Present Day #2019: Toronto's Roads

Season 3

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    :Aphrodite:
    Mi diressi sicura verso l'immensa biblioteca di Nanda Parbat.
    Ero certa che avrei trovato lì Athena, come avrebbe potuto essere altrimenti? Conoscevo la sua testardaggine quando si trattava di recuperare informazioni dall'oblio in cui erano cadute. La conoscenza era per lei il bene supremo e non si sarebbe fermata davanti a nulla e nessuno.
    Erano giorni che non usciva da quel luogo silenzioso e polveroso che a me metteva spesso una sensazione di oppressione addosso che non riuscivo a scrollarmi tanto facilmente. Ero preoccupata per lei, che si estraniasse troppo da tutto e tutti come era già successo più volte da quando la avevo conosciuta.
    Non mi nascondevo che concentrarmi su altre persone serviva a sfuggire dai problemi che affliggevano me. Negli ultimi mesi c'erano stati molti ed imprevedibili sviluppi, ed era difficile stare dietro a tutti i mutamenti che avevano portato con sé.
    Dallo scontro con il Black Moon, alla rinascita del nuovo Impero Galattico, all'unione con Altair, alla perdita dei miei poteri... alle volte, la testa mi turbinava frenetica, e non voleva saperne di calmarsi.
    L'unica certezza in tutto il caos che avevo intorno erano i miei sentimenti, l'amore che mi legava al mio uomo. Quello sarebbe stato immutabile, per sempre, e inevitabilmente ogni mia azione ruotava intorno a questo.
    E forse, proprio per cominciare a ricostruire un terreno solido sotto i piedi, per me e per il nostro legame, avevo deciso di dedicarmi ad altre attività che non fossero solo quelle di valutare e selezionare i candidati destinati a succedermi al governo del mio pianeta, che stavano creando tensioni con Altair, che era in disaccordo con la mia decisione di abbandonare il mio ruolo di Duchessa per rimanere sulla Terra e dedicarmi interamente a lui.
    Il fatto di aver perso i miei poteri, per quanto inizialmente fu un accadimento traumatico, non si rivelò, ad una seconda analisi, troppo negativo: senza quelli, avevo ancora meno autorità per continuare a governare i venusiani, o addirittura a sostenere gli sforzi per la ricostruzione e il rifiorire di Venere. Per questo motivo la mia rinuncia non sarebbe stata così grave, e sostituirmi non una scelta troppo difficile, no?
    Spinsi i battenti della biblioteca, che cedettero senza neanche un lamento: il silenzio era assoluto.
    La luce dorata filtrava dalle alte finestre, rivelando i frammenti di polvere che danzavano luccicando nell'aria come piccoli brillanti. Le librerie massicce cariche di volumi acquistavano una forma quasi eterea, come sospese in un incanto. Il senso della bellezza che per me era innato placò per magia le mie preoccupazioni.
    Rimasi per qualche secondo in contemplazione, poi mi riscossi, ricordandomi le questioni urgenti che mi avevano condotta qui.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/9/2019, 20:22
     
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    :Athena:
    Sbuffai. Erano giorni che ero lì dentro a scervellarmi, ma niente. Niente! Era estremamente irritante.
    Alla Loggia era successo qualcosa. Qualcosa che solo io avevo visto, qualcosa di incredibilmente importante, che però avevo dimenticato.
    Era un fatto inaccettabile.
    Dovevo ricordare! Cosa era accaduto?
    Col tempo, e con l'aiuto di Jacob e Lara, ero riuscita a ricordare qualche piccolo frammento, ma niente di più.
    Ricordavo solo che ero in uno degli immensi corridoi dell'edificio, delle voci femminili non troppo distanti, forse provenienti da una stanza vicina. Mi avvicinai a una porta, guardai oltre essa e vidi delle figure completamente nere. Le voci erano indistinte, confuse a tal punto da non capire niente della conversazione. L'unica cosa di cui ero sicura è che qualcuno, non so chi, mi ha fatto qualcosa, in modo tale da farmi dimenticare. Era proprio quest'ultimo particolare che mi faceva pensare che quello di cui non avevo più memoria era una cosa importante. Altrimenti perchè colpirmi?
