La Guglia

Stygeon Prime

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    Annarita
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    :Cassian:
    Quando avevo aperto gli occhi quella mattina presto, non avrei mai immaginato che mi sarei ritrovato a mettere a punto un piano praticamente suicida per salvare un jedi da una prigione imperiale inattaccabile. Eppure, eccomi qui, nella sala briefing della X-Force, attorno al tavolo grande ingombro di carte, cartine, scatti satellitari e fotografie. Nella stanza, oltre a Brian e me, c’erano anche gli altri partecipanti alla missione: i due jedi da poco arrivati su Yavin IV e la mia spina nel fianco, Jyn Erso.
    Brian mi ascoltava senza battere ciglio, gli occhi fissi sulle carte, le braccia conserte e due dita a sorreggere il mento ricoperto da una leggera barba… erano stati giorni molto impegnativi per lui. Shay Trust invece guardava me, ma non nel senso che guardava la mia figura, sembrava quasi che mi stesse scrutando più a fondo… era una sensazione piuttosto inquietante, ma non malevola. Kayra Zoe El, invece, cercava di seguire le mie parole con attenzione, come se fosse alla ricerca di un colpo di genio che ci avrebbe fatto uscire da quella situazione di stallo. Sì, perché ci eravamo infilati in un cul de sac senza precedenti. Non tutti gli spettatori si stavano affidando al sottoscritto per la creazione del piano migliore, ovviamente no. C’era lei, alta poco più di uno stivale, eppure capace di arrivare alla mia altezza con i suoi occhi di fuoco e la sua anima guerriera. Ma, ovviamente, doveva a tutti i costi contraddirmi a ogni piè sospinto, altrimenti non si sarebbe potuta chiamare Jyn Erso.
    “Ce la possiamo fare!” Mi sfidava con lo sguardo, ma anche con il corpo. Era vicinissima e cercava di farmi saltare i nervi in ogni modo.
    “È l'unico centro di detenzione nel sistema di Stygeon ed è inespugnabile!”
    "Questi dettagli non ci hanno mai fermato, o sbaglio? Siamo la X-Force, diamine!"
    “Credimi, Jyn, non abbiamo mai affrontato niente del genere. È una vera opera d'arte: a prova di esplosione, scudi anti energia, protetta dall’artiglieria anti-aerea e da radar a corto e lungo raggio." Avevo le mani sui fianchi, la mia voce era apparentemente calma, in attesa di smentire tutte le sue obiezioni e farla ragionare.
    “Gli scanner li possiamo eludere, lo abbiamo già fatto.” Mi fissava negli occhi, sembrava che non esistesse nessun altro nella stanza, così come le carte sul tavolo parevano invisibili.
    “Forse potremmo farlo, ma ci sono dei soldati di guardia lungo tutte le mura. Anche se riuscissimo a entrare in questa fortezza, la cosa difficile sarebbe uscirne… ti ricordo che è una prigione!”
    “Allora voliamo bassi, ci intrufoleremo da questa piattaforma e da qui ne verremo fuori…” Indicò col dito un punto sulla piantina della prigione, ma non staccava gli occhi dai miei. Come facesse, perché lo facesse, restava un mistero. Dopo esserci separati anni prima, dopo l’ennesima missione suicida, non avevamo lasciato ceneri sopite dietro di noi. Al contrario, il sentiero era stato costellato di braci ardenti che di tanto in tanto si assopivano, ma che bastava niente – come un diverbio sulla gestione di una missione – a farli ardere di nuovo e con violenza inaudita.
    “Non si può fare! La piattaforma è presidiata da soldati e ha porte anti blaster: impossibile poter entrare o uscire!” Quando distolse lo sguardo dal mio volto per un attimo mi mancò l’aria. Percepii una sorta di vuoto nello stomaco che mi fece girare la testa per un singolo, infinito, istante.
    “Qui c’è spazio solo per un paio di guardie…” Jin indica un punto a sud della piattaforma. “Possiamo liquidarle, ci apriamo la strada verso il livello delle celle d’isolamento…” Osservai il suo dito sottile risalire la riproduzione cartacea della Guglia. “Liberiamo lo Jedi e usciamo da dove siamo entrati.”
    “Con ‘ci apriamo la strada’ intendi sparando, ovviamente, giusto? Devi essere davvero pazza per credere in un simile piano!” Anche la mia pazienza stava per giungere al suo limite, ma fu la sua risposta a rendere vana ogni mia altra obiezione.
    “Beh, allora speriamo che anche i nostri nemici la pensino così!” Sbuffai a quella risposta da testa calda, con le speranze non si vincevano le battaglie… o forse sì?
    Non avevo un piano alternativo e questo mi faceva detestare ancora di più quel piano folle. Quindi alzai lo sguardo su Brian, per capire quale fosse il suo pensiero. Sembrava assente, ma non lo era. Aveva fissato per tutto il tempo il tavolo, ma sapevo che aveva assorbito come una spugna ogni dettaglio di quella accesa discussione.
    “Procediamo secondo il piano di Jyn, non abbiamo molte alternative…” Sul volto di Jyn si aprì un sorriso enorme di soddisfazione, che non mancò di farmi notare, salvo poi voltarsi verso Brian che attirò nuovamente la sua attenzione. “MA non userete i blaster per farvi strada. Avete due jedi con voi per un motivo. L’eliminazione delle guardie e l’infiltrazione, nonché la fuga, dovranno verificarsi nel più totale anonimato. Ovviamente, nei limiti del possibile, ma non ammetto nessun colpo di testa, intesi?” La voce di Brian era severa e quella raccomandazione era arrivata dritta a destinazione: Jyn Erso, la quale aveva già perso ogni traccia del sorriso trionfante. Riuscivo a leggere le sue espressioni come un libro aperto, ma i motivi, quelli profondi, per me restavano un vero mistero. “Maestro, Kayra, confido nel vostro potere per far andare tutto liscio.”
