Present Day #2018: Monteriggioni

Season 3

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    :Ezio:
    ”Così i quadri rappresentano coloro che hanno fatto parte del complotto... e tu li hai uccisi uno ad uno...”
    Mi appoggiai sovrappensiero alla grossa scrivania che troneggiava al centro del mio studio privato. Quello era il mio sancta sanctorum, dove nessuno aveva mai avuto il permesso di metterci piede al di fuori del sottoscritto. Ma ovviamente, per mio fratello Federico, avevo fatto un'eccezione più che volentieri.
    In questa stanza, nel sottotetto di Villa Auditore, tutto era rimasto identico a come lo avevo voluto secoli prima. Per quanto il mondo fosse cambiato in maniera impossibile da immaginarsi per chi era vissuto nei secoli passati, questo luogo era cambiato di pochissimo: gli arredi e le stoffe che si erano rovinate per via dell'usura erano stati sostituiti con materiale identico, con lo specifico obiettivo di mantenere tutto immutato.
    Dopo la distruzione quasi totale avvenuta nel 1500, per lunghi anni non avevo avuto la possibilità di ristrutturare l'intero borgo dallo scempio delle truppe papali comandate dal Borgia, e comunque era troppo forte il dolore del ricordo, associato all'uccisione di zio Mario...
    Quando poi il recupero dell'eredità della nostra famiglia fu terminato e tutto ritornò all'antico splendore, avevo deciso di affidare la cura e la manutenzione a delle persone fidate, che si tramandavano il mio segreto da una generazione all'altra.
    Le mie visite lì erano irregolari, e potevano passare anni senza che vi facessi ritorno, oppure potevo essere ospite per lunghi periodi, dato che Monteriggioni aveva sempre rappresentato il luogo nel quale mi rifugiavo quando avevo bisogno di riflettere, di riorganizzarmi, o semplicemente... di ricordare.
    Ciò che era rimasto originale era solo una cosa: la collezione di ritratti che rappresentavano i congiurati del complotto che aveva portato alla condanna per tradimento di mio padre, Federico e Petruccio.
    Scegliere l'antico Covo degli Assassini Italiani mi era sembrato il luogo migliore per effettuare l'addestramento del nuovo Assassino. Compito in cui mi stavo impegnando anima e corpo, dato che mi permetteva di passare molto tempo insieme a mio fratello, di ritrovare le ragioni delle nostre origini e di riallacciare i fili tranciati.
    Lo avevo preso anche come se fosse una vacanza, una sorta di pausa dal ruolo di Mentore che mi era pesato sulle spalle troppo tempo.
    In più, questo periodo di riflessione mi aveva permesso anche di essere più libero o meglio, meno sotto gli occhi di tutti. Avevo potuto muovermi con ancora più discrezione di quella che solitamente usavo.
    Avevo a cuore certi miei segreti, ed uno in particolare più degli altri. Pandia era partita subito dopo la ricostruzione dell'Impero Galattico, per seguire i nuovi imperatori e per imparare a rivestire il ruolo importantissimo che le spettava per diritto di nascita, quello di principessa e consigliera.
    Per quanto non pretendessi da lei nulla di quello che di solito ci si potrebbe aspettare da una coppia di amanti, ovvero il bisogno di stare insieme e di pianificare un futuro comune, erano ormai passati diversi mesi, nei quali avevo ricevuto sporadiche notizie da parte sua. Non volevo cedere alla preoccupazione, per mille e più motivi diversi, ma cominciavo seriamente a sentire la sua mancanza. Sotto molti punti di vista.
    ”Non tutti, per la verità. Mancano quelli di Francesco Pazzi e Uberto Alberti, che erano troppo malridotti per essere recuperati dopo l'assedio del Borgia, ma...” Fissai il mio sguardo nel suo. La commozione quasi mi impediva di parlare. ”... hanno pagato tutti con la propria vita per ciò che avevano osato farci. Tutti. Nessuno escluso. Ci ho messo decenni per scoprire le loro trame e per trovarli, ma non gli ho dato nessuno scampo”
    Era stato giusto? Ne andavo fiero? Avevo passato molte ore a raccontare a Federico di nostro zio Mario, il fratello di nostro padre, e di quanto lui fosse stato la mia guida e la mia coscienza a lungo, prima di trovare la mia.
    Quando avevo finalmente capito che una vita vissuta con onore era un bene troppo prezioso per sprecarlo alla ricerca di una vendetta che non avrebbe cancellato il tormento dalla mia anima, ero diventato una persona migliore.
    Questo era quello che cercavo di insegnare a Federico, portandolo a vedere con i suoi occhi il risultato delle mie azioni.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 2/11/2018, 20:13
     