    Era per questo che ero in biblioteca. Era la casa della conoscenza e, da un certo punto di vista, anche la mia. L'odore di carta delle pagine ingiallite, dell'inchiostro vecchio, del cuoio delle copertine e il silenzio più totale regnavano in quel luogo e avevano il potere di calmarmi e di farmi pensare che all'interno di quell'universo fatto di libri tutto fosse possibile, che ci fosse una soluzione ad ogni cosa.
    Forse, facendo ricerche e cercando fra i libri, avrei trovato qualcosa che avrebbe sbloccato la mia memoria. Era come cercare la chiave giusta in mezzo a un'infinità di chiavi sbagliate: una volta trovata, solo quella avrebbe aperto il lucchetto.
    Mi alzai, avvicinandomi all'ennesimo enorme scaffale, a cercare libri che potessero fare al caso mio.
    Templari, Assassini, guerre, spazio, universo, miti, leggende... penso che solo con questi argomenti potrei trovare qualcosa... ciò che ho dimenticato deve per forza essere collegato a uno di questi temi...
    Portai i libri che mi interessavano al grande tavolo in legno al centro della stanza, pronta a leggerli, quando posai lo sguardo sull'enorme catasta di libri che avevo già sfogliato.
    Ne avevo già consultati 287. Mi feci cadere sulla sedia dietro di me. Ero in preda allo sconforto. Non avevo fatto progressi, ed era probabile che forse non ne avrei fatti. Mi sentivo così forse anche per il fatto che ero l'unica Guerriera rimasta con i poteri? Indubbiamente. La responsabilità in quanto Guerriera e il dovere di ricordare quello che solo io avevo visto mi stavano schiacciando e logorando, a maggior ragione considerando la scarsità di novità ottenute.
    Svogliatamente, presi uno dei libri appena presi ed iniziai a sfogliarlo, quando sentii la porta aprirsi e dei passi avvicinarsi a me.
    "Aphrodite... qual buon vento?" le chiesi voltandomi verso di lei, chiudendo il tomo che avevo appena aperto.
    "Ero un po' preoccupata. Conosco bene la tua testardaggine, e alcune volte è controproducente."
    "Sto benissimo, tranquilla." le dissi con un sorriso finto come le monete di cioccolato.
    "Davvero? A me non sembra..."
    "E tu? Sei qui solo per sapere come sto?" chiesi con sguardo scettico.
    "No, volevo parlarti di una questione urgente."


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/9/2019, 20:22
     
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    :Shay:
    Sangue e sudore. Erano questi gli odori pregnanti che mi ricordavano di essere vivo dopo settimane in cui – avrei potuto giurarlo! – avevo vissuto come una sorta di automa senza ragione, senza scopo, senza desideri.
    L’acqua che scorreva sul mio corpo nudo era gelata, ma era ciò di cui avevo assoluto bisogno per calmare la furia omicida che mi aveva visto protagonista solo poche ore prima e che faticava ad abbandonarmi. Appoggiai i palmi alle mattonelle sbreccate del misero box doccia di quella topaia che da un po’ chiamavo casa. Assaporavo il sangue che scorreva dal viso e dai capelli con una sorta di cieca indifferenza, mentre il sudore causato dallo sforzo mi bruciava gli occhi iniettati di… cos'era quel sentimento oscuro che tentava di divorarmi dall'interno? Odio? Vendetta? Paura? Rimorso? Verso chi o cosa? Erano queste le domande che mi affollavano la mente subito dopo che i miei pugnali mettevano fine alla vita di qualcuno. In realtà, non m'importava molto se le mie vittime fossero Templari o altri, ma era questo ciò che facevo: uccidevo, lasciando che il sangue e il sudore del malcapitato di turno insudiciasse i miei vestiti, le mie armi, i miei guanti, il mio volto. Cosa mi suscitava lo sguardo del moribondo? Lo fissavo con rabbia e frustrazione affinché riuscissi a sentire anche il minimo moto di pietà, ma nulla, il mio cuore restava immobile e senza un alito di pentimento. Forse, la mia scelta di lasciare gli Assassini, cosi come i Templari e qualsiasi schieramento, aveva un senso. Forse era l'unica scelta possibile dopo che Ares aveva chiaramente rifiutato ciò che sono. Chi sono, allora? Ares ha rigettato un mercenario, un assassino senza padrone e credo, un essere senza onore né pietà. Me ne convincevo sempre ogni giorno di più, mentre espletavo il mio compito di omicida. Nonostante tutto ciò, quando ero ormai certo di aver capito la mia natura – in fondo, si dice che la consapevolezza è il primo passo verso la guarigione, no? – mi ritrovavo travolto da una rabbia feroce, alienante, velenosa. Uccidevo sì e nel farlo mi guardavo con gli occhi di Ares, mentre davanti ai miei di occhi prendeva forma un altro tipo di consapevolezza: lei aveva trovato qualcuno migliore di un killer incapace di provare emozioni “buone”, qualcuno che avrebbe anche potuto essere la sua maledetta anima gemella!
