Present Day #2020: Imperial Palace

Season 5

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    Annarita
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    :Haytham:
    “Dobbiamo porre fine a questa follia!” Avevo parlato con voce calma, ma l’irritazione poteva essere facilmente ravvisata tra le righe. Odiavo non avere il controllo di quanto accadeva sotto al mio naso. Benché i Moon Knights avessero la completa giurisdizione sulle terre dell’Impero Lunare, in una situazione tanto grave, tutte le maggiori forze militari erano state chiamate a raccolta. Persino la gravissima crisi con le Guerriere Senior era passata in secondo piano, anche se momentaneamente. Eravamo di nuovo riuniti nella Sala del Circolo Silente, con gli Imperatori e il Generale dei Moon Kinghts. Mi sembrava quasi di star rivivendo una sorta di dejà-vu ma in negativo, perché nonostante le strenue battaglie vinte contro dei burattini, ero convinto che il nemico che muoveva le sue pedine fosse invisibile e ben più pericoloso. Era una mia sensazione, che mi ero premurato di far sapere a tutte le parti presenti. Thot aveva annuito convinto, gli Imperatori invece erano rimasti impassibili, solo Selene aveva tradito un guizzo di preoccupazione corrucciando la fronte. Ma era stato un attimo, perché poco dopo la sua pelle era tornata ad essere liscia ed eterea.
    “Le testimonianze di chi ha assistito all’ultima serie di omicidi affermano che si tratta di un’ombra, non ha tratti distintivi riconoscibili come gli ultimi che abbiamo affrontato.” Thot stava leggendo da una cartellina di pelle, piena di fogli di carta pregiata. Potevo notare la tensione che lo permeava dalla rigidità delle spalle e dalla contrazione della mascella. Anche lui non tollerava che si continuasse a mietere vittime nel suo territorio di azione.
    “Un’ombra non può uccidere, è chiaro che si tratta di un essere che è in grado di mutare la propria essenza rendendola intangibile. La Guerriera Partenope cosa ne pensa?” Sapevo bene che quella piccoletta lo fosse solo in apparenza, un po’ come per Cerere, avevo scoperto che le sembianze minute di queste giovanissime Guerriere fossero solo degli specchietti per le allodole. Partenope in particolare, aveva una capacità intellettiva che faceva invidia ai più grandi scienziati dell’Impero. Come lei, le altre eccellevano ognuna in un campo differente e chi le sottovalutava – non capitava così di rado purtroppo! – commetteva un grosso errore. Il Generale sembrò riflettere sulle mie parole prima di rispondere, valutava tutte le possibilità proprio com’ero abituato a fare io.
    “Con la tua supposizione non sei andato tanto distante dalla realtà in effetti. Partenope ha verificato che questo essere vibra a una frequenza talmente alta da creare appunto l’illusione di essere un’ombra.”
    “Come ovvia conseguenza, se vogliamo toglierlo di mezzo, dobbiamo bloccare la sua vibrazione…”
    “Facendo in modo che diventi nuovamente ‘tangibile’ così da poterlo catturare! Abbiamo bisogno di interrogarlo per capire effettivamente chi lo ha scatenato contro di noi!” Thot completò i miei pensieri come se fosse nella mia testa. In fondo, anche se nei metodi avevamo visioni completamente diverse, nella strategia eravamo in totale sinergia.
    “Questo significa che dobbiamo scoprire dove colpirà e anticiparlo!” suggerii ancora, lieto di essere arrivato alla fine al punto cruciale della conversazione. La tattica operativa era la parte che più mi intrigava di queste riunioni e il Generale lo sapeva molto bene perché per lui era la stessa cosa.
    “Col vostro permesso, potrei convocare Partenope così da poter studiare meglio le tracce termiche per cercare di rintracciarlo. Sono certo che ci darà ottimi indizi! Dopodiché potremo riunire una squadra congiunta per organizzare l’imboscata.”
    I nostri sguardi, dopo un breve cenno di intesa, si erano posati sui volti degli Imperatori. Eravamo in attesa di ordini. Anche se sapevamo bene cosa bisognava fare, non avremmo mosso un solo dito senza l’esplicita approvazione dei nostri Regnanti.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 9/5/2020, 09:26
     
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    :Selene:
    Rigiravo al dito pensierosa il mio anello di oro bianco, su cui era incastonato il Crystal Seed della Guerriera della Luna. Era quasi un rito per tenere a bada i miei pensieri agitati, che fuggivano in mille direzioni diverse senza lasciarsi controllare.
    Nonostante l'agitazione che provavo, avevo seguito attentamente l'intero scambio di informazioni tra i nostri uomini di maggior fiducia.
    Con Toth, il Generale dei Moon Knight, la mia stima era ancora più profonda da quando avevamo scoperto di condividere i ricordi delle nostre vite precedenti, nell'universo che non esisteva più.
    Con il Gran Maestro Templare, invece, il rapporto si era creato nei secoli di esemplare e ineccepibile servizio svolto per l'Impero. Quell'uomo era impenetrabile, sembrava quasi non possedesse un'anima o un sentimento che non fosse totalmente assorbito dal suo ruolo. Avvertivo una punta di disagio sotto il suo sguardo rigoroso, era come affacciarsi su un pozzo infinito e oscuro.
    Avevo già preso la mia decisione in merito alla minaccia che già era arrivata a colpire il cuore dell'Impero – l'Imperatore, il mio adorato marito – ma preferivo conservarla ancora, fino al momento opportuno. Per quanto l'insidia avesse fatto passare in secondo piano ogni altra crisi in corso, per me c'era qualcosa che era ancora più importante, qualcosa a cui dovevo dedicare il mio tempo, le mie energie più preziose.
    Volsi il mio sguardo verso Endymion, cercando un muto confronto e una rassicurazione. L'attacco vile aveva messo in serio pericolo la sua vita, ed io stavo superando poco a poco il terrore agghiacciante che mi coglieva al solo pensiero di smarrire il mio cuore. Trovai come sempre la stessa fede, la stessa fermezza di cui avevo bisogno.
    “Quanta probabilità esiste che il prossimo attacco avvenga durante un evento pubblico?”
    Rispose Toth, con il solito tono pacato e riflessivo.
    “E' una probabilità molto alta. Anche se non è ancora chiaro quale sia il reale obiettivo che guida la mano dell'Ombra, i suoi assalti stanno diventando sempre più plateali e audaci. Lo abbiamo visto giusto con Perseo qui, sulla Luna...”
    “Le celebrazioni per la nascita dell'Impero! Quale momento migliore per attaccarci, se siamo distratti da altre questioni di ordine pubblico o diplomatico?”
    Kenway interruppe Toth, sempre poco incline a perdere tempo quando afferrava la soluzione del problema; stava già vagliando possibilità, piani, scenari, dietro la sua fronte aggrottata.
    Annuii. “Sì, Gran Maestro. L'evento sarà tra dieci giorni, e sono fortemente convinta che questo essere cercherà di attaccare proprio durante le celebrazioni ufficiali e i festeggiamenti successivi”
    Era solo una congettura, ma sentivo che stavamo muovendoci sulla strada giusta.
    In un altro momento, la mia preveggenza avrebbe potuto essermi di aiuto, ma in questo periodo particolare, dato il mio stato, ogni mia visione, ogni singolo sogno o frutto del dormiveglia si concentravano su un unico accadimento, ogni secondo più imminente: la nascita delle gemelle.
    Ormai le vedevo in ogni più piccolo particolare: le testoline tonde, perfette, gli occhi dai colori inconfondibili, il loro profumo puro e angelico, le mani e i piedi minuti e paffuti. Anche le loro voci mi erano già note, attraverso i vagiti che avevo udito nelle visioni.
    Il parto sarebbe avvenuto a breve, forse era solo una questione di ore, lo sentivo con una certezza incrollabile.
    Tutta la mia anima stava ruotando intorno alle premonizioni che le riguardavano, al legame spirituale che già condividevamo. Ero come cieca ad ogni altra sollecitazione.
    Stavo per diventare madre, per raggiungere uno dei sogni che più avevo inseguito nella mia vita. Le mie figlie sarebbero diventate la mia forza preminente, il motivo più potente per combattere e creare un regno sicuro e integro in cui loro avrebbero potuto vivere.
    L'Ombra che credeva di minacciarci avrebbe trovato la mia opposizione più strenua. Avrei combattuto come una leonessa per proteggere i miei cuccioli.
    Tornai a guardare il mio sposo. Bastò un lieve cenno del capo per comunicargli la mia decisione.
    “Organizzate la squadra come riterrete più opportuno. Avete la nostra autorizzazione e il nostro pieno appoggio”
     
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    Roberta
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    :Iuventas:
    Finalmente ci era giunta la comunicazione ufficiale da parte degli Imperatori per formare una squadra e stanare l'Ombra. Mio fratello mi aveva fatta convocare insieme alle mie amiche guerriere per poter mettere su una strategia e agire per catturare una volta per tutte il nostro nemico. L'ennesimo che avevamo affrontato in quell’ultimo periodo. Era chiaro che l’Impero era sotto attacco. Il Male aveva assunto molti volti, come quello di Atalanta, Perseo e Andromeda. Questa nuova minaccia non aveva ancora un nome ma avevamo una sola certezza: era spietata e voleva mettere in ginocchio il potere costituito degli imperatori. Nessuno di noi però era persuaso del fatto che questi nemici avessero agito in modo casuale e indipendente l'uno dall'altro. Era chiarissimo che fossero collegati tra loro da una forza o entità che non avevamo ancora identificato e che era la stessa che aveva ucciso Atalanta affinché non rivelasse nulla, dopo che era stata catturata. Un ulteriore motivo per tentare di imprigionare questa Ombra malefica e spingerla a darci quelle dannate informazioni che ci mancavano per comporre questo folle puzzle.
    Mi stavo dirigendo di gran carriera verso la Sala dei Veli. Li ci saremmo incontrate con le mie amiche Guerriere per fare il punto della situazione. Vi entrai con l'irruenza di un uragano. Presa dai miei pensieri non avevo tenuto conto dell'andatura che avevo adottato e mi trovai quasi a fare irruzione con la stessa velocità dei miei pensieri. Due paia di occhi si fissarono nei miei quasi con rassegnazione; erano certe si trattasse di me. Mancava all'appello solo Partenope sapevano che quella plateale entrata in scena non potesse essere della “pacata e riflessiva Partenope”, al contrario era perfettamente in linea con il “terremoto Iuventas”. Le rimirai di rimando, come se nulla fosse. Ormai mi ero abituata ad essere considerata la pazza del gruppo. Quella un po' rompiscatole e un po' impulsiva. Come dargli torto? Avevano dannatamente ragione e non mi curavo mai di fargli pensare qualcosa di diverso. Amavo fare come mi pareva anche se questo comportava far storcere qualche naso. Toth me lo diceva sempre di moderare il mio temperamento ma come avrei potuto fare? Il fuoco marziano governava il mio sangue e non sarei mai riuscita a dominarlo per un solo e semplice motivo: non volevo farlo.
    ”Siete qui ragazze? Partenope sta arrivando. Mi ha appena mandato un messaggio” le informai. Poi mi misi a rimirare la Sala nella quale ci trovavamo. Era adornata da mille veli che drappeggiavano il soffitto e le pareti, creando dei meravigliosi giochi di luce con le magiche lanterne poste su dei lampadari mastodontici e finemente lavorati da abili orafi. Era la sala che avevano sempre usato le Guerriere Senior durante le loro riunioni, prima che partissero per andare sulla Terra a salivare i loro amati. Dopo di che, per forza di cose tutte le loro mansioni erano passate a noi, loro eredi. Cerere per Aphordite, Partenope per Athena, Vesta per Ares e io sostituivo Nike. E insieme a tutti gli onori e gli oneri avevamo ereditato anche quella enorme sala per discutere le nostre strategie.
    Si udì un leggero rintocco alla porta. Partenope era giunta e ci sedemmo tutte intorno a un grande tavolo di marmo rosa.
    […]
    “Davvero volete dire che tutti questi efferati omicidi sono stati eseguiti da un'ombra? Da qualcosa di inconsistente? Ma come è possibile?” disse Vesta, dopo che io e Partenope avevamo iniziato ad esporre la nostra teoria.
    “Questa definizione è impropria. In effetti è una persona tangibile, reale, ma che è in grado di vibrare a una frequenza tanto alta da dare l'illusione di essere quasi invisibile. Per farvi un esempio pratico. Avete presente la mia capacità di consentire a me stessa, ad altre persone o oggetti di attraversare le superfici riflettenti? Bene, il meccanismo è simile. Io faccio aumentare il moto delle molecole di quel determinato corpo per farle disunire. Lo smolecolarizzo affinché oltrepassi una superficie solida come uno specchio.” Notai gli sguardi allibiti delle mie amiche, in particolare di Partenope, che mi rimirava con un indice appoggiato sotto al mento e un'espressione interessata. Che cosa avevo detto di tanto strano? Proprio non capivo.
    “Però, dalle tracce termiche che ho raccolto, la sua vibrazione è fluttuante, ossia non viaggia sempre alla stessa frequenza. Perché dovrebbe abbassarla e rischiare di farsi scoprire?” pose il dubbio Partenope.
    “È chiaro. Nel momento in cui attacca ha bisogno di essere tangibile e quindi rallenta il moto delle sue molecole” intervenne Cerere col suo piglio sicuro.
    “Esatto!” dissi con una nuova luce negli occhi. “Dunque dovremo trovare un modo per costringerlo a mantenere una bassa frequenza cosi potremo catturarlo…” feci una pausa significativa che mi consentì di raccogliere tutte le idee… “E credo anche di aver trovato una soluzione al nostro problema” conclusi convinta.
    “Di cosa si tratta?” chiese Vesta con curiosità.
    “Che cosa spaventa più di ogni altra cosa le Ombre?” posi questa domanda pressoché retorica con un sorriso soddisfatto.
    […]
    Era stato molto arduo mettere a punto una strategia che fosse sicura ed efficace, senza che l’imperatrice Selene corresse rischi, ma la mia proposta era stata accolta e sviluppata anche dal punto di vista militare da mio fratello. Eravamo tutte molto concentrate. Avevamo il compito di vigilare tra gli abitanti della Luna che erano accorsi in massa ad onorare i festeggiamenti della nascita dell’Impero. La piazza antistante il grande Palazzo imperiale era gremita di gente. Vi erano giocolieri che ammaliavano i bambini, musicisti che dilettavano le orecchie dei presenti. Bancarelle in cui si vendevano leccornie di ogni genere. Le mura e gli archi del Palazzo erano adornati di nastri colorati e da lanterne magiche che fluttuavano sospese.
    L'atmosfera era gioiosa e nessuno poteva immaginare il pericolo che rischiavano di correre, per questo avevo un macigno ancora più grande sul cuore. Non volevo che tutte quelle persone soffrissero ed io mi sarei impegnata al massimo per proteggerle.
    All'improvviso un boato attraversò l'etere, poi calò un silenzio agghiacciante e tutte le lanterne magiche si spensero.
    Ero in coppia con Partenope a pattugliare la nostra zona, mi volta i verso di lei con uno sguardo battagliero.
    “È qui… È giunto il momento. Va' da Toth a dare il segnale. Noi tre lo terremo occupato” dissi alla mia cara amica. Molto probabilmente anche lui e Selene avrebbero avuto bisogno di supporto, anche se al loro fianco vi erano anche i Templari. Eravamo tutti coinvolti in questa grande azione.
    “E adesso fatti sotto, Ombra!” pensai risoluta.
    Io, al fianco di Cerere e Vesta, facemmo in modo di mettere al sicuro le persone che ci circondavano fino a che il boato non si ripeté accompagnato da una risatina stridula quanto malefica. Sollevai lo sguardo e notai un'ombra scura materializzarsi su una delle balconate del Palazzo.
    “Eccolo lì” urlai alle altre al mio fianco, indicando il nostro nemico. E intanto la sagoma di tenebra prendeva forma. “Thanato…” mormorai sgomenta. Cosa diavolo ci faceva la personificazione della morte nel cuore dell'Impero?
    “Dobbiamo distrarlo. Stiamo attente. È molto forte!” incalzò Vesta, attonita quanto me, ma non potevamo farci distrarre dallo stupore di quella scoperta.
    “Sempre pronta a prendere a calci un bastardo!”
    rispose Cerere con un ghigno in volto.
    Mi ravviai il mantello verde che coronava la mia uniforme di guerriera e con assoluta fluidità feci un balzo in direzione di Thanato. “Ora!” diedi il segnale a Vesta che con un movimento ampio delle braccia indirizzò un’esplosione magica proprio nel punto in cui il nemico sostava, il che lo fece distrarre e mi consentì di raggiungerlo senza essere scorta. Lo avvinghiai da dietro per poterlo trattenere mentre Cerere tentava, col suo potere di bloccarlo. Quando, all’improvviso, potei percepire come Thanato, nella sua immobilità stesse provando ad aumentare la frequenza della sua vibrazione per diventare intangibile e sfuggire alla mia presa. Mi concentrai, utilizzando al massimo le mie capacità e creare una tendenza inversa che rafforzasse i legami tra le sue molecole. Era dannatamente forte e ad un tratto non potei più reggere il confronto. Un dolore lancinante mi attraversò la mente e la morsa che avevo su di lui si allentò senza che potessi più manovrare il mio corpo. Una forte onda d’urto mi colpì al petto e mi fece precipitare nel vuoto, al di sotto della balconata di marmo. Solo l’intervento del mio fidato compagno alato Phobos, che accompagnò la mia caduta, diede il tempo a Vesta di intercettarmi e farmi adagiare al suolo senza alcun impatto.
    “Forza Partenope, fai in fretta” pensai ormai stremata, mentre mi tenevo il capo tra le mani. Io e le mie compagne non avremmo retto a lungo.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 22/4/2020, 19:44
     
