Present Day #2019: Groom Lake

Season 3

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    Ribracciare mio fratello fu un piace smisurato, certo ci eravamo mantenuti in contatto nonostante il suo viaggio in Russia ed il mio ritorno su Giove, ma adesso poter finalmente affondare il mio capo nell'incavo della sua spalla ed inalare il suo odore, mi faceva sentire a casa. Davvero a casa.
    Fui lieta degli sviluppi che tra lui e Lara c'erano stati, quanto più che quest'ultima volesse coinvolgermi in una ricerca che interessava lei personalmente, trattandosi di un lavoro lasciato a metà dal padre, ma anche la Confraternita in quanto i manufatti a cui stava dando la caccia Lara potevano essere potenzialmente dannosi se fossero finiti in mano Templare o della Trinity.
    Lara si era permessa di portare all'attenzione di Bayek, Altair ed Ezio la sua ricerca dei Talismani, cosa il padre avesse scoperto fino a quel momento, e tutti avevano concordato che non fosse saggio che tali manufatti fossero lasciati liberi di essere trovati, ancor più perchè la Trinity era già sulle loro tracce ed le loro potenzialità distruttive.
    Io dal canto mio avevo accettato con gran piacere pur di cambiare aria. Da che ero tornava avevo passato le mie giornata a "inseguire" Edward con un fare remissivo che non mi apparteneva, ma che credevo giusto in quanto parte in torto, tuttavia le sue continue remore, il suo continuare a bistrattarmi e fare il "bambino offeso" mi stava dando sui nervi.
    Ero tornata per lui. Ero tornata appena le condizioni di stabilità politiche del mio mondo me lo avevano permesso e lo avevo fatto per lui. Per noi. Per il nostro matrimonio. Volevo insieme a lui decidere che ne sarebbe stato della nostra storia da quel momento, se rimanere sulla Terra, tornare su Giove, passare del tempo un po' sull'uno o sull'altro... ma insieme e lui? Mi ignorava!
    Al che stanca gli avevo detto che al ritorno della mia missione con Jacob e Lara avrebbe dovuto darmi una risposta o accettare di parlarmi, di combattere insieme a me per noi oppure di chiudere definitivamente perchè io non potevo sprecare ulteriori mesi a inseguirlo a chiedergli di parlare...
    Ben lontana dalla mia divisa da Guerriera e ben lieta di essere avvolta nella mia di Assassina, rigorosamente Made in England XIX sec, ero in vaggio con i miei compagni su una jeep scoperchiata nel bel mezzo del deserto del Nevada.
    Ero seduta sul sedile posteriore, mentre davanti Jacob stava sul posto del passeggero e Lara guidava sicura osservando il nulla che ci circondava.
    "Tre Talismani con la capacità di riunire i Frutti dell?Eden in un unico e potente manufatto? Strano che non ne abbia mai sentito parlare..." rimuginai pensierosa, confusa, mentre mi passavo una mano sopra il mente intenta com'ero a farmi aggiornare dei due su ciò che sapevano fino a quel momento.
    "Credo sia ottimistico pensare che solo la Trinity li cerchi... Eris li starà cercando come una pazza..." dissi sicura di tale affermazione eppure possibile che nessuno di noi ne sapesse nulla? Nemmeno Selene? Non esistevano leggende o storie a riguardo nell'Impero.
    "Anche noi abbiamo poche notizie al riguardo e pensa che mio padre ha impiegato tutta la sua vita alla loro ricerca... le poche informazioni che abbiamo sono sue... Tutto nasce da una leggenda dei Discendenti, una che mia madre gli raccontò e nella quale nemmeno loro ci hanno mai posto molta fiducia..."
    "Ma il padre di Lara ha trovato molto riferimenti a questi oggetti in varie culture e mitologie... Maya, Aztechi, Egizi, Mesopotami, Inca, Babilonesi... pensa ad una cultura antica e troverai sempre tre simboli ricorrenti: la spada, lo specchio e la sfera di granato..."