    “Fottiti, Bayek!”
    Sferrai un pugno contro quelle stesse mattonelle di già precarie, sbreccandole ancora un po’ e ferendo le mie nocche audaci. Non sentivo il dolore provenire dalla ferita. Non sentivo niente. Ma la rabbia sì, la bastarda era riaffiorata subdola, tornando a torturare un nervo dolorosamente scoperto: non avevo speranze. Non riuscivo a trovare una via d’uscita da quel tunnel di odio e terrore in cui ero finito. In cosa mi avevano trasformato i sentimenti? Stavo forse meglio prima, quando non sapevo neppure cosa fossero? Ma li avevo mai davvero provati? Strinsi forte entrambi i pugni, i denti, il cuore… poi spensi il getto traballante e uscì dal box senza accorgermi di essermi quasi trasformato in un pezzo di ghiaccio. Fissai il mio riflesso nel piccolo specchio ancora intatto di fronte a me, ma solo per pochi attimi, non riconoscevo più il mio sguardo e questo sì che mi terrorizzava davvero. Mi faceva mancare il respiro.
    Mi asciugai velocemente e indossai la tenuta da Assassino, nonostante non lottassi più tra le loro fila era quella che indossavo con maggiore naturalezza, ma non volli soffermarmi neppure su questo pensiero. Era il momento di smetterla con le elucubrazioni mentali… avevo un’altra missione da compiere. No, non mi fermavo mai, non potevo permettermelo… oppure, proprio come quella sera, avrei dovuto fare i conti con me stesso. Affilai bene le armi, riponendole al sicuro nei foderi e poi mi calai sulla fronte il mio cappuccio nero, unico compagno fedele nella landa desolata in cui si era trasformata la mia non-vita.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/9/2019, 20:22
     
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    :Aphrodite:
    ”No, volevo parlarti di una questione urgente”
    Feci una pausa, raccogliendo le idee. Gli occhi di Athena erano fissi nei miei, allerta, attenti. Inaspettatamente, un sentimento quasi di invidia mi colse per lei... eravamo rimaste senza poteri, ci eravamo ritrovate ad essere come degli umani inermi, avevamo dovuto trovare altre risorse per sopravvivere ma lei... lei aveva la sua intelligenza, la sua arguzia, che traspariva dalla sua persona come una luce interna che la rendeva irresistibile. Accantonai il pensiero, un sentimento così basso per i miei standard.
    ”Si stanno verificando episodi preoccupanti a Toronto. Numerosi omicidi, commessi senza lasciare alcun indizio sull'identità del killer, né sui moventi dietro a questi reati. Manco a dirlo, chi indaga non sa dove indirizzare le indagini. E come potrebbe? Per loro Assassini e Templari sono favole del passato...”
    Ogni tanto, la scarsa stima che provavo per la razza umana spuntava ancora nei miei giudizi, nonostante Altair fosse la metà del mio cuore ed io avessi alla fine cominciato a considerarli con tiepido apprezzamento.
    ”Invece, noi che sappiamo, il collegamento lo vediamo. Tutte le vittime appartenevano ad uno dei due schieramenti, quindi...
    ”Quindi il responsabile è qualcuno che è collegato ai due Ordini, ma nel contempo non ha alcun vincolo con questi...”
    Sorrise lievemente, come stesse gustandosi il piacere del ragionamento, dell'uso della sua acutezza mentale ”La risposta è troppo semplice, e credo che anche tu sia arrivata alla stessa soluzione...”
    Annuii. ”Shay Cormac. Chi sennò? E' sparito da Nanda Parbat da qualche settimana e non ha più fatto vedere in giro la sua doppia faccia... ora è arrivato il momento di stanarlo e di metterlo di fronte alle sue responsabilità!”
    ”Sicuramente con il suo agire ha danneggiato i piani della Confraternita, mettendo in serio pericolo i suoi appartenenti...”