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    Voglio essere una macchia colorata in mezzo al grigiume della realtà

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    :Partenope:
    La situazione già critica riuscì a diventarlo ancora di più, rasentando il tragico. Apparsa dal nulla, come i precedenti avversari, l’Ombra non aveva fatto altro che seminare panico nell’Impero, lasciandosi alle spalle una scia di sangue e morte che sembrava non avere fine.
    Avevamo capito come sconfiggerla e di conseguenza creato una strategia che doveva andare assolutamente a segno.
    Sapevamo che avrebbe attaccato durante la festa della nascita dell’Impero, ed infatti non ci fece attendere molto.
    Ero con Iuventas a controllare la nostra zona, quando si palesò.
    “È qui… È giunto il momento. Va' da Toth a dare il segnale. Noi tre lo terremo occupato!” esclamò concitata la mia compagna, che nemmeno finì la frase che io ero già scattata.
    Il piano aveva avuto inizio.
    Correvo a perdifiato per raggiungere l’Imperatrice e Toth, e nel mentre sentivo boati e grida da dove si trovava il nostro nemico che, anche se vedendolo di sfuggita, riconobbi all’istante... Thanato. Che ci faceva lui qui? Com’era possibile? Ma soprattutto, perché? Perchè seminare il panico e mietere così tante vittime in modo assolutamente cruento e senza senso?
    Non potevo negare che questa scoperta mi aveva appesantito con ulteriore preoccupazione.
    Sì, ero preoccupata, e non solo per l’attuale Ombra, che era praticamente la morte fatta persona, ma per la situazione nel complesso. Era fumosa e caotica come un puzzle a cui mancano dei pezzi, quindi attualmente incomprensibile.
    La pressione era molta per tutti, ma io la stavo accusando particolarmente.
    Noi Guerriere, in quanto sostitute delle Senior, dovevamo svolgere i loro stessi compiti. Di conseguenza io dovevo compensare la mancanza di Athena… e non era semplice, per nulla. Non mi sentivo minimamente in grado di poterla sostituire. Avevo il terribile timore di mettere il piede in fallo e che tutti i buoni risultati ottenuti fin’ora non sarebbero serviti a nulla. Di certo, però, non mi facevo abbattere e non l’avrei permesso nemmeno in futuro. Per questo aumentai la velocità della mia corsa disperata in mezzo alle numerose bancarelle e persone spaventate. Pur essendo una Guerriera, la corsa ad ostacoli non era il mio forte -almeno fuori dall’acqua-, per questo stavo mentalmente ringraziando Connor per aver insistito a volermi insegnare i piccoli ma preziosi consigli che ora stavo mettendo in pratica per evitare, saltare o superare tutto quello che rischiava di bloccarmi la strada.
    “Toth! L’Ombra è qui ed è peggio di quanto avessimo immaginato.” gli dissi con il fiatone irrompendo nel Palazzo. Una Selene comprensibilmente preoccupata si avvicinò a noi.
    “È Thanato. Le altre lo stanno tenendo occupato, ma non penso resisteranno a lungo.”
    Entrambi, anche se per qualche attimo, rimasero sconvolti.
    “Andiamo.” sentenziò l’Imperatrice con la decisione nello sguardo.
    Toth, io e un manipolo di Templari la seguimmo, pronti a mettere in atto la seconda fase del piano, nonché la più cruciale.
    Appena arrivammo però vidi Thanato liberarsi dalla morsa di Iuventas, quest’ultima che precipitava nel vuoto. Teoricamente il mio compito era quello di fornire supporto a Toth e Selene, ma vedendo quella scena il mio istinto mi gridava di andare a salvare la mia amica, per questo scattai nella sua direzione. Per fortuna ci pensarono Phobos e Vesta a salvarla, però ormai mi ero esposta.
    Stupida! Che ti passa per la mente!?
    Vi ricordate il mio timore di fare un passo falso? Eccolo, letteralmente.
    Pensa… pensa a qualcosa, veloce!
    Respirai profondamente. Tutto attorno a me sembrava andare a rallentatore.
    Allora… sono abbastanza distante dall’Imperatrice e dagli altri. Per fortuna Thanato sembra aver notato solo me. Le mie compagne al momento non possono fare molto. Thanato potrebbe approfittare della loro distrazione per attaccarle, oppure per attaccare me. In ogni caso devo impedirgli di scagliare qualsiasi colpo e di notare le presenze alle mie spalle. Cosa posso fare?
    “[…] In effetti è una persona tangibile, reale, ma che è in grado di vibrare a una frequenza tanto alta da dare l'illusione di essere quasi invisibile. […] Io faccio aumentare il moto delle molecole di quel determinato corpo per farle disunire. Lo smolecolarizzo affinché oltrepassi una superficie solida come uno specchio.”
    Le parole di Iuventas mi tornarono prorompenti in testa.
    Ecco l’illuminazione! L’Ombra era tale solo di nome, non di fatto. Era una persona reale, con un corpo tangibile. Ed un corpo è, in parte, animato dal sangue, molto sangue. Concentrandomi su di lui potevo sentirlo scorrere ovunque dentro di lui, alimentare il galoppare furioso del suo cuore.
    Tutto questo ragionare era durato pochi secondi, che a me erano però sembrati minuti interi.
    Reagii immediatamente. Puntai i palmi verso Thanato per poi stringerli forte a pugno. Il sangue stava reagendo al mio volere, bloccandosi nelle sue vene, immobilizzandolo di conseguenza, dando così la possibilità a Selene e Toth di combinare la loro energia lunare, creando una luce talmente forte da fargli perdere i sensi.
    Immediatamente smisi di usare il mio potere, rimanendo stanca e spossata.
    Questa mia capacità, questo lato oscuro -così lo chiamavo- del mio potere mi aveva sempre messa a disagio. Cercavo di usarlo il meno possibile e in casi di estrema necessità, anche perché dopo ogni uso mi sentivo debole, strana, tramortita, ma soprattutto estremamente inebriata dal potere, come uno squalo che sente l’odore del sangue. Odiavo sentirmi così, mi ricordava fin troppo il periodo vicino alla luna piena, quando ogni sirena diventa quell’essere ammaliante e letale narrato persino in tante storie terrestri.
    “Che è quel muso lungo? Ce l’abbiamo fatta!” mi disse Iuventas entusiasta.
    Le sorrisi. “Come stai?”
    “Bene. Sai com’è, ho la testa così dura che nemmeno schiantandomi a terra riesco a rompermela.” esclamò ridendo “Tu invece? Ti senti bene?” chiese leggermente preoccupata.
    Tutte le mie sorelle sapevano della mia reticenza ad usare questa parte del mio potere.
    “Sì, tranquilla. A mali estremi, estremi rimedi, no?"
     