    "Ciò a cui mio padre è arrivato più vicino è di identificarli con le tre insegne imperiali del Giappone: La Spada di Atsuta, Lo Specchio di Ise e la Sfera di Granato di Tokyo... io e Jacob ci siamo stati. Al Tempio di Atsuta a Nagoya, al Tempio di Ise nella prefettura di Mie ed al Palazzo Imperiale di Tokyo, ma non abbiamo trovato nulla... se non scritti ed effigi che sembrerebbero confermare la loro presenza quanto la loro scomparsa da dopo l'anno 690 quando per la prima volta vennero presentati all'Imperatore da parte dei sacerdoti del tempio nella cerimonia di insediamento sul trono imperiale. Di fatto solo i presenti alla prima cerimonia del primo imperatore del Giappone paiono essere gli unici esseri viventi ad averli visti, ma da allora se ne perdono le tracce... "
    Avevo ascoltato tutto con sommo interesse confusa, ma al tempo stesso alquanto colpita.
    "Inizio a pensare se non sia questo ciò che le Guerriere del Sistema Esterno stiano dando la caccia. Non riesco a spiegarmi altrimenti la loro comparsa qui e tanto meno la loro assenza totale di partecipazione con noi..."
    "Non hai detto che sono sempre state così? Guerriere, ma al tempo stesso soldati solitari?"
    "Sì lo sono. Giurano all'Impero Galattico Lunare ed alle 8 Colonie la loro fedeltà, così come alla Famiglia Imperiale... collaborano con noi Guerriere, ma di fatto sono da sempre state tre figurine solitarie, autonome... non è raro che a loro vengano affidate missioni di intelligence, mentre a noi quelle ufficiali... ma ciò non toglie che c'è sempre stata una sorta di comunicazione che in questo caso manca. Hanno deciso di considerarci loro nemici al pari della Trinity o dei Templari..."
    "Non si fidano sis! E' palese! La posta in gioco è alta... e forse un'Impeatrice e delle Guerriere che sono state per così tanto tempo lontane da casa e si sono lasciate "influenzare" nel loro modo di vedere e pensare da noi terrestri, dal loro punto di vista vi ha reso deboli. Corrotte. Ho visto bizzeffe di sci-fi... è sempre così, gli alieni ci considerano sempre dei trogloditi, pericolosi e ignoranti!" ironizzò Jacob mangiucchiando la liquirizia rossa che era solito portarsi in tasca, era cinico ma era vero.
    "Mi chiedo solo quanto ne sappiano più di noi..." conclusi prima di notare in lontananza un edificio delinearsi ai nostri sguardi. Il primo segno di civilizzazione dopo miglia e miglia e miglia di solo deserto e cactus.
     
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    “Se un mese fa mi avessero detto che io, tu ed Evie ci saremmo trovati nell’Area 51, a caccia di potenti Talismani, con un allarme intruso a perforarmi i timpani e una caterva di soldati davanti con tanto di M4 spianato, beh… non ci avrei mai creduto!” sussurrai quelle parole col viso rivolto verso Lara, a denti stretti, mentre mi calavo ancor di più il cappuccio scuro sulla fronte, come se con quel gesto avessi potuto affidare all’oscurità la mia presenza e quella delle mie compagne. Non avevo saputo trattenermi però dall’ironizzare, anche se – a colpo d’occhio – la situazione non poteva dirsi affatto “favorevole”. Eravamo riusciti a introdurci nell’area militare vietata solo grazie alle nostre abilità di diventare “fantasmi”, di muoverci come se davvero fossimo entità impalpabili in grado di attraversare le pareti. In realtà non si era trattato di un trucco da prestigiatori, tutt’altro. Avevamo hackerato il sistema di accesso con mezzi ultramoderni, che avrebbero fatto invidia alle migliori agenzie di intelligence… anzi, a dirla tutta, avevamo “invaso” il territorio di quella più mordace: la Central Intelligence Agency. Tuttavia, qualcosa era andato storto!
    Ovvio, perché non ricordo una sola missione in cui è filato tutto liscio come l’olio… pfff! Riflettei con me stesso, mentre mi mordevo le labbra per il nervosismo. Non sapevo perché ero tanto inquieto, forse perché accanto avevo le due donne più importanti della mia vita e temevo per loro?
    Nahhh, impossibile! Non posso aver paura che accada qualcosa di male a due guerriere che, se solo mi distraessi un attimo, metterebbero in difficoltà persino il sottoscritto! Dovevo rimanere concentrato e scattante, da questo dipendeva la nostra vita. La missione però non era andata come speravamo, non disponendo di un luogo preciso in cui cercare – e l’Area 51 non è grande mica come la mia vasca da bagno! – avevamo fatto evidentemente un passo falso. Passo falso che aveva mandato tutto all’aria! Un sensore di movimento? Telecamere a infrarossi? Non ne avevo idea, ma l’allarme anti intrusi era scattato e noi dovevamo al più presto lasciare l’edificio.