    Scossi la testa, impaziente e lievemente esasperata.
    ”Non è solo per questo! Cormac ha commesso un crimine ancora più grave! Ha utilizzato il vincolo sacro dell'amore ai propri fini egoistici! Non c'è nulla di più spregevole in tutto l'universo! Ma non voglio che nulla di tutto questo giunga a conoscenza di Ares...”
    Mi avvicinai di più ad Athena, abbassando la voce: ”Lei non deve sapere nulla delle malefatte di quel verme! Ha già sofferto abbastanza per colpa di quella storia, ed ora che è in un momento così delicato...”
    Presi un respiro allo sguardo interrogativo della mia compagna, rendendomi conto che, come al solito, di fronte a determinate questioni mi accaloravo in maniera eccessiva. Feci un gesto di impazienza: possibile che Athena non avesse notato nulla?
    ”Tra Ares e Bayek si sta formando un rapporto molto intimo, e sono fiduciosa che diventerà qualcosa di estremamente sacro! Lei ai suoi occhi è come una dea, mentre lui rappresenta l'incarnazione di ciò che è giusto e retto. Sono due anime fatte per illuminarsi a vicenda, e non dobbiamo permettere che quel cialtrone di Cormac possa rovinare tutto!”
    Athena si strinse nelle spalle.
    ”Beh, messa così, non hai tutti i torti, dobbiamo agire subito, ma senza nessun appiglio logico su cui basarsi, come faremo a prevedere le sue prossime mosse?”
    Trionfante, estrassi dalla tasca un foglio: ”A questo ci avevo già pensato! Questa è la lista dei crimini, con orario e luogo in cui si sono verificati. Una mente come la tua non avrà nessuna difficoltà a prevedere dove una persona sarà prima ancora che lo decida!”


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/9/2019, 20:22
     
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    :Athena:
    Dovevo ammettere che quella sua interruzione era estremamente gradita.
    La situazione non era delle più rosee. Dovevamo intervenire il prima possibile, altrimenti altri morti si sarebbero aggiunti alla lista di omicidi giù abbastanza lunga di Shay -ed era anche un ottimo modo per distrarmi dalla faccenda dell’amnesia.
    Sapevo che stava facendo tutto ciò in nome del suo amore per Ares, ma era il modo più sbagliato che potesse sceglie per dimostrarlo.
    Leggendo la lista dei crimini che mi aveva dato Aphrodite ebbi la conferma del fatto che si stava comportando come una mina vagante. Andava assolutamente fermato e per fortuna io sapevo esattamente dove e quando farlo.
    La mia preoccupazione però non era completamente rivolta al caos che Shay stava seminando.
    Cosa avrebbe detto Ares se avesse scoperto tutta questa faccenda? Era davvero giusto tenerla all’oscuro di tutto? Purtroppo, in qualsiasi modo si volesse guardare questa faccenda, la causa scatenante della furia omicida di Shay era lei.
    Dal mio punto di vista era giusto che sapesse… però ora era così spensierata, aveva finalmente ritrovato un minimo di pace da dopo che aveva perso i poteri. Grazie a Bayek stava tornando l’Ares di un tempo. Aphrodite più di chiunque altro era esperta in materia, e se era chiaro anche a me il fatto che fra quei due ci fosse intesa voleva dire che era così per forza. Non volevo guastarle nuovamente l’umore con questo fatto.
    “Ci penseremo noi due. So dove e quando Shay attaccherà questo apprendista Templare. Ares per il momento non deve assolutamente sapere nulla di ciò. Vedremo come si evolverà la situazione e a quel punto decideremo il da farsi. Sinceramente preferirei fossimo noi a metterla al corrente sin da subito -lo sai quanto può essere permalosa a volte e sicuramente mentirle o omettere una cosa del genere non aiuta- però prima dobbiamo capire esattamente cosa abbiamo fra le mani.”
    La sua espressione si rilassò. Questa situazione deve averla turbata, soprattutto per quanto riguarda Ares. Lei per prima si era accorta del legame fra Ares e Bayek e non voleva che venisse in alcun modo spezzato o rovinato da qualcun altro. Entrambe consideravamo molto importante questa missione soprattutto per il bene di Ares.
    Era davvero molto bello riavere le mie sorelle accanto a me. In quei due anni su Mercurio, anche se ogni tanto le vedevo, mi erano davvero mancate. Purtroppo solo Selene non era con noi, per ovvi motivi.