    Shay Trust non stava guardando Brian, non fino al momento in cui era stato chiamato in causa. Aveva fissato me per tutto il tempo. Quando distolse lo sguardo, per rispondere al Comandante, tirai un inconsapevole sospiro di sollievo.
    “Nessun problema. Stiamo andando a salvare una vita umana, faremo in modo di uscirne tutti vivi e di versare meno sangue possibile. Vi ringrazio per l’aiuto e per l’ardore con cui affrontate ogni missione. Questo vi fa onore.” Il riferimento “audace” era senz’altro connesso al teatrino che avevamo messo su Jyn ed io. Avrei persino riso se non fosse stato per lo sguardo feroce che mi dedicò la “piccola e ardita” ribelle. Io mi strinsi nelle spalle, mi consideravo innocente, questo era certo.
    “Ottimo! Allora vi do il via libera. Tenetemi costantemente informato su ogni movimento, mi raccomando.” Brian ci stava congedando, ma la ruga profonda tra le sopracciglia manifestava la sua preoccupazione. Non sarebbe stata una passeggiata.
    “Contaci!” Jyn rispose pronta, sembrava avere fretta di lasciare quella stanza che sembrava essersi rimpicciolita moto durante il nostro scontro. Stava per filarsela quando la afferrai per un braccio, lasciando che fossero tutti gli altri a uscire per primi.
    “Quando smetterai di farmi la guerra?” glielo sussurrai vicino all’orecchio, le dita strette attorno al suo polso. Le mia dita erano gelide, eppure potrei giurare di averle percepite scaldarsi a contatto con la sua pelle.
    “Non c’è nessuna guerra, solo vedute diverse.” Tentava di mostrarsi indifferente, ma le avevo viste le sue labbra tremare. Provava rabbia nei miei confronti, ma anche tanto altro che non potevo in alcun modo decifrare e questo mi frustrava parecchio.
    La lasciai andare. Non avevo altro da dire di fronte a quel muro di ostilità. Jyn si dileguò in pochi istanti, confermando i miei sospetti.
    “La guerra c’è, eccome, di quelle fredde e silenziose, che si accendono per un semplice tocco…” mormorai alla stanza ormai vuota.


    Edited by KillerCreed - 22/2/2023, 14:17
     
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    :Jyn:
    Era notte e viaggiavamo con il favore delle nuvole che oscuravano il cielo, la Guglia spiccava in tutta la sua austerità, fredda e glaciale, una cattedrale nel deserto. Appena entrati nell'atmosfera del pianeta la notammo.
    Con orgoglio guidavo lo Spettro, appartenuto alla famigerata e noto pilota Hera Syndulla con il suo gruppo di ribelli, che tanti successi e trionfi avevano riportato all'epoca dell'Impero. Brian, Poe e Cassian facevano parte della Squadriglia Vanguard sotto il suo comando e lei stessa era stata a fornirci quella navicella, forse vecchia e malandata, ma sempre solida e pronta ad offrirci tutto il supporto di cui avevamo bisogno. Ammiravo Hera, era decisamente colei che potevo considerare la mia eroina, non l'avevo mai incontrata, ma Brian ci aveva chiaramente confermato il suo appoggio e sostegno, seppur non ufficiale e l'affidarci la Spettro era decisamente un gesto che valeva più di mille parole.
    La guidavo con orgoglio ed attenzione, mentre al mio fianco sorridevo a Bee che ovviamente aveva assolutamente voluto seguirci, non avremmo avuto bisogno di droidi in quella missione, motivo per cui K2SO e Bee si erano litigati la presenza in quel contesto, valutando che se doveva essere solo di sostegno morale sicuramente Bee era il più adatto!
    «Buona fortuna!» esclamai sorridendo voltando il capo verso i miei compagni, che erano alle mie spalle.
    «Qui ci vorrebbe più un miracolo!» sbuffò Cassian nervoso e preoccupato come sempre.
    «Fortunatamente Jyn si è preoccupata di farvene trovare tre pronti all’uso!» esclamò dolcemente Bee aprendo una cassettina dal suo corpo metallico ove scintillavano tre cariche esplosive a forma di sfera, una per ognuno di loro.
    «Cassian… Cassian, mai che ti fidi di me!» mormorai con un ghigno, mentre abbassavo leggermente la navicella a livello della piattaforma aprendo lo sportellone, nemmeno il tempo di capire cosa stesse succedendo che il Maestro Jedi era già saltato giù. Di fronte lo stupore di tutti noi, compresa la sua Padawan, ci offrì uno spettacolo di maestria Jedi che credevo non avrei mai più rivisto.
    Avevo sempre creduto e sentito nel profondo dentro di me che Chirrut fosse uno Jedi, ma era talmente strano pensarlo, era talmente ovvio che fossero solo una leggenda che non ci avevo mai creduto fino in fondo. Seppur lo sentivo scavarmi dentro ogni volta che mi parlava o una strana energia scorrermi dentro quando mi guardava. con il tempo ero stata felice di capire che non era stata solo la mia immaginazione, che gli Jedi esistevano per davvero ed apprendere il loro triste destino, riusciva ogni volta a causarmi un doloroso nodo allo stomaco.
