Base X-Force

Yavin IV

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Annarita
    Posts
    281
    Reputation
    +671

    Status
    :Cassian:
    Si parlava di quiete prima della tempesta, quella strana atmosfera che sembra ricoprire come ovatta oggetti e persone, che in realtà si rivela una semplice illusione, preparatoria di qualcosa che può portare tanta distruzione. A me piaceva invece la sensazione di quiete che arriva dopo una tempesta, quando l’aria è finalmente tersa, percepisci i primi suoni delicati della natura che si accerta se, davvero, il peggio è passato. Ed era così che mi sentivo adesso, con Jyn, nell’officina in cui spesso mi ritrovavo durante le mie giornate di lavoro e di riflessione. Era come se sbuffi, rimbrotti, urli, nervosismo fossero finalmente esplosi lasciando dietro di sé il cinguettio di qualche uccellino curioso che spunta dal proprio riparo per accertarsi che… tutto è finito.
    Jyn mi accarezzava la fasciatura, gli occhi erano lucidi e scoprii il mio cuore chiuso in una morsa ferrea fatta di tantissime emozioni diverse. La rabbia, però, era solo un lontano ricordo, era stata scalzata dalla tenerezza, dalla gioia, dal senso di colpa, dalla vergogna, dalla paura. Un mix che stavo analizzando in quel silenzio irreale, scaturito dalla sua ultima confessione. La lasciai aleggiare tra noi per attimi che parvero infiniti, poi sospirai profondamente, mentre prendevo la sua mano – quella con cui mi aveva curato e accarezzato – e la portavo alla lebbra per lasciarci su un lieve bacio.
    Sorrisi appena, consapevole che persino quella ferita era stata dovuta a una mia distrazione legata a lei, al nostro rapporto, a quella specie di guerra più o meno fredda che ci facevamo dal momento in cui ci eravamo rivisti. Dopo un dialogo balzano avuto con Sabine e Poe, non avevo fatto altro che pensare a Jyn, alla solitudine a cui ci eravamo costretti nonostante la scintilla che pareva essere scattata anni prima… ma era tutta una mia illusione? Ecco il motivo della frustrazione, del cacciavite sfuggito di mano e del nervosismo che aveva permeato ogni mia reazione all’arrivo repentino di Jyn nel posto in cui mi godevo la mia pace.
    Evidentemente però, era arrivata davvero la resa dei conti…
    “Jyn, ti racconterò cosa è successo dopo che ci siamo separati. Non per giustificarmi, né per impietosirti, né per rimediare alla terribile sensazione che devi aver provato per tutto questo tempo. Purtroppo, so per esperienza, che non sarò mai capace di cambiare il passato. Però, devi sapere… e poi decidere se vuoi continuare a provare per me solo rabbia e frustrazione.” Jyn tentò di bloccarmi, perché no, non poteva avere fin da subito la pazienza di attendere che terminassi. Perciò, le posi il pollice della mano sana sulle sua bocca e la costrinse a tacere. Non lesinai dal lasciarle a mia volta una carezza. “Quando mi sono svegliato da un coma durato sei mesi, a malapena ricordavo chi fossi. Ero debilitato, le ferite si erano ormai rimarginate, ma il corpo era in uno stato davvero pietoso e la mente non era da meno. Ci volle quasi un anno affinché ritornassi a essere quello di sempre fisicamente… In quei mesi, però, l’unica persona a cui riuscivo a pensare eri tu. Grazie a te ho trovato la forza di superare le sessioni terribili di riabilitazione, quando ero lì lì per cedere… mi compariva il tuo viso che mi diceva di smettere di fare il bambino, di muovere il mio culo da perdente e di darmi una mossa, perché sì, c’era ancora tanto da fare! E no… non fare la scandalizzata, sono parole che mi avresti detto senza