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    :Selene:
    La sera stava trasformandosi in notte. Ancora una volta, i rumori cessavano, l'attività di tutti gli abitanti del Palazzo si fermava all'apparenza, ma nell'aria rimaneva una tensione, un'allerta come un nervo troppo sensibile appena sotto la pelle. Era una calma apparente che ci veniva concessa, e lo sapevamo bene.
    Ma il nostro vero nemico era vicino, era acquattato chissà dove in attesa di colpire quando ci fossimo ritenuti al sicuro. E noi, non avevamo indizi a sufficienza per poter prevedere dove sarebbe tornato a danneggiarci.
    O meglio, gli altri non avevano idea. Io sì.
    Avevamo sconfitto e catturato Thanatos al costo di numerose vite sacrificate. Durante il conflitto molti abitanti dell'Impero erano stati colpiti, tanti erano feriti e affidati alle cure dei medici, molti di più erano morti.
    Eravamo riusciti a imprigionare il Dio della Morte solo unendo le forze di tutti, ma anche così, solo a fatica. Sconfiggere Perseo e Andromeda era sembrato semplice, al paragone, nonostante tutto il dolore e i rischi che avevamo sopportato.
    Eppure, in tutto questo orrore, c'erano loro. Ecate e Artemide. Erano nate poco prima della Festa per la nascita dell'Impero, e da quel giorno il mio cuore aveva avuto due nuovi fili rossi che lo legavano a questa realtà, a questo Universo che non riuscivo del tutto a considerare mio, anche se lo desideravo profondamente.
    Le avevo cullate fino a poco prima, e ora dormivano con la serenità e la pace che caratterizzava il sonno delle anime innocenti; perfettamente identiche in tutto, l'unico particolare che le distingueva era la veste blu notte di Ecate e quella bianca avorio di Artemide.
    Nonostante questo momento di serenità, continuavo a tornare alla visione che avevo avuto la notte prima. Potente, nitida, precisa: il mio potere, come quello delle donne della mia famiglia, non ultima mia madre, si era rafforzato nettamente, aveva raggiunto livelli che prima non aveva mai sfiorato, neanche quando riguardava eventi vitali per me o per la mia famiglia.
    Avevo visto un uomo, o almeno credevo, dato che una maschera celava il suo volto, vestito di nero, che mi porgeva una pietra. In questo gesto era celata una scelta. Impensabile, irragionevole, inaccettabile. Io la avrei compiuta, contro ogni possibile buonsenso, perché a quel bivio era in attesa il mio destino.
    La mia mente era stata assorbita da quella visione per tutta la giornata, ma non avevo parlato con nessuno di questo, era una decisione che sin da quando i miei poteri si erano manifestati avevo evitato ben poche volte.
    Posai un bacio lieve sulla fronte delle mie bimbe. Udii Endymion entrare nelle nostre stanze e mi avviai nel salottino privato per accoglierlo: aveva il viso stanco e chiuso. La preoccupazione e l'incertezza del periodo che stavamo vivendo avevano alzato un muro tra di noi, una sorta di protezione in cui entrambi ci eravamo rifugiati per la paura di essere troppo di peso l'uno sull'altra. La nascita delle gemelle ci aveva uniti in una maniera diversa, anche se non meno importante, ma sentivo che stavamo perdendo qualcosa di prezioso in altre parti di noi.
    Mi avvicinai a lui, cercando di sciogliere il nodo che sentivo ingigantirsi nel petto, ma prima che potessi pronunciare una sola parola, avvertii nettamente la presenza, quella sorta di energia prorompente che già avevo incontrato nella mia visione.
    Era riuscita a superare tutte le barriere di protezione magica che proteggevano la nostra residenza senza nessun problema. La figura oscura si materializzò nella stanza prima come un fumo pesante e oleoso, poi assumendo una forma umana camuffata dalle vesti lunghe che indossava: era accompagnata da altre tre figure. Indossavano delle palandrane nere come l'ala di un corvo, e avevano il viso coperto da maschere nere, con un becco lungo, come se davvero fossero degli uccelli.
    I tre che lo scortavano attaccarono subito Endymion, che riuscì ad allertare le guardie imperiali fuori dalla porta prima di ingaggiare un combattimento furioso che sarebbe stato impari. I nostri soldati intervennero per aiutarlo, e dopo una lunga lotta riuscirono a sopraffare e uccidere i nemici. Si trattava però, solo di uno stratagemma per tenerli impegnati.
    L'uomo che avevo visto nel presagio era venuto per me, ed io rimasi immobile ad aspettarlo. Stranamente, non avevo paura, neanche al pensiero che le mie bambine erano nella loro culla, nella stanza vicina. Era come se non fossi completamente presente.
    La figura misteriosa si avvicinò lentamente. La sua voce mi giunse soffocata dallo strato di pelle che gli copriva il volto, seppure perfettamente udibile attraverso i rumori e le urla dello scontro. Era come se fossimo in una bolla di spazio e tempo in cui nessuno aveva la possibilità di raggiungerci.
    Sapevo già quello che gli avrei chiesto, non solo perché erano dubbi e paure che albergavano nei cuori di ognuno di noi, ma perché avevo previsto la scena, la conoscevo già. Conoscevo la risposta che mi avrebbe dato e la mia replica, e ancora, fino alla conclusione del nostro incontro. Era come se mi trovassi su un palcoscenico, e recitassi una scena provata e riprovata. Questa era l'essenza del mio potere. Non mi donava più solo informazioni frammentate, sensazioni confuse e particolari secondari: potevo osservare eventi futuri su cui non avevo facoltà di scelta come se venissero proiettati su una pellicola.
    ”Sei tu il responsabile di quello che sta succedendo, di tutti gli attacchi contro l'Impero di questo ultimo periodo...”
    L'uomo, ora ne ero certa, fece un piccolo, ironico inchino: ”Sono io, Imperatrice. E' un lavoro di cui sono davvero orgoglioso!”
    ”Devi smettere immediatamente! Non mi interessa quali siano i tuoi motivi, né quello che vuoi!”
    ”Oh... ma io non voglio niente... sono qui per te, per esaudire il tuo desiderio”
    Scossi la testa per negare la verità a me stessa. La maschera si avvicinò di un passo, la sua voce diventò ancora più carezzevole e suadente.
    ”Hai tanti rimpianti nel tuo passato... tante persone ti hanno tradita, anche se non lo sanno. Io posso restituirti tutto quello che hai perso, devi solo accettare questo dono”
    Nella sua mano guantata comparve come per magia una pietra, della dimensione di un uovo. Era liscia, lucida e perlacea. Strinsi i pugni.
    ”Ti sbagli, non desidero nulla se non che tutto questo finisca!”
    Una risata soffocata e ironica provenne dalla maschera e mi sentii schernita.
    ”Io posso darti la possibilità di riavere indietro quello che hai perduto. Tutto le persone che ami, il mondo che hai costruito a costo di grandi sacrifici. Tutto. Non lo brami nel tuo cuore?”
    ”Come puoi sapere ciò che desidero?” Il mio sprezzo era solo una maschera miserrima. Per tutta risposta, l'uomo lasciò cadere dalla mano la pietra, che cadde ai miei piedi senza rotolare o spostarsi, come se fosse attratta come una calamita alla terra.
    ”E' una tua scelta, Imperatrice. Ma non cercare più di interferire con i miei piani, perché le cose dovranno andare come è stato stabilito!”
    L'uomo si girò, guardando oltre la spalla. Lo scontro tra i suoi adepti e i nostri soldati era appena terminato. Prima che le guardie lo potessero catturare, fece un movimento quasi incurante, e cominciò a ritrasformarsi nel fumo nero pece, svanendo in breve tempo senza traccia.
    ”Selene! Perché lo hai lasciato andare via?”
    Endymion non nascose la sua incredulità e la delusione. Era stanco per lo scontro e forse anche ferito, respirava affannato, i suoi abiti erano strappati e rovinati.
    Lo guardai immobile. Non lo sapevo. Non avrei saputo spiegarlo neanche a me stessa.
    La pietra riluceva sul pavimento lucido e non riuscivo a pensare ad altro: mi chiamava e mi attirava, la voce era dentro la mia testa, lusinghiera. Imperatrice, riprendi la vita che ti è stata negata!
    Sapevo cosa avrei deciso. Mi chinai per raccoglierla. Era calda e fredda insieme.
    Endymion venne verso di me, per impedirmi di toccarla, ma una forza invisibile lo trattenne, schiacciandolo e immobilizzandolo contro la parete. Tentò di liberarsi senza riuscirci.
    Improvvisamente, un essere immenso e racchiuso in un'armatura lucente si materializzò vicino a lui. Endymion tentò di resistergli e ringhiò: ”Chi sei?”
    La voce che prima era nella mia testa gli rispose: ”Quello che riporterà l'ordine che ora è stato sovvertito!”
    Sparì come era comparso o forse era sempre presente, ma era invisibile. Il mio amato crollò a terra, in ginocchio, sconvolto.
    Nello stesso istante, un lampo mi accecò e sentii la mia energia svanire, come prosciugata dalla pietra che tenevo in mano. Scivolai a terra, senza forze e senza coscienza.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 4/5/2020, 18:11
     
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    :Endymion:
    5 giorni erano passati da quando Selene, senza alcun senso, aveva toccato quella pietra e aveva perso i sensi. Immediatamente avevamo messa in sicurezza, chiusa in un piccolo cofanetto di cristallo prezioso era stata portato nel caveu delle reliquie mentre la sicurezza allo stesso era stata raddoppiata.
    Io dal canto mio ero diventato più irascibile ed intrattabile del solito. Consideravo degli inetti i Guaritori che ancora non avevano trovato un modo per risvegliare Selene, andando su tutte le furie quando avevano perfino osato proporre di non provarci più. A loro dire la pietra aveva scatenato qualcosa di imprevedibile e risvegliare l'Imperatrice avrebbe significato risvegliare anche qualsiasi cosa la pietra aveva messo in moto.
    Passavo le mie giornate al suo capezzale, a far sì che fosse sempre perfettamente pettinata, abbigliata. Mi occupavo di farle compagnia, di leggerle le sue poesie preferite, di farle passare il tempo con le bambine e poi le parlavo. Le parlavo moltissimo.
    "Sei qui di fronte a me... sei sempre stata al mio fianco per tutto questo tempo eppure solo ora mi accorgo quanto mi manchi..." iniziai con voce bassa, mentre una mano si stringeva alla sua.
    Ne accarezzai il dorso, ne disegnai la forma e le dita, mentre sentivo quanto tutto fosse assurdo. Complesso. Senza senso.
    "Quanti baci dati per scontati o carezze considerate banali eppure mi accorgo solo ora dello spazio infinito che tra noi è andato a crearsi..." le confessai.
    Non ero certo se mi sentisse eppure io ne ero certo e non desideravo altro che vederla svegliarsi e come me affrontare una discussione che per troppo tempo avevamo rimandato.
    "Sono stati anni difficili. Il tuo sguardo mi è sempre sembrato così lontano, da un'altra parte. Come se spesso io e tutto ciò che ti circondava non ti appartenesse, come se una mattina... d'improvviso... ti fossi svegliata in una realtà che ti era sconosciuta..." mi morsi un labbro abbassando il capo sconsolato.
    "Quando ci siamo persi Selene? Che ne è stato di noi? Quando la nostra vita si è spezzata in due? Però hai ragione è stata anche colpa mia... ho tirato su una parete dove le tue parole hanno rimbalzato, attraverso il quale la distanza tra noi è aumentata..."
    Baciai il dorso della sua mano con dovizia e galanteria, assaporando il suo sapore e percependo la sua morbidezza. La mia Dea. La mia Luna. La mia amata.
    "Le responsabilità ci hanno oppresso... ci hanno fatto dimenticare chi fossimo... il tuo sguardo si è spento giorno dopo giorno e la tua melanconia è diventata una compagna di cui non sei più riuscita a liberati ed io... io sono stato accecato dal mio dovere e dal mio ruolo... ma da quando essere Imperatori fatto smettere di essere amanti? A volte desidero solo che tutto sia diverso... forse... e dico forse... se le cose tra i nostri genitori fossero andate in modo diverso, forse a noi non sarebbe toccata questa sorte così presto... forse avremmo potuto avere più tempo da principi per imparare come agire, per capire come gestire questo carico senza annullarci... avremmo vissuto il nostro amore con la leggerezza di una rosa che sboccia... Saremmo stati più felici..."
    Quasi mi vergognavo ad ammettere ciò ad alta voce perchè farlo voleva dire far fronte alle mie debolezze e paure. Gli occhi erano lucidi seppur nascosti nella penombra della stanza, mentre scuotendo il capo allungai una mano per accarezzare il profilo perfetto della mia bella addormentata.
    "Ricominciamo da capo... ritroviamo quella fiamma... allentiamo la presa... siamo egoisti... abbiamo dato tanto a questo Impero, ora tocca a noi essere felici..." non avevo mai avuto paura ad esternare quella mia parte di me, una che Selene accarezzava con il suo altruismo. Sempre pronta a sacrificarsi per gli altri, ma che anche lei fosse giunta al punto di rottura? Che l'uomo misterioso parlasse di ciò quando le aveva offerto la pietra? Una cosa era certa, avrei voluto saperlo, ma volevo che fosse lei a dirmelo.
    Fu così che senza indugi uscì dalla stanza. Era ormai notte e tutto dormivano. Tutti tranne me che con passò sicuro mi avviai in un'ala in cui non ero solito dirigermi: la caserma dei Moon Knight.
    Bussai con furore alla porte del Generale Toth senza preoccuparmi dell'ora o di dar fastidio. I colpi erano secchi e decisi e quando lo vidi aprire la porta, assonnato e infastidito non esitai ad entrare nella sua stanza. Nello stesso modo in cui lui non esitò a mettersi sull'attenti come Horus appollaiata sul suo trespolo.
    "Stanotte sulla Terra è notte di Luna Piena. Siamo al nostro massimo. Caricati di tutta l'energia che riesci ad assorbire e risveglia l'Imperatrice" gli ordinai secco. Non accettavo un no come risposta ed ero sicuro che mai avrebbe disubbidito ad un ordine diretto del suo Imperatore.
    ”M-Ma i Guaritori hanno detto...” tentò lui con calma e rispetto, ma io lo interruppi brusco "Osi disubbidire al tuo Imperatore?"
    ”Giammai, ma... l'Imperatrice... non rischiamo di...”
    "Ti aspetto nelle nostre stanze. Un'ora non di più. Se non ti presenti ti considererò un disertore e non serve che ti spieghi cosa significhi no?" lo minacciai nemmeno troppo velatamente e dopo aver lanciato un'occhiata fugace al suo Compagno Alato, convinto che facesse il suo compito nel spingere il suo Campione a fare la cosa giusta, uscì dalla stanza senza troppi complimenti.
     