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    :Federico:
    Il lungo viaggio che io ed Ezio avevamo percorso lungo tutta la penisula italica oltre che all'infuori dei suoi confini, sui passi della storia di mio fratello dopo la mia morte, si concluse con il ritorno a casa. A Monteriggioni, un luogo che in realtà io non avevo mai conosciuto come zio Mario. Lì Claudia ci stava aspettando, si era presa un periodo di aspettativa dai Discendenti per il desiderio di passare del tempo con me ed Ezio. Lì ci ritrovammo a vivere come ricordavo seppur i miei fratelli nel tempo erano cambiati, maturati ed erano diventanti paradossalmente più grandi di me e non intendevo solo di età quanto più anche di esperienza.
    Fu comunque un onore conoscere le loro vite, ero curioso per natura, come essere addestrato come mai ero stato interessato a fare. Dovevo riconoscere che Haytham era stato un Gran Maestro, mi aveva preparato fisicamente e questo rese l'addestramento con Ezio e Claudia, non più facile, ma sicuramente ero preparato anche figlio di ciò che in passato mi era stato insegnato.
    Ed ora lì in quel momento osservavo quei quadri con un subbuglio di emozioni che non riuscivo a spiegare.
    "Ammetto di essere invidioso... non che sia stato bello ciò che è successo e ciò che hai dovuto affrontare, ma senza dubbio è stato emozionante... quante personalità hai incontrato... ho letto di loro sui libri che Claudia mi ha dato sai? Macchiavelli, Leonardo da Vinci... personaggi passati alla storia... pensa che dei Borgia e dei Medici hanno fatto anche delle serie tv... ammetto che amo quel aggeggio che racconta storie!" dissi dandogli ancora le spalle solo per voltarmi sorridente e prendere il boccale di birra che sul camino avevo lasciato.
    Erano belle quelle serate tra fratelli, tra alcool e chiacchiere, ecco in quello sembrava che il tempo non fosse mai passato... c'era anche Claudia che ci rimproverava! Mancavano solo le donne!
    "In questi mesi ho pensato molto sai?" chiesi avvicinandomi a lui che seduto sulla scrivania mi osservava pensieroso, mentre io prendevo posto sul davanzale della finestra quella che mi garantiva una vista meravigliosa su tutto il borgo.
    "Al mio risveglio ero confuso e smarrito e lo sono stato per molto... forse per questo ho seguito Kenway... ho trovato in lui molto di nostro padre... nel suo modo di fare, nella sua severità e passione per la causa... Atlas era identico a Pietruccio pieno di entusiasmo e curiosità... non è che non mi fidassi di voi... è che non vi riconoscevo... anche se ora mi rendo conto che stronzo sia stato a riconoscere in degli estranei la mia famiglia più di chi lo era veramente..." e quello cavolo se mi frustrava. Non capivo come Ezio e Claudia non mi avessero mandato a quel paese nel momento stesso in cui ci eravamo trovati, io che avevo voltato le spalle loro, mentre loro avevano in tutti quegli anni combattuto per noi, per la nostra memoria.
    "Fratello mio spero che potrai perdonarmi, anche se si sa no? Tu sei sempre stato il più intelligente tra noi ed io... bè io il più bello!"
    Le mie parole erano sincere e piene di vero rammarico, ma alla fine rimanevo sempre Federico Auditore no? Scherzare ed avere la battuta pronta era ciò che mi caratterizzava!
     