    Mi toccai sovrappensiero la collana con il cristallo che portavo sempre al collo, mentre osservavo Trust combattere con audacia e precisione. Disarmò senza troppi problemi i due stormtrooper, tempo materiale di farlo che il portello della piattaforma si aprì ed altri 4 soldati apparvero. Il Maestro allungò le mani e le loro armi con estrema facilità arrivarono nelle sue, come attratte da una forza magnetica invisibile. Le gettò all'indietro, giù dal parapetto della piattaforma, nello stesso momento in cui Kayra e Cassian saltavano in suo soccorso preoccupandosi insieme a lui di mettere ko i 4 soldati.
    «Stormtrooper…» esclamai sovrappensiero mentre pilotavo per allontanarmi, mi sarei adagiata al fianco della Guglia, appena sotto la piattaforma e sarei rimasta in attesa con tutti i motori spenti per non farmi rilevare «Sappiamo di sacche di resistenza imperiale, ma mi chiedo… una prigione come questa non si mantiene da sola… e poi per rinchiuderci chi? La Repubblica Imperiale Indipendente non ha giurisdizione qui giù… in realtà non c’è l’ha da nessuna parte, ma… qui è davvero troppo esposta…» ragionavo ad alta voce, mentre Bee mi osservava perplesso con il suo grande occhio espressivo. Perché dentro di me avevo la vaga sensazione che quella fosse una trappola? E che la Guglia in realtà fosse priva di qualsivoglia prigioniero? Ed eccolo lì! L’ennesimo sesto senso, più e più volte lo percepivo, ma lo tacciavo sempre come un senso di insicurezza che poteva danneggiarmi, motivo per cui lo mettevo velocemente a tacere.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 19/2/2023, 10:22
     
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    :Kayra:
    L'adrenalina della situazione non doveva offuscare il mio giudizio, in pochi giorni il mio mondo si era rovesciato e lo scopo per cui avevo combattuto tutta la vita aveva raggiunto un livello più alto. Non si trattava più di sopravvivere e capire cosa fossi, era abbracciare il mio ruolo, rendermi utile per la causa e scoprire le mie origini.
    Camminavo nel corridoio della Guglia con Cassian al mio fianco sovrappensiero, pareva nervoso e sul chi va là. Entrambi eravamo molto lontani dalla calma e sicurezza mostrata da Shay che invece si era fermato e chiudendo gli occhi stava cercando di "percepire" lo Jedi tenuto prigioniero.
    «Sentite qualcosa Maestro?» chiesi con un fil di voce, mentre lui riapriva gli occhi e preoccupato mi guardava, senza realmente vedermi.
    «Qualcosa… ammetto che ciò che mi confonde è di come la traccia energetica che percepisco sia… strana…»
    «Strana?» chiesi, ma il tempo di riflettere non ci fu perché Cassian ci invitò a proseguire, non potevamo fermarci. Ormai eravamo nella tana del lupo e dovevamo andare fino in fondo. Lo stesso ci superò e raggiungendo uno degli schermi posti sulle pareti metalliche del corridoio, cercò nell’archivio della prigione ove poteva essere tenuto il presunto Jedi.
    «C’è solo un’area di detenzione attiva in questo momento, la CC01. Nella stessa vedo riempita una sola cella d’isolamento, la 0169!»
    «Cella d’isolamento? Bé se fosse uno Jedi avrebbe senso, tenerlo da solo… giusto?» chiesi cercando di imitare la calma e la riflessione del mio Maestro. Le mie forti emozioni erano ancora il più acerrimo nemico.
    «Le celle d'isolamento sono ai livelli inferiori! Fulcrom ci ha fornito una planimetria superata!» Cassian sbottò dando un pugno alla parete ed io sobbalzai non aspettandomi quella sua reazione, seppur avevo ormai intuito quel suo lato del carattere scostante. Mi dava sempre l’impressione di essere una pentola a pressione pronta ad esplodere!
    « Non credo sia il caso di farci prendere dall'ira Capitan Andor, il piano cambia. La via di fuga non sarà più questo corridoio, ma il turbo ascensore e lei Capitano si occuperà di sorvegliarlo!» il Maestro cercò immediatamente di riportare la calma, mentre tutti e tre entravamo nell’ascensore per raggiungere i piani inferiori. Appena giunti trovammo altre 4 guardie ad attenderci che velocemente mettemmo ko.
    « Manterremo il silenzio radio e a qualsiasi costo la prego di difendere questo ascensore»
    « Non ho bisogno che me lo dica Maestro, faccio questo da più tempo di lei!» fu la sua risposta piccata, mentre io in silenzio e a capo basso seguivo il mio Maestro: direzione la cella d’isolamento 0169.
     
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    :Shay:
    “Non ho bisogno che me lo dica Maestro, faccio questo da più tempo di lei!”
    Che il Capitano Cassian Andor avesse un carattere forte me ne ero accorto da quando avevamo messo piede per la prima volta su Yavin IV. All’apparenza era schivo, diffidente, a volte persino indifferente, ma dentro di lui avevo percepito una fiamma ardente, anche se cercava in ogni modo di tenerla a bada. Non conoscevo molto del suo passato, non avevo elementi concreti per dire che ciò che era diventato era frutto di eventi passati… tuttavia, mi fidavo delle mie percezioni. La storia di quel ragazzo non doveva essere stata una gita di piacere, come quella di tutti i membri di questa frangia molto atipica della ribellione. Non avevo potuto fare a meno di riflettere sul loro eroismo, su quanto accettassero il rischio di un’accusa di tradimento senza battere ciglio, pur di tenere al sicuro il mondo in cui vivevano. E tutti loro, nessuno escluso, avevano vissuto esperienze orribili… eppure, erano al servizio del prossimo.