dubbio!” Le impedii di nuovo di parlare, mettendole tutta la mano sulla bocca questa volta, così Jyn, indignata si mise a braccia conserte ed esibì un broncio adorabile. La mia espressione ironica però mutò quando mi resi conto che stava arrivando la parte più terribile da confessare. “Dopo il mio risveglio, nonostante non stessi ancora bene, riuscii a contattare la Ribellione e mi resi conto che tu non eri tornata alla base, non ti eri più fatta viva, e il tarlo che ti fosse accaduto qualcosa iniziò a mangiarmi vivo, da dentro. Ti ho cercata ovunque, ma non potevo usare i mezzi della Ribellione perché loro stavano volando bassi dopo il colpaccio che avevamo fatto. Mi dissero che se tu non avevi fatto ritorno, semmai ti fossi davvero salvata, allora forse non era tua intenzione essere trovata… Non faticavo a credere che dopo una esperienza del genere avessi la necessità di startene per conto tuo, per un po’. Così mi preparai all’idea che ci sarebbe voluto più tempo del previsto… Intanto proseguivo con la mia riabilitazione e… la difficoltà era talmente tanta che fui costretto ad assumere alcuni farmaci per il dolore. Dolore che a un certo punto divenne più psicologico che fisico, avevo crisi di dolore fantasma sparse che passavano solo con quelle dannate pillole… dopo un anno dal mio risveglio, ero praticamente come nuovo dal punto di vista fisico, ma totalmente dipendente da quei farmaci…” Mi bloccai, ritrovandomi all’improvvisto senza più parole per continuare, eppure era così chiaro dentro di me ciò che era accaduto. Mi ero sentito un perdente davvero, un essere senza palle e senza dignità, che avrebbe ucciso pur di procurarsi una dose di quelle cose schifose… Come avrei potuto presentarmi a lei? E se fosse stata davvero morta? Me le ero raccontate tutte pur di rimandare il momento di quello che, nel tempo, era diventato sempre di più un’improbabile incontro.
    Quando la rimisi nuovamente a fuoco, Jyn era vicinissima a me, pareva essere stata catalizzata dalla mia voce e si fosse mossa nella mia direzione senza rendersene conto. Potevo percepire ancora della collera, ma era chiaro che non fosse più rivolta verso di me. “Io... non capisco...” disse totalmente scioccata, forse ero andato troppo oltre? “È profondamente ingiusto... quanto accaduto. Quello che hai passato. Io... non ne avevo idea... Sono stata stupida ed egoista.” Scosse il capo e trattenne un paio di lacrime.
    “Non si può essere egoisti se non si sta ciò che l’altro sta vivendo, Jyn. Io, invece, sono stato un codardo. Mi raccontavo che forse non volevi più avere niente a che fare con il mondo, con i Ribelli, con me. Per questo non ero stato in grado di rintracciarti. E per tanto tempo me lo sono fatto andare bene… perché era molto meglio inventarsi una storia come questa che affrontare un tuo giudizio…” La verità era ormai lì, venuta in superficie. Galleggiava senza fatica, nonostante gli anni di negazione.
    “Non sono stata da meno, Cass. Io ho preferito crogiolarmi nella solitudine e nel senso di colpa prima di tornare e vederti vivo e quando è successo, invece di correre felice ad abbracciarti ho alzato un muro invalicabile fatto di rabbia e di rancore.” Appoggiò le mani sulle mie braccia e strinse forte, quasi potesse trasmettere tutto il sentimento di sollievo che aveva provato nel vedermi vivo. “Anche io temevo il tuo giudizio... temevo che mi considerassi una che scappa. Anche se sei stato tu a chiedermelo, quante volte ti ho contraddetto?! Insomma, è stato più facile renderti colpevole delle mie sofferenze.” Le dita sulla mia carne divennero bianche per la pressione. Sembrava che stesse per crollare a causa delle forti emozioni, perciò la costrinsi a mollare la presa accogliendo quella stretta tra le mie mani. Scossi il capo prima di accompagnare quel gesto con delle parole…