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    :Thot:
    Mi permisi di annaspare in cerca d’aria solo dopo aver visto l’Imperatore voltare l’angolo e sparire alla mia vista. Era decisamente furioso, ma non lo avrei detto ad alta voce neppure se mi avessero puntato un coltello alla gola. Mi voltai verso Horus per capire cosa pensasse di tutta questa follia, ma anziché a una comunicazione telepatica mi ritrovai di fronte al mio Compagno Alato trasformato in donna: le braccia stese lungo il corpo, le spalle dritte, i capelli scuri e folti imprigionati in complicati intrecci, lo sguardo fiero posato su di me, il suo Campione. La sua bellezza era folgorante, tuttavia, a colpirmi ogni volta non era solo questo dettaglio oggettivo – nessuno avrebbe potuto smentirmi! – ma il suo portamento regale ed orgoglioso. Horus sarebbe potuta essere tranquillamente una regina e non solo del mio cuore…
    “Sarà un disastro, me lo sento…” Avevo dato voce al presentimento che mi faceva accapponare la pelle da giorni. E non mi riferivo alle possibili conseguenze che un gesto del genere avrebbe portato al mio fisico, ero pronto ad affrontare qualsiasi sacrificio pur di aiutare i miei Imperatori. In fondo, l’idea l’avevo persino gettata io durante una delle tante riunioni avute con i più stimati Guaritori dell’Impero. Serviva un catalizzatore di energia lunare, dentro di me pulsava la stessa energia di Selene, donarla nuovamente alla sua legittima proprietaria mi era parsa la scelta più naturale del mondo. Endymion quasi era saltato dalla sedia, pronto ad agire su due piedi, ma i Guaritori erano intervenuti mettendolo in guardia sugli effetti. Il punto non era risvegliare l’Imperatrice, ma il meccanismo che si sarebbe potuto innescare con il suo risveglio! Quali conseguenze avrebbe generato la pietra misteriosa? Ce lo chiedevamo tutti, scienziati e guaritori erano all’opera giorno e notte per cercare di comprenderne l’origine del coma di Selene e del minerale sconosciuto. Fino ad ora con zero risultati.
    “Dovevamo aspettarcelo, l’Imperatore cammina sull’orlo di un burrone. Selene è tutta la sua vita, non può permettersi di perderla.” La voce di Horus mi riportò alla realtà, convincendomi che non vi era alcuna alternativa: avrei dovuto eseguire l’ordine senza fiatare. Ciò non acquietava però la mia agitazione interiore. “Hai ricevuto un ordine, Thot, non sarai tu il responsabile delle eventuali conseguenze. Potrebbe anche non accadere nulla e filare tutto liscio…”
    “Non siamo molto famosi per la nostra fortuna in questo settore…” Le rivolsi un sorrisino sghembo, mirando ad alleggerire un po’ la tensione che aleggiava nella stanza. “Sarà meglio sbrigarsi, allora, devo uscire in giardino ed espormi all’energia lunare, devo incamerarne più possibile anche se non faccio altro da giorni…” La vidi annuire, un velo di preoccupazione a incupire i suoi lineamenti altrimenti perfetti. “Ehi…” richiamai la sua attenzione e solo quando i nostri sguardi si fusero, le sorrisi, questa volta davvero. “Non sarai mica in pensiero per il tuo Campione?” Amavo stuzzicarla, sentirla sbuffare e guardarmi in tralice, come non mancò di fare neppure questa volta! Solo che qualcosa era cambiato. Non c’era più astio, né disprezzo nei suoi gesti e speravo che fossero scomparsi anche dal suo cuore.
    “Ti sembra tanto strano? Stai solamente mettendo a rischio la tua vita, figurati!” Aveva incrociato le braccia al petto e mi fissava con sguardo sarcastico. L’ho già detto quanto la adoro? “Smettila di continuare a sorridere e vestiti!” mi apostrofò, distogliendo gli occhi dai miei. Eh sì, molto era cambiato da quando eravamo rimasti per minuti interi stretti in un abbraccio sollevato e stanco, in cima alla torre nord, dopo averla salvata da una caduta che le sarebbe stata fatale.
    Eseguii i suoi ordini e mi avvicinai all’appendiabiti dove tenevo i miei vestiti da “civile”. L’armatura da Moon Knight mi avrebbe solo intralciato in questa fase, perciò optai per gli abiti marziani molto più leggeri e comodi. Ripensai al mio pianeta, al mio esercito, di nuovo senza una guida ufficiale. Ares era dispersa sul Pianeta Proibito e i Medjay erano attualmente sotto il comando del suo secondo. Era una persona valida, ma ciò non attutiva la preoccupazione che mi attanagliava lo stomaco al pensiero di chi avrebbe dovuto esercitare quel ruolo di diritto. Ma non era questo il momento di impelagarsi in altri pensieri e… rimorsi.
    Indossai i pantaloni e la casacca di lino chiaro, finemente ricamati con geroglifici sacri, completando il tutto con un cappuccio dello stesso tessuto che arrivava a coprirmi la fronte e parte degli occhi. Horus mi raggiunse subito dopo con le mie armi, che infilai negli appositi foderi e custodie. Dovevamo comunque stare allerta… poi fui distratto ancora una volta da un’occhiata strana rivoltami dal mio Compagno Alato.
    “Era tanto che non ti vedevo in abiti marziani, avevo quasi dimenticato la tua origine…” Horus rispose subito alla mia muta domanda, con parole che volevano essere ironiche; tuttavia, sapevo bene che mascheravano un’ammirazione che credevo non provasse più da anni ormai. Mi aiutò a sistemare il cinturone e poi il cappuccio, prima di voltarsi e precedermi lungo il corridoio che ci avrebbe portato ai giardini. Io la fissai a lungo, pietrificato sul posto dalla rivelazione appena ricevuta. Una sua comunicazione telepatica mi riscosse con forza, costringendomi a raggiungerla. La realtà ci attendeva e sapevo che non ci avrebbe fatto alcuno sconto.
    […]
    Era tutto pronto. L’Imperatrice era stata spostata in una stanza non molto grande, le cui pareti erano interamente ricoperte da lastre di cristallo che avrebbero aiutato a direzionare la mia energia. Al nostro arrivo, trovammo Endymion inginocchiato accanto a Selene, le stringeva una mano a cui aveva appoggiato la fronte. Gli occhi erano chiusi, come se si fosse raccolto in una preghiera silenziosa. Poco distante, un manipolo di Guaritori confabulavano agitati e si zittirono solo quando l’Imperatore prese a fissarli con sguardo glaciale. Si era accorto della nostra presenza e si era subito messo in piedi con un gesto lento, utile a catalizzare l’attenzione degli scienziati su di sé. Il suo viso nascondeva un avvertimento non troppo velato: non avrebbero dovuto intralciare il rituale o avrebbero pagato con la vita. E non faticavo a credere che avrebbe dato seguito alle minacce, così come avrebbe condannato a morte il sottoscritto se avessi osato tirarmi indietro.
    Io, dal mio canto, avevo cancellato ogni remora. La scena di lui prostrato al fianco di sua moglie mi aveva tagliato il cuore a metà. Nessuno avrebbe mai dovuto provare un dolore simile, nessuno. Perciò, al diavolo le conseguenze, avrei risvegliato Selene e dopo ci saremmo preoccupati degli eventuali esiti negativi.
    “Sono pronto!” annunciai, con un colpo di tacchi, la schiena dritta e il petto in fuori. Percepivo la presenza di Horus dietro di me, era tornata in forma di falco e anche se non aveva di fatto detto nulla, riuscivo a percepire distintamente le sue emozioni contrastanti. Respirai a fondo.
    “Andrà tutto bene…” la tranquillizzai con un messaggio mentale. Avevo bisogno della sua forza in questo momento. Lei sarebbe stata la mia àncora durante il rituale. La sua affinità con l’energia solare avrebbe fatto da polo opposto all’energia lunare che avrei sviluppato, richiamandomi indietro se avessi dovuto perdermi: una sorta di dispositivo di sicurezza, per intenderci. Spiegai ogni cosa all’Imperatore e notai gli strani sguardi che i Guaritori mi rivolsero, alcuni erano scettici, altri ammirati, ma io li ignorai. Chiesi ad Horus di prendere forma umana e stare in campana, mentre io mi avvicinavo al letto dove Selene riposava, le mani intrecciate sul ventre ormai perfettamente piatto. La sua pelle era più pallida del solito, ma per il resto sembrava dormire tranquilla. Endymion si era fatto da parte, accostandosi alla parete opposta a dove si trovavano gli scienziati, potevo sentire i suoi occhi preoccupati trapassare il mio corpo da parte a parte. Era consapevole che non saremmo potuti tornare indietro. Non più.
    Sfilai il cappuccio e posi entrambi i miei palmi sulle mani dell’Imperatrice. Poi abbassai le palpebre, lasciai che l’energia lunare iniziasse a fluire, propagarsi, spandersi. Ripensai al momento in cui Selene aveva utilizzato lo stesso metodo su di me, ero in fin di vita, gli ultimi respiri suonavano come rantoli alle mie orecchie… fino a quando il sangue aveva preso a ribollire nelle vene, una luce intesa si era espansa dalle ferite aperte e si era profusa tutta intorno al mio corpo. Chiesi alla mia energia di fare lo stesso, benché le ferite da curare non fossero squarci della carne, il principio non sarebbe stato differente. Strinsi le mani di Selene per imprimere maggiore forza alla mia volontà, percependo il calore aumentare dentro di me in maniera via via esponenziale. Si trattava però di un calore strano, la sensazione era simile a quando ci si immerge in un lago ghiacciato, si sente prima il freddo pungente e poi quello stesso gelo ti brucia al pari di una fiamma ardente. Non mi opposi, gli permisi di avvilupparmi e diffondersi fino ad avvolgere per intero anche l’Imperatrice. Ero consapevole che fossimo diventati invisibili agli occhi degli altri spettatori e pregai che Endymion mantenesse saldi i nervi.
    Passarono istanti infiniti in cui percepii la mia energia fluire fuori dal mio corpo come un fiume in piena, straripando nel corpo di Selene e tutto intorno a noi. Era potente, accecante, vitale. Sapevo di stare dissipando la mia linfa vitale, ma non mi sarei fermato fino a quando non avrei visto le iridi chiare dell’Imperatrice fissarmi con la loro solita dolcezza. Il tempo continuò a scorrere troppo lento o almeno così a me sembrava e le forze iniziavano a venir meno. Il respiro si fece affannoso e il cuore batteva a un ritmo troppo veloce per essere naturale… mi stavo perdendo. Nello stesso momento in cui realizzai questa condizione, una mano si adagiò sulla mia spalla e io mi ci aggrappai con ogni oncia della mia volontà ma non per questo l’energia lunare perse di intensità. Non potevamo essere troppo distanti dalla meta… o almeno lo speravo.
    I pensieri cominciarono a farsi nebulosi, mi accorsi di tremare solo quando la presa sulla mia spalla si fece più salda e presto fu sostituita da un abbraccio prodigioso. Le braccia di Horus erano strette alla mia vita, il volto adagiato al centro della mia schiena, il suo calore sfolgorante ritemprò la mia debolezza, contrastando il gelo e permettendomi di continuare il rituale.
    All’improvviso sentì una stretta alle dita e vidi le mani di Selene aggrappate alle mie. Corsi con lo sguardo verso il suo viso e il cuore mancò un battito; mi stava fissando, gli occhi colmi di lacrime, mentre con le labbra mimava una frase silenziosa: “Basta così"
    E io ubbidii, mettendo gli argini al fiume di energia con cui l’avevo travolta. Lo feci piano piano, con delicatezza, per evitare ulteriori traumi. Dovetti artigliarmi con i denti il labbro inferiore per portare a termine l’operazione, stavo per cadere anche se Horus mi stava praticamente sorreggendo con le sue braccia. La mia àncora, la mia fortezza.
    Quando anche l’ultima stilla di luce si spense, lasciando un leggero bagliore solo attorno al profilo dell’Imperatrice, mollai la presa e crollai davvero portandomi dietro il mio Compagno Alato. Non poteva davvero sostenere tutto il mio peso da sola, ma cercai comunque i suoi occhi per dirle “grazie”… Il nostro incontro di sguardi, però, fu troppo fugace, interrotto da un urlo strozzato.
    Proveniva dall’Imperatrice.
    A fatica mi rimisi in piedi, con l’aiuto di Horus, la mano sull’elsa della spada: eravamo pronti a intervenire. Tuttavia, la scena che ci si parò davanti ci lasciò impietriti, così come lo erano gli Imperatori e i Guaritori. Guardavamo tutti nella stessa direzione e nessuno di noi poteva credere ai propri occhi.
    Dal lato opposto della stanza erano apparsi dal nulla quattro figure. Si guardavano intorno stranite e confuse, nei loro abiti regali e di corte. I visi mai cambiati dall'ultima volta fecero venire un mancamento a Selene che con occhi lucidi si portò le mani alla bocca, mentre io ed Endymion scattavamo sulla difensiva pronti, con Horus, a reagire se necessario. I Guaritori da parte loro invece non esitarono e si inginocchiarono. Hyperion, Theia, Helios ed Eos erano tornati!