    In virtù di tutti questi ragionamenti avevo accettato di buon grado l’invito a restare del Comandante Toorn. In qualche modo, la sua filosofia di pensiero, rispecchiava molto quella degli jedi, anche se i mezzi e i comportamenti potevano essere differenti.
    Scossi il capo per ritrovare la concentrazione, dovevo percepire la traccia energetica nell’aria per poter raggiungere il jedi prigioniero. Ma c’era qualcosa di insolito che mi disorientava. Mi fermai a pochi passi dall’entrata del corridoio che ospitava le celle di isolamento. Kayra se ne accorse e mi si affiancò in un attimo.
    “Potrebbe essere una trappola…” mormorai ancora prima che lei mi chiedesse qualcosa. Uno strano peso sul petto mi opprimeva e dovetti prendere dei respiri profondi per ritrovare la calma.
    “Maestro, dovremmo rinunciare?” Kayra si fidava di me a tal punto da tornare indietro sulla base di una mia sensazione anche abbastanza confusa. Scossi la testa, mettendole una mano sul braccio.
    “Non possiamo andarcene proprio ora. Non so perché le mie percezioni siano così insolite, ma dobbiamo essere certi di non lasciare indietro uno di noi.” Lo dovevo a tutti gli jedi che si erano sacrificati per un ideale, il nostro ideale.
    Perciò proseguimmo e imboccammo il corridoio delle celle. Non c’erano guardie, non ne avevamo incontrata nemmeno una dall’ascensore fin lì, e anche questo era di per sé molto strano. Iniziai a guardare all’interno dei piccoli cubicoli d’acciaio e notai che erano tutti vuoti… tranne uno, l’ultimo della fila a destra. Forzai la serratura senza problemi, ma quando entrammo nella piccola stanza era chiaro che ad attenderci non c’era chi ci aspettavamo di trovare. Fissai un paio di occhi vitrei, appartenevano a un jedi forse, ma erano ormai privi di ogni alito vitale.
    La certezza di essere finiti in una trappola si materializzò all’improvviso, con la percezione, adesso chiara e forte, che la Guglia non ospitava alcun prigioniero e che quella traccia energetica insolita che avevo seguito proveniva da un nostro nemico sensibile alla forza!
    Una inquisitrice fece la sua comparsa sulla soglia della piccola cella, sbarrandoci di fatto la strada verso l’uscita. Aveva occultato volutamente la sua vibrazione oscura per confondermi e io ci ero cascato come uno scolaretto alle prime armi!
    Kayra attaccò per prima generando un’onda d’urto che la spostò verso dietro, ma non di molto. Io rincarai la dose, costringendo l’inquisitrice ad arretrare in maniera più vistosa. Come faceva a sapere che la X-Force avrebbe intercettato il loro falso messaggio? Ma soprattutto come faceva a conoscere l’esistenza di una sezione segretissima della ribellione? Queste furono le prime domande che mi balenarono in testa durante lo scontro, che fu duro… molto duro, poiché l’abilità della nostra avversaria era notevole. Attivammo le nostre spade laser e la sua – di colore rosso rubino – parve incendiare la piccola cella da cui riuscimmo a uscire con un’alta dose di fortuna, non solo di destrezza nel combattimento.
    “Kayra, vai all’ascensore, avvisa il Capitano Andor che è una trappola e che bisogna andare via immediatamente. A lei ci penso io!” fui perentorio nel mio ordine, tanto che Kayra esitò solo pochissimi istanti prima di sferrare un ultimo potente attacco contro l’inquisitrice – scaraventandola contro la parete opposta! – per poi fuggire via lungo la strada percorsa all’andata.
    La donna riprese i sensi velocemente, non potevo vederla oltre l'elmo che le celava il volto, ma ebbi la chiara sensazione che stesse sorridendo compiaciuta. Sembrava quasi ammirasse la nostra tenacia al punto da volerla studiare per comprenderla a fondo, ricordavo ancora come poco tempo prima avessi incontrato altre due Inquisitrici: una con il volto di Kayra e l'altra niente di meno che Barriss, fui certo dunque che non fosse nessuna di loro due... ma se così fosse questa ne era una terza e non era un bene. Non avevo ancora fatto cenno con Toorn, Luke e gli altri delle Inquisitrici, ma era chiaro che fosse il caso di farlo...
    “Sei stata astuta, hai camuffato la tua traccia energetica, mi hai ingannato…” dissi ad alta voce: dovevo prendere tempo, dare la possibilità a Kayra e a Cassian di avvisare la ciurma del fallimento della missione e preparare la ritirata. “Perché questa trappola? Volete sterminare gli ultimi jedi rimasti? Oppure è un altro il vostro obiettivo?”
    “Fai le domande sbagliate... jedi...” mi sfidò lei, la voce distorta dal casco.
    Parlare al plurale mi venne naturale, era chiaro che non aveva organizzato tutto da sola. Era una inquisitrice e lavorava per gli oscuri, questa era la sola cosa certa in tutta quella faccenda, poi chi fossero questi oscuri… era tutto da scoprire.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 22/2/2023, 17:59
     
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    :Jyn:
    Non ero rimasta troppo tempo a rimuginare su me stessa, non quando ero certa più che mai della fastidiosissima sensazione si pericolo che mi pulsava nel petto, così forte che era impossibile ignorarla!