    “Abbiamo sbagliato entrambi. Oppure, semplicemente era così che doveva andare per chissà quale ragione. Però… appena ti ho rivista, ho buttato tutte le pillole che mi erano rimaste. Avevo già iniziato a disintossicarmi, ma forse, se non fosse stato per la tua comparsa non avrei mai fatto la scelta finale… Certo, ammetto che non mi ero aspettato un’accoglienza tanto astiosa… e che a volte, per la frustrazione e il senso di colpa, il pensiero della via più facile è tornato. Ma MAI con te su Yavin IV ho avuto il coraggio di ingoiare anche solo un’altra di quelle capsule. Quindi, come vedi, a qualcosa è servito tutto questo… anche il dolore.”
    “Come è possibile che ci siamo fatti così tanto male e in fondo, anche aiutati? Forse non ce l'avevamo tanto l'uno con l'altro, ma piuttosto con noi stessi e abbiamo trovato nell'altro uno specchio.” Si era alzata, spostando nervosa il peso da un piede all'altro. “Scusami per averti fatto diventare lo specchio della mia rabbia e del mio senso di colpa, ignorando il tuo dolore...” Mi alzai a mia volta, colpito da quelle sillabe che erano arrivate dritte al cuore come un punteruolo di ghiaccio… doloroso ma che alla fine è destinato a sciogliersi.
    “Forse hai proprio centrato il punto, saputella…” La sbeffeggiai con dolcezza, per stemperare un po’ l’elettricità che ci avvolgeva come una densa nuvola. “E tu scusami per averti fatto diventare lo specchio della mia vergogna e della mia paura.” Mi avvicinai fino a sfiorare il suo corpo col mio, le impedii per l’ennesima volta il torcersi doloroso del dita e agganciai le sue braccia alla mia vita. Con movimenti lenti, misurati, lasciandole il tempo e lo spazio per ritirarsi nel caso in cui stessi facendo qualcosa di poco gradito. Poi, le presi il volto tra le mani e la guardai dritta negli occhi. Non c’erano più cose non dette a inquinare i nostri sguardi e questa era di certo la sensazione più bella che avessi mai provato in tutta la mia vita. “Adesso siamo pari, però… non voglio più sentir parlare di colpe e scuse…Va bene?” le dissi in un sussurro, abbassandomi un po’ a baciarle piano la punta del naso. Lei annuì con rapidi cenni del viso, tremava sotto il mio tocco. Poi la abbracciai, lasciando che il suo volto si schiacciasse conto il mio petto, le sue braccia mi stringessero forte mentre le mie la avvolgevano per le spalle, il mento appoggiato sui suoi capelli.
    Restammo in quella posizione per un tempo infinito, fino a quando la voce ovattata di Jyn non arrivò a interrompere il silenzio.
    “E comunque, non per farmi gli affari tuoi eh, ma cosa avevate da discutere tanto animatamente con Poe e… Sabine?” Non riuscii a trattenere una risatina, feci per staccarla da me per guardala in volto, ma lei mi strinse più forte: non voleva rivelare attraverso i suoi occhi la motivazione di quella domanda in apparenza buttata lì.
    “Io non avevo molto di cui discutere in realtà, Sabine si è messa in testa un’altra delle sue folli idee… e lo sai che con le cose folli non vado d’accordo, a meno che non si tratta della Causa o… di te” confessai a voce bassa. “Poe mi sembrava sul punto di cedere, credo che sapremo l’esito della conversazione a breve conoscendo entrambi…” conclusi, appoggiando di nuovo il mento sulla sua testa e continuando a tenerla stretta: avevo la sensazione che l’avrei fatto spesso, molto spesso.
     
