Nanda Parbat: Evie's Bedroom

Season 1

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  1. Cass-Pepper
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    :Nike:
    "Jupiter" era il quarto pianeta per distanza dal sole, ma era in assoluto il più grande del nostro sistema solare...
    Non mi era mai piaciuta l'astronomia, ero troppo pragmatica per curarmi di qualcosa di così teorico ed effimero eppure sapevo tutto riguardo Giove, come era possibile?
    Ormai non c'era giorno, ora o minuto in cui i miei pensieri non fossero rivolti all'astronomia, tanto che mi ritrovavo sempre più spesso a passare le mie serate sul tetto del Covo della Confraternita con il naso all'insù a fissare il cielo, nel cuore immagini di un mondo impossibile da raggiungere eppure così vivo e conosciuto.
    Questi erano i miei unici pensieri, mentre il vento freddo di novembre mi solleticava appena la pelle.
    "Un umano morirebbe di freddo. IO dovrei morire di freddo" pensai confusa. Su Giove la media stagionale era di -121° dunque quello che per gli umani era inverno diventava, per me, la più calda delle estati: Non avrebbe dovuto essere così, no?
    Le immagini che infestavano i miei sogni mi perseguitavano ogni volta che chiudevo gli occhi: camminavo sulla fanghiglia gassosa e rossastra, quasi come se gravitassi, senza sentire il minimo fastidio, come se lì fossi di casa. Le strade erano piene di persone, ma era come se non ci fossero... come se nulla fosse davvero importante nel mio campo visivo tranne quello.
    Il Tempio della Saggezza.
    Maestoso, bellissimo: scavato nella roccia rossastra e bianca di Giove, risplendete di Elio grezzo, con le sue alte colonne, ma i miei passi erano lenti e la distanza incolmabile.
    Annaspavo per raggiungerlo ma i miei sforzi risultarono inutili. Sentivo una forte ansia crescere in me, poderosa e indomabile, come se avessi la consapevolezza che non potessi realmente raggiungerlo.
    Sentii le lacrime pungermi gli occhi, dovevo farcela... Io... Io dovevo arrivare...

    Se potevo, cercavo di dormire meno ore possibili, così da poter evitare quei maledetti incubi che mi lasciavano, ogni mattina, l'amaro in bocca e un peso sul cuore.
    Quella, però, non era una mattina come le altre: Me lo ricordai nel momento in cui, aperti gli occhi, trovai mio fratello seduto sul bordo del letto, sul suo volto un'euforia incontenibile!
    "Buon compleanno sorellina!" esordì lui, con quel buon umore che riusciva sempre a cancellare i miei brutti pensieri e che l'aveva portato, nella vita, ad essere un incontenibile ribelle (Al contrario di me, così riflessiva e posata).
    Sentì un sorriso spontaneo nascermi sul volto, mentre sedendomi con la schiena poggiata alla testiera del letto, i capelli scompigliati mi ricadevano sulla spalla.
    "Buon compleanno a te, svitato! Non dirmi che hai aspettato tutta la notte al mio capezzale per essere il primo a farmi gli auguri..." anche se, pensandoci bene, non sarebbe stato tanto strano per lui... lo avevo visto fare di peggio!