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 9/5/2020, 09:22
     
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    Molti credono di sapere com’è fatta la mia casa: fiumi di lava bollente, fiamme ardenti sparse un po' ovunque, voci lamentose come colonna sonora perenne. Artisti di ogni tipo ci hanno realizzato su grandi opere, letterarie, musicali, pittoriche.
    Ebbene, sono tutte stronzate.
    Io odio il troppo caldo, il fumo e i rumori. Preferisco l'acqua gelida della falda, l'aroma delle candele e il più totale silenzio.
    Mi rilassano, mi permettono di annullare – anche se solo per poco tempo – ciò che sono così da ritemprare le forze. No, non è affatto semplice il mio lavoro e sì, a volte ho bisogno di staccare la spina, ma ciò non significa che lo cambierei anche perché se pure lo volessi sarebbe comunque impossibile. E poi, diciamocela tutta, ha i suoi lati positivi se andiamo a guardar bene. Eh già, come la possibilità di far tornare indietro anime a mio piacimento per un tornaconto personale. In fondo, non ho mica detto di essere uno stinco di santo, anzi i santi mi piace torturarli quando ne ho la possibilità. State pensando che sia sadico, vero? La verità è che io non credo nei santi, nei martiri e neppure nelle buone intenzioni. Certo, qui ospito anime provenienti da tutto l’universo conosciuto, ma sono in particolare gli esseri umani le mie vittime predilette. Perché? Semplice. L’essere umano è egoista, porta in sé in seme del tradimento e della corruzione, si nasconde dietro opere di misericordia per salvare la propria anima, solo perché non sa che è qui che dovrà arrivare; nel bene e nel male sarà questa la sua ultima fermata. Buffo, vero?
    Ma stiamo divagando, già, il punto è che se voglio far tornare da me una certa persona devo un po' darmi da fare, mi sono stancato di aspettare, rimuginare, vagare tra queste mura come un leone in gabbia. Anche perché un patto è un patto, soprattutto se si sottoscrive versando il sangue del sottoscritto.
    Il mio sangue è prezioso e non amo disperderlo per un nulla di fatto, perciò è arrivato il momento di riprendermi ciò è mio.
    Il destino è stato riscritto, forse potrà esserlo anche la storia, soprattutto se tutto torna a mio vantaggio!

    […]
    Sentivo caldo, dannatamente caldo e avevo bisogno di farmi un bel bagno rinfrescante, ma – come spesso accade! – non sempre i desideri vengono esauditi con la rapidità voluta. Proprio mentre stavo per svestirmi, una visita aveva interrotto il mio agognato ritorno a casa. Non potevo dire che fosse proprio sgradita ma…
    “Ormai è giunto il momento!” La voce cavernosa e leggermente metallica del mio interlocutore mi costrinse a serrare le palpebre per il fastidio, l’ho già detto che detesto i rumori, vero? Specialmente se agogno un po’ di riservatezza.
    Subito dopo fissai l’essere per cui avevo compiuto diverse missioni, il suo aspetto reale – quando non si rendeva invisibile con la sua iper velocità – era un misto tra un robot e un mostro, fatto di scaglie d’acciaio e parti molli su cui avevo preferito non indagare; la bocca sembrava non esserci, ma non aveva problemi a urtare le mie orecchie col suo vocione.
    “Aspetto istruzioni su come procedere, ma sono sicuro che potremo parlarne in seguito. Ho fatto un lungo viaggio per tornare…” Tentai di non far trasparire il sarcasmo che premeva dentro lo sterno, contando sulla maschera che continuava a celare i miei lineamenti.
    “Sopporto la tua insolenza solo perché mi servi, ma non sarà così per sempre, ricordatelo!”
    Risi. Sì, avete capito bene, non riuscii a reprimere una risata che spuntò fuori dalle mie labbra improvvisa come un fulmine a ciel sereno. Di certo lui non se lo aspettava e, a dirla tutta, nemmeno io. Non chiedetemi come facevo ad essere certo di questo, non si scorgeva apparente espressione su quel volto di metallo. Tuttavia, la tensione intorno a noi si era fatta quasi palpabile, una specie di cappa che si poteva tagliare con una lama…
    “So che ti piacerebbe farmi fuori, ma rischieresti di distruggere ulteriori delicati equilibri. Limitiamoci a quelli previsti, d’accordo? Sapevo di stare giocando col fuoco, anzi con un incendio di proporzioni apocalittiche, ma non era mio costume farmi minacciare senza reagire. Preferivo di gran lunga soccombere. “Adesso, saresti così gentile da rimandare la tua visita di cortesia a un altro momento? Sono certo che l’universo continuerà a esistere comunque nel frattempo!”
    L’essere che mi stava di fronte, tutto impettito, non rispose ma se avesse davvero potuto mi avrebbe già incenerito. Scomparve con uno stridio talmente acuto da farmi coprire le orecchie con i palmi, dove ci scoprii subito dopo delle macchie di sangue. Il bastardo doveva a tutti i costi avere l’ultima parola, sì beh, era un pezzo da novanta… da certi punti di vista non potevo dargli torto.
    Sbuffai spazientito, tolsi la mantella e il cappuccio con uno strattone, indugiando con le dita solo sulla maschera, per qualche attimo di troppo. Non ero sicuro che i Reali avessero colto il mio riferimento, ma un terrestre non avrebbe sbagliato. Era uno dei travestimenti che ritenevo più simbolico e lo usavo spesso quando ero costretto a lasciare la mia dimora…
    In pochi secondi mi ritrovai completamente nudo, come unico pensiero il famoso bagno ristoratore nella vasca alimentata direttamente da una falda sotterranea – eh no, non vivo sotto terra come molti poeti terrestri hanno voluto far credere! La mia è una dimensione dove non esiste il tempo e lo spazio è costituito da roccia e minerali di vario genere. Ma lasciamo perdere, ero davvero troppo stanco per perdermi in questi pensieri filosofici.
    Mi immersi nell'acqua gelida, rabbrividendo per il freddo e il perverso piacere che ne ricavavo, fino a quando non fui per intero sotto la superficie. Tenevo gli occhi aperti e se avessi potuto specchiarmi in essi sapevo bene cosa avrei visto: un essere eterno, dallo sguardo inflessibile, dai pensieri pragmatici, dedito a ciò che i profani chiamavano stregoneria ma che io conoscevo come scienza alchemica. Usavo le mie conoscenze per arrivare ai miei scopi che spesso non si limitavano ad accogliere le anime defunte. No, molto più spesso mi dedicavo a ben altro, come avrete ormai immaginato. Un essere contro cui era meglio non trovarsi e questo era l'augurio che facevo a tutti coloro che imboccavano il sentiero sbagliato: "Viaggiate sottovento se non volete rimanere travolti dalla tempesta."
    Una tempesta che portava un solo nome: Hades.
    […]
    Dal mio diario:
    "Sono passati sei mesi da quando Nyx è tornata e da quando anche LUI lo ha fatto... Non si riscrive il Cosmo pensando che nessuno se ne accorga ed anche se credo ancora che sia qui, la voce che un tempo mi ha guidato è sparita e temo che la mia ricerca sia inutile senza Persephone al mio fianco, ma sono certo che ciò che farò cambierà tutto... per il mio matrimonio oltre che per l'Impero intero…”


    Edited by KillerCreed - 19/6/2020, 19:26
     
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    La gioia di Selene era pari a quella di una bambina a fronte di un regalo inaspettato e che insita mente aveva desiderato tanto, senza nemmeno saperlo. Personalmente avevo immediatamente storto il naso al ritorno della Famiglia Imperiale e con me personaggi come il Generale dei Moon Knight o il Gran Maestro Templare. Di altro avviso erano la maggior parte della corte troppo devota (o troppo spaventata) per osare andar contro agli stessi ed osare anche solo supporre che potevano essere pericolosi.
    Selene aveva immediatamente proposto un'idea diplomatica: la sua famiglia sarebbe rimasta nei propri alloggi fin tanto tutte le analisi di rito non avrebbero escluso che il loro ritorno era al pari di quello di Atalanta, Andromeda e Perseo. Come farlo? Semplicemente con l'analisi delle mute. L'esperienze passate avevano fatto comprendere a scienziati e guaritori che le mute erano il segno di anime redivive. Non di vivi. Erano solo "anime a tempo" la cui forma mortale aveva la durata (probabilmente) della missione chiamata a compiere.
    Hyperion, Theia, Eos, Helios... nessuno di loro aveva prodotto mute. Nessuno di loro aveva dato segni o aveva risposto alle analisi come se fossero redivivi. Tutto conclamava che al 100% fossero esseri mortali al pari mio, di Selene o chiunque altro. Era come se semplicemente non fossero mai morti. Certo tutti lo ricordavamo, compresi loro, ma non i loro corpi. La morte lasciava segni indelebili sull'anima che come tatuaggi potevano venir individuati dalle streghe e chiamando in causa quelle di corte avevano assicurato che non vi era nulla.
    Di fatto la Famiglia Imperiale era legittimamente scagionata da ogni sospetto e se questo pareva aver alleggerito l'animo di Selene, pareva aver appesantito il mio. Cosa sarebbe successo ora?
    Hyperion non aveva fatto mistero del suo fastidio nel vedermi, Helios aveva storto il naso che il ruolo di Generale di Moon Knight (una volta suo) fosse ora di un Marziano, Theia pensava fosse poco consono che i Templari fossero ufficialmente la forza d'ordine più potente della Galassia. Erano nati come piccoli protettori delle volontà dei Titani sulla Terra, non erano stati formati per avere tutto quel potere. Eos poi semplicemente se ne stava ogni giorno a criticare tutto ciò che le Guerriere facessero trovando inopportuno che ragazzine (che poi erano sue coetanee) ricoprissero tali ruoli ancor più perchè i loro Crystal Seed erano minori. Erano a suo dire "nullità nel vuoto cosmico".
    Tutta la mia gioia e sollievo, al risveglio di Selene, si era disciolta come neve al sole nel momento stesso della loro venuta. Ero sempre agitato, nervoso, sentivo un nodo allo stomaco che mi impediva di parlare ed un peso sul petto che mi rendeva difficile respirare.
    Il mio unico desiderio era di dedicarmi a Selene, alla nostra relazione, al nostro amore... riprendere le redini del nostro rapporto e ricominciare tutto da capo, ma ora sembrava che tempo per noi non ce ne fosse. Che forse un posto per me non ci sarebbe più stato nella sua vita e questo mi dilaniava.
    In silenzio nel mio studio avevo le gambe accavallate, una mano sotto il mento e lo sguardo perso oltre al vetro. Fu il tocco gentile di Selene sulla mia spalla a farmi distogliere dai miei pensieri, mentre vedendola girarmi intorno, mi venne davanti. Il viso preoccupato, una mano sul mio viso.
    "Avevo immaginato diverso il tuo risveglio mia Luna... temo di non essere all'altezza della sfida che si è posta davanti... non credo che potrò far nulla per evitare che le cose cambino..." le stavo ammettendo ad alta voce che avevo paura di suo padre. Potevo dire di non aver paura di nulla eppure quell'uomo che per millenni avevo odiato adesso mi gelava il sangue nelle vene. Dov'era tutto l'impeto e la ferocia che il suo solo nome mi provocava? Mi sentivo in balia di un mare in tempesta quando ero al suo cospetto, incapace di reagire. Era come se avesse la capacità di entrarmi dentro e demolire ogni mia sicurezza, ogni mio pilastro. Riusciva perfino a farmi dubitare dell'amore che, da sempre, legava me e Selene. Non ero un Imperatore al suo cospetto, ma solo un povero ignavo che pregava per essere lasciato in pace.
     