    «Al Diavolo!» esclamai tra me e me, certa che quello che stavo per fare contra vedeva ad ogni qual tipo di ordine che Cassian mi aveva dato.
    «Spettro 5 a Spettro 3» esclami aprendo la comunicazione, ben sapendo che eravamo rimasti d’accordo di non farlo, ma non fu un rischio inutile, non quando non percepì alcun tipo di risposta dall’altra parte, solo un fastidiosissimo ronzio.
    «Lo sapevo Bee! Disturbano il segnale, sanno che siamo qui!»
    «Cosa possiamo fare? Cassian è dentro da solo, i due jedi lontani da lui!» la voce metallica di Bee mi rese ancor più pensierosa, mentre il suo unico occhio mi guardava preoccupato. Quel droide aveva una sensibilità ed un’empatia che ormai faticavo a vederlo come tale, era divenuto per me un amico inseparabile. Gli accarezzai dolcemente il capo e cercai di rasserenarlo, mentre un colpo di genio mi fece trovare la possibile risoluzione.
    «Bee ti lascio le redini, porta la nave alla piattaforma di atterraggio!»
    «Ma è impossibile scappare da lì! Come ci arriveranno?»
    «Ce li porterò io!» dissi alzandomi dal posto del pilota ed assicurandomi il blaster alla vita. Dovetti uscire dallo Spettro per arrampicarmi sulla parte della Guglia e raggiungere la piattaforma in alto da dove il resto della squadra era entrata poco prima. Non incontrai infatti né ostacoli né problemi ad entrare, seppur la mia presenza mise in allarme Cassian che voltandosi per poco non mi trapassò la fronte con il laser. Io alzai le mani e sospirai, mentre lui imprecava sotto voce.
    «Cosa diavolo ci fai qui!» mi reguardì severo.
    «Vi salvo la vita!» risposi piccata senza aver troppa voglia di spiegare il perché è e per come. Tuttavia lo conoscevo e sapevo che quello non gli sarebbe bastato per seguirmi e tanto meno fidarsi del mio piano, qualsiasi esso sarebbe stato.
    «E’ una trappola Cass! Ci hanno attirati di sopra nel punto debole della prigione, si aspettano che usciremo da qui… sicuramente stanno arrivando dei soldati in questo momento!»
    «E tu come fai ad esserne certa?» mi chiese alzando un sopracciglio sospettoso.
    «Sarò lieta di spiegartelo, ma non adesso, non c’è tempo! Andiamo dagli Jedi, recuperiamoli ed usciamo da qui!» esclamai senza aggiungere altro superandolo. In realtà non avevo intenzione di spiegargli un bel niente, non avevo niente da dirgli, come si spiega un’intuizione? Una sensazione? Soprattutto quando lui non ci credeva, tanto meno alle mie? Ma in quel momento gli avrei detto qualsiasi cosa per farmi seguire da lui e tirar tutti fuori da lì sani e salvi!
     
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    :Ophelia:
    Lo Jedi riuscì a sfuggirmi grazie ad una piccola bomba fumogena che gli permise di prendere qualche metro ed allontanarsi con la sua padawan, ma mi bastò toccare uno dei piccoli pulsanti al lato del mio casco olografico per attivare un’opzione della visione che mi permise di vedere oltre il fumo ed in poco tempo non solo raggiungerli, ma stargli di nuovo addosso.
    I miei movimenti erano leggiadri, quasi più simili a quella di un’abile ballerina, che a quelli di una guerriera. Uno sguardo attento avrebbe potuto scorgere nel mio modo di combattere disciplina ed eleganza, chiaro segno che avevo ricevuto un’educazione ferrea, ma altolocata. Niente era lasciato al caso, né le mie schivate, sempre fluide a tratti sensuali, né i miei attacchi precisi e letali.
    «Sterminare gli ultimi Jedi rimasti? Sono quasi offensive le tue parole… semplicemente mi pare logico che l’ordine non sia sopravvissuto a fronte di molti errori commessi e che i force user rimasti o nascenti, necessitano di un modello più solido e concreto di appartenenza!»
    «E glielo volete dare voi? Gli Inquisitori?» mi chiese quasi con tono sarcastico, mentre le nostre spade si incontravano. Avevo deciso di usare una sola lama in quello scontro, ad armi pari, seppur già così mi sentivo in vantaggio.
    «Gli Inquisitori sono rinati sotto una nuova forma… una che ha deciso di fare della disciplina ed equilibrio i suoi cardini!» esclamai mentre alzando la mano gettavo all’indietro lo Jedi. Lo avevo scaraventato così forte contro una delle pareti di metallo che finalmente potei lasciar sola la giovane padawan che sfoderando la sua spada, con nervosismo, aveva deciso di mostrarmi cosa sapesse fare, ma io non parevo interessata a volerla combattere anzi, ero più interessata a parlare.
    «Il tuo Maestro non è concentrato e manca di rigore, a questo sono ridotti oggi i force user rimasti… trovi così sbagliato il nostro voler sopperire a ciò?» le chiesi avanzando verso di lei. I passi leggeri e distinti, la spada bassa, ma ancora attiva.
    «E chi si è preso carico di questo onere, la Repubblica Imperiale Indipendente?» mi chiese lei con tono beffardo, senza tradire una certa agitazione ed attenzione ad ogni mia mossa.