    Top
    .
  2.     +2   +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member
    ...

    Group
    Roberta
    Posts
    119
    Reputation
    +317

    Status
    :Sabine:
    Ero rimasta lì, imbambolata su due piedi e con il casco ancora sotto a un braccio. Cassian semplicemente se ne era andato, liquidando con un gesto distratto la mia richiesta e il mio discorso accorato.
    Continuavo a guardare le sue spalle che si allontanavano e ad ogni passo io mi innervosivo sempre di più. Il loro aiuto mi serviva, era di vitale importanza e quella era la sua risposta? Io lo avrei fatto per loro, senza ombra di dubbio…
    Stavo ancora cercando di mantenermi calma quando mi voltai verso Poe, che almeno non mi aveva mandata gentilmente al diavolo, e con lo sguardo cercai la sua approvazione sull’assurdità della reazione di Cass. Della serie: cosa ho detto di tanto strano?
    Ma invece di trovare un’espressione di comprensione, mi scontrai con un sorrisino sarcastico, di quelli che celavano una battuta sardonica appena dietro l’angolo.
    “E cosa avresti tu da ridere? Ti sembra quello il modo di reagire? Non mi ha nemmeno fatto finire di spiegare le mie necessità. Perché se ne è andato a quel modo?” Io ero sempre una ragazza allegra e pronta allo scherzo, ma in quel momento c’era ben poco di cui scherzare. Si stava parlando del mio futuro, che diamine!
    Notai il volto di Poe mutare per un attimo dal sarcastico al perplesso per poi tornare inevitabilmente sull’ironico. Una girandola di emozioni così chiare, da montagne russe, che sapevo di lì a breve mi avrebbero fatto dare di stomaco.
    “Ma tu stavi parlando sul serio?” iniziò ridacchiando… si mise una mano di fronte alla bocca, quasi volesse impedirsi di ridere a crepapelle. “Ah, allora non era una battuta delle tue per fare incazzare Cass. Lui non ha per niente senso dell’umorismo, pensavo volessi stuzzicarlo un po’. Credevi davvero avesse accettato?” Eccolo che proseguiva sulla scia. Proprio non riusciva a trattenere le risa…
    Io ero rimasta sfingea, di pietra. E non solo… ero io che rischiavo di incazzarmi di brutto.
    “Beh, tutto il senso dell’umorismo di cui lui manca, vedo che te lo sei preso tu! Non c’è che dire… la vuoi smettere di sghignazzare?!” tentavo in ogni modo di frenare il suo sarcasmo e riportare la conversazione alla serietà che meritava. Se Cass aveva dato forfait, lui sarebbe stato la mia ultima e sola chance. Non potevo lasciarmelo sfuggire. “E sì, Poe sono mortalmente seria.” Il mio sguardo lo confermava.
    “Diamine Sabine, ma cosa vai blaterando!? Ti rendi conto che hai fatto a entrambi una proposta di matrimonio? Come pretendi che ti avremmo presa sul serio? A me non sembra abbia molto senso.” Finalmente aveva dato una sua opinione, sebbene non mi piacesse per nulla e aveva abbandonato per un attimo il suo fare giocoso.
    “Stiamo parlando di una cosa veramente importante, Poe. Ok, Cass è fuori… va bene lo accetto, ma tu non puoi abbandonarmi… Non vi ho detto nulla prima, a nessuno di voi, perché credevo di poter gestire la situazione, ma come al solito mia madre è diventata ingestibile. È uno dei motivi per cui me ne sono andata da lì e mi sono fermata su Yavin quasi in pianta stabile. Dopo che l’estate scorsa mio fratello si è sposato, ha iniziato a tormentare me… che devo sposarmi, mettere su famiglia…” La mia voce era tra lo sconsolato e il rassegnato.
    “Ma non capisco… alla tua età non puoi decidere tu con chi e soprattutto se sportarti? Tua madre mi sembra un tantinello dispotica!” Poe iniziava a compenetrarsi nella mia visione… ma non poteva comprendere… lui non era un mandaloriano.
    “Tu non capisci, per noi mandaloriani è molto importante portare avanti il nome della casata e dopo che le diverse tribù del nostro popolo si sono riunite, per lei è diventata un’ossessione che il nome prosegua floridamente a contribuire alla causa!” spiegai con ardore. Io non condividevo tutta questa fretta e solerzia, ma mia madre era assurdamente testarda su questa questione ed ero certa che se non avessi fatto qualcosa io per anticipare le sue mosse, avrei avuto delle brutte sorprese. Sarebbe stata capace di darmi in matrimonio anche a mia insaputa.
    “Ok, un po’ antiquato come pensiero, ma in qualche modo comprensibile. Dunque, che cosa vorresti da me? Non sono mica un mandaloriano!” Era sempre più perplesso e capivo perché.
    “Lo so… ma sei sempre un guerriero di valore e questo conta molto. Inoltre, ho pensato che se portassi qualcuno al mio fianco, come mia scelta, potrei evitare che scelga lei per me e che vada a finire con uno stupido rampollo di qualche clan dal nome altisonante. Mi ingabbierei per sempre…” stavo buttando fuori tutta la mia frustrazione. Non potevo immaginare un futuro tanto stucchevole e noioso per me. Io volevo continuare a fare la mia vita senza dover dare conto a un perfetto estraneo.