    Edited by Señora Acero¸ - 1/9/2017, 12:04
     
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  2. Blackthorns
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    La mattina, se non costretto altrimenti, non mettevo mai piede fuori dal letto almeno fino alle undici, ma quel giorno era un'eccezione, una piuttosto importante, di quelle che si verificavano una sola volta all'anno. Le otto di mattina erano praticamente l'alba, per me, eppure eccomi lì, ben sveglio, a percorrere velocemente i pochissimi metri che mi separavano dalla camera di Evie — le nostre stanze erano praticamente adiacenti, con solo una parete di roccia non più lunga di dieci passi nel mezzo —, mosso da una fretta quasi infantile, simile a quella di un bambino il giorno di Natale. Era il nostro compleanno, un motivo più che sufficiente per perdere qualche ora di sonno.. certo, tecnicamente era solo il mio, però mi sembrava ormai strano, addirittura sbagliato, pensarla in quel modo, dopo tutto quel tempo in cui avevamo condiviso praticamente ogni cosa, come veri fratelli. Jacob e Evie. Come se i nostri nomi non potessero essere pronunciati separatamente, come se fosse implicito che dove andasse uno, l'altra lo avrebbe seguito, e viceversa. Nel corso degli anni era diventato incredibilmente difficile, per me, pensare a lei come a qualcosa di diverso rispetto a mia sorella gemella, tanto che ora mi era praticamente impossibile, un po' come immaginare un futuro che non ci avrebbe visto fianco a fianco.
    Ad ogni modo, compleanno. Doppio, per di più! Nanda Parbat non era esattamente il luogo adatto a dei festeggiamenti, anche se — con qualche accorgimento — ritenevo di poter dare un po' di vita al Covo, se solo Ezio ed Altair fossero stati dello stesso avviso ( ne dubitavo fortemente ), quindi quella sera avrei portato Evie fuori di lì per qualche ora di sano divertimento.
    ( . . . ) Mi sorprese trovare Evie ancora addormentata.. lei che, solitamente, si svegliava molto prima di me, puntuale, con una diligenza ed una costanza che io non avevo mai posseduto, ma non dovetti aspettare poi troppo, prima che aprisse gli occhi.
    « Ti voglio bene, Ev, ma passare la notte a fissarti sarebbe stato strano e pure un po' inquietante. Però mi sono svegliato prestissimo, solo per te. » parlai con un sorriso sulle labbra, appena prima di allungare una mano e portarla tra i suoi capelli, scompigliandoli in un gesto affettuoso.
    « Non penserai mica che ti lascerò passare il nostro compleanno qui dentro, vero? Sarebbe un crimine! Non abbiamo missioni in vista, quindi siamo liberissimi di andarci a— » mi interruppi piuttosto improvvisamente, interrompendo il discorso, inarcando le sopracciglia ed osservandola meglio. Avevo imparato a vedere dettagli nascosti alla maggior parte delle persone, sul suo volto, dunque mi saltarono subito agli occhi i segni evidenti della sua stanchezza, e la realizzazione mi fece affievolire il sorriso fino a disperderlo del tutto, sostituito dalla preoccupazione.
    « Non stai dormendo bene, » lo affermai con una certezza che si rifletteva anche nel mio sguardo, prima di chiedere piano, in un tono di voce morbido, nettamente diverso da quello allegro e pieno di entusiasmo di poco prima; « che succede? »
     
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    Ridacchiai scuotendo vivacemente il capo, per potermi così alzare da letto e prendere velocemente le distanze da lui. Sapevo quanto era bravo a leggermi e questo non mi piaceva. Non in quella situazione in cui io per primis mi prendevo per matta.
    "Cosa dovrebbe succedermi?" chiesi quasi a volerlo incitare a spiegarmi cosa pensasse mi stesse succedendo, quando in realtà il mio unico desiderio era deriderlo sperando di poter chiudere velocemente così quella storia.
    Vicina alla mia cassapanca tirai fuori uno dei pochissimi abiti che non avevo da Assassina, far parte della Confraternita appariva molto come aver preso i voti soprattutto se si considerava che vivevamo in modo semplice oppure che indossavamo così spesso la divisa che erano rare le volte in cui potevamo essere normali civili. Ma questo lo sapevo fin da bambina, avevo abbracciato da subito quella vita con devozione e decisione che a mio fratello erano sempre mancati.
    "Ti conosco da 170 anni Evie, credi davvero di riuscire a liquidare la faccenda così?"
    Jacob non si era alzato dal mio letto, anzi con una gamba piegata sullo stesso mi stava guardando come chi non amava essere preso in giro, potevo dargli torto?
    Mi ritrovai dunque a buttarmi sul letto accanto a lui, con ancora in mano gli abiti civili che avrei indossato per godermi con lui quella giornata da semplici fratelli che si godono il loro compleanno.
    "E' che sto facendo degli incubi... strani..." aggiunsi in un secondo momento, alzando un attimo gli occhi al cielo, non sapendo bene come spiegarglielo perchè insomma non era solo fare brutti sogni era sentirmi... diversi... e non capirne il motivo.
    "Non parlo di incubi normali... come spiegartelo, sono... sono reali nella loro follia... e forse riuscirei davvero ad archiviarli solo come incubi se non fosse che a volte mi ritrovo a viverli anche ad occhi aperti... Jacob ti sei mai chiesto perchè io non soffro il freddo?" gli chiesi poi improvvisamente spiazzandolo, come se avessi cambiato discorso, ma in realtà no. Nella mia mente stavo seguendo alla perfezione un determinato filo logico.
    "Anche durante gli inverni più freddi che abbiamo affrontato a Londra io... io mi rotolavo nella neve praticamente con la vestaglia da notte e... e non rabbrividivo... e quando sono caduta in quel lago ghiacciato? Te lo ricordi? Non potevamo accendere un fuoco per essere localizzati e la logica mi avrebbe voluto morta per ipotermia, ma... non è successo... Forse questi non sono solo sogni, forse sono ricordi o informazioni su di me che non sapevo di avere..." glielo dissi nel modo più chiaro e diretto di cui ero capace.
    Non era da me girare intorno alle cose e tanto meno con lui, mi ero abituata nella mia lunghissima vita a fidarmi di lui al cento per cento perchè lui era una mia appendice, era la mia metà. Noi insieme eravamo Jacob ed Evie, non separati.
    Dunque buttai fuori tutto e rimasi a guardarlo confusa e nervosa, mentre con le mani non davo tregua alla povera maglia che avevo in mano. Avevo bisogno di lui in quel momento più che mai...
     