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    :Selene:
    L'ultimo posto in cui mi sarei aspettata di trovare Endymion a quest'ora del giorno era nei nostri appartamenti. Di solito, infatti, la sua giornata era scandita da impegni e doveri ufficiali, divisa tra la Cancelleria, la sala riunioni, il suo ufficio privato e sporadicamente la Sala del Trono per le udienze più importanti.
    In pratica, utilizzava i nostri appartamenti esclusivamente per riposare dalle fatiche della giornata. Non si concedeva mai tempo per impigrirsi, l'ozio non era mai stato una cosa in cui amava intrattenersi.
    Le nostre stanze avevano avuto la sua presenza assidua solo negli ultimi giorni, e solo perché aveva vegliato incessantemente al mio capezzale, senza mai dormire o allontanarsene. Anche se il mio strano sonno era stato senza sogni, come una notte nera senza stelle, lo sapevo con la certezza nel mio cuore senza il bisogno di accertarmene.
    E invece oggi, qualche giorno dopo dal mio risveglio e dal miracolo del ritorno dei miei genitori e dei miei fratelli alla vita, lo avevo cercato nei suoi luoghi abituali infruttuosamente e a lungo.
    Poco prima ero riuscita ad incontrare per la prima volta la mia famiglia, in forma privata, nonostante i nostri studiosi me lo avessero sconsigliato in ogni modo. Secondo i loro accertamenti non erano dei redivivi, delle anime che avevano lasciato quelle orribili mute, di questo ne erano certi. Si trattava davvero dei i miei cari, però... secondo gli esperti, la prudenza e l'attenzione nei confronti del leggendario Imperatore Hyperion non era troppa: lui, la sua sposa, i principi, dovevano abituarsi alla nuova condizione, riprendere il contatto con una realtà che non era stata più quella quotidiana.
    Inutile dirlo, prima di poterli riabbracciare era stata impaziente ma felice come non lo ero da molto tempo. Solo la nascita delle gemelle mi aveva dato una simile gioia, velocemente oscurata dalle preoccupazioni per gli attacchi misteriosi.
    Riaverli vicino a me colmava due volte il vuoto che sentivo nel mio cuore, perché due volte, e non solo una, li avevo persi. Una volta a causa di Eris, la seconda per colpa del Black Moon. Potevo recuperare il tempo e i rapporti che si erano strappati anche troppo bruscamente, come con mio padre, avrei potuto beneficiare ancora della loro saggezza e del loro amore. Theia, mia madre, sarebbe stata la guida amorevole e saggia di cui sentivo il bisogno soprattutto ora, dopo che il mio potere si era espanso al suo massimo grado nel diventare madre. Solo lei sapeva come poterlo imbrigliare, perché finalmente diventasse uno strumento efficace da usare per il bene dell'Impero e della famiglia imperiale.
    Ecco perché il mio sorriso in quei giorni era stato così radioso, per la felicità che anche solo il pensiero di quello che avevo, di quello che non avevo mai smesso di rimpiangere fosse diventato reale.
    Però, quando Endymion sentendomi entrare alzò gli occhi su di me, mi accorsi come il mio sorriso fosse di fatto uno schiaffo in faccia, per lui. Accorgendomene, mi sentii in colpa per aver ignorato il suo dolore in questa situazione di incertezza, per aver pensato egoisticamente solo alla mia gioia. Il mio sorriso scomparve immediatamente, e l'avvilimento del mio amatissimo consorte mi fece quasi piangere. Avrei voluto poterlo consolare e rassicurare, senza però umiliarlo con i miei timori sulla sua debolezza.
    Spaventata e angosciata, mi domandai se non fossi ad un passo da una scelta crudele: il dover scegliere tra i miei genitori e mio marito.
    Solo ora mi rendevo conto di quanto ero stata cieca e sprovveduta nella mia felicità. Non avevo mai davvero pensato a quello che dissi, ma solo guardando nei suoi occhi profondi, dove sembrava che la preoccupazione lo stesse facendo affogare, mi resi conto di quanto fosse reale e prossimo il pericolo.
    ”Quella figura spaventosa che si è mostrata per qualche secondo prima che svenissi... è certamente lui ad aver pianificato gli attacchi per colpire noi e l'Impero. Offrirmi la vita dei miei cari indietro non è stato un atto di bontà disinteressato, ma una parte precisa del suo piano. Possiamo ritenerci al sicuro, quando la sua vittoria sta diventando sempre più concreta e realizzabile? Noi stiamo ancora brancolando nel buio, senza la minima idea di quali siano le sue intenzioni...”
    Mi avvicinai a lui, sedendomi al suo fianco. Gli presi le mani. Dovevo fargli sentire che ero al suo fianco, che sempre la sarei stata. Nonostante la freddezza dell'ultimo periodo, nonostante tutte le paure e la pesantezza delle nostre immense responsabilità.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 20/5/2020, 18:10
     
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    :Endymion:
    Stringendo le mani della mia amata e bellissima moglie decisi di dar voce a quelle preoccupazioni che mi dilaniavo, stanco di indossare una maschera di distacco che in quel momento mi andava stretta.
    "Sai qual è la cosa buffa di questa situazione? le chiesi con un'ombra di un sorriso sarcastico sul volto "Che sono dilaniato tra l'esserne felice ed impazzire per la rabbia!" le confessai notando un lampo di disagio attraversarle lo sguardo.
    Alzandomi allontanai e dandole le spalle osservai dalla vetrata il paesaggio lunare sempre avvolto da una luce argentea da renderlo "bloccato" in un'eterna di Luna Piena.
    I palazzi di Cristalli spiccavano alti come la sua vita vivace e frenetica ad indicarne il suo centro pulsante di vita, il governo centrale, il cuore dell'Impero.
    "Ci siamo conosciuti solo perchè io volevo vendetta, ti rapì per farla pagare a tuo padre per quello che aveva fatto alla mia famiglia..." pronunciai quelle parole con calma, senza lo scopo di accusare eppure percepivo il disagio di Selene dietro di me.
    "Tuttavia ricorderò sempre cosa tu mi dissi..."
    ”Non dobbiamo permettere che gli errori dei nostri padri offuschino il nostro giudizio” disse lei prima che potessi farlo io . All'unisono. La guardai sorridente tornando a guardarla, sperando di dissipare l'ansia che vedevo avvolgerla.
    "Esattamente. Appena ho rivisto tuo padre, in un primo momento non ho potuto non odiarlo, non ho potuto non riprovare quelle antiche e familiari sensazioni di abbandono, vendetta e rabbia, ma poi... poi ho pensato a te. Ed hai ragione. Quel che è successo appartiene al passato ed ad una guerra che non mi appartiene, non permetterò agli errori di tuo padre di farmi ricadere nei miei..." esclamai fiero, prima di inginocchiarmi di fronte a Selene e guardarla con quella devozione ed amore che con la quale non guardavo nessun altro se non le nostre figlie.
    "L'ironia sta che nonostante questi primi sentimenti negativi, poi mi sono sentito quasi sollevato... Mi sono chiesto: ora che Hyperion e Theia sono tornati, torneranno Imperatori?"
    ”Endymion, amor mio, ti prego non...”
    "E se non fosse un male?"
    ”Cosa?”
    Selene aveva tentato di interrompermi sicura di dovermi rincuorare. Fiduciosa che i suoi genitori non sarebbero mai venuto meno al rispetto che ci dovevano a fronte di tutto ciò che avevamo costruito, motivo per cui rimase sorpresa di fronte alla mia esclamazione.
    "Pensaci... non abbiamo mai vissuto. Tu volevo coltivare la Guerriera che eri destinata a diventare e non hai potuto. Volevamo dedicarci maggiormente al nostro amore, ma gli impegni e i doveri ci hanno sempre imposto di rimandare. Io di fatto non ho mai avuto modo di capire chi sono, prima Wiseman e poi l'Impero, sono cresciuto pieno di doveri, regole ed imposizioni e non ho mai avuto possibilità di far altro... Guardaci Selene, siamo in balia di un matrimonio che ci ha fatto più male per bene, l'amore non è mai mancato, ma dov'è la passione? L'avventura? Il desiderio? E se questa fosse una possibilità? Se forse non tutto il male fosse venuto per nuocere?"
    Glielo chiesi guardandola negli occhi sorridente e speranzoso, quasi spaventato all'idea che lei potesse rifuggire al mio contatto. Alle mie parole. Che potessi darmi dallo sciocco, che potesse pensare che volessi gettare al vento tutto ciò che avevamo costruito. Ma non era così. Speravo che potesse capire il mio punto di vista, l'idea che ciò non avrebbe significato rinunciare, ma finalmente vivere la nostra vita. La nostra felicità.
     
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    :Selene:
    Attenzione a quello che desideri, potrebbe realizzarsi... Era questa, più che quella che avevo appena ricordato dietro le parole del mio amato, la frase che mi martellava in testa da quando lo avevo trovato solo e pensieroso.
    Avevo desiderato a lungo che il dolore della perdita dei miei cari mi fosse stato risparmiato, che almeno in questo universo il destino tragico della mia famiglia non si fosse compiuto. La mia vita sarebbe andata molto diversamente.
    Era corretto quello che diceva Endymion, il mio destino sarebbe stato quello di unirmi alle altre Guerriere, di avere tempo per sviluppare completamente e correttamente i miei poteri, di imparare l'arte del governo mia madre, mentre mio fratello Helios, che avrei dovuto sposare, sarebbe stato istruito da mio padre.
    Una prospettiva di vita talmente diversa e distante da quella che era poi stata da farmi venire le vertigini al solo pensiero.
    Era innegabile che Endymion si sarebbe preoccupato di cosa significasse il ritorno dei miei genitori riguardo alla nostra posizione, alla nostra sicurezza, a quella delle nostre figlie. Il modo che aveva mio padre di esercitare il comando non era esente da rappresaglie, più o meno oscure, e il dramma attraverso cui eravamo passati ne era la più grande testimonianza. Mio padre avrebbe avuto il coraggio di eliminarci fisicamente, se avesse rivoluto indietro il trono e tutti gli onori che comportava?
    Ma erano le sue parole finali ad avermi lasciata stordita, incredula, sopraffatta. Una nuova vita... tempo per noi... promesse che non si erano mai realizzate... sarebbe stato troppo bello per poterci credere davvero.
    Fissavo Endymion senza quasi respirare. Il mio mondo si era capovolto già troppe volte, e questa forse non sarebbe stata l'ultima. Però... non avevo quasi il coraggio di pensarlo... forse questa volta sarebbe stata una nostra scelta, fatta per essere felici.
    Io avrei dedicato le mie energie al mio sogno , quello di proteggere attivamente e non tramite editti e convenzioni l'Impero e i suoi abitanti. Lui si sarebbe impegnato in altri modi per apportare il suo contributo, il suo animo era nobile e non si sarebbe più fatto oscurare da sentimenti degradanti come l'odio e la vendetta.
    Il tempo passava in riflessioni frenetiche e impazzite, ma lui era in attesa della mia risposta, fiducioso e intrepido come lo conoscevo. Come avevo imparato a conoscerlo. Come avevo imparato ad amarlo.
    Alzai la mano per sfiorare il suo braccio. Risalii fino alla spalla e poi al collo e alla guancia velata dal segno della barba di qualche giorno. Lo abbracciai, facendo aderire il mio corpo al suo. I nostri cuori erano a contatto, il battito mio riecheggiava in quello suo.
    Perché tutta questa felicità, se era solo il piano di un nostro nemico, la trama di chi tentava di danneggiarci in ogni modo? Eravamo saggi o solo stolti? Le sue ultime parole ”Se forse non tutto il male fosse venuto per nuocere?” mi fecero rabbrividire. Mi strinsi di più a lui. Non avevamo nessuna certezza. Ma se qualcosa in questi anni passati a prendere decisioni gravi e pesanti avevo imparato era che bisognava sfruttare le opportunità quando si presentavano, afferrarle saldamente e senza paura. Affidarsi al destino.
    ”Non ho bisogno di pensarci oltre. Sarò sempre al tuo fianco, qualunque cosa succederà. Combatterò perché ciò che di buono abbiamo realizzato per il nostro popolo venga mantenuto anche se dovremo farci da parte, ma non mi pentirò mai di aver scelto te. Ti amo, e voglio vivere il nostro amore ogni giorno che ci verrà concesso!”
     
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    :Endymion:
    Avevo mantenuto il fiato sospeso per tutto il tempo. Era come se temessi in cuor mio che una dichiarazione tanto avventata potesse mettere a rischio il nostro equilibrio o peggio il nostro amore. Non avevamo mai dubitato dello stesso, lo avevamo scelto e voluto contro tutto e tutti, ma ciò non toglieva che a volte appariva come se così non fosse.
    Ad occhi esterni apparivamo come l'ennesimo matrimonio combinato, uno nel quale l'affetto era arrivato in un secondo momento ed in cui tutti funzionava in virtù del ruolo che ricoprivamo e i doveri che avevamo. Non era questo che volevo. Non l'avevo mai voluto, ma ero una persona troppo giudiziosa (come Selene) per tirarmi indietro di fronte agli obblighi che ci erano imposti. Ma adesso? Adesso avevamo una possibilità.
    Strinsi forte Selene quasi entrambi avessimo paura che quella bolla di felicità potesse esplodere da un momento all'altro e poi portai una mano sulla sua gota delicata e la baciai. La baciai come non facevo da molto tempo.
    Senza fretta, senza delicatezza. Avevamo così poco tempo per noi e sempre mi pareva come costretto a trattenermi dal mio vero essere. Mi lasciai andare e quella passione che pareva essersi assopita esplose, mentre la stringevo a me ed accarezzavo i suoi fianchi da sopra la stoffa, mentre la bocca scivolava lussuriosa sul suo collo fino alle sue spalle, nude per via della veste che indossava.
    Con la mano sul suo collo, il pollice giocò con le sue labbra carnose mentre un'altra volta le catturai sentendo la punta delle nostre lingue incontrarsi.
    C'era urgenza, c'era amore, c'era passione.
    Così tanta che dopo che lei mi aveva slacciato e tolto la casacca di seta preziosa che indossavo, io l'avevo fatta alzare e finendo contro la parete dello studio, l'avevo fatta adagiare con la schiena, mentre una mano correva alla sua sua gamba che nell'accarezzarla ne alzò la veste.
    L'urgenza ci portò ben presto a cercarci, a possederci, ad amarci. In un modo così clandestino e sensuale da farci sentire più amanti che sposi.
    Rimanemmo nel nostro piccolo mondo per un po', abbracciati uno all'altro, stesi sul pavimento con lo sguardo al soffietto. Fantasticavamo come due adolescenti sui nostri sogni e possibilità.
    ”A volte mi sembra un'altra vita quella in cui ero una Guerriera..." ovviamente non potevo immaginare quanto la sua frase fosse letterale, mentre accarezzandole i capelli scompigliati sorridevo baciandoglieli appena.
    "Hai avuto così poco tempo per vivere quell'esperienza che... trovo giusto il tuo desiderio di abbracciare totalmente e completamente questo destino..." lo dissi regalandole un sorriso rilassato che forse non avevo mai avuto, mentre lei con una mano sul mio dorso ed il viso sopra la stessa mi guardava incredula.
    ”Ho sempre pensato che... non so, forse mi avresti preferito in un altro ruolo... con le bambine ed il resto..."
    "Ho sempre voluto proteggerti mia Luna, ma mai privarti della tua libertà. Certo in passato l'ho fatto, ma è stato avendoti prigioniera che ho capito che la tua luce non si può imbottigliare. Sei nata per splendere, per guidare. Non solo l'Impero, ma anche chi lo protegge..."
    Vidi Selene mordersi un labbro commossa, per poi farsi pensierosa. Quasi timorosa.
    ”E tu Amore Mio? Qual è il tuo desiderio più grande?" a quella domanda mi rabbui. Alzai lo sguardo al soffitto e mi intristì.
    Percepì immediatamente Selene preoccuparsene, probabilmente farsi un cruccio per aver posto tale domanda. Al che mi sentì in dovere di rassicurarla.
    "Non lo so. Nella mia vita sono sempre stato mosso da obbiettivi e scopi che a prescindere di quanto fossero miei, hanno scandito la mia esistenza. Vendicarmi di tuo padre, rivendicare il trono, conquistare il tuo cuore, guidare il regno... Ma non mi sono mai soffermato a chiedermi cosa volessi per me. Quindi credo che quello che farò sarà scoprirlo... Devo trovare la mia strada Selene, devo conoscermi. Sono sempre stato Endymion il Re di Haumea, Endymion l'erede di Giapeto, Endymion l'Imperatore... ma mai semplicemente Endymion... ti ammetto senza paura che mi spaventa. E se non avessi sogni? E se non fossi capace di sognare?"
    In quel preciso momento mi sentivo nudo e non per come lo ero fisicamente, ma nell'anima. Un bambino spaurito che aveva il terrore di lasciare il nido e spiccare il volo. Selene lo capì e prendendomi il viso tra le mani mi costrinse a guardarla.
    ”E allora lo scopriremo insieme..." mi sussurrò per poi baciarmi e farmi perdere nuovamente nell'immenso dolce oceano del suo amore.
     