    Mi alzai e le sorrisi.
    “Andiamo, non manca molto all’ora X. Pronta per tornare sul campo?”
    “Certo, per chi mi hai preso? Io sono sempre pronta.” mi disse mentre insieme ci dirigevamo verso il corridoio.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/9/2019, 20:22
     
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    :Shay:
    Correvo, correvo a perdifiato affidandomi al mio equilibrio e all’incoscienza di cui da mesi mi sentivo parco. Quella zona periferica della città era zeppa di vecchi palazzi un po’ diroccati, ma perfetti per muoversi con agilità attraverso tetti, balconi, muretti e scale abbandonati. Non dovevo preoccuparmi di sguardi indiscreti in quel quartiere fantasma e questo mi permetteva di allentare un pizzico la tensione che di solito irrigidiva muscoli e arti. Non capivo bene perché, ma avevo bisogno di correre, forse per scaricare tutta la tensione che avevo accumulato nel tempo… forse perché – e credevo che fosse questa la risposta giusta – mi ingannavo credendo di essere libero. La velocità, il vento sulla pelle sudata, gli occhi attenti in cerca del nuovo appiglio, la mente occupata solo da questi movimenti per me vitali. Tutto ciò pareva darmi una subdola illusione chiamata libertà. Che coglione! Davvero credevo che sarei mai stato libero? Non avevo più un Credo né un padrone, eppure mi pareva quasi di sentire la pesantezza concreta di maglie d’acciaio agganciate a polsi e caviglie. Maglie che si stringevano a ogni passo, a ogni respiro, a ogni minuto che passavo in questa condizione di reietto. Eppure… non avevo la forza di prendere l’unica decisione che – forse – avrebbe significato la vera libertà per me: una lama affilata e un movimento deciso del polso. Quanto sarebbe durata l’agonia? Qualche minuto? Era nulla in confronto all’abisso che avevo dentro, era sempre più profondo e nero. Immaginai che quella soluzione avrebbe tolto un po’ di problemi ai vari schieramenti in gioco… ma c’era comunque qualcosa che mi frenava. La mia follia non era ancora giunta a tali livelli, o forse era semplice codardia? Un minuscolo barlume di me stesso forse ancora sperava che non fosse tutto perduto…
    Scossi il capo con forza e gettai al vento un urlo che costrinse un gruppo di volatili a lasciare il proprio nido per la paura! Quel movimento improvviso mi fece perdere per un attimo la presa su una ringhiera e recuperai l’equilibrio solo per un soffio: per poco non finivo dritto dritto nella bocca dell’inferno.
    Mi accovacciai per pochi secondi, il fiato corto, il cuore che quasi scoppiava nel petto per la folle corsa e la quasi caduta. Poi sogghignai, morire avrebbe risolto tanti problemi questo era vero, ma il corpo si rifiutava di farlo! Perciò avrei continuato ad essere ciò che ero fino a quando le Parche non avessero tagliato l’ultimo filo…
    […]
    Eccola la mia missione. Rannicchiato dietro una balaustra scrostata, nascosto dalla notte incombente e dalla mancanza di illuminazione artificiale, osservavo l’Apprendista Templare che mi era stato ordinato di uccidere. Il tizio era molto giovane, non aveva più di vent’anni, eppure già militava in un’organizzazione ultra centenaria. Evidentemente, i Vertici si stavano muovendo per infoltire le fila dei membri… si stavano preparando a uno scontro campale? Avevo sentito voci riguardanti misteriosi Talismani in grado di riunire i Frutti dell’Eden e renderli un manufatto potentissimo… Non avevo idea quanto ci fosse di vero in ciò che avevo udito, ma in fondo non me ne importava. Il pensiero volò per attimo alla Guerriera che mi aveva sconvolto la vita: lei sicuramente sarebbe stata in prima fila in qualsiasi guerra si sarebbe verificata, non mi aveva forse rifiutato per questo? Il senso del dovere prima di tutto e prima di me… oppure era stata solo la sua scusa migliore per levarsi dai piedi un peso? Ahhh, Shay, dannazione! Smettila di pensare a lei, è finita… finita…! mi costrinsi a tornare concentrato. Non potevo mettere a repentaglio la missione per delle fantasie da dodicenne, ero pur sempre un mercenario pagato profumatamente e dovevo portare a termine ogni compito alla perfezione. Null’altro aveva senso…
    Osservai il ragazzo, non era solo. Aveva appena terminato un incontro con altri due individui, scambiandosi qualcosa… informazioni? Non ne avevo idea. Dovevo semplicemente toglierlo di mezzo e tornarmene alla mia tana. Silenzioso come un gatto mi avvicinai al mio obiettivo, pronto a far scattare la lama nascosta e tagliargli la gola. Quella notte non avevo voglia di massacrare nessuno, la rabbia pareva essersi congelata sotto strati di gelida indifferenza. Avrei spezzato una giovane vita, l’ennesima, e sarei tornato al resto dei cadaveri che mi ero lasciato dietro nel corso della mia turpe esistenza. Mi visitavano ogni notte, ricordandomi che presto sarebbe arrivato il mio momento… e allora avrebbero trovato giustizia! Un altro sogghigno colorò le mie labbra al pensiero di quanti avrebbero festeggiato quando sarei stato dieci metri sotto terra… ma non sarebbe stato quella notte.