    «Ad oggi» risposi solamente «Ma questo è un ordinamento provvisorio, basato su principi ormai superati. La Repubblica… l’Impero… due facce della stessa medaglia, fallite per gli stessi motivi: ego, eccessiva sicurezza e soprattutto non curanza dei propri sudditi e cittadini… ci vuole Ordine per sconfiggere il caos…»
    «Il altre parole ci vuole remissività per ostacolare il libero arbritrio…»
    «La ribellione!» risposi alterata alla sua risposta ed attivando la seconda lama mi gettai contro di lei, che parò sì il mio colpo, ma che la fece franca solo perché qualcuno in quel momento mi sparò addosso colpendomi di striscio il braccio con cui impugnavo la spada.
    Alzai lo sguardo e vidi un uomo ed una donna, i volti coperti, la seconda stava facendo rivenire lo jedi per portarlo via ed il primo era quello che mi aveva colpito.
    «Volevo darti una possibilità di scelta… certa che ti avrebbe fatto piacere riunirti con tua sorella, in caso contrario… Blocco totale della struttura!» avevo pronunciato la prima frase osservando la giovane jedi, prima che si allontanasse confusa, mentre la seconda l’avevo diretta al comunicatore del mio casco olografico per bloccare ogni uscita ed impedire a quegli ospiti indesiderati di uscire da lì.
    «Come ha capito che fosse una trappola?»
    «Bella domanda! La rivolga a lei!»
    Furono le uniche frasi che riuscì a cogliere, mentre correvo dietro loro. E subito la mia attenzione andò alla giovane dall’identità celata, forse avevamo puntato sul force user sbagliato seppur Kayra Zor El ci sarebbe comunque servita, viva o morta che fosse.


    Edited by The Bla¢k Wit¢h¸ - 25/2/2023, 15:57
     
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    :Shay:
    L’aria che entrava nel naso e che scendeva giù verso i polmoni sembrava una lama affilata. Ogni passo, ogni centimetro di corridoio coperto, ogni parola udita diventavano una sofferenza sotto il peso dei ricordi e di costole rotte. L’inquisitrice mi aveva scaraventato con talmente tanta violenza contro la parete da incrinarmi almeno un paio di costole, ma il dolore fisico lo sapevo gestire bene, era quello interiore che faticavo a contenere. Dopo essere stramazzato al suolo, tra le ciglia di una vista annebbiata avevo intravisto Kayra, da sola, la sua spada blu illuminata, a fronteggiare la nemica… Una scena talmente famigliare da farmi rabbrividire e quasi svenire sotto il peso della colpa. Avevo lottato per mantenere i sensi, per non crollare di nuovo, perché la mia allieva aveva bisogno di me… proprio come aveva avuto bisogno di me la mia Maestra, tanti anni fa… eppure, fui preda del buio per gli istanti necessari a farmi rivivere ogni cosa.

    Le urla dei bambini erano strazianti. Paura, dolore, morte, erano queste le vibrazioni che permeavano la Forza intorno a me. Sembrava il mio destino quello di assistere impotente alla morte di tutti coloro che amavo. Era successo con i miei genitori, assassinati proprio di fronte a una versione di me molto più giovane. Era accaduto con la morte della mia amata Maestra Shaak Ti, pochi minuti prima. Ora accadeva con i piccoli younglings, passati a fil di spada da un Darth Vader senza pietà. Nulla avevo potuto fare per salvare mia madre e mio padre, ero troppo piccolo per reagire anche se non troppo per ricordare. Ma in quel momento avevo 15 anni, ero quasi diventato un Cavaliere Jedi superando il giudizio del Consiglio. Il più giovane Cavaliere Jedi della storia dell’ordine… che aveva compiuto il suo primo errore solo qualche settimana prima: aveva ignorato i segnali.
    Stavo cercando la mia Maestra e per caso l’avevo udita parlare con il Maestro Yoda. La stava mettendo in guardia circa il suo futuro. Aveva avuto una visione: sarebbe morta per mano di Anakin Skywalker in quello stesso Tempio, che gli era stato ordinato di proteggere. Lei sapeva a cosa stava andando incontro, ma non aveva chiesto di cambiare missione o destinazione. Ero stato sul punto di dirglielo un milione di volte, che avevo udito la conversazione con Yoda, che avremmo dovuto andar via per salvare la sua vita, che se il Maestro aveva deciso di rivelarle questa informazione era perché avrebbe potuto farne buon uso… E invece mi ero tenuto tutto dentro e Shaak Ti non mi aveva mai confidato nulla. I giorni erano trascorsi tra la mia paura di chiederle un simile sacrificio e la sua evidente scelta di non andare da nessuna parte, dentro di me sapevo cosa mi avrebbe risposto: “Noi siamo artefici del nostro destino, Shay, ma se devo cadere per mano di qualcun altro lotterò senza fuggire. Gli jedi non fuggono mai di fronte alla lotta, di fronte a degli innocenti da salvare. MAI.” Quante volte avevo udito quelle parole anche se in circostanze diverse? Tante e per questo non avevo mai trovato il coraggio di dirle che sapevo… anche se, quel pomeriggio, quando avevo visto i suoi occhi spegnersi tra le mie braccia mi ero reso conto che lei l’aveva intuito. Come avrebbe potuto non farlo?