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    Tornare aveva il sapore dolce e amaro di una vittoria di Pirro. Da una parte mi sentivo fiero ed orgoglioso di aver battuto la morte. Il primo essere vivente nell'intero Cosmo che avrebbe pouto vantare tale privilegio, ma dall'altra parte le cose che vedevo intorno a me non erano ciò che avevo lasciato.
    Libertà mai concesse, una democrazia fin troppo marcata, scimmie divenute i protettori dell'Impero ed accordi con i Devianti? Io ero stato forgiato dal fuoco e dalle fiamme della guerra, tutto ciò che avevo conquistato lo avevo fatto con il sangue ed il pugno duro. Non con le parole e la libertà.
    A lungo avevo discusso con Theia che come sempre silenziosa e saggia ascoltava tutti i miei sfoghi prima di consigliarmi le migliori azioni da intraprendere. Suo consiglio era di starcene in disparte, non potevamo pretendere di rovesciare il trono di nostra figlia e tanto meno di esigere che rispondesse ancora ai nostri ordini. Non dopo così tanto tempo in cui aveva dovuto, da sola, imparare a governare. E seppur potevo contestare delle cose non potevo negare che il lavoro che aveva fatto era incredibile. Oltre ogni mia aspettativa.
    E così me ne ero stato in disparte, impaziente di affrontare il nodo della questione. Nonostante scalpitassi nascondevo la mia poca pazienza in attesa che, come Theia aveva predetto, Selene e... il suo consorte... ci avrebbero affrontato. Secondo la mia splendida moglie, loro ci avrebbero chiesto udienza, e sempre loro avrebbero scoperto le carte costringendoci a far venire tutti i nodi al pettine.
    L'incontro era stato fissato nella Sala del Trono ove nessuno aveva osato sedersi sugli stessi. Theia ed Eos se ne stavano da un lato del grande salone nelle loro posizioni composte. Mani in grembo e vestiti da giorno, poco appariscenti. Helios dal lato opposto giocava con uno shuriken a mezza luna dei Moon Knight ed io seduto sui primi gradini della scalinata che portava ai troni, me ne stavo con il capo basso e le braccia sulle ginocchia.
    Quando la porta si aprì, Selene ed Endymion entrarono. Mano nella mano.
    Era un'udienza privata dunque oltre a noi nessuno era presente. Alzai lo sguardo sulle due figure di fronte a me e poi mi voltai verso Theia che con un lieve cenno del capo ed un sorriso enigmatico mi fece comprendere che il momento era arrivato.
    "Ed eccoci qui Vostre Maestrà come Voi avete chiesto!" dissi con quel tono beffardo e rude che mi apparteneva.
    ”Comprendi la nostra esitazione sorella. Siamo tornati da giorni e viviamo come reietti. Rispettati per essere la Famiglia Imperiale, ma senza alcun titolo e tanto meno ruolo!" esclamò Helios impaziente sottolineando l'ultima frase come a voler intendere che sia quello di marito e generale gli erano stati sottratti.
    ”E lo comprendiamo, per questo desideriamo parlare con Voi in merito a tale questione..."
    "Parlare? Tu e noi?" chiesi alzandomi in piedi ed affrontando quel damerino che mi trovavo davanti. Ghignai avvicinandomi a gran passi impedendo che Selene si metesse tra noi e per questo dando l'ordine silenzioso ad Eos di allontanarla, portarla vicino a lei e la madre.
    "Sai ti ho osservato in questo tempo... la Dimensione Fantasma in cui vivevamo non era totalmente distaccata da questa..." ammisi guardarmi intorno, mordendomi un labbro e ridendo sornione.
    "Se ciò non fosse successo avrei dedotto che tu eri esattamente come mio fratello... un figlio di puttana appassionato di mantelli e con la puzza sotto al naso, ma... non è così vero?" chiesi iniziandogli a girargli intorno. Lui se ne stava immobile e fiero, mentre Selene scalpitava per intervenire, mentre Theia stizzita la fermò per un polso sussurrandole ”Lascia fare..."
    La mia dolce metà non era di molte parole, ma quando parlava sottolineava sempre di quanto e come il fato doveva compiersi.
    "Le tue mani sono sporche di sangue tanto come le mie... la tua oscurità è tale che Selene deve arginarla per evitare che diventi incontrollata... Sei un mostro vestito da gentiluomo!" a quella esclamazione Endymion mi colpì con un getto della sua energia, mentre io la bloccai con il mio scettro prima di prenderlo per la gola e senza fatica alzarlo da terra per poi sbatterlo dall'altra parte della stanza.
    Selene tentò di intervenire, ma ora fu Helios a fermarla.
    "Alzati e combatti Imperatore, mostrami chi sei veramente!" lo provocai ed ottenni ciò che volevo. Lo vidi reagire, lo vidi caricarsi di così tanta energia che ben presto le sue iridi scomparvero facendo divenire i suoi occhi neri. Io ghignai, soddisfatto. Pronto a vedere quanto e come mi avrebbe ucciso o avrebbe tentato di farlo.
    "Sii uomo e vendica tuo padre! Uccidimi!" gli ordinai mentre vedevo Selene sempre più impaziente e preoccupata, ma proprio mentre Endymion mi preparò a colpire improvvisamente tutta l'energia di cui si era caricato si dissolse. E i suoi occhi tornarono normali.
    ”NO! Io non sono un mostro! Io non sono mio padre! Non sono te! Io non ti ucciderò Hyperion!" alla sua esclamazione abbassai il viso ridendo e guardando Theia la vidi elegantemente fare lo stesso. Solo allora mi avvicinai a gran passi e mentre lui e Selene se ne stavano sul chi va là, io stringendo il mio scettro lo guardai fiero.
    "Credi che abbia dimenticato di come tu abbia rischiato tutto per salvare Selene? Fui io a dirti di portarla via... E tu l'hai protetta, per tutto questo tempo. Non conta quanto tu possa piacermi o meno, conta l'uomo che sei. L'uomo che mia figlia ha deciso di amare!" esclamai vedendolo sorpreso.
    "Dovevo essere certo che fossi meglio di me e lo sei. Tuttavia la mia offerta rimane valida, se desiderai mai vendicarti per la morte di tuo padre, io sarò qui!" dissi con onore allungando una mano verso di lui.
    Endymion tentennò, guardò Selene di sottecchi e poi a me dritto negli occhi e dopo essersi asciugato un rivolo di sangue dal labbro rotto, strinse con vigore il mio braccio.
     