    Poe mi osservò quasi con compassione. No… non era pietà, ma forse mi stava immaginando anche lui, imprigionata in una logica che non mi apparteneva e che mi avrebbe tarpato le ali.
    “Ok Sabine, mettiamo che io dica di sì e ti aiuti in questa follia. Cosa ti fa pensare che tua madre mi accetterebbe come tuo sposo? Ah… mi fa strano anche solo dirlo!”
    E scosse la testa, quasi disgustato…
    Quel gesto, stranamente mi diede fastidio… non pensavo neppure io mi interessasse tanto e stavo organizzando tutto per evitarmi un matrimonio forzato, ma sarebbe stato davvero così assurdo? Non avevo peli sulla lingua quindi…
    “Sarebbe proprio così disgustoso essere sposato con me? Anche per finta?” posai il casco su una cassa lì vicino, mi misi a braccia conserte, la mia posizione di difesa quando mi sentivo a disagio e alzai il mento in segno di sfida.
    Poe mi guardò perplesso e poi gli si illuminarono gli occhi, come se avesse intuito il corso dei miei pensieri.
    “Ma cosa cavolo stai pensando, scema! Non era riferito a te, ma a me, non mi immagino proprio sposato, neanche se fosse per scherzo. Mi sembra strano, tutto qui… E poi, dici la verità, sarebbe lo stesso anche per te.”
    Ecco… tutto era più chiaro adesso. In effetti, non mi ci vedevo neppure io a fare la brava mogliettina tutta casa e moine. Nah… avevo tutta un’altra idea. Forse proprio per questo avrebbe potuto funzionare con Poe.
    “Non sarei la classica delle mogli, questo è poco ma sicuro. In ogni caso, il problema non si presenterà. Sarà solo una messa in scena per fermare mia madre. Forse le nostre visioni tanto simili potrebbero essere la nostra arma vincente e fare l’accordo perfetto. Dopo di che potremo trovare il modo di eliminare questo vincolo.”
    Ero sempre più convinta.
    “Sì, ma la mia domanda rimane… anche se noi ci mettessimo d’accordo, tua madre accetterebbe un non mandaloriano al tuo fianco? Perché non hai chiesto a Din Djarin?” La sua espressione era strana, quasi cospiratoria.
    “Avevo già pensato a Din, ma ho subito messo da parte l’idea, sorvolando sul fatto che manca da Yavin ormai da due mesi, è chiaro come la luce del sole quanto sia cotto di Omera. Non accetterebbe mai di compromettersi con me, anche solo per finzione. E poi, è troppo ligio alle leggi della sua tribù. Sarebbe comunque tutto troppo complesso.”
    Un’ombra di delusione passò sul suo volto… poi lo vidi alzare lo sguardo e restare di pietra. Seguii la direzione di ciò che stava osservando e notai anche io Omera e Mando parlare fitto fitto non molto distanti da dove eravamo.
    “Oh, Din è tornato… guarda un po’, quando si parla del diavolo…” tentai con quella stupida battuta di alleggerire una tensione che si era creata improvvisamente e che si sarebbe potuta tagliare con un coltello.
    “Facciamolo!” La sua risposta fu così tanto repentina che quasi mi fece barcollare. Fino a una attimo fa stavamo ancora discutendo sui dubbi e le possibili implicazioni del caso, sembrava tutto svanito.
    “Come? E le perplessità di poco fa? Ricordi… mia madre, il non essere mandaloriano… ti andrebbe bene affrontare la sua possibile opposizione?”
    Ero rimasta allibita dalla sua reazione, ma stavo iniziando persino a gioire dentro di me, segretamente…
    “Certo! Andiamo avanti con il tuo piano. Ci sto!” si era di nuovo concentrato su di me e mi guardava intensamente.
    “Poe, non ti posso garantire che andrà tutto liscio. Forse dovremo lavorarci su e mia madre sarà un osso dur…”
    “Ti stai tirando indietro duchessina?!” e adesso fu lui a incrociare le braccia al petto e a sorridere di lato in segno di sfida.
    Allora io, colta da una felicità spontanea e trascinante che mi vedeva già fuori da quell’incubo chiamato “matrimonio combinato”, gli buttai le braccia al collo e gli dissi in un orecchio:
    “Non ci penso proprio! Grazie infinite per tutto, sappi che mi stai salvando la vita!”
    Forse, detta così sembrava più tragica di quanto non fosse, ma per me, il suo aiuto rappresentava davvero una salvezza!
    Mi staccai da lui, quasi a malincuore e riacquistando un poco di serietà e contegno allungai una mano verso di lui.
    “Allora Poe, affare fatto?!”
    Lui afferrò le mie dita con forza. Era andata. Ci ero riuscita!
    “Assolutamente!”


    ᴄᴏɴᴛɪɴᴜᴀ ǫᴜɪ: 𝐇𝐨𝐭𝐞𝐥



    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 8/6/2023, 19:49
     
    Top
    .
31 replies since 6/5/2022, 09:14   454 views
  Share  
.