    Quando le forze di Darth Vader avevano attaccato il nostro tempio, non ero con la mia Maestra, si era ritirata poco tempo prima per meditare e recuperare il suo centro, come spesso diceva. L’avevo cercata ovunque, prima di giungere nel piccolo patio antistante a una entrata del Tempio. I suoi occhi si erano incatenati subito ai miei, nonostante fossi ancora distante e invisibile grazie a della vegetazione a chi stava alle sue spalle. Shaak Ti non riusciva a muoversi, sembrava come paralizzata, eppure con lo sguardo mi aveva intimato di non avanzare… era un ordine muto ma tanto perentorio da paralizzarmi a mia volta. Solo quando avevo visto una lama rossa spuntare dal suo sterno capii e tutto il torpore era esploso dopo diversi attimi di completo annichilimento in un urlo disperato di dolore. La visione di Yoda si era realizzata alla fine e io… ero rimasto semplicemente a guardare. A quel punto Darth Vader si era allontanato, mentre io mi ero avvicinato al corpo scosso da spasmi della mia Maestra. Il sangue usciva gorgogliando dalla sua bocca, tanto da schizzarmi il volto e le vesti. Non me n’ero curato. Le avevo accarezzato il viso, le avevo chiesto scusa, avevo pianto lacrime amare, scese a lavare via il liquido scarlatto che ormai la sommergeva. Shaak Ti non era riuscita a dire nulla… mi aveva solo fissato intensamente negli occhi, fino a che i suoi erano diventati vitrei… Era stato in quel momento che mi ero ripromesso che non sarei mai più stato a guardare, che nessun’altro sarebbe morto senza che io avessi fatto qualcosa per impedirlo. Avevo accarezzato un’ultima volta la mia Maestra, avevo sguainato la mia spada blu e mi ero messo alla ricerca del suo assassino. L’avevo trovato in una delle tante sale del tempio ormai in fiamme, mentre si apprestava a uccidere gli younglings che lì avevano trovato rifugio grazie ad altri Maestri Jedi, ormai privi di vita. Lo avevo attaccato senza remore, ma con un singolo gesto della mano mi aveva scaraventato contro una delle pareti, talmente forte da rompermi le ossa e sbriciolare la pietra, che si era riversata su di me come un inesorabile sudario. Ero rimasto bloccato, ma con tutti i sensi intatti, in grado di osservare lo sterminio che si stava consumando senza remissione di peccati…


    L’epilogo dello scontro tra l’Inquisitrice e Kayra era stato diverso, non avevo dovuto assistere a nessuna morte, anche se lei era rimasta particolarmente scossa da qualcosa che non avevo ancora individuato. Avevo perso conoscenza, anche se per pochissimo, e mi era sfuggito il dettaglio fondamentale. Il volto della mia allieva era cereo, teneva le labbra strette in una linea dura, mentre correvamo a perdifiato verso il portellone che ci avrebbe garantito la fuga.
    Portellone che trovammo inesorabilmente serrato.
    “Cazzo! L’ha chiuso!”
    “Ci deve essere un modo per aprirlo…” Vidi Jyn Erso aprire lo sportellino dei comandi e iniziare a smanettare. Kayra era sgomenta, immobile. Il Capitano Andor sbarrò il portellone alle nostre spalle per rallentare l’avanzata dell’Inquisitrice, che si muoveva sinuosa, come un gatto che gioca con la sua piccola preda. Avremmo guadagnato giusto qualche minuto, in cui io dovevo necessariamente fare qualcosa. Mi avvicinai al metallo gelido e vi posi sopra entrambe le mani. Respiravo a fatica, l’aria usciva sotto forma di rantoli dalle mie labbra, che morsi fino a sentire il sapore del sangue. Dopo anni e anni ebbi di nuovo voglia di urlare. Dentro di me un uragano che pensavo ormai sopito si era risvegliato. Mi sentivo nuovamente quel quindicenne bloccato sotto le macerie, con un dolore talmente profondo nel petto capace di sovrastare persino la sofferenza delle ossa spaccate.
    “Quel quindicenne ha trovato la forza di liberarsi, è riuscito a salvarsi la vita… ha ricominciato a vivere… ha continuato a essere uno jedi…” Una voce eterea mi raggiunse e per poco le ginocchia non cedettero, dovetti aggrapparmi alla maniglia della porta per evitarlo. Non badai alle parole che mi venivano rivolte dagli altri presenti, dovevo concentrarmi solo su quella voce. La conoscevo fin troppo bene. “Puoi sbloccarlo, Shay. Puoi farcela. Visualizza il meccanismo di apertura e comandagli di aprirsi…”
    “Maestra, sei tu?” domanda retorica, a cui mi parve di ricevere risposta sotto forma di un risolino sommesso. Il suo risolino sommesso. “Sai bene che non sono il Cavaliere Jedi che avresti voluto che fossi. Sono debole” confessai, cancellando ogni altro rumore o sollecito, avrei voluto restare in quella dimensione per sempre, con la mia Maestra Shaak Ti.
    “Avrai tempo e modo per riflettere su ciò che sei diventato. Per me eri e resterai per sempre un Cavaliere Jedi, se non ti avessi ritenuto pronto non ti avrei proposto al Consiglio. Ciò che è successo dopo ha segnato il tuo cammino, dovrai farci i conti, ma ora è il momento di salvare tutte queste persone… Ora puoi farlo!”
    Nello stesso istante in cui udivo le sue ultime parole, tornai al presente. Le voci dei miei compagni mi investirono con forza: l’Inquisitrice stava per aprire la porta che ci separava come una scatoletta di sardine e il tempo era ormai agli sgoccioli. L’urgenza aveva scosso persino Kayra che mi stava proprio di fianco, nel tentativo di capire che cosa mi fosse accaduto. Io ignorai ognuno di loro, persino la mia padawàn. Accarezzai il metallo come fosse seta, posi il palmo sullo sportellino su cui Jyn aveva smanettato quella che mi parve una eternità prima, e un forte “click” ci comunicò che la nostra via di fuga era finalmente libera. Ero riuscito a portare in salvo i miei compagni, ma c’era un inferno sommerso che ero stato chiamato a esplorare… un inferno che pensavo di essermi lasciato alle spalle, ma che era tornato a galla in tutta la sua prepotente ineluttabilità.