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    :Ezio:
    Non era giusto che fosse lui a scusarsi. A chiedere perdono per non aver riconosciuto due persone che avevano poco o niente della spensieratezza e della beata ignoranza sulla vita di quando erano giovani.
    Il ricordo della nostra visita alla base dei Templari aveva sempre il potere di rattristarmi, ed ogni volta mi biasimavo per essere stato troppo impulsivo, io che cercavo in ogni modo di razionalizzare le mie azioni e le situazioni, proprio nel momento meno favorevole.
    Con Claudia eravamo piombati in quella che credevamo fosse la prigione di nostro fratello, senza poter immaginare che invece fosse il suo rifugio, ed avevamo preteso di trascinarlo via, senza la minima considerazione dei suoi sentimenti.
    Ci eravamo avventati su di lui come dei predatori. Il fatto che ci avesse respinto, che avesse respinto due estranei, era il minimo che ci potevamo aspettare.
    "Fratello mio spero che potrai perdonarmi, anche se si sa no? Tu sei sempre stato il più intelligente tra noi ed io... bè io il più bello!"
    Lo squadrai per un attimo, irrigidendo la mandibola. Voleva sfidarmi? Peggio per lui!
    Mi avvicinai con una falcata e lo sgambettai senza preavviso, mentre contemporaneamente eseguivo una leva per buttarlo pancia a terra, bloccandolo giù con il mio peso.
    Gli sussurrai nell'orecchio:”Credi davvero di essere così irresistibile? Ne riparleremo quando avrai sedotto tutte le donne che sono cadute ai miei piedi, e ti dovrai mettere d'impegno, perché ne ho presto perso il conto, ti avverto!”
    Lo liberai, così che ci trovammo seduti entrambi per terra, a fronteggiarci in uno spirito di competizione tutto maschile.
    ”Stai scherzando? Quello che tu hai fatto in centinaia di anni, io lo raggiungerò in pochi mesi, e senza neppure impegnarmi più di tanto!”
    Gli risposi con un verso, a metà tra l'incredulo e lo scherno, mentre lui rincarava la dose.
    ”...e comunque dovrai farti da parte, cominci ad essere vecchio e alla tua età le donne non ti guardano più come quando eri giovane!”
    Non so che faccia avessi fatto per lo scorno, ma Federico cominciò a sogghignare soddisfatto. La sua risata divenne ben presto fragorosa, tanto che mi ritrovai a sorridere di rimando. Il tempo trascorso si annullò, e subito dopo ci ritrovammo con le lacrime agli occhi ed il fiato corto per le risate mal dominate.
    Improvvisamente ci fermammo, in allerta, sentendo dei passi che risalivano la scala che portava alla mia stanza. Qualche secondo dopo fece capolino Claudia, le mani sui fianchi e sul viso un'espressione perplessa. Doveva aver sentito il trambusto della piccola lotta di poco prima. ”Tutto... a... posto...?”
    Federico ed io ci scambiammo uno sguardo: per un secondo, valutammo se spiegarle cosa fosse successo, sentendoci come due ragazzini sorpresi a comportarsi in maniera biasimevole. Ma poi, l'ilarità di tutto questo ci sopraffece per la seconda volta, e ricominciammo a ridere in maniera scomposta, senza prestarle la minima attenzione.
    Qualche secondo dopo, udimmo i passi di nostra sorella ridiscendere pesantemente gli stessi scalini.


    Edited by Illiana - 22/11/2018, 17:20
     
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    Voglio essere una macchia colorata in mezzo al grigiume della realtà