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  4. Blackthorns
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    Mi stravaccai per bene sul letto, non dando alcun segno di essermi allarmato, alle parole — comunemente definibili assurde — che erano uscite dalla bocca di Evie, ma tranquillo non lo ero per niente, in realtà. Ero stato avvertito, talmente tanti anni prima che solo pensarci mi faceva sentire sul punto di avere un enorme mal di testa, di quelli che solo dopo una sbronza colossale si potevano provare, che una cosa del genere sarebbe potuta succedere, ma ovviamente, trattandosi di me, non mi ero preoccupato di una simile eventualità, liquidando la questione troppo rapidamente. Non avevo ritenuto necessario fasciarmi la testa prima di romperla, ed eccomi lì, a farci i conti centinaia di anni dopo, preso alla sprovvista e senza una precisa idea di come fare, a distoglierla da ciò che realmente le stava succedendo. Non che quello fosse un gran problema, comunque; inventarmi piani sul momento era grosso modo la mia specialità, quindi sarebbe stato esattamente ciò che avrei fatto anche in quell'occasione.
    L'idea di mentirle non mi piaceva un granchè, c'era da dirlo, tuttavia l'eventualità che, una volta scoperte come stavano le cose, avrebbe deciso di allontanarsi dagli assassini — ma soprattutto, a chi volevo prendere in giro, da me —era quello che, più di tutto, non sopportavo e temevo.
    La guardai accigliato, quindi, palesando sul volto un'espressione incredula ed anche un po' ironica.
    « Oh, andiamo! Cos'altro credi che potrebbero mai essere? Le conseguenze di un rapimento alieno? » tentai di metterla sul ridere, ma quando voltandomi verso di lei la vidi ancora pensierosa e tesa mi feci più serio, buttando fuori un sospiro. Non sarebbero bastate un paio di battute a mettere a tacere i suoi dubbi, ormai lo sapevo, anche se ci avevo sperato comunque — così come avevo sperato, prima che iniziasse a spiegare, che si trasse soltanto di sogni un po' più strani del solito.
    « Evie, sul serio.. saranno solo suggestioni particolarmente realistiche, sono sicuro che non hai niente di cui preoccuparti. Il giorno del tuo compleanno, poi! »


    Edited by Blackthorns - 2/3/2017, 09:28
     
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    Quando se ne uscì con la battuta sul rapimento alieno finì che mi alzai dal letto, non prima di avergli lanciato addosso gli abiti che ancora avevo in mano ed ero intenzionata di indossare quel giorno. Se lo meritava, compresa l'occhiata torva che non mi lesinai di fargli. Odiavo quando mi faceva sentire una pazza, perchè per quello ci stavo già riuscendo benissimo da sola senza che lui mettesse il dito nella piaga.
    Tuttavia fu la sua successiva frase che mi fece per un micro secondo dimenticare quanto fossi arrabbiata con lui in quel momento e mi fece sciogliere nella consapevolezza che probabilmente aveva ragione e io mi stavo solo facendo degli inutili voli pindarici.
    "Ok. Ok. Chiudiamo la questione, probabilmente hai ragione tu e io mi sto solo facendo suggestionare da non so nemmeno io cosa..." ironizzai decidendo di darmi una calmata e godermi quella giornata che sapevo si sarebbe rivelata intensamente e magicamente interessante.
    "Ma dovrai impegnarti molto a fondo Frye, sappilo, perchè quella sul rapimento alieno me la sono legata al dito... dunque, come minimo questo vuol dire razione doppia per me di pancakes!" quindi lui mi avrebbe dovuto cedere la sua di razione, che gli piacesse o meno!
    Gli feci l'occhiolino e dopo aver recuperato finalmente quello che avevo deciso da mettere, mi fiondai nel bagno on suite. Il Covo era un luogo semplice, senza fronzoli e chissà quali lussi, ma ogni Assassino aveva un proprio spazio personale: una camera da letto che poteva arredare come meglio voleva, con all'interno un piccolo bagno personale. Di fatto era l'unico posto in cui ogni singolo adepto poteva riservarsi un proprio spazio privato, in quanto tutti gli altri luoghi del covo erano condivisi e fatti per stare insieme tra conoscenza e addestramento.
    Ciò che non seppi, una volta entrata in bagno per cambiarmi, fu che appena mio fratello era uscito dalla mia stanza per raggiungere il grande salone ove si consumavano i pasti, era che si era scontrato con qualcuno che -involontariamente (o no?)- aveva ascoltato l'intera nostra conversazione.
     
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4 replies since 21/2/2017, 10:27   226 views
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