    [...]
    Finalmente a bordo dello Spettro, di ritorno verso Yavin IV, avevamo tutti moltissimo su cui riflettere. Dovetti mettere da parte i miei fantasmi personali – anche se erano stati quelli, paradossalmente, a darmi la forza di aprire quel portellone – perché c’erano tante domande che vorticavano nella mia testa, mentre me ne stavo seduto in un angolino appartato. Mi ero isolato dal resto del gruppo, anche se ascoltavo con molta attenzione la conversazione che si stava svolgendo nel quadrato di comando. Mi resi così conto che i miei dubbi erano gli stessi su cui tutti gli altri stavano discutendo… Erano perlopiù domande, a cui era necessario trovare al più presto una risposta, perché era chiaro che da essa dipendeva non solo la salvaguardia della X-Force, ma anche la sicurezza dell’intera galassia.
    “Era tutta una trappola, ci hanno attirato qui di proposito per catturarci? Farci fuori? Non lo so. Fatto sta che la tipa in nero conosceva alla perfezione ognuno di noi!” Cassian non aveva usato mezzi termini, lo apprezzavo anche per questo suo lato fortemente pragmatico.
    “Questo è chiaro. Sanno della X-Force e soprattutto sanno che collaboriamo con degli jedi, perché hanno usato proprio uno di loro come esca!” Jyn fece da eco ad Andor, per la prima volta dopo tanto tempo d’accordo. “Ma poi avete visto com’era vestita? Deve appartenere anche lei a qualche ordine!”
    “La donna che ci ha attaccati è una Inquisitrice, fa parte di una organizzazione che serviva l’Impero ed era ovviamente votato al lato oscuro. È chiaro che sono rinate, oppure non si sono mai estinte, in fondo come è successo a noi jedi…” intervenni per fare chiarezza, non era più il tempo del silenzio, anche se ogni sillaba pronunciata mi provocava fitte lancinanti al costato. “Ne ho già viste altre due, durante la missione su Abregado, in cui ho conosciuto i cacciatori di taglie Boba Fett e Fennec Shand. Ci avete salvato proprio voi della X-Force dopo che hanno attaccato la navicella su cui stavamo fuggendo con la Malevolence, facendo fuori tutti i nostri sistemi elettronici.” Dai loro volti capii che conoscevano solo parte della storia, benché io avessi fatto rapporto completo al Comandante Toorn.
    “Quindi? A chi fanno capo adesso che l’Impero non c’è più…?” Jyn era andata subito al sodo, quando si trattava di essere pragmatici faceva concorrenza al suo “acerrimo nemico”.
    “La donna ha detto che ‘ad oggi’ sono in seno alla Repubblica Imperiale Indipendente, ma era chiaro che c’era sotto ben altro, molto altro.” Kayra aveva dunque avuto una conversazione con l’Inquisitrice, cos’era che l’aveva turbata al punto da non riuscire a toglierle quel colorito biancastro che la faceva sembrare sempre sul punto di vomitare? Che le avesse rivelato qualcosa sulla sorella gemella? Era molto probabile, ma era un argomento che avremmo dovuto affrontare in un posto più appartato. Questo e tanti altri argomenti che rimbalzavano tra testa e cuore…
    “Quello che è chiaro è che c’è una talpa nella X-Force! Mi sembra assurdo anche solo pronunciare queste parole, ma non c’è altra alternativa. Pochissimi sanno di noi, ancor meno sanno come ci muoviamo e con chi collaboriamo…” Jyn aveva lanciato una bomba che nessuno di noi era disposto a disinnescare in quanto non c’era modo di smentirla. Mi dispiaceva molto per loro, ma quella era l’unica soluzione alle nostre domande… o almeno a una parte di esse.
    Cassian Andor sbatté il pugno su una paratia per la frustrazione e senza accorgersene Jyn le fu accanto, quasi volesse consolarlo ma non osasse farlo per una qualche segreta motivazione. Segreta persino per i diretti interessati. Preferii concentrarmi su di loro perché tutto il resto era ancora troppo pesante da affrontare… un problema per volta, un passo per volta, la mia Maestra me lo ripeteva sempre.
    “Maestro, come ti senti?” La voce di Kayra spezzò il filo dei miei pensieri. Era un sussurro così dolce da riempirmi gli occhi di commozione, per fortuna l’ombra del cantuccio che avevo scelto mi proteggeva da occhi indiscreti.
    “Non bene, bambina, non bene. Proprio come te.” E non mi riferivo alle costole rotte. Non mi nascosi, non mentii, da questo dipendevano le scelte che avrei fatto in futuro, per me e per Kayra stessa. Meritava un vero Maestro, nel frattempo che io mi sarei riconciliato con i miei demoni.
    Kayra parve intuire la direzione dei miei pensieri, ma non ebbe nemmeno lei la forza di affrontare tutto subito. Appoggiò la testa sulla mia spalla, mentre io le prendevo una mano e la stringevo forte. “Affronteremo tutto insieme. Ci sarò sempre per te.” Ancora una volta le mie parole avevano un significato più ampio e profondo… ora avevamo solo bisogno di riprendere fiato. Un problema per volta, un passo per volta.
     
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