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    :Federico:
    Ero felice, veramente felice, come non lo ero da tempo. Forse proprio da quella sera passata a fare bischerate con Ezio, o il giorno dopo, alla festa del Magnifico.
    Da quando ero tornato in vita penso fosse la prima volta che stavo veramente bene, niente pensieri pesanti ad affliggermi, scelte complicate da prendere.
    Ero semplicemente lì, in quella stanza, a ripercorrere il passato di Ezio, la sua vita, le scelte fatte, la crescita forzata che ha dovuto compiere per potersi prendere le responsabilità che gravavano sulla sua schiena come un macigno, la rabbia che ha tentato di esplodere ogni volta che ripensava a quel giorno davanti Palazzo della Signoria, e che più volte ha rischiato di consumarlo portandolo a intraprendere una crociata contro chiunque avesse avuto a che fare con la nostra morte.
    Ringraziavo veramente con tutto il cuore che accanto alla mia famiglia ci fosse stato zio Mario. Non voglio pensare a cosa sarebbe accaduto senza di lui.
    Stare in quella stanza, osservare i visi di chi aveva complottato contro la nostra famiglia, mi aveva fatto capire davvero cosa avessero provato Ezio, Claudia e mia madre da quel giorno in poi.
    Al solo pensiero la rabbia riaffiorava. Comprendevo la vendetta ossessiva che aveva guidato mio fratello per anni. Sono sicuro che l'avrei fatto anch'io, anzi, forse io non avrei avuto la forza che ha avuto lui nel riuscirci senza perdere sè stesso.
    Mentre mi raccontava tutto mi era anche passata per la testa una follia: resuscitare quei figli di un cane per poi ammazzarli con le mie stesse mani.
    Ma erano la furia e l'orgoglio a parlare.
    Ancora dì più pensando al fatto che dopo tutto quello che i miei fratelli avevano fatto io avevo avuto il coraggio di rifiutare il loro aiuto.
    Ma ora tutto quello era passato, o almeno momentaneamente.
    L'unica cosa importante era che ci eravamo ritrovati.
    Io ed Ezio a ridere come due imbecilli per terra, Claudia che se ne andava rassegnata.
    "Chissà perchè questa situazione mi è molto familiare!" dissi fra una risata e l'altra.
    "Forse perchè fare i grulli era la nostra attività principale."
    "Eccome se lo era! Con Claudia che ormai non si faceva più domande, ormai sicura di avere due fratelli con seri problemi cerebrali."
    "Non è che la situazione sia cambiata granchè eh." Ezio si mise in piedi per poi porgermi la mano. Mi scappò un sorriso all'ironia di quel momento, a cosa mi ricordò.
    "Eh già... la nostra vita... la vostra vita non sarà stata la migliore, come dicemmo tempo fa, anzi, è cambiata nettamente. Vedendoci ora però, tutti e tre di nuovo insieme, posso affermare con sicurezza che la vita non vi ha cambiato poi tanto, o meglio, l'ha fatto in meglio."
    Sorrise anche lui, sapendo a cosa mi riferivo. "All'epoca avevamo un'idea fin troppo infantile ed idealista della vita."
    "Assolutamente... devo dire però che quella volta, con quel discorso, abbiamo portato uno sculo incredibile!"
    "Eccome, se si considera il fatto che nemmeno due giorni dopo la nostra famiglia si è sfasciata!"
    Ricominciammo a ridere. Non sapevamo nemmeno noi perchè.
    Per quanto mi riguardava, l'ironia di questo momento, all'unisono così simile e diverso rispetto a quella sera su Santa Trinita, mi dava un senso di tranquillità e ilarità incredibile.
    Tutto era cambiato attorno a me: i luoghi, le persone, la cultura. Tutto tranne me.
    Però, riavere i miei fratelli, cambiati anche loro -ovviamente-, ma ritrovando in loro i due mocciosetti che erano un tempo mi rendeva felice. I tempi erano cambiati, loro avevano vissuto e sofferto in modo inimmaginabile, ma erano ancora loro e questo era davvero quello che mi rendeva così contento.
    Ci guardammo attorno. Con il baccano che avevamo fatto molte scartoffie che erano sulla scrivania erano cadute sul pavimento.
    Mi chinai per raccoglierle.
    "Grazie, non ce n'era bisogno."
    Ezio tentò di prendere i fogli che avevo in mano. Era strano. Sembrava leggermente rigido, come se non volesse che li leggessi. Mi nascondeva qualcosa... e io l'avrei scoperto. Ecco perchè lo scansai, dando una rapida occhiata a quelli che sembravano normali documenti, quando invece fra di loro trovai una lettera.
    "Oh oh, interessante."
    "Rendimi quei fogli." mi disse con un tono intimidatorio che non ammetteva obiezioni. Peccato che su di me non avesse effetto.
    "Non ci penso nemmeno. Questa lettera è oro puro!"
    "Smetti di fare il coglione!"
    "Pandia eh? Lo sai che ora voglio i dettagli. Come ai vecchi tempi, ricordi?"
    "Dillo che vuoi finire di nuovo a terra."
    "Preferirei fosse una bella donna a placcarmi, grazie. Comunque c'è da dire che sei esagerato! Ho capito che le cose banali non ti piacciono, ma proprio un'aliena, per di più la principessa, ti sei andato a pigliare? Ti diverti proprio a complicarti le cose eh!"
    "Fottiti."
    Finalmente si è rassegnato.
    "Bene, ora raccontami tutto, lo sai che sono curioso!"