    “Dobbiamo dividerci e distrarre i militari per aprirci una via di fuga. Insieme siamo un bersaglio troppo visibile. Muoviamoci a ventaglio e cerchiamo di raggiungere il punto di incontro seguendo percorsi separati, ok?” Avevo parlato con voce sempre bisbigliante, ma ero certo che Lara ed Evie avevano recepito perfettamente: infatti sentì due assensi altrettanto bassi di tono ma decisi. Non c’era modo di tornare da dove eravamo venuti, ma l’Area 51 era famosa per i suoi corridoi/labirinti e noi eravamo in possesso di una topografia dell’edificio, benché non molto recente! Avremmo seguito vie diverse fino al punto di incontro stabilito così da creare un diversivo e agevolare la fuga. Dovevamo tornare ad essere fantasmi, questa volta però saremmo diventati letali: fantasmi Assassini!
    [...]
    Ci eravamo divisi come concordato, io mi muovevo lesto e silenzioso tra i corridoi ancora sgombri di nemici e fortunatamente qualche buon Dio aveva convinto qualcuno a spegnere il dannato allarme. Perciò adesso udivo solamente il mio respiro quasi regolare e il rumore attutito dei miei passi felpati. La concentrazione era al massimo, i sensi all’erta, le mie iridi chiare saettavano nell’oscurità in cerca di pericoli, mentre con la mente mi figuravo il percorso da intraprendere, corridoio dopo corridoio. Avevo poco tempo, già percepivo sotto i piedi il tremore di altri passi in avvicinamento: molti altri passi! Si stavano facendo sotto, presto l’intera area sarebbe stata presidiata e… la fuga sarebbe stata compromessa!
    “Sto per raggiungere la mia via d’uscita, rapporto!” comunicai velocemente alle mie compagne, tramite un’auricolare quasi invisibile ma potente. Lara ed Evie confermarono a loro volta che stavano per mettersi in salvo e questo – cosa strana per un tipo come il sottoscritto – mi fece tirare un sospirone di sollievo. Sollievo che durò molto poco.
    All’ennesima svolta – quella che, secondo i miei calcoli, mi avrebbe portato di fronte a una uscita secondaria di emergenza – rimasi impietrito sul posto, forse per un secondo di troppo. Uno dei nostri più acerrimi nemici pareva aspettarmi subito dopo l’angolo, in una mano un piccolo tablet e nell’altra una Beretta 92FS sicuramente col colpo in canna: Adrian McKay mi fissava per nulla sorpreso di vedermi!
    Come diavolo ha fatto a beccarmi fin qui?! Poi ripensai a quel tablet e… alle centinaia di telecamere di cui quel posto era certamente provvisto. Dannazione! Mi avrà intercettato e seguito in questo dedalo!
    Questi ragionamenti durarono solo qualche attimo, ma non mancai di notare il braccio teso del capo della Trinity e la canna della pistola puntata al mio petto… ancora un altro istante: l’area fu pervasa da un forte scoppio e dall’odore acre della polvere da sparo.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 17/7/2019, 17:59
     
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    Sentivo il sangue pulsare veloce nelle tempie, la vista si era acuita come se fossi diventato un gatto in cerca della propria preda e… non potevo dire che non lo fossi davvero! Correvo composto, svolta dopo svolta, gli occhi puntati sullo schermo del tablet prima e subito dopo immersi nel corridoio di fronte a me. L’illuminazione era flebile, quelli erano cunicoli di servizio usati di rado, per questo non mi ero meravigliato quando avevo intercettato un’ombra fugace interrompere la pallida luce. Ero in una piccola ma attrezzatissima sala controllo, adibita ad hoc per noi della Trinity, da qui avevamo accesso a tutte le telecamere presenti nell’edificio. Non appena era scattato l’allarme mi ero recato di corsa a controllare quale fosse il problema. Temevo che presto o tardi “qualcuno” avrebbe pensato di farci una visita di cortesia. In fondo, in quel luogo di molti segreti, noi stessi ne nascondevamo non pochi! Così avevo intravisto il cappuccio di un Assassino in movimento e, se ce n’era uno, non potevo escludere che ce ne fossero degli altri. Anzi, non avevo dubbi in merito. Allora avevo dato l’ordine di perlustrare ogni singola immagine di ogni singolo angolo in cerca degli altri, mentre io mi ero catapultato alla ricerca del primo.