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    Le sue braccia forti mi avvolgevano. Erano sempre state un porto sicuro per me, grandi, confortanti e in lui avevo sempre trovare un rifugio.
    Ero solo una bambina quando mi avevano obbligata a sposare quest'uomo dai modi bruschi, ma crescendo al suo fianco avevo imparato ad essere donna, ad essere moglie, ad essere madre. E adesso... Non potevo più fare a meno del suo vociare nervoso, delle sue lamentele e del suo rude modo di fare. E lui... con me era tutt'altro che questo. Poteva fare un po' i capricci e contraddirmi in un primo momento, ma alla fine teneva alla mia opinione e non poteva vivere senza di me. Eravamo diventati, nell'arco dei secoli, una coppia "inossidabile", uno Ying e uno Yang che completavano indissolubilmente il cerchio della nostra vita.
    Mentre era ancora lì ad abbracciarmi lo tranquillizzai.
    "Non temere... Endymion e nostra figlia Selene sono cresciuti molto. Sono diventati degli imperatori amati e soprattutto molto coscienziosi. Inoltre, il loro amore è sincero e il loro matrimonio non è solo una facciata di convenienza politica e di governo. Sono molto forti, ma sono certa che il nostro ritorno li ha sconvolti non poco. Nonostante ciò, sento che non possiamo imporci come avremmo fatto un tempo. Non possiamo tornare dopo secoli e pensare che tutto sarà come prima. Sarebbe un errore madornale ignorare il loro operato e inficiare il loro attuale potere. C'è solo una via, mio caro... devi metterli alla prova. Devi saggiare il loro animo e il loro spirito. Solamente in questo modo potrai dare pace al tuo burbero cuore e potrai, se non accettare di buon grado, quanto meno dare una chance al tuo giovane nipote e genero. Non lo sottovalutare, Hyperion. Vedrai che non resterai deluso..."
    Lui si staccò un po' da me per guardarmi negli occhi e poi parlò con voce tonante, che rimbombò nel mio petto.
    "Seguirò il tuo consiglio, mia dolce Theia. So che le tue parole hanno sempre una ragione profonda, che anche se non vedo adesso, capirò a momento debito. Adesso andiamo di là. A breve nostra figlia e ‘suo marito’ saranno qui." Mi prese per mano e insieme raggiungemmo l'immensa Sala del Trono.
    [...]
    Quando vidi mia figlia Selene varcare l'enorme portone della Sala, il mio cuore saltò un battito. Era meravigliosa nel suo abito in stile Impero, rosa pallido con dettagli argentati come la Luna su cui governava. Era fiera e regale nel suo portamento. Ero così orgogliosa di lei e della donna che era diventata. Potevo scorgere, però, nella sua espressione, molta tensione. Solo quando incontrò il mio sguardo riuscì a rilassare leggermente la mascella e accennai un caldo sorriso per rassicurarla. Ciò che sarebbe avvenuto di lì a breve, l'avrebbe di certo scossa.
    Infatti, ad un mio cenno impercettibile, suo padre iniziò la sua arringa e non fu affatto “cordiale”, come mi aspettavo, ma conoscevo il suo stile. Sapevo che il risultato sarebbe stato quello sperato.
    Porsi le braccia a Selene quando Eos la portò da me, allontanandola dallo scontro in atto tra suo padre e il suo sposo. Le strinsi forte le spalle, mentre mi mantenevo alle sue spalle e lei stringeva i pugni in maniera spasmodica. La percepivo distintamente fremere nervosa e preoccupata per le sorti del marito, ma attraverso una presa più salda le infusi un po' della mia energia, che riuscì a calmarla e rilassare i suoi muscoli tesi e pronti a scattare.
    "Lascia fare..." le dissi con ferma decisione.
    Quando Endymion minacciò di attaccare Hyperion con la sua energia devastante, restarono tutti con il fiato sospeso, potevo sentire la loro tensione alle stelle, che si sgonfiò pochi attimi dopo, quando la mia "visione" si compì.
    Hyperion aveva finalmente saggiato il carattere di suo nipote, aveva potuto comprendere fino in fondo quanto di lui si poteva fidare e quanto "giusto" si era mostrato al fianco di sua figlia. La nostra Selene non aveva nulla da temere, Endymion era forte e saggio. L'avrebbe protetta a costo della sua stessa vita, senza cedere al suo lato più oscuro generato dalla sete di vendetta e dall'odio verso uno "zio" che gli aveva portato via la famiglia, pur consentendogli poi di diventare imperatore e marito di Selene. Il cuore di Endymion soffriva molto per i torti subiti, ma “sentivo” fin nel profondo di me stessa, che non avrebbe mai riversato sull’amata sposa il suo astio personale, al contrario, avrebbe addirittura accettato di sotterrare definitivamente l’ascia di guerra, se glie lo avesse chiesto. Ma né mia figlia, né mio marito lo fecero e mai lo avrebbero fatto. Lui era libero di provare i suoi sentimenti oggi come lo sarebbe stato in futuro.
    Approfittai di quell’attimo di calma per condurre Selene in disparte, allontanandoci dal resto del gruppo.
    "Figlia mia" dissi con fare accorato, osservandola ammirata. “Sei bellissima…” continuai, cedendo per un momento alle mie emozioni di madre, ma subito dopo mi riscossi. “Spero che avremo tempo per stare un po’ insieme e dedicarci alle nostre confessioni madre-figlia, come un tempo. Adesso, purtroppo, vi sono altre incombenze da affrontare.”
    “Certo, madre” mi rispose convinta e con un dolce sorriso che mi scaldò il cuore, mi strinse forte le mani. Non eravamo soliti, come previsto dal protocollo imperiale, a manifestazioni di affetto evidenti, ma ci limitavamo ad essere contenute e misurate nei nostri gesti familiari. Per un momento avrei voluto mandare all’aria ogni regola. Erano secoli che non vedevo mia figlia, ma come si dice, la “ragion di stato” mi impediva di dar sfogo ai miei sentimenti, almeno per il momento.
    “Volevo anticiparti, qui in privato, che conosco bene il tuo cuore e che conosco perfettamente la richiesta che hai in mente di sottoporre alla famiglia. Sappi che io ti appoggerò con tutte le mie forze, sebbene sappiamo entrambe che vi sono, come al solito, dei protocolli da seguire, che impediscono ai regnanti di stare in prima fila, mettendo la propria vita in pericolo. A parte queste odiose regole, c’è anche la nostra preoccupazione di genitori da tenere a bada…”
    “Lo so, madre. Ma essere Guerriera è parte di me e desidero con tutto il cuore tornare al mio ruolo originario” mi rispose con fervore.
    “Vuoi che non lo sappia?” replicai sorridendole, certa delle mie “sensazioni”. “Io, come ti ho detto, sarò dalla tua parte, ma ho una richiesta da farti e preferivo, parlartene in privato, perché è una cosa che mi riguarda personalmente e alla quale tengo in modo particolare. Dovrai riprendere l’addestramento per affinare le tua capacità di strega. Hai il mio sangue nelle vene e i miei poteri sono in te. Quello che ti chiedo è di portarli ai massimi livelli abbinandoli alle tue naturali abilità di Guerriera.”
    Vidi lo stupore dipingersi sul suo volto, ma non proferì parola, forse un po’ scioccata dalle mie parole. Ma io non mi sarei tirata indietro. Lei era per metà strega ed era suo obbligo sfruttare tutti i mezzi che aveva a disposizione, al di là, dell’orgoglio personale che avrei provato.
    “Non devi rispondermi adesso, ma volevo sapessi che questa sarà la mia ferma condizione al fatto che tu torni ad essere una Guerriera. Sempre dopo aver convinto tuo padre. Pensaci!” conclusi ferma. Lei annuì e abbassò lo sguardo. Molto probabilmente sperava di poter tornare alla sua vita di sempre, ma per mantenere il nostro status d’élite erano necessari dei compromessi e tutti avremmo dovuto cedervi.
    All’improvviso, il contatto con Selene mi destabilizzò, il suo turbamento non era dovuto solo alla mia richiesta, ma vi era altro che la frenava dal potersi dedicare totalmente al suo ruolo di Combattente, una volta avuto il via libera: Le gemelle. Flash dei volti e dei tratti distintivi delle due piccole mi colpirono e mi invasero la mente. Mi aggrappai alle braccia di mia figlia per non crollare sotto il peso delle visioni che stavo assorbendo. Le mi sostenne con forza, ma io non ero ancora lì accanto a lei, ma lontano nel tempo e nello spazio e ciò che “vidi” mi riempì il cuore di tristezza e di sconforto. Ecate e Artemide ora bimbe, ora adolescenti, ora adulte, successione al trono. Sofferenza, ingordigia, prevaricazione…
    Con una fermezza che non credevo di poter raccogliere, mi staccai da quei fermi immagine e tutte quelle emozioni che mi vorticavano ancora nella mente e nel corpo. Mi trovai ad osservare mia figlia con il cuore che batteva all’impazzata e il fiato corto.
    Selene era visibilmente preoccupata e mi chiese come stessi, cosa fosse successo. Conosceva bene i momenti in cui ero preda delle mie visioni e mi estraniavo dalla realtà circostante. Sapeva che avevo “visto” qualcosa. Non potevo rivelarglielo, avrebbe sofferto in modo atroce per qualcosa che non poteva in nessun caso evitare e su cui non aveva alcuna ingerenza. Per quanto avesse desiderato proteggere le sue figlie, sarebbero andate incontro al loro destino, volente o nolente…
    “Sto bene adesso, ma ciò che ho visto adesso, lo saprai a tempo debito. Non è questo il momento!” affermai decisa, non appena recuperai un minimo di voce per poter proferir parola. Non le avrei mentito, inventando chissà quale scusa, non era nel mio carattere. Ma non era ancora giunto il tempo per lei di conoscere gli eventi. Selene fece per replicare animatamente, ma subito dopo si rese conto che non avrebbe mai cavato una risposta diversa da quella che le avevo dato. Mi conosceva troppo bene e sapeva di non avere speranze contro il mio volere di “veggente”. Sentivo il mio cuore frantumarsi in mille pezzi, ma mi mantenni rigida sulla mia decisione. Non si poteva scherzare impunemente con le leggi che governano il tempo… il futuro!
    La presi sottobraccio e tornammo dagli altri. La riunione "ufficiale" doveva avere inizio. Ahimè vi erano moltissime questioni che dovevamo affrontare tutti insieme e che attraverso il giudizio unanime dovevano trovare soluzione.
    Mia figlia si staccò dal mio fianco a raggiunse il marito. Lo abbracciò incurante dei presenti e gli diede un leggero bacio su una guancia. Ero certa volesse dire: "sono fiera di te, amore mio. Hai fatto la scelta giusta!". Tornai in me, scollegandomi da quelle percezioni tanto vivide e mi ricomposi per dare inizio alla discussione.
    Nessuno prese posto sui troni ma ognuno di noi occupò un enorme sedia dallo schienale alto e imbottito, attorno ad un tavolo di cristallo ovale e scintillante.
    “Bene, miei cari. La famiglia imperiale è qui riunita, al COMPLETO!” e guardai intensamente Endymion per rimarcare il fatto che anche lui, ormai ne era diventato parte integrante. Selene mi sorrise radiosa e sorrise a suo marito, stringendogli la mano poco distante da lei. Io proseguii: “Siamo chiamati ad affrontare delle questioni molto importanti che riguardano il nostro Impero e il nostro futuro, personale e di regnanti. Endymion e Selene, so perfettamente che ci avete chiesto udienza per porci d’innanzi a due decisioni fondamentali. Vi prego di prendere la parola e di mettere a parte tutti noi delle vostre richieste” conclusi con voce solenne, prendendo posto sulla mia comoda seduta.
    I due Imperatori si guardarono convinti e con una semplice occhiata si capirono al volo.
    Endymion si alzò e osservando ognuno di noi, iniziò a parlare. Era lì con la schiena ritta e fiero come un cavaliere che affronta una battaglia. Sapeva che non sarebbe stato semplice ottenere il benestare di tutti.
    “Bene, come la mia consorte qui presente sa, non sono di molte parole e preferisco arrivare subito al nocciolo della questione che mi preme sottoporvi. Adesso che voi siete ‘ritornati’” disse rivolgendosi esclusivamente a me e a Hyperion. “Siete disposti a prendere il potere di nuovo nelle vostre mani? Perché se questa dovesse essere la vostra volontà, noi siamo pronti a metterci da parte. Ovviamente, con delle condizioni ben precise e solide!” affermò deciso.
    Hyperion, sentitosi preso in causa e conoscendo in anticipo i fatti che io avevo “visto”, sorrise e intervenne.
    “Sentiamo, quali sarebbero queste fantomatiche condizioni? Sarei proprio curioso di conoscerle, qualora volessi riprendermi il ‘mio’ trono” concluse con fare saccente. Adorava stuzzicare e provocare il genero. Era più forte di lui. Io lo guardai contrariata, ma lui finse di non accorgersene. Endymion non parve affatto scosso dalla reazione di mio marito e rispose senza esitazioni.
    “È chiaro che i nostri metodi di azione e le nostre decisioni sono parecchio dissimili e i risultati sono evidenti. Il nostro Impero è cresciuto e ha prosperato seguendo delle valide direttive, probabilmente frutto di scelte opposte a quelle che avreste fatto voi nelle stesse circostanze. La nostra richiesta è di poter mantenere le Leggi e i decreti con i quali io e Selene abbiamo governato fino al momento, adeguandovi, in qualche modo al nostro modo di pensare. In ogni caso, ci sarà modo di trovare punti di incontro, ove ci dovessero essere dei disaccordi.”
    “Tutto chiaro, Principe!” rispose mio marito, prima di rivolgere a me uno sguardo eloquente. Voleva che fossi io a parlare e a dare la nostra risposta. Ero io la diplomatica tra i due.
    “Benissimo, ti ringrazio per la tua chiarezza, noi faremo altrettanto. Accettiamo di riprendere i nostri poteri di regnanti sull’Impero lunare, ma non vi sarà alcuna necessità di porre delle condizioni o limitazioni. Siamo disposti a ‘condividere’ con voi il potere decisionale. Iniziare questa nuova fase insieme, poiché è evidente che molte cose sono cambiate e noi non vogliamo arrogarci il diritto di cambiare le vostre decisioni o le vostre Leggi, solo perché siamo contrari ad alcuni vostri metodi. Siamo qui per regnare attraverso una guida congiunta, in modo da liberare voi da moltissime incombenze e allo stesso tempo, non rischiare di deviare dalle direttive che voi avete tracciato in secoli di governo” affermai con voce solenne per stigmatizzare la nostra scelta.
    Endymion annuì, evidentemente soddisfatto della mia risposta. Gli occhi di Selene brillavano ed era impaziente di prendere la parola. Nonostante fosse sempre così composta, potevo percepire benissimo il suo entusiasmo. Si alzò dalla sedia e intervenne.
    “Non mi sarei mai aspettata una simile proposta, ma sono lieta di ascoltarla e da parte mia non vi è alcun tipo di remora. Sono ben disposta a cedervi il titolo di Imperatori e a mantenere una comunione di intenti e di decisioni relativo al nostro Impero e ai nostri sudditi. Endymion?” Si volse verso il marito per chiedere anche la sua opinione, anche se era certa della sua risposta. Avevano il medesimo accordo di pensieri che io e Hyperion avevamo affinato per anni e anni. Solo che lei non doveva domare le fiamme del vulcano che animava il mio sposo. Sorrisi compiaciuta.
    “Benissimo, volevo anche darvi una notizia e sapere ovviamente il vostro parere a riguardo. È mio ardente desiderio poter tornare ad esercitare il mio ruolo di Guerriera a protezione del nostro Impero!” La sua voce ferma e convinta.
    Notai subito Helios sbuffare e guardare altrove. Conoscevo bene il suo cuore e le emozioni che vi abitavano in questo momento. Avrebbe avuto anche lui modo di esternare il suo pensiero.
    Hyperion, invece come avevo previsto, si inalberò anche se sorrideva sotto i suoi folti baffi. Era orgoglioso ed esultava come un padre di fronte a un figlio che segue le sue orme. Era evidente di quanto amasse la parte combattiva e battagliera della sua Selene, ma al tempo stesso doveva scontrarsi con la preoccupazione di padre e di Imperatore.
    “Sai a cosa andresti incontro, qualora rivestissi i panni di Guerriera? I pericoli che correresti… sei una Principessa e una madre adesso...” Le paure del mio sposo erano anche le mie, ma io sapevo qualcosa in più di lui. Selene stava riflettendo frenetica sulla mia proposta e stava prendendo atto dei vantaggi che ne avrebbe ricavato, lo potevo leggere nei suoi occhi. Un minuscolo cenno del suo capo mi diede la risposta alla mia richiesta personale.
    “Certamente, Hyperion, nostra figlia conosce bene i rischi a cui andrebbe incontro. Ma sappiamo anche che se lei ultimasse l’addestramento per affinare i suoi poteri di strega, diventerebbe molto più forte e svilupperebbe parecchie abilità aggiuntive per proteggere al meglio se stessa e i suoi sudditi. Per quanto riguarda il protocollo di Corte, si riferisce ai doveri dei regnanti diretti. In fin dei conti, anche prima di diventare Imperatrice era una Guerriera. Adesso tornerà al suo status di Principessa, anche se a guida congiunta con noi, dunque non ci dovrebbero essere problemi. O sbaglio?” Avevo addotto delle ottime motivazioni, alle quali era impossibile controbattere.
    Selene mi guardò raggiante e piena di gratitudine.
    “Farò del mio meglio per proteggere i miei sudditi e la mia famiglia!” rassicurò senza esitazioni suo padre, che annuì intimamente compiaciuto.
    “Prendi la parola Helios” lo esortai con decisione. Sapevo che stavamo per affrontare una questione molto delicata, che stava a cuore a tutti noi della famiglia imperiale. Avevo lasciato a lui il compito di esporre le sue ragioni in prima battuta, ma mi riservai il diritto di poter intervenire come mediatrice nell’interesse comune di trovare un punto di incontro in merito.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 1/6/2020, 11:30
     
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