    Edited by SliteMoon - 7/12/2018, 12:19
     
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    :Ezio:
    Non doveva vederle quelle carte, nessuno avrebbe mai dovuto posarci gli occhi sopra se non il sottoscritto, era per questo che non permettevo ad anima viva di mettere piede nelle mie stanze, no?
    Ero geloso dei miei segreti, molto spesso questi mi avevano permesso di salvarmi la vita, o di salvarla ai miei alleati...
    Non sapevo se ridere di questo, del fatto che comunque era pur sempre mio fratello, avevamo lo stesso sangue e la stessa propensione a intuire le cose anche solo da piccoli particolari che nessun altro avrebbe mai notato, oppure se arrabbiarmi davvero, prima di tutto con me stesso, per la leggerezza che avevo commesso.
    La mia storia con Pandia doveva rimanere segreta non per un semplice motivo egoistico, ma perché questo legame poteva complicare i rapporti con le nostre alleate, con Selene... avevo saputo dalla sua ultima lettera dell'intenzione dell'Imperatrice di combinare un matrimonio politico per lei.
    La mia reazione iniziale era stata di accartocciare il foglio, di tentare di annullare la minaccia con un gesto che aveva solo del simbolico, niente più. Come avrei potuto evitare questo evento?
    Pandia ci era riuscita solo temporaneamente, usando l'astuzia e la prontezza che la rendevano così affascinante ai miei occhi, ma solo per poco avrebbe potuto glissare sul suo dovere di Principessa. Capivo queste cose, ero nato in un'epoca in cui i matrimoni combinati per motivi economici o politici erano la norma, quindi non mi era difficile accettarlo e non mi scandalizzava minimamente il fatto.
    “Fottiti”
    Nessuna eleganza né raffinatezza. Con mio fratello la cifra dei nostri rapporti era improntata alla più estrema naturalezza e genuinità, che trasmetteva cameratismo e soprattutto coesione reciproca.
    Quella parola era anche un segnale chiaro, che Federico, lo vedevo dal ghigno soddisfatto che aveva stampato sulla faccia, aveva subito recepito. Era una mia resa, un modo per terminare il conflitto senza cedere le armi con disonore.
    Con questo, la schermaglia era terminata. A suo favore.
    "Bene, ora raccontami tutto, lo sai che sono curioso!"
    Asciutto, a dimostrazione che la mia capitolazione non sarebbe stata completa, puntualizzai: ”Vuoi i particolari più piccanti per placare i tuoi bollenti spiriti? Beh, scordateli, quelli non li avrai mai!”
    Federico arricciò le labbra contrariato: ”Ma così togli tutto il divertimento! Da quando sei diventato tanto noioso?”
    Sorrisi lievemente. Aveva ragione, ovvio. In lui il ricordo del ragazzino che ero stato era ancora ben chiaro in mente.
    Quante ore avevamo passato a raccontarci ogni singolo particolare delle nostre avventure? Dei nostri incontri amorosi? Quanti consigli mi aveva dato? Non era solo per la differenza di età che c'era, Federico era sempre stato molto più sveglio di me, non solo nelle faccende d'amore.
    ”Mi dispiace Federico, ma questa volta dovrai accontentarti...” Con una mossa veloce gli sottrassi i fogli, tirando mentalmente un sospiro di sollievo.
    ”L'onore di questa persona mi sta particolarmente a cuore.”
    Cercai di portare il ragionamento su un campo che era familiare ad entrambi: l'onore. Il mio però non era solo un tentativo di sviare la sua attenzione, era una preoccupazione sincera.
    Non desideravo sminuire né volgarizzare la sua immagine nei confronti di nessuno, nemmeno agli occhi di mio fratello, a cui avrei concesso e stavo concedendo cose che, a livello umano, non avevo mai dato a nessuno. Lo avevo già perdonato, in cuor mio, della poca discrezione che aveva avuto nel ficcare il naso nei miei documenti, nel momento stesso in cui gli avevo lasciato il campo libero di fare domande, di infilarsi nei miei affari.
    Ma, ritornando a Pandia, una cautela simile era un atto di riconoscimento di quello che ai miei occhi lei rappresentava, ormai.
    Lei era diventata il perno dei miei pensieri, dei miei desideri. Un'attenzione simile non ero riuscito a darla neanche a Cristina, anche se in quel caso la colpa la attribuivo alla mia immaturità di quando era iniziata la nostra storia; solo in seguito ero diventato molto più discreto a proposito dei nostri incontri.
    Cercai di non perdere il filo del discorso, Federico mi stava guardando impaziente.
    ”Hai ragione, le conquiste facili non mi sono mai piaciute, e questa forse le supera tutte, ma prima, ho bisogno che tu mi giuri che rimarrà un segreto solo fra noi due!”
    “Ti giuro che me lo porterò anche nella mia prossima tomba, fratello!”
    I suoi occhi brillarono come quelli di un gatto che sta per divorare un grasso topo.
     
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