    Stavo per terminare la mia missione quando un forte rombo di tuono parve scuotere terra e cielo. Le orecchie mi fischiarono forte e le sentì sanguinare, d’istinto portai entrambi i palmi ai lati del capo… Cosa diavolo sta succedendo? Non si trattava certo di un normale temporale in arrivo! Il Templare che avevo avvicinato alle spalle si era voltato e – intuito un reale pericolo per la sua vita – se l’era filata correndo come se avesse i demoni alle calcagna. “Dannazione!” imprecai. Non amavo questi contrattempi ma nello stesso tempo non riuscivo a muovere neppure un passo… chi aveva compromesso la mia missione?!
    Non appena le orecchie smisero di farmi un male cane, cercai di mettere a fuoco la vista e notai finalmente una coppia di donne poco lontane da me. Ma capii subito che non erano donne qualunque… erano Guerriere!
    Raddrizzai la schiena, pronto a difendermi da un altro attacco, questa volta fisico, ma loro non si mossero.
    “Vedo che non avete perso l’abitudine di impicciarvi degli affari altrui…!” mormorai sardonico, la voce sprezzante e la rabbia che prendeva a ribollire nelle vene. Sapevo bene perché mi sentivo così, non erano Athena e Aphrodite che avrei voluto vedere in quel preciso istante! Quella mia debolezza mi rendeva un vero perdente, nonostante tutto Ares continuava a riempire la mia mente, a sconvolgere i miei pensieri, a rendermi più umano di quanto avrei voluto. Debole, ero dannatamente debole!
    Ciò che accadde subito dopo, però, fu quasi grottesco. Il cuore prese nuovamente a battere come un tamburo dietro le costole, non sapeva che potesse ancora farlo in quel modo… Era lì, lei era lì, dietro le sue compagne, le quali parevano sorprese tanto quanto me, anzi no… questo ero impossibile. Il mio sguardo si incatenò a quello di Ares… a quel punto nulla aveva più senso: la missione fallita, le orecchie sanguinanti, le Guerriere che avevano intralciato il mio cammino. Ero di sicuro giunto a una svolta, di che tipo lo avrei scoperto di lì a poco.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 24/9/2019, 20:22
     
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    "Odio ammetterlo, ma concordo con lui!" la mia voce aveva fatto calare un silenzio tombale quando le mie due compagne voltandosi mi ritrovarono alle loro spalle. Braccia conserte al petto ed il cipiglio di chi odiava essere tenuta all'oscuro delle cose, motivo per cui avanzando e passando in mezzo alle due le fulminai con lo sguardo.
    "Noi facciamo i conti a casa!" dissi guardando prima Aphrodite, che alzò gli occhi al cielo, e poi Athena che invece li abbassò. Tuttavia il mio sguardo di rimprovero e delusione non si spense nemmeno quando si posò su Shay che consumato e distrutto mi guardava così diverso ormai dall'uomo che un tempo avevo amato o forse finalmente senza la maschera che sempre mi aveva mostrato.
    "Ed eccola qui la donna perfetta, la Guerriera senza macchia... cosa sei venuta a fare mh? A sbattermi in faccia di quanto sia perfetto il tuo nuovo fidanzatino... quello che ti porti a letto?"
    La mascella si serrò digrignai i denti e sentì il calore del fuoco sacro di Marte infiammarmi ed anche se non potevo più emanare fuoco come un tempo quando la mia cinquina colpì il suo viso, voltandoglielo, gli lasciò un marchio ben visibile sulla guancia. Il calore delle mani era alto e quella più che l'impronta della mia mano era una mezza scottatura.
    "Non dare la colpa a me per la miseria d'uomo che sei diventato... Per troppo tempo ti ho creduto, ho voluto sempre cercare una giustificazione ai tuoi errori, ma tutte le possibilità che ti ho dato si sono rivelate vane. Tu non hai rispetto per nessuno, ma sopratutto non hai rispetto per te... Ma questo non mi fermerà più da vederti per quello che sei: un folle omicida che va fermato..." lo dissi senza più provare quella morsa allo stomaco, senza più soffrire all'idea di doverlo affrontare... ero pronta... lo ero in quel momento stesso, se lui avesse reagito io avrei fatto altrettanto e non mi sarei trattenuta. Lo avrei combattuto, lo avrei sconfitto.
    Entrambi eravamo tesi, sul chi va là, Aphrodite ed Athena dietro di me pronte a reagire se necessario, ma forse tra i due quello non pronto non ero io... perchè Shay dopo un lungo momento di tensione ed indecisione se aggredirmi o meno, semplicemente voltò i tacchi e sparì nella notte. Io e le mie compagne eravamo già pronte a seguirlo quando nel momento in cui stavamo per farlo la nostra corsa appena iniziata venne interrotta dall'apparire di fronte a noi di Persephone. Sempre perfetta nella sua veste di Guerriera, con l'asta al suo fianco, ci guardò con sguardo sereno, ma che celava sempre una certa rigidità.
    Già una volta il suo fare ci aveva indebolito e colpito dove più ci tenevamo e questo ci portò per forza di cose a metterci sulla difensiva seppur, paradossalmente, fossimo compagne d'armi.
    "Rilassate i muscoli Guerriere sono qui per donarvi indietro ciò che vi è stato tolto..." il tempo di parlare che puntò l'asta verso di noi, io già mi stavo preparando a parare l'attacco che avrei ricevuto ed invece ciò che provai fu un calore familiare, uno forte e potente come mai lo avevo provato, così immenso che accadde qualcosa di imprevisto: presi fuoco. Mi guardai avvolta dalle fiamme sentendomi finalmente completa, forse ancor più di come lo ero stata fino a quel momento. Mi voltai verso le mie compagne ed anche a loro stava accadendo qualcosa di strano: Aphrodite brillava di una luce intensa tanto da illuminare la notte a giorno ed Athena era avvolta dall'acqua, quasi lei stessa fosse fatta di ciò.
    Eravamo ancora incredule e confuse quando tornando normali ci voltammo piene di domande verso Persephone che, incredibilmente, ci sorrideva.
    "Avete mostrato di aver ritrovato la giusta strada... avete riavuto ciò che avevate perso, ma come avrete notato ora è più forte... ma quello non ve l'ho dato io... è cresciuto in voi in questo periodo, lo stesso in cui vi siete sentite così deboli... così umane..."
    Nessuna di noi ebbe il tempo di rispondere alla sua affermazione che così com'era apparsa era sparita e mentre ancora ci guardavamo intorno confuse, non ci rendemmo conto che qualcuno dall'alto di uno dei palazzi vicini ci guardava: Selene.
    "Come promesso mia Imperatrice hanno riavuto ciò che apparteneva loro"
    "Non è un favore che mi hai fatto Persephone, ma qualcosa che si sono meritate indietro. Detto ciò spero che manterrai la tua parola anche sul resto..."
    "Preservare la vita di Rhea? Credo ancora che sia una perdita di tempo, ma sei la nostra Imperatrice e se questo è l'ordine che hai dato a me e le Guerriere del Sistema Esterno lo rispetteremo..."
    "Desidero solo ricongiungermi con le mie Sorelle e parlare con loro della questione, se trovassimo una soluzione spero che tutte lavoreremo alla stessa insieme..."
    "Questo non posso prometterlo. Vedi mia Imperatrice io e le Guerriere del Sistema Esterno dipendiamo da voi, certo, ma siamo state costituite anche per agire lì dove le Guerriere del Sistema Interno non possono o non riescono a fare... se farete un errore o non ci saranno margini di possibilità, noi faremo ciò che c'è da fare senza se e senza ma..."
     
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