    Di tanto in tanto lo scorgevo nelle telecamere di sorveglianza e – conoscendo bene la struttura dell’Area 51 – capì subito quale sarebbe stata la sua destinazione finale: l’uscita di sicurezza secondaria! Arrivai sul posto con qualche secondo di anticipo, mi armai e attesi il mio nemico.
    Il cuore batteva stranamente tranquillo nonostante la corsa, così come il respiro era regolare nel suo incedere. Era la calma che preannunciava la tempesta? Non ne avevo idea, fatto sta che non avrei permesso a nessuno di appropriarsi dei nostri preziosi e sacri segreti, gli avrei fatto scudo con il mio corpo se fosse stato necessario!
    Eccolo, tra pochissimi attimi avrebbe svoltato l’angolo, lo vedevo chiaramente adesso che sapevo dove puntare il mio sguardo sullo schermo, dopodiché alzai gli occhi nel punto dove sapevo sarebbe arrivato! Appena lo vidi, nonostante il cappuccio sulla fronte, notai la sorpresa travolgere i suoi lineamenti ma non mi scomposi in nessun segno di trionfo. Lo avrei ucciso? Sì, senza alcun dubbio. Ma non ne avrei ricavato bieco piacere. La causa veniva prima di qualsiasi rimorso o divertimento… Puntai la mia Beretta verso l’obiettivo e il dito premette sul grilletto con l’intento di fare fuoco, ma non andò fino in fondo. Anche se, un colpo di pistola si udì comunque!
    […]
    Il dolore non arrivò subito. All’inizio percepii solo un forte contraccolpo sotto la clavicola destra – la parte in cui reggevo l’arma, che mi cadde dalla mano – poi un fiotto di liquido scarlatto macchiò la mia camicia scura, impregnandola in pochissimi istanti. Tremai senza volerlo. La vista si annebbiò per un attimo ma mi costrinsi a restare lucido. Chi mi aveva sparato? L’Assassino non ne avrebbe avuto il tempo… Poi arrivò il dolore ad offuscare i pensieri, uno spasimo mi costrinse a crollare in ginocchio. Lottai con tutte le mie forze per guardarmi intorno e scorsi l’Assassino, al riparo dagli spari, parlare in maniera concitata… da solo? Ma no, forse stava comunicando con i suoi… gli stava raccontando quanto era accaduto. Avrei voluto saperlo anche io, ma non riuscivo a distinguere nessuna parola. Il respiro divenne improvvisamente affannoso e la mano con cui cercavo di tamponare la ferita iniziò a perdere vigore. Passarono secondi che mi parvero un’eternità, ma alla fine l’oscurità mi prese, subdola e benevola al tempo stesso.
     
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    La soluzione più ovvia era stata dividerci, mentre io non perdevo di vista il motivo per cui ero lì. Sapevo che era come cercare un ago nel pagliaio, ma confidavo che forse proprio la messa in sicurezza di Adrian mi avrebbe messo sulla strada giusta, indubbiamente una volta scattato l'allarme le maggiori difese sarebbero state rivolte a ciò che avevano di più prezioso e per fortuna era ciò che io cercavo.
    Tuttavia mentre correvo in uno dei piani superiori rimasi colpita quando notai che sotto di me Adrian aveva bloccato Jacob ed ero già lì per agire, per assicurarmi che non succedesse nulla di irreparabile quando un colpo di pistola mi fece gelare il cuore. Guardai Jacob attraverso la grata sotto i miei piedi, ma chi si accasciò a terra ferito fu Adrian, entrambi si guardarono intorno per capire da dove provenisse il colpo ed io feci lo stesso individuando poco lontano da me, sullo stesso piano, una delle Guerriere estranee di cui mi aveva parlato Nike, la stessa che guardandomi si allontanò velocemente mentre io mi lanciavo al suo inseguimento.
    "Ho fatto quello che dovevo Calypso! L'umano non può bloccarci la strada, mi sono solo assicurata che così fosse..." la sentì dire, molto probabilmente parlando a chi c'era dall'altra parte dell'auricolare, quando bloccandosi si voltò verso di me puntandomi la pistola con la quale poco prima aveva sparato.
    "Pensavo non avessi bisogno di quella..." la schernì.
    "Si vede che non avete fatto i compiti a casa prima di venire qui... Niente poteri, dillo a Nike!" ironizzò a sua volta Skye.
    "Smettila di seguirmi oppure dovrò sparare anche a te! Non sapete nemmeno cosa state cercando, dunque fammi un favore lascialo fare a noi... a chi davvero conoscere la verità..."
    Il suo atteggiamento mi fece irrigidire la mascella, non avrei mai lasciato perdere quella ricerca, non quando mio padre ci aveva messo così tanto impegno e dedizione fino a darci la vita. Nel mentre però sentì nel mio auricolare la voce di Nike, come Skye quella di Calypso, le due a quanto pare si erano incontrate/scontrate come noi e la loro discussione stava portando alla luce notizie interessanti:
    1) Selene era tornata sulla Terra, ma Nike pareva ferita e confusa che si fosse rivolta prima alle Guerriere del Sistema Esterno che loro;
    2) che la pista dei Talismani seguita da Skye e Calypso proveniva dalla biblioteca di Saturno... una nelle quale narrava che i 3 Talismani nient'altro erano se non il cuore delle Moire andati persi quando queste divennero Erinni...
    Skye sembrò arrabbiata che avessimo in mano quella notizia, una succulenta e che si aggiungeva a quelle in nostro in possesso, e così colsi la palla al balzo per avvicinarmi e disarmarla iniziando un corpo a corpo che si interruppe solo con l'arrivo massiccio di guardie.
    Skye approfittò della mia distrazione per colpirmi in volto e scappare, mentre io imprecavo divisa tra il voler continuare la nostra ricerca o seguire le indicazione di Jacob che, sotto di me, mi incitava a seguirlo e scappare prima che fosse troppo tardi...


    La rivelazione di Calypso mi aveva lasciata confusa, eravamo scappati dall'Area 51 ed adesso ci stavamo rifugiando in un piccolo motel sulla strada, mentre pensierosa pensavo a ciò che avevamo scoperto.
    Confidavo in Selene e sapevo che il suo non mostrarsi a noi probabilmente era dovuto a qualche ragione precisa che ci avrebbe spiegato, motivo per cui cercai di non fissarmi su questo, ma quanto più sulla notizia sconvolgente che avevamo avuto.
    Conoscevo le Erinni da sempre, la loro storia e la loro fedeltà ad Eris, ma che in passato esse fossero le leggendarie Moire io e tutti nel Sistema Solare avevamo sempre creduto fosse solo una leggenda. La mia intenzione non era tagliare fuori da quella storia nè mio fratello nè Lara, ma ora la questione andava oltre la pista di Lara su suo padre ed il suo passato e coinvolgeva una guerra che si protraeva da anni: quella per sconfiggere una volta per tutte Eris, ancor più adesso che avevamo conferma del suo ritorno ed a quanto pare di un piano per riscrivere la storia così come la conosciamo.
    Fu così la mia scelta, difficile, di mettere la missione sopra a tutto, che mi permise di riavere ciò che avevo perso. Di tornare Guerriera e Dea come se non più forte di prima, sentendo l'elettricità scorrermi in corpo e permettendomi di fare cose che in passato non mi sarebbero mai state possibili.
    Un fulmine cadde violento al suolo e quando Jacob e Lara uscirono per via del gran rumore mi trovarono di fronte a loro, mentre io incredula non capivo ancora come dalla mia camera mi ero ritrovata lì nel parcheggio del motel. Mi era bastato pensare di voler andar via che divenendo io stessa elettricità e fulmine mi ero teletrasportata in quel modo, ma era chiaro che tale abilità ancora dovessi imparare ad usarla.
    Ogni mio pensiero di lasciare i miei due compagni e proseguire in solitaria venne messe da parte a fronte di quello che era successo ed alla mia necessità di dover prima riuscire a maneggiare le nuovi abilità acquisite ancor più a fronte di Lara e del suo entusiasmo convinta di aver una traccia per svelare il mistero dei Talismani e trovarli. Fu a fronte di ciò che la scelta che venne fatta fu quella di tornare al Covo per elaborare un nuovo piano e fu proprio lì che al nostro ritorno ad aspettarci c'era una figura, immersa nella luce calda dell'alba, Edward. Il suo sguardo azzurro parve quasi trapassarmi l'anima quando guardandomi capì che avevo percepito quello che mi era successo, la gioia, la confusione e lo smarrimento che adesso provavo.
     
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    Tornate a casa io e Calypso eravamo felici di aver scoperto che il nostro viaggio all'Area 51 non era stato vano, come avevo detto all'umana noi sapevano cosa cercare e così era stato quando eravamo venute im possesso di un piccolo scrigno. Non avevamo avuto modo di aprirlo fin quando non eravamo giunte al sicuro, ma eravamo certe custodisse i talismani o quanto meno una mappa di dove trovarli, motivo per cui rimanemmo alquanto confuse quando ciò che vi trovammo al suo interno furono soltanto due disegni, due bozzetti che li ritraevano probabilmente unica traccia per trovarli.
    Sia io che Calypso però non eravamo deluse non quando fissandoli entrambe aprimmo la bocca sconcertata di fronte alla consapevolezza di star osservando qualcosa che conoscevamo molto bene.
    "La Spada di Atsuta... o meglio la Spada di Urano" la voce di Persephone giunse calma e saggia alle nostre spalle, mentre io voltandomi verso di lei osservai la mia Spada, fissata alla parete sopra il camino, lì dove l'avevo messo al nostro arrivo su quel pianeta.
    "Lo Specchio di Ise... o meglio lo Specchio di Nettuno..." e a quelle parole invece Calypso, al mio fianco, allungò una mano all'interno della sua borsa tirandone fuori lo Specchio che mai l'abbandonava.
    "La Sfera di Granato di Tokyo... o meglio di Plutone..."
    Ancora confusa stavo guardando P chiedendomi da quanto e da quando lei già sapeva tutto ciò e come sempre la stessa ebbe la facoltà di leggerci nel pensiero, di rispondere prima che proferissimo parola.
    "L'ho capito una volta arrivate sul Pianeta Probito... avevo letto di tali reliquie nello studio di mio marito... Hades è da sempre ossessionato dal possedere oggetti di potere e i cuori delle Moire sono stati tra quelli da lui più desiderati, ma anche più difficili da trovare. Quando scoprì che erano giunti su questo pianeta, ne uccise le Custodi e ne entrò in possesso... ma fu un possesso sfuggevole perchè ben presto gli stessi scomparvero ancora in cerca dei loro legittimi Custodi. Quei disegni li ha fatti lui, per ricordare come fossero e cercarli... immagino che lui stesso li abbia dati alla Trinity per farglieli cercare e come al suo solito rubarglieli una volta che questi avranno fatto il lavoro sporco al suo posto..."
    La sua spiegazione tirò le fila di quel complesso puzzle, ma c'era ancora qualcosa che non capivo, che non comprendevamo.
    "Skye ha ricevuto la spada da sua madre... io lo specchio da mio padre... tu stessa hai detto che appartengono ai nostri pianeti... non capisco P... siamo noi le nuove Guardiane?"
    "I cuori delle Moire "fuggirono" sui nostri pianeti e da essi prendono la loro forza, i vostri genitori li hanno conservati per voi fino ad oggi... noi siamo state disegnate come nuovi Custodi... le uniche Guerriere in grado di fare ciò che è giusto a prescindere da quanto costi..."
    "Custodi... ammetto che forse è l'identità che sempre abbiamo cercato... guardiamoci... siamo da sempre Guerriere del nulla. Non siamo noi che affiancano l'Imperatrice, non siamo noi che combattono alla luce del sole, non siamo noi che seguiamo le regole..." ammisi nel mio solito modo rude, ma sincero.
    "Forse hai ragione Skye... e forse per questo ci sono stati affidati i Talismani. Il loro potere è immenso in un battito di ciglia potremmo distruggere i Frutti dell'Eden, Rhea, Eris, e qualsiasi altra minaccia, ma farlo comporta un immenso sacrificio: distruggere la realtà così come la conosciamo. E' chiaro che nè Selene nè le Guerriere ne sarebbero in grado. Hanno unioni e relazioni che le bloccano, ma noi no. Noi dobbiamo tenerci pronte se il loro piano fallirà... la nostra Imperatrice ci ha chiesto tempo e glielo daremo, ma... sappiamo tutte che... non è illimitato... fino ad allora nessuno, nemici o amici che siano, dovrà sapere che possediamo i Talismani gli stessi che potremo usare come abbiamo finora fatto, con le proprietà che possiedono, tuttavia senza mai usare il loro potere nascosto..."
     
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