Olimpi non hanno mai voluto aiutare troppo la Terra per il loro essere inferiore, forse anche approfittando di questo indebolimento della stessa... capisco il vostro punto di vista di lasciare che gli umani imparino dai propri errori affinché evolvano con le proprie forze, ma forse sono stanti costretti in tale condizione ed avrebbero bisogno quanto meno di un supporto.
    Uno che noi abbiamo tentato di dare loro con "segni" che loro chiamano "miracoli", ma il cuo vero scopo è riempirli di luce e fede, spronandoli alla lotta, ricolmandoli di energia e potere per farcela.
    Entrambi di noi, però, forse nei nostri reali abbiamo un conflitto mai risolto, ed il desiderio di risolvere tale disputa nell'ago della bilancia da sempre in gioco: la conquista della Terra. Farlo tuttavia non vi renderebbe come gli Oscuri?
    Oscuri che questi Draconiani conoscono bene. Sono forse rozzi e violenti, la loro è una vendetta personale poco propensa ad un vero desiderio di aiuto... non fanno quel che fanno per evitare ai terrestri la loro sorte, quanto più per recuperare un qualcosa che ridarebbe al loro sistema vita...
    Le carte non sono completamente scoperte... questo è ciò che rende impossibile qualsiasi risoluzione al fine di tale meeting... a meno che..."

    Le miei ultime parole furono una stilettata per anche gli altri tre schieramenti, ma io non ero lì per imbonire la pillona per nessuno, nemmeno per Nemesis. Io parlavo sopra le parti, parlavo a nome dell'Intelligenza Cosmica e vidi negli sguardi dei miei fratelli il loro comprendermi in ciò.
    Tuttavia avevo lasciato la frase in sospeso e mi ero voltato verso Astrea... lei mie aveva anticipato qualcosa prima del meeting. Il tempo di guardarla che lei aveva già guardato il fratello e poi Selene che, in men che non si dica si alzarono in piedi attirando l'attenzione di tutti, mentre io e la Guerriera di Cerere tornavano ai nostri